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di prof. ssa Paola Persichetti
Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori
Hanno perseverato fino alla morte. Alla morte di una bambina innocente di 8 mesi . Ieri, in Appello, è stato respinto il ricorso della famiglia di Indi Gregory, la piccola anglo-italiana affetta da una rara patologia mitocondriale e fino ad oggi in cura al Queen’s Medical Centre di Nottingham.
I giudici Peter Jackson, Eleanor King e Andrew Moylan, seguendo la linea di quanto deciso in primo grado dal collega Robert Peel, hanno infatti ordinato l’estubazione di Indi, che è prevista per oggi, sabato 11 novembre – come informa Christian Concern, l’associazione che sta assistendo legalmente i Gregory – in un hospice sul cui nome vige un obbligo di riservatezza.
Le parole dette al termine dell’udienza, con una formula dubitativa, dalla giudice King, facevano intendere come termine ultimo per l’estubazione quello del prossimo lunedì.
Ma appunto questa ambiguità è stata nel frattempo risolta, nell’accelerare i tempi per il distacco dei supporti vitali, evento che potrebbe avvenire da un momento all’altro.
L’estubazione non dovrebbe comunque significare la morte immediata di Indi, come già chiarito nella sentenza di Peel in data 8 novembre 2023: «Il Trust cercherà di stabilizzarla dopo l’estubazione e valuterà il passo successivo, un processo che secondo loro potrebbe richiedere circa una settimana . Fin da quando, ieri pomeriggio, si è conclusa l’udienza, i legali della famiglia sono al lavoro per studiare un nuovo possibile ricorso. Intanto, nel tentativo di custodire la vita di Indi, continua il pressing del governo italiano su quello britannico.
Le richieste fatte in questa settimana dall’esecutivo del nostro Paese per cercare di salvare Indi sono andate di traverso ai giudici britannici che hanno valutato il caso. Secondo Jackson, King e Moylan, la richiesta italiana basata sulla Convenzione dell’Aja, richiesta su cui comunque non si è entrati nel merito durante l’udienza, è «totalmente mal concepita» e «non nello spirito della Convenzione».
Anche riguardo al luogo dell’estubazione, la prima delle tre questioni affrontate nell’udienza di ieri, i giudici hanno respinto la richiesta dei genitori, Claire e Dean Gregory, che, pur rimanendo contrari all’idea di togliere il supporto vitale a Indi, chiedevano quantomeno di poterla estubare a casa, anziché nell’hospice, come infine è stato stabilito.
I giudici hanno concluso che non si debba concedere altro tempo, perché farla vivere ancora è contrario al suo «miglior interesse».
Durante l’udienza è emersa in modo evidente l’irritazione per il ricorso, con Jackson, su tutti, che ha mostrato non il suo fastidio per l’intervento dell’Italia e per i tentativi, da parte dei Gregory, di neutralizzare le decisioni prese nelle corti del Regno Unito. Lo stesso giudice ha letto il giudizio finale con toni glaciali, lamentando i continui «ritardi» nell’estubazione che starebbero causando «angoscia» a Indi; e si è scagliato duramente contro l’approccio usato dai Gregory e dai loro legali durante il contenzioso, tacciandoli di «tattiche manipolatorie». Alla fine della lettura del giudizio, sia la giudice King che Moylan hanno dato il loro assenso al collega con un esplicito: «I agree» (Sono d’accordo).
Il padre di Indi ha quindi da un lato elogiato l’aiuto offerto dal governo italiano e dall’altro lamentato il comportamento disumano e crudele delle autorità del Regno Unito, che impediscono il trasferimento della bambina nel nostro Paese. « Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine». Due semplici genitori, consapevoli che la vita umana è un dono da custodire, che lottano contro un sistema che va svelando sempre più i suoi tratti luciferini.
Una vicenda che riporta alla mente altri due tragici episodi, che hanno riguardato due bambini inglesi nati con una malattia simile a quella di Indi: quello di Charlie Gard nel 2017 e quello di Alfie Evans nel 2018. In entrambi i casi l’Ospedale Bambin Gesù si offrì di accogliere i bambini (come per Indi), ma dopo un’intensa battaglia legale e mediatica, i giudici britannici decisero di impedire il loro trasferimento e di interrompere il supporto vitale. Charlie morì poco prima di compiere un anno, e Alfie a pochi giorni dal suo secondo compleanno.
In Inghilterra si decide di sopprimere vite perché ritenute non degne di essere vissute mentre in Italia si è pronti a ricevere Indi al Bambin Gesù per curarla donando la dignità di vivere che merita ogni essere umano. La cura è prendersi carico di un essere umano non solo con terapie mediche ma anche con attenzioni umane, idratazione, alimentazione, premure, interessi, farmaci in grado di mantenere in vita con dignità.
La cura è ciò che interessa di un uomo. Non è un caso che il principio che sta dietro alla decisione dei giudici inglesi di sopprimere Indi ci sia il concetto del miglior interesse stabilito a priori. La morte diventa così “l’unica cura possibile dentro il concetto del “migliore interesse“. Non ha senso curare quando il migliore interesse è quello di morire.
Perché questa istanza cinica e spietata dei medici inglesi che dovrebbero avere in cura la piccola?
Perché per lei non ci deve essere cura? Indi è il prodotto di una mentalità eutanasica, è un processo di cancellazione del malato che abbiamo visto anche durante la pandemia. Per il COVID non c’era una cura, quindi si doveva restare a casa con Tachipirina e vigile attesa. Ma la cura, quella vera, era il principio per il quale, in assenza di una specifica terapia, si poteva e si doveva intervenire con quelle cure mediche che avrebbero consentito all’organismo di combattere e sconfiggere il virus con successo. Molti medici hanno curato i pazienti malati di COVID usando l’arte medica e salvando così molte vite.
Ma oggi la scienza medica, diversa dall’arte medica, deve essere performante ed efficiente. Se non garantisce questi standard, allora è la scienza stessa che si incarica di condannare a morte un essere umano. A nulla è valso il tentativo dell’Italia che ha cercato la strada giuridica per strapparla alle fauci dell’aguzzino.
La risposta la troviamo nel discorso di Ratisbona fatto da Papa Benedetto XVI Il 12 settembre del 2006 “ L’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di San Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell’Asia e che, in sogno, vide un macedone e sentire la sua supplica: “passa in macedonia e aiutaci!“ (Atti 16,6-10) questa visione può essere interpretata come una condensazione della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l’interrogarsi greco .
Non è un caso che i medici facciano un giuramento chiamato “ giuramento di Ippocrate“. Ippocrate era un medico greco .
Ippocrate viene considerato il Padre della Medicina: con il suo famoso giuramento fu il primo a regolamentare la professione medica
È molto importante ricordare gli ammonimenti del Papa Giovanni Paolo II che invitava tutti i medici ad essere fedeli al giuramento di Ippocrate esortando al servizio consapevole del proprio dovere per gli uomini. Il 26 novembre 1994 menzionava nuovamente Ippocrate indicando il codice Vaticano in cui il giuramento di Ippocrate fu scritto in forma di croce, un simbolo di concezione cristiana della natura umana, della santità ed anche del mistero di vita umana.
Nel profondo, vi si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico Illuminismo e religione. Considerato questo incontro, non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell’oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva a Roma. Qui, nella cultura e civiltà del Mediterraneo nasce una costruzione antropologica ampia e complessa che si afferma per oltre un millennio, contribuendo alla nascita di una civiltà che ha fatto grande l’Occidente.
Tutto questo subirà una brusca interruzione nel 1517 quando un monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546), teologo tedesco, affigge le sue 95 tesi sul portone della chiesa del castello di Wittenberg.
Era nata la modernità e con essa la fine della metafisica e l’inizio del materialismo. Con l’introduzione della fisica, cioè lo studio della materia e delle leggi che la regolano. Da lì nacque l’ideologia britannica chiamata “empirismo, con la sua incapacità di cogliere la realtà metafisica; o liberalismo se si vuole evidenziare l’emancipazione dell’uomo dalle leggi morali e religiose.
Ovviamente, l’eliminazione delle leggi morali religiose comporta l’abbandono dei deboli all’arbitrio dei forti; e la Royal Society riuscì a giustificare anche questo. Thomas Hobbes, segretario di Bacone, affermò “che lo stato di natura“ dell’uomo è “Bellum omnium contra omnes “, La guerra di tutto contro tutti. Dunque esistono persone che rifiutano il logos (per i cristiani il logos è Cristo); hanno addirittura creato una filosofia per dare ragione di questo rifiuto. Questa filosofia prende il nome di Sovversione o rivoluzione .
La sovversione è nata col peccato di Adamo, ma, è a partire dalla cristianità, che essa ha conosciuto varie tappe come l’Umanesimo e il Rinascimento (1400-1500) che hanno cercato di rimpiazzare il Vangelo con la cabala o l’esoterismo ebraico a livello dell’Elite intellettuali o accademie culturali; poi è venuto il protestantesimo che ha immesso il soggettivismo e il relativismo nella religione rendendola una pura esperienza soggettiva e sentimentale, essenzialmente anzi gerarchica e sovvertitrice dell’ordine voluto da Gesù quando ha fondato la sua chiesa sul primato di Pietro.
La prima forma di pensiero rivoluzionario è la gnosi.
La gnosi nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni caldee, egiziane e babilonesi incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Secondo l’accademico Robert Grant, la gnosi fornì a quel popolo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza la fine della religione ebraica: “I servizi del tempio erano finiti; che dovevano fare i sacerdoti e leviti? Col tempio distrutto, come potevano i farisei continuare ad ubbidire alla legge di Mosé? Con il fallimento della visione apocalittica, come poteva questa essere conservata dagli esseni o dagli zeloti? La legge e i profeti rimanevano, ma come potevano ormai essere interpretati?
Ecco la soluzione: gli ebrei erano stati ingannati da un Dio malvagio, un demiurgo platonico. La Bibbia celava un linguaggio nascosto che solo pochi “illuminati“ potevano conoscere attraverso una scienza esoterica (la gnosi appunto). La Bibbia non doveva quindi essere considerata in senso letterale. La cabala o scienza numerologica poteva ad esempio, svelare il significato segreto dei numeri scritti nella Bibbia. Gli illuminati dovevano infrangere le leggi imposte dal cattivo demiurgo e non peccavano anzi diventavano liberi trasformando in male ciò che è bene; e in bene ciò che è male.
Nel XVI secolo il rifiuto del logos divenne la dottrina ufficiale del regno Britannico. Per giustificare il rifiuto del logos e delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si affermò che la ragione era incapace di cogliere le verità metafisiche e veniva limitata al dato sensibile.
L’ideologia britannica ebbe pesantissime influenze sulla psicologia e portò allo sviluppo della psicometria. La psicologia è ridotta così allo studio della percezione e dei meccanismi biologici come i riflessi: tutto accade punto e basta. Si entra in un universo impregnato della psicologia degli inferi. Il mondo tedesco-anglosassone ed il mondo ebraico si incontrano all’inferno: entrambe rifiutano il Logos..
Sigmund Freud (ebreo) nel 1887 aveva iniziato una relazione (probabilmente dai tratti omosessuali) con il medico tedesco di origine ebraica Fliess. Costui aveva cominciato a utilizzare la numerologia cabalistica per interpretare i disturbi somatici dei suoi pazienti e ne aveva messo al corrente Freud. L’austriaco, probabilmente temendo per la sua carriera, aveva abbandonato l’ebraismo cambiando persino il proprio nome: a 22 anni aveva abbandonato l’ebraico Sigismund per il tedesco Sigmund.
Tuttavia l’entusiasmo di Fliess per la sapienza esoterica ebraica e il suo utilizzo a fini clinici colpì favorevolmente Freud. I sogni e la loro interpretazione sono uno dei cardini dell’esoterismo ebraico. Il primo trattato del Talmud babilonese, chiamato Berakhòt (Benedizioni), riguarda proprio l’interpretazione dei sogni. Il 23 settembre del 1897 Freud entrò nella massoneria ebraica proprio presso la loggia di Vienna dove espose, per la prima volta, i contenuti dell’interpretazione dei sogni che furono accolti con una ovazione.
L’ambizione, l’incesto e il pensiero di Nietzsche sono i tre pilastri su cui Freud propone e basa un‘antropologia opposta rispetto a quella classica e perfettamente confacente al pensiero rivoluzionario. L’uomo freudiano non è guidato dalla ragione; piuttosto dalle passioni, che ne costituiscono il nucleo originario e autentico. È in sostanza il prototipo dell’uomo moderno, dell’uomo del XXI secolo. La psicologia dell’uomo moderno è la psicologia degli inferi che lo vuole in balia delle passioni “ come una canna sbattuta dal vento”. Sappiamo anche quali sono le passioni che guidano l’uomo. Per Nietzsche l’uomo pre-greco, pre-cristiano, è “la splendida bestia bionda che si aggira avida di preda e di vittoria“, cioè stupro e omicidio.
Se non posso muovere le potenze del cielo solleverò quelle dell’inferno (Eneide capitolo 7 versetto 312)
Per la chiesa anglicana la decisione “letale del medico“ deve essere frutto di manifesta riluttanza, ma non si sottrae all’argomento dei costi economici: “il principio di giustizia implica che il costo delle cure e i costi di lungo termine per la sanità e la pubblica istruzione debbono essere valutati in termini di opportunità per il servizio sanitario di usare le risorse per salvare altre vite“,
A dirlo È un Vescovo Tom Buckler che a Londra, nel 2006, reggeva l’importante cattedrale di Southwark.
Nel Regno Unito ci sono precise linee-guida per i medici che devono interfacciarsi con casi di bambini con gravi handicap. Dobbiamo, noi cristiani cattolici, gridare contro il rischio di trasformare la natura fondamentale della professione medica in una forma di ingegneria sociale il cui scopo è di massimizzare i benefici per la società e decidere quali vite hanno valore e quali no. Ma in un mondo dove le persone hanno rifiutato il logos, cioè Cristo, i forti potranno decidere il destino dei deboli finendo per rendere gli esseri umani strumenti nelle Mani di altri esseri umani. Il diritto di morire cede inevitabilmente il passo al dovere di morire.
I medici e i giudici Inglesi non potendo muovere le potenze del cielo hanno sollevato quelle dell’inferno.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Paola Persichetti Indice dei contenuti Già sul finire della seconda guerra mondiale gli USA si apprestavano a conquistare definitivamente l’Europa e poi il mondo intero. Tuttavia, vi era ancora un “impero“ che nonostante tutto non era crollato nel 1945: la chiesa romana e che andava […]
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Già sul finire della seconda guerra mondiale gli USA si apprestavano a conquistare definitivamente l’Europa e poi il mondo intero. Tuttavia, vi era ancora un “impero“ che nonostante tutto non era crollato nel 1945: la chiesa romana e che andava inglobato nel nuovo ordine mondiale.
In America, soprattutto Roosevelt e il magnate dell’editoria Harry Luce (1898-1967) avevano capito che persino nella loro patria (gli USA) i cattolici erano organizzati piramidalmente con una specifica gerarchia (Parroco e vescovo, che rispondevano al Papa di Roma), così come nel medioevo esisteva una struttura intimamente gerarchica. La storia moderna invece ripudia la gerarchia su tutti i piani.
Il 6 gennaio del 1941 il presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) pronunciò il celebre discorso detto delle quattro libertà. Con questo discorso gli Stati Uniti si arrogavano il compito di esportare l’american Way of life, il modello americano, ovunque nel mondo. Le quattro libertà, infatti,sono:
Questo discorso ebbe un amplissimo risalto, ma fu ulteriormente amplificato per opera di Henry Luce , magnate dell’editoria considerato uno degli uomini più influenti degli Stati Uniti. Lo slogan della politica di Roosevelt era “tutti noi siamo chiamati… Per creare il primo grande secolo americano“. Qualche mese dopo, gli Stati Uniti entravano nella seconda guerra mondiale.
Tuttavia, inaspettatamente il progetto di Roosevelt e Luce incontra un ostacolo proprio tra le mura di casa: i cattolici statunitensi. Costoro erano organizzati in enclave nazionali (italiane, polacche, irlandesi, tedeschi…) Perfettamente organizzate e con una gerarchia propria al vertice della quale c’era il vescovo o il parroco.
Erano uniti, culturalmente diversi dalla maggioranza dei bianchi anglosassoni protestanti (WASP) e non ne condividevano lo stile di vita; ma soprattutto erano prolifici. L’incubo degli anglosassoni era che, mentre loro conquistavano il mondo i cattolici avrebbero conquistato gli Stati Uniti. Il metodista Paul Blanshard (1892-1980) contribuì, con pubblicazioni e conferenze, a dare l’allarme anticattolico; divenne opinione comune che non si potesse essere contemporaneamente cattolici e buoni cittadini statunitensi.
Oltre all’attacco diretto di Blanchard, l’Elite statunitense mise in atto altre strategie per superare l’ostacolo rappresentato dalla chiesa cattolica. Occorreva correre ai ripari… Bisognava cambiare la mentalità dei cattolici e cercare di renderli “sterili“ fisicamente e dottrinalmente modificando la morale matrimoniale, tramite l’introduzione della contraccezione, che avrebbe, così, anche minato la fortezza dogmatica e dottrinale dei cattolici, impregnandoli di americanismo o modernismo ascetico,”sterilizzandoli”.
Tra il 1963 ed il 1967, presso l’Università cattolica Notre dame di South Bend In indiana- la più importante Università cattolica degli Stati Uniti-, l’associazione abortista Planned Parenthood tenne una serie di seminari segreti sul controllo della popolazione, sull’aborto e sulla contraccezione. I destinatari dell’iniziativa erano alcuni docenti dell’università che, a cascata, avrebbero in seguito diffuso i contenuti delle conferenze sugli studenti. In cambio, l’università avrebbe ricevuto 100.000 $ dalla Ford Foundation e, addirittura, 550.000 $ dalla Rockfeller Foundation.
Inoltre, grazie a Padre Hesburgh (1917-2015), il rettore dell’Università Notre dame, John Rockfeller ottenne (il 15 luglio 1965) un’udienza privata con Paolo VI per illustrargli i vantaggi dell’applicazione della spirale intrauterina. In cambio dei suoi servigi padre Hesburg venne nominato presidente della Rockfeller Foundation.
Ma non è tutto qui, gli USA avrebbero voluto impadronirsi della struttura della chiesa romana cattolica, così efficientemente funzionante, per impiantare rapidamente ed efficacemente un nuovo ordine mondiale nell’universo intero. L’intelligence americana aveva notato che i cattolici erano compatti e obbedienti; diffusi in tutto l’orbe ben strutturati in parrocchie e diocesi sotto la direzione del Papa, quindi fortemente gerarchizzati.
Insomma, la chiesa era l’arma migliore per esportare in tutto l’universo l’ideologia americana, ma occorreva infiltrarla, occuparla, prenderne la guida e neutralizzarla. Così nacque il progetto di utilizzare la chiesa cattolica per combattere il comunismo, sfruttandone l’unità, l’obbedienza e l’ubiquità; e utilizzare il comunismo per cambiare l’atteggiamento della chiesa verso gli USA, con lo spauracchio della lotta del patto Atlantico contro l’impero sovietico.
Lo spettro della paura del comunismo avrebbe spinto i cattolici europei a gettarsi in braccio al liberalismo Atlantico; proprio come oggi la paura del covid 19 spinge gli uomini all’inoculazione del vaccino sperimentale i cui effetti avversi (non ancora totalmente conosciuti a lungo termine) iniziano già a farsi sentire.
L’intelligence statunitense affidò al generale C.D. Jackson (1902-1964) della CIA (è uno dei principali artefici del Bildelberg group) Il compito di infiltrare la chiesa e di renderla aperta alla mentalità americana. Jackson fu tra i principali artefici di radio free Europe, ha lavorato presso le Nazioni Unite, come sceneggiatore a Hollywood, come direttore della casa bianca ed è stato editore della rivista “life“ di proprietà di Henry Luce.
Il nome dell’operazione fu Doctrinal Warfare Program.
Tuttavia, occorreva edulcorare alcuni principi cattolici eccessivamente dogmatici, i quali non avrebbero reso possibile un proficuo “dialogo” tra Washington e Roma.
Innanzitutto bisognava smussare il dogma “fuori della chiesa non c’è salvezza“, troppo esclusivista per il pluralismo inclusivista liberal-americano, che faceva un tutt’uno con l’indifferentismo liberale di stampo massonico.
Il secondo punto da ammorbidire riguardava la dottrina dei rapporti tra Stato e chiesa, che (per il cattolicesimo) debbono collaborare nell’ordine della gerarchia dei fini, ossia lo Stato, che è ordinato al benessere comune temporale deve essere subordinato alla chiesa, deputata al benessere spirituale; come il corpo è subordinato all’anima, la luna al sole.
Secondo il modello americano, invece, la chiesa non aveva assolutamente alcun diritto di intromettersi nelle questioni politiche e nemmeno di influenzare la vita dei cittadini con la propria morale. L’America, paladina del liberalismo della massoneria e del giudaismo talmudico, riteneva che ci dovesse essere totale separazione tra lo Stato e la chiesa e che questa non potesse presentarsi come l’unica arca di salvezza.
Tuttavia, per portare a termine quest’operazione non bastava un “Agente“ esterno (la CIA), ma occorreva un uomo all’interno della chiesa cattolica; vista l’importanza che i laici attribuivano ai sacerdoti e gli ecclesiastici ai teologi, il candidato doveva avere entrambi questi attributi. Quest’uomo enne individuato nel teologo gesuita John Courtney Murray.
Il 26 aprile 1948 la National Conference of Christians and Jews organizzò a Baltimora una conferenza segreta su “Stato e chiesa”. Erano presenti ebrei, protestanti e un solo cattolico: padre Murray.
Lo scopo della conferenza era quello di arrivare a far cambiare rotta all’insegnamento della chiesa su questo tema. Da quel momento, Murray divenne noto per le sue posizioni a favore della separazione tra Stato e chiesa, pure essendo questa una teoria condannata dalla chiesa.
Neanche a dirlo, da quel momento i suoi interventi vennero ospitati e diffusi dalle riviste di Luce, in particolare dalla più autorevole, “Time“. Luce, tuttavia, non si limitò a ruolo di editore di Murray: lo ospitò per anni in una delle sue abitazioni, gli regalò un’automobile e lo stipendiò lautamente. Inoltre gli chiese di diventare il direttore spirituale della sua seconda moglie Claire (1903-1987), già membro del congresso dal 1942, che si era convertita al cattolicesimo (nella sua variante americanista) nel 1946.
Molto probabilmente, i rapporti tra padre Murray e Claire furono più intimi e romantici rispetto alla classica direzione spirituale. Tra le altre cose, Claire iniziò Padre Murray all’uso di LSD.
Dal 1953 al 1956, Claire Luce fu ambasciatrice degli Stati Uniti in Italia, con delega ai rapporti con il Vaticano.
Nel 1955 il Santo Uffizio intimò al Murray di non scrivere più sul tema dei rapporti tra Stato e Chiesa nel senso della separazione totale tra loro; ma invano, ormai egli era più americanista che romano e lavorava alacremente per la CIA alla elaborazione della dottrina che sarebbe stata “canonizzata“ anche a Roma con la dichiarazione Dignitates humanae personae del 7 dicembre 1965.
Tuttavia, nonostante le intenzioni del Santo Uffizio, nel 1962 Padre Murray venne a Roma per partecipare come perito del cardinal Spellman ai lavori del concilio Vaticano II, E specificatamente per far passare de facto nell’ambiente ecclesiale la nuova teoria della “libertà religiosa“ come avverrà con il Decreto Dignitatis humanae personae (7 dicembre 1965).
Non si può capire ciò che è successo al concilio senza studiare il ruolo giocato in esso dai servizi segreti soprattutto americani e israeliani molto più che sovietici.
Roncalli, bea e Jules Isaac: il Liberalismo Talmudico s’infiltra nell’ambiente ecclesiale
Ora, già dal 1948 la CIA (non senza la National Conference of Christians and Jews) si occupava del concetto di “libertà religiosa“ da far accettare all’ambiente ecclesiale romano; nel 1960 il Benè Berith (B’nai B’rith), ossia la massoneria ebraica (non senza il Mossad), fece gli ultimi passi per addivenire alla stesura Dignitatis Humanae Personae (7 dicembre 1965) sulla “libertà religiosa“ e a quella sui rapporti tra cristianesimo e giudaismo che si chiamerà Nostra aetate (28 ottobre 1965). Vediamo come……
I personaggi più rappresentativi che lavorarono alla stesura di questa dichiarazione furono Giovanni XXIII, il cardinal Bea e Jules Isaac.
L’altro artefice di nostra aetate fu il cardinale Agostino Bea, che volle incontrare – subito dopo aver ricevuto da Roncalli l’incarico di arrivare ad un documento “revisionista” sui rapporti giudaico-cristiani – Nahuman Goldman (Presidente del Congresso Mondiale Ebraico, nonché ideatore del Processo di Norimberga nel 1946 e dal 1956 presidente dell’Associazione sionista) a Roma il 26 ottobre 1960.
Bea chiese a Goldman, da parte di Roncalli, una bozza per il futuro documento del Concilio sui rapporti cogli Ebrei e sulla libertà religiosa (“Nostra aetate” e “Dignitatis humanae personae”).
Il 27 febbraio 1962 il memorandum fu presentato a Bea da Goldman e Label Katz (anche lui membro del Benè Berith), a nome della Conferenza Mondiale delle Organizzazioni Ebraiche. Ebbene, questa bozza ispirata dalla Massoneria ebraica (B.B.) e dal Congresso Mondiale Ebraico, ha prodotto Dignitatis humanae e Nostra aetate.
Lo stesso Bea, sin dal 1961, incontrava spesso, a Roma, il rabbino Abraham Yoshua Heschel, professore al “Seminario Teologico Ebraico” statunitense. Egli fu il padre spirituale dei “teo/conservatori” cristianisti dell’amministrazione Bush jr., e «come collega scientifico di Bea… esercitò un notevole influsso sulla elaborazione di “Nostra aetate”».
Nel 1986 Jean Madiran ha svelato l’accordo segreto di Bea/Roncalli con i due dirigenti Ebrei (Isaac/Goldman), citando due articoli di Lazare Landau, sul Quindicinale ebraico/francese “Tribune Juive” (n. 903, gennaio 1986 e n. 1001, dicembre 1987).
Landau scrive: «Nell’inverno del 1962, i dirigenti Ebrei ricevevano in segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, un inviato del Papa […] il padre domenicano Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa cattolica, alla vigilia del Concilio […] la nostra completa riabilitazione, fu la risposta […]. In un sottosuolo segreto della sinagoga di Strasburgo, la dottrina della Chiesa aveva conosciuto realmente una mutazione sostanziale».
Uno spauracchio deleterio: o liberisti o comunisti, tertium non datur?
Courtney Murray meritò la copertina del Time. Infine, uno dei cavalli di battaglia dei teocon per perorare la causa del Liberalismo è la contrapposizione radicale tra il Liberismo e il Comunismo. Per cui il dilemma sarebbe: “O comunisti o liberisti, tertium non datur!”; insomma: “Chi non si vaccina con il siero del Liberalismo contro il virus del Comunismo, muore!”.
Il paladino di questa posizione è stato un allievo del Murray, Michael Novak, che sotto il ricatto della paura del Comunismo, ha fortemente spinto non solo l’Europa ma anche l’ambiente ecclesiale verso l’Atlantismo e il Sionismo.
La dottrina cattolica, invece, insegna che il Socialcomunismo è un “effetto collaterale” del Liberalismo filosofico/politico e della sua versione economica (Liberismo).
Infatti, il Socialismo spinge alle conclusioni estreme e radicali ciò che è contenuto potenzialmente, anche se in maniera meno accesa quanto al modo, nel Liberalismo; insomma, tra di loro vi sono le medesime differenze che vi erano tra Rivoluzione britannica e francese, tra Massoneria di destra e di sinistra.
Marchesini Roberto (Liberalismo e Cattolicesimo) cita – per provare la sostanziale identità (nella accidentale diversità) tra Liberalismo e Comunismo – un interessante libro di Ettore Bernabei (L’Italia del “miracolo” e del futuro, Siena, Cantagalli, 2012), secondo cui gli Usa avrebbero voluto favorire il Marxismo/leninismo per impedire alla Russia, che possedeva le materie prime, di diventare – da Paese agricolo e medievale – una potenza industriale capace di competere con il super/capitalismo atlantico e occidentale, mantenendo le sue radici cristiane, le quali invece furono cancellate dal Bolscevismo.
Divenendo comunista, la Russia avrebbe perso molte delle sue potenzialità di arricchirsi industrialmente e di competere con gli Usa.
Alcuni esempi tratti dalla storia della Rivoluzione bolscevica del 1917 sono abbastanza significativi.
Leon Trotskij, ad esempio, sbarcò con la famiglia a New York il 13 gennaio del 1917, ampiamente foraggiato dal super/capitalismo statunitense. Il 27 marzo del 1917 lasciò l’America diretto in Norvegia, su una nave piena di rivoluzionari comunisti, ma venne intercettato dalla marina britannica ad Halifax e fu arrestato come spia tedesca. Qualcuno telegrafò in sua difesa al Presidente Usa (Woodrow Wilson) che fece arrivare a Trotskij e “compagni” regolari passaporti statunitensi per tornare in Russia (a fare la Rivoluzione). Trotskij arrivò in Russia il 17 maggio 1917.
Inoltre la Federal Reserve Bank di New York finanziò i bolscevichi nell’agosto del 1917, mentre nel maggio del 1918 venne fondata – con lo scopo di poter commerciare liberamente con la neonata Urss – la American League to Aid and Cooperate with Russia. Infine, il più grande ente finanziario americano Kuhn Loeband Company partecipò al finanziamento del primo piano quinquennale ideato e realizzato da Stalin tra il 1928 e il 1933.
Perciò il super/capitalismo liberista statunitense fece tutto il possibile per aiutare il Comunismo sovietico a non morire di fame e a portare avanti la Rivoluzione bolscevica.
Ciò non significa che i banchieri statunitensi fossero comunisti, ma solo che la loro ideologia era il mercato, il profitto e il guadagno, insomma il super/liberismo, il quale era dispostissimo a servirsi del Comunismo per arricchirsi maggiormente.
Essi, come avevano fatto i Rothschild nel 1800 finanziando sia Napoleone sia Wellington, aiutavano economicamente sia i bolscevichi sia i “bianchi” rimasti fedeli allo Zar, guadagnando sia con gli uni sia con gli altri.
Tuttavia, in questo campo, non si può considerare unicamente il fattore dello sfruttamento da parte della finanza americana del Bolscevismo sovietico per mantenere la Russia in una posizione di dipendenza economica nei propri confronti; invece, occorre pure studiare il ruolo giocato dal risentimento della finanza ebraica contro lo Zarismo per la sua politica marcatamente antigiudaica (A. Solgenitsin, Due secoli assieme, Napoli, Controcorrente, 2007, 2° vol.).
Tuttavia, è innegabile che uno dei motivi primari che muovevano gli Usa nei confronti della Russia fosse proprio quello di togliere di mezzo un pericoloso concorrente. Infatti, sotto i Soviet la Russia non era in grado neppure di poter pensare di avvicinarsi all’America dal punto di vista economico/commerciale.
Tutto questo prova che la Rivoluzione comunista e l’alta finanza liberista non solo non sono contrapposte, ma sono in un rapporto di cooperazione per lo stabilimento di un Nuovo Ordine Mondiale, che possa controllare il mercato mondiale e anche la politica dell’universo orbe, in cui il mondo sovietico potrebbe fornire mano d’opera a bassissimo prezzo al mondo occidentale e liberale, per di più senza diritto di sciopero.
Insomma, conclude Marchesini: “Il Comunismo sovietico in Russia è stato tutt’altro che un nemico per il capitalismo occidentale” .
Lo testimonia un uomo simbolo di questo momento epocale del capitalismo: Armand Hammer (1898-1990). Il padre di Hammer, ebreo emigrato da Odessa, fondatore del partito comunista americano, fu tra coloro che accolsero e finanziarono Trockij durante il suo soggiorno a New York. Nel 1921, quando negli Urali scoppiò una terribile carestia che provocò milioni di morti di fame, Hammer organizzò il trasporto di grano statunitense (spesso avariato); così cominciò una incredibile carriera come imprenditore tra gli Stati Uniti e la Russia. Inoltre aprì nella Russia bolscevica fabbriche di matite, penne e fertilizzanti chimici; e ottenne fantastici contratti per lo sfruttamento di gas e petrolio russo.
Negli anni, Hammer raccolse una incredibile collezione d’arte appartenuta ai Romanov; alla sua morte era uno degli uomini più ricchi del mondo grazie alle ricchezze russe.
Un altro indizio di questa complementarità nella diversità tra Comunismo e Liberismo è il fatto che la principale istituzione del Socialismo mondiale la Fabian Society e la maggiore Istituzione del Liberismo, la London School of Economics, non hanno lottato tra di loro ma si sono correlate…, vediamo come.
La Fabian Society fu fondata nel 1884, essa si proponeva di raggiungere i suoi scopi in maniera graduale ed è per questo che si chiama Fabian da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, colui che lottò contro Annibale temporeggiando ed evitando lo scontro frontale.
Analogamente la Fabian Society si proponeva di raggiungere i suoi scopi iper/liberisti senza scosse violente, senza lotte frontali, ma gradualmente e dolcemente. Essi erano e sono ancora:
1°) l’eliminazione delle Nazioni e delle Patrie;
2°) la loro sostituzione con un Governo Unico Mondiale, guidato da una élite di ultra/plutocrati che governano su una massa di ultra/poveri;
3°) il controllo poliziesco sulla popolazione mondiale tramite la pratica sanitaria ed eugenetica;
4°) l’abolizione della vera religione tramite la cancellazione del culto pubblico reso all’unico Mediatore e Redentore del genere umano, ossia il Sacrificio della Messa di Tradizione apostolica;
5°) l’abolizione della piccola e media proprietà e impresa privata a pro del latifondo e della grande industria.
Ecco perché lo stemma primitivo della Fabian Society era un lupo travestito da pecora, ossia il turbo/capitalismo che si nasconde sotto sembianze di agnello per scannare i popoli e succhiare il loro sangue.
Ma non è tutto, anzi qui viene il bello. Infatti la socialistissima Fabian Society nel 1895 dette nascita alla London School of Economics and Political Science: il tempio del super/liberismo mondiale e mondialista.
Mi sembra, perciò, molto difficile negare che vi sia stata una certa simbiosi tra Socialismo e Liberismo per la futura dominazione universale del mondo intero da parte di una piccola élite; insomma, Liberismo e Socialismo non solo non sono contrapposti, ma sono due facce della stessa medaglia, due rami dello stesso albero e due tentacoli della medesima piovra: un materialismo di “destra” e per ricchi e un materialismo di “sinistra” e per poveri:” cospirazione aperta” di H.G. Wells.
A coloro che sostengono l’opposizione tra socialismo e il liberismo, va ricordata una cosa. I principi di identità (A è A è non può essere non-A) e non contraddizione (è impossibile che una cosa sia e non sia allo stesso tempo), che costituiscono le basi della logica aristotelica e tomista , non valgono per chi rifiuta la filosofia di Aristotele e Tommaso. Abbiamo diversi esempi di questa contemporanea presenza di un concetto e del suo opposto:
Tutti questi esempi, insomma, per dire che il socialismo sovietico come progetto occidentale è più che ammissibile.
Emerge chiaramente che c’è stata una progressiva e intenzionale infiltrazione dell’ideologia Whig all’interno della mentalità e del corpus dottrinale cattolici. Abbiamo visto che si tratta di un progetto che parte da molto lontano (dal 1945) .
Questo progetto ha avuto il suo culmine durante il concilio Vaticano II, con l’American proposition di padre Murray e l’avvicinamento a Paolo VI da parte di John Rockfeller.
Questo tentativo di infiltrazione non si è fermato lì. C’è stato un insistente corteggiamento dei servizi segreti presso il Vaticano perché quest’ultimo appoggiasse le guerre del nuovo millennio (espresso.Repubblica-attualità-cronaca-2011 04 22 news.).
Sappiamo del contributo del filosofo liberale Rocco Buttiglione alla stesura dell’enciclica Centesimus annus, salutata oltre oceano come una svolta cattolica nei confronti del capitalismo; è noto l’avvicinamento di un filosofo liberale, Marcello Pera (1943-vivente), allievo di Popper, a Benedetto XVI.
Come non pensare al cosiddetto “68 cattolico“, che ha anticipato il 68 propriamente detto e ha avuto come momento topico la “messa dei giovani“ o “messa beat”, celebrata il 27 aprile 1966?
Autore delle musiche fu Marcello Gionbini (1928-2003), autore di colonne sonore di western all’italiana, il quale ebbe l’idea di scrivere in collaborazione con il paroliere Giuseppe Scoponi (1925 – 2017), delle canzonette a sfondo vagamente “religioso”, con ritmi beat (cfr. M. Scaringi, La Messa dei giovani di Marcello Giombini all’indomani della Riforma liturgica, Roma, Ufficio Liturgico Nazionale, 1996; T. Tarli, Le messe beat, Roma, Castelvecchi, II ed. 2007; F. Marchignoli, Pop italiano d’ispirazione cristiana, Villa Verrucchio, La Pieve Poligrafica, 2008).
Nel 1965 un complessino yé-yé ascolano “Gli Amici” incise un disco di canzoni “sacre” che avrebbero iniziato ad animare le messe beat ancor prima che venisse promulgata la Nuova Messa Montiniana. Sùbito dopo salì alla ribalta il complesso sardo de “I Barrittas”.
Questi precursori della Nuova Messa Montiniana, furono sùbito elogiati dal Generale dei Gesuiti di allora, padre Pedro Arrupe (1907 – 1991). Il gesuita Arrupe fu affiancato dal padre domenicano Gabriele Sinaldi della Università “Pro Deo”, consigliere di Giuseppe Scoponi, che incoraggiò Marcello Giombini a comporre la cosiddetta “Messa dei giovani”, ossia la quasi ufficializzazione della Messa beat in attesa della promulgazione del Novus Ordo Missae.
Questa “Messa beat ufficiosa” e non ancora ufficiale fu eseguita (più che celebrata) la prima volta nella chiesa di San Filippo Neri alla Vallicella, il 27 aprile del 1966, alla presenza di migliaia di persona, della TV e di molti giornalisti.
La Messa beat non deve essere considerata una scappatella effimera di qualche giovane o prete scapestrato, ma ha segnato in maniera molto seria la Liturgia cattolica, che già da allora iniziò a essere luteranamente riformata.
Purtroppo dall’Italia la “Messa beat” si trasferì anche all’estero e persino oltre/oceano.
Ebbene, non mi sembra eccessivo dire che il “Sessantotto studentesco” fu ampiamente anticipato dal “Sessantacinque clericale”.
D’altro canto come il lockdown clericale ha anticipato il lockdown nazionale.
Venne così introdotto (1965/66), già prima della promulgazione della Nuova Messa (1969), un nuovo rito della Messa, molto più simile alla “Cena luterana” (forse trattandosi di Messe beat sarebbe più opportuno dire “Baldoria luterana”) che al rinnovamento incruento del Sacrificio del Calvario, con la lingua volgare, il tavolino al posto dell’altare, la comunione in piedi e persino sulle mani, il celebrante che officia rivolto al popolo e non a Dio.
Attenzione! Il domenicano padre Gabriele Sinaldi, come abbiamo visto, insegnava alla Università “Pro Deo”, che fu fondata esattamente nel fatidico 1966 dal padre domenicano Felix Morlion (1904 – 1987). Roberto Marchesini (cit., p. 155) ci spiega che essa era “l’ennesimo progetto della Cia gestito da Henry Luce”, cara amica di padre Murray.
Padre Morlion nacque a Dixmude in Belgio il 16 maggio del 1904 e arrivò, con l’Esercito Usa, in Sicilia e poi a Roma nel 1944 – accompagnato da una lettera di presentazione di Alcide De Gasperi firmata da don Sturzo – con alcuni compiti di carattere politico affidatigli dal fondatore del Partito Popolare Italiano, esule negli Usa (1924/1940).
Ora, Morlion era un esperto di tecniche della guerra psicologica e di propaganda di massa, lavorava per i servizi segreti americani (Oss e poi Cia).
Egli fondò a Roma, con il nulla osta di monsignor Montini, nel 1946, la Università Internazionale degli Studi Sociali (UISS) “Pro Deo” della quale divenne il Presidente nel medesimo anno, con a capo il Presidente (dal 1921 al 1966) della Fiat Vittorio Valletta [10] e con la protezione dei ministri democristiani Scelba, Gonella e Andreotti.
Attualmente la “Pro Deo” si chiama Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) “Guido Carli” fondata a Roma nel 1974 da Umberto Agnelli, che rilevò la “Pro Deo”, ma che ne cambiò nome solo nel 1977.
Padre Morlion ne restò Presidente sino al 31 ottobre 1975, fu rimpiazzato da Carlo Ferrero sino al 1978, poi dal Governatore della Banca d’Italia (1960/1975) e, quindi, Ministro del Tesoro (1989/1992) Guido Carli dal 1978 al 1993, in séguito da Luigi Abete (1993/2001), quindi da Antonio D’Amato, Luca Cordero di Montezemolo (2004/2010), Luisa Marcegaglia (2010/2019) e da Vincenzo Boccia nel 2019.
Egli era stato incaricato di ridurre l’influenza comunista in Italia, anche attraverso la propaganda, il cinema e la cultura. Collaborò con Roberto Rossellini alla produzione di due film: Stromboli e Francesco giullare di Dio entrambi del 1950 (cfr. F. Scottoni, Il pio frate che lavorava per la Cia, in la Repubblica, 27 novembre 1991; N. Tranfaglia, Come nasce la repubblica, Milano, Bompiani, 2004).
Nel 1992 l’autore liberista Francis Fukuyama (1952-vivente) pubblicò un libro intitolato La fine della storia e l’ultimo uomo.
In questo libro si celebrava la vittoria del liberalismo sul comunismo dopo una lotta secolare Di questa opera ci interessa soprattutto il dualismo che offre al lettore: destra o sinistra, liberalismo o comunismo, bene o male. Il dualismo è uno schema di pensiero tipicamente gnostico; nella gnosi tutto al suo posto che, in realtà è un alter ego. Questo non è lo schema di pensiero del cristianesimo: bene e male non sono due forze uguali e contrapposte, così come la luce il buio, la salute e le malattie. Il bene è, il male è assenza di bene; la luce è, il buio è assenza di luce; la salute è, la malattia è assenza di salute. Esiste un solo principio, non due. Noi possiamo scegliere se aderire o no.
Tiriamo allora le fila e del discorso. La prima cosa che possiamo affermare che esiste una incompatibilità radicale tra il liberalismo e il cattolicesimo, più volte sottolineata dal magistero cattolico e dalla storia. L’avvicinamento tra queste due forze è stato così stretto che talvolta esse sembrano coincidere. Quello che possiamo constatare con certezza sono le conseguenze di questa infiltrazione: confusione dottrinale, riduzione delle vocazioni, progressiva delusione della morale sessuale, Cessazione della spinta missionaria secondo il mandato evangelico.
Oggi dopo l’89, ha ancora senso che i cattolici combattono le battaglie liberali? È compito dei cattolici impegnarsi per il libero mercato, per la società aperta o per lo smantellamento dello stato sociale? Credo che sia il caso che i cattolici tornino a fare ciò che compete loro.
Che cos’è l’americanismo?
La società dei sacerdoti missionari di San Paolo apostolo (paulisti), la congregazione religiosa che formò e ordinò sacerdote Robert Sirico, Fu fondata da Isaak Thomas Hecker. Nato da una famiglia luterana di origine tedesche, si convertì al metodo Ismo e poi al cattolicesimo.
Nel 1858 fondò la congregazione Paulista per propagare il cattolicesimo negli Stati Uniti, soprattutto utilizzando i mezzi di comunicazione di massa. Per raggiungere questo scopo, secondo Hecker, era necessario eliminare tutto ciò che, nel cattolicesimo, potesse infastidire la sensibilità moderna, ad esempio il rigore su alcuni aspetti morali; e tacere su alcune verità di fede che contrastano con la modernità.
Era invece necessario soffermare la predicazione sull’azione dello spirito Santo, la cui azione sarebbe più feconda che in passato; e sulle virtù naturali e attive, piuttosto che su quelle soprannaturali e passive (umiltà, obbedienza…). L’azione dello spirito Santo, che parlerebbe direttamente al cuore di ogni uomo, renderebbe superflua la direzione spirituale e, in generale, la gerarchia cattolica.
Questa impostazione fu chiamata “americanismo“ e fu condannata da Leone XIII con la lettera Testen benevolentiae, Del 22 gennaio 1899, indirizzata al cardinale James Gibbons (1834-1921) di Baltimora, ammiratore e fautore dei psolisti.
In questa lettera, nella quale si fa esplicitamente il nome di Hecher, vengono messi in evidenza e condannate le seguenti” nuove virtù” :
iniziativa, imprenditorialità, cooperazione sociale, impegno pubblico, responsabilità civica, confronto leale, l’arte del compromesso e della praticità, il rispetto per il prossimo, la gentilezza nei rapporti interpersonali (Novak, l’etica cattolica e lo spirito del capitalismo).
Là dove non c’è Dio, non c’è l’uomo: ecco la scoperta del nostro tempo.
Alla religione del Dio vivente si oppone la religione del diavolo; alla religione del Cristo, la religione dell’anticristo. E contro il Dio-uomo si erge l’uomo-Dio e, l’uomo che ha preso il posto di Dio.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Inchiesta sulle Alternative sempre più diffuse all’Emotrasfusioneper evitare plasma contaminato dalla Spike Tossica dei sieri genici mRNAL’importante insegnamento dei Testimoni di Geova di prof. ssa Paola Persichetti presidente dell’Associazione Trilly La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass […]
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Inchiesta sulle Alternative sempre più diffuse all’Emotrasfusione
per evitare plasma contaminato dalla Spike Tossica dei sieri genici mRNA
L’importante insegnamento dei Testimoni di Geova
di prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori
«Io sono il medico, Nessuno può dirmi come devo trattare un paziente durante un intervento chirurgico». È la frase che un medico di Roma rivolge a Maria (nome di fantasia) durante una visita di pre-ospedalizzazione in vista di pianificare, insieme al medico anestetista, un intervento chirurgico: una isterectomia ed una isteroannessiectomia
Il chirurgo riferisce alla paziente che l’intervento durerà oltre le due ore e verrà fatto in anestesia generale e ci potrebbe essere necessità di una emotrasfusione vista la possibilità di perdite abbondanti di sangue. Maria si oppone perché contraria alla trasfusione di sangue da soggetti di cui non si conosce lo storico anamnestico.
Maria ha paura di poter ricevere il sangue da soggetti donatori che si sono vaccinati coi sieri genici mRNA (o mDNA) Covid-19 volti a innescare nel corpo umano la produzione della Spike Tossica che, come dimostrato da molteplici ricerche scientifiche pubblicate da Gospa News, può essere a lungo persistente nel liquido ematico.
Lei ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione e ha perso anche il suo lavoro per non aver ceduto al ricatto. Maria viene irrisa dai medici che le dicono che il sangue fornito dall’ospedale di… Roma è sicuro e non necessita di fare una differenza tra quello dei vaccinati e non.
Le dicono che c’è disinformazione e pregiudizio nei confronti del sangue dei vaccinati, anche per colpa di troppe fake news. Insistono dicendo che l’AVIS denuncerà alle autorità gli episodi che minano la sua reputazione e quella di tutto il sistema sanitario e della comunità scientifica.
Le rammentano del caso di un minore ricoverato al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, a febbraio dello scorso anno, i cui genitori avevano chiesto solo sangue NO VAX per l’intervento chirurgico del figlio.
L’ospedale fece ricorso al giudice tutelare del tribunale di Bologna che lo accolse decidendo che il bambino doveva essere operato perché non c’erano problemi di sicurezza con il sangue abitualmente utilizzato dalla struttura.
Maria, che non è stata affatto convinta dai medici ad accettare una eventuale emotrasfusione, si rivolge all’associazione TRILLY APS di cui è socia, chiedendo se esista una soluzione al problema. Maria viene subito rassicurata e informata su quali siano i suoi diritti ,sul Buon uso del sangue (PBM) e sulle direttive anticipate di trattamento (DAT).
“Stabilire quali cure accettare o rifiutare è un diritto di tutti. Non solo dei testimoni di Geova” le viene detto. L’associazione si fa carico della gestione del caso di Maria con le DAT.
TRILLY APS la Gente come Noi, in sigla denominata Trilly APS è un’associazione di cui io sono la presidente, ha sede legale nel Comune di Terni. Non ha fini di lucro è apartitica ed a confessionale e si ispira ai principi di solidarietà, democrazia e pluralismo. Persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, mediante lo svolgimento, in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi, di una o più attività di interesse generale. Presta servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati
Il clima di paura ha travolto centinaia di milioni di uomini: ha revocato diritti e libertà, incanalando i cittadini lungo una strada che, a prima vista, sembra senza ritorno.. Oggi la storia stessa, sta iniziando a mostrarci la verità: luce e ombra hanno cercato di rubarsi la scena a vicenda in una strana alternanza. Certo, i periodi di buio possono essere terribili e durare a lungo: ma non in eterno, se si tiene accesa la fiaccola della ragione.
L’associazione Trilly ha inteso ed intende fare questo, riaccendere la fiaccola della ragione a quei cittadini ai quali si è spenta esortandoli imperativamente, prima che sia troppo tardi, che è arrivato il momento di fermarsi per dare risposte e soluzioni alle molteplici problematiche, per poter uscire da questo tunnel.
In questi ultimi tre anni in cui la maggioranza della popolazione si è piegata così facilmente ai ricatti pur di continuare a lavorare e vivere, la nostra associazione è rimasta accanto ai cittadini che volevano continuare ad esercitare i propri diritti e la propria libertà. Abbiamo aiutato le persone a non cedere al ricatto imposto da un regime che ha ingigantito un’emergenza e negato l’accesso alle strutture sanitarie, alle cure efficaci terremotando così le persone sotto le bombe quotidiane della disinformazione panica.
Siamo convinti che, a fronte delle difficoltà talora generate dall’odierna medicina tecnologica, le DAT possano essere uno strumento in grado di favorire un processo anche coerente con la prospettiva della fede cristiana.
La nostra intenzione è inserire le DAT all’interno di una comprensione cristiana del tempo della malattia e della morte, sottolineando l’importanza di evitare ogni forma di ostinazione nell’uso dei trattamenti e ogni intervento eutanasico, e ponendo al centro la nozione di proporzionalità delle cure.
Si è inoltre voluta richiamare l’importanza della figura del fiduciario e di un dialogo sincero e collaborativo tra fiduciario ed équipe medica, nel perseguimento del miglior interesse del paziente.
La scelta di cura e la morte non possono essere infatti ridotte a una questione meramente medica, in quanto presentano una molteplicità di risvolti individuali, sociali, religiosi e spirituali.
Le decisioni in merito sono dunque necessariamente personali, come personali sono i valori e il credo religioso di ciascuno di noi. In questo contesto è un obbligo fondamentale per il personale sanitario rispettare l’autonomia e il principio di autodeterminazione dell’individuo, oltre ai principi bioetici della beneficenza, della non maleficenza (primum non nocere) e della giustizia.
Sono oltre 5mila i professionisti sull’intero territorio nazionale che hanno scelto di curare i propri pazienti senza utilizzare il sangue durante le terapie. Persino nel corso degli interventi chirurgici.
Sono solo alcuni dei numeri che la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova sta collezionando dal 2015, anno in cui è stato sottoscritto il PMB (Patient blood management), il protocollo del ministero della Salute che, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), impegna i medici a non utilizzare sangue o emocomponenti nelle operazioni chirurgiche.
Una vera e propria rete a livello mondiale che la confessione ha creato allo scopo di fornire informazioni in merito alle strategie mediche e chirurgiche alternative alle emotrasfusioni. Strategie che, con il passare del tempo, vengono illustrate e approfondite in occasione di convegni su tutto il territorio nazionale.
“In particolare a Palermo, nell’ottobre 2018, a cui sono intervenuti oltre 3.500 chirurghi, dove è stato possibile allestire stand informativi con indicazioni relative alla medicina senza sangue . In quell’occasione erano presenti anche i rappresentanti della sezione italiana dell’American College of Surgeons”.
Come ha spiegato Antonio Corcione, responsabile del Centro regionale trapianti della Campania, e direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli, “il paziente Testimone di Geova da anni fa parte del mio vissuto professionale.
Negli ultimi anni il gruppo di lavoro per il documento sul rifiuto alla emotrasfusione del gruppo di studio Siaarti (la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, ndr) per la Bioetica, ha lavorato per fornire agli anestesisti linee guida che permettano loro di assumere una posizione quanto più possibile univoca di fronte a condizioni chirurgiche e anestesiologiche complesse”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Ugo Boggi, professore ordinario di chirurgia generale all’università di Pisa, professore associato aggiunto in chirurgia generale all’università di Pittsburgh (Usa), e presidente eletto di Sito (la Società italiana dei trapianti d’organo: “L’esperienza maturata con i Testimoni di Geova ha professionalmente motivato me e tutti i miei collaboratori ad affinare le tecniche di risparmio del sangue e di gestione post-operatoria per limitare la necessità del supporto trasfusionale.
Questo percorso ha certamente recato beneficio ad alcune persone che avevano espresso il loro rifiuto alle trasfusioni, ma ha consentito anche di evitare le trasfusioni in molti altri pazienti che pure avevano consentito”.
Dati ufficiali della Congregazione Cristiana parlano di circa 16mila pazienti “Testimoni di Geova curati ogni anno in Italia grazie alle tecniche che non prevedono l’utilizzo di emotrasfusioni”.
A tal riguardo è bene sapere che, la natura solo apparentemente innocua della trasfusione di sangue, la sua percepita facile disponibilità, il suo relativo basso costo, la facilità con cui può essere prescritta e la capacità di osservarne immediatamente l’efficacia sono tutti elementi che hanno contribuito ad un suo utilizzo molto diffuso.
Tuttavia, le prove relative ai possibili effetti dannosi collegati alle trasfusioni sono andate aumentando di anno in anno. Diversi studi hanno dimostrato che i pazienti trasfusi vanno incontro più frequentemente rispetto a quelli non trasfusi a complicanze ed esiti peggiori, tra cui un aumento del rischio di mortalità, morbilità (ictus, danno renale, eventi tromboembolici, infezioni, insufficienza respiratoria) con prolungamento della degenza.
Se il paziente rifiuta l’emotrasfusione si possono comunque migliorare i risultati clinici basandosi sulla risorsa sangue dei pazienti stessi. Il concetto di PBM non è focalizzato su una specifica patologia, ma mira a gestire la risorsa sangue del singolo paziente che, quindi, acquista un ruolo centrale e prioritario.
Questo approccio riduce in modo significativo l’utilizzo dei prodotti del sangue, affrontando tutti i fattori di rischio trasfusionale modificabili ancor prima che sia necessario prendere in considerazione il ricorso alla terapia trasfusionale stessa. È una strategia che mette insieme una serie di interventi di tipo multiprofessionale e multidisciplinare. È pertanto un approccio che coinvolge tutti coloro che ruotano intorno alla gestione di un soggetto che può avere necessità di trasfusioni di sangue.
Sebbene il PBM di solito si riferisca a pazienti chirurgici, il suo utilizzo clinico si è gradualmente evoluto negli ultimi anni e ora si riferisce anche a condizioni non chirurgiche.
Il programma PBM è stato esteso per includere indicazioni non chirurgiche, e ricercatori hanno tentato di applicare questo approccio a diverse condizioni cliniche, incluse Oncologia e la OncoEmatologia, pazienti critici nelle unità di terapia intensiva, pazienti con disturbi epatici o insufficienza cardiaca e in ostetricia. L’implementazione di questi percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari può infine apportare un contenimento della spesa sanitaria, con una riduzione del 10-20% dei costi trasfusionali.
Interessante quanto pubblicato dal Centro Nazionale Sangue il 22 luglio 2020:
Più sicurezza per i pazienti, gli ospedali italiani seguono il Pbm ( CNS 2020) OMS e il ministero della salute raccomandano PBM
OMS l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2010, e di seguito il Ministero della Salute, raccomandano l’adozione di programmi di Patient Blood Management (PBM), ovvero protocolli che consentano di ottimizzare la “risorsa” di sangue del paziente ed evitare, o almeno ridurre, le emotrasfusioni. Il vantaggio pubblicato in letteratura è quello di tempi di degenza postoperatoria più brevi, minore incidenza di infezioni e una ripresa dall’intervento più rapida. Il risparmio di risorse economiche può far dimezzare i costi diretti e indiretti del sangue. Il PBM deve essere lo standard terapeutico per tutti gli ospedali.
Ha suscitato una vasta eco sia in ambito sanitario che mediatico, il trapianto di fegato senza trasfusioni di sangue eseguito lo scorso dicembre all’Ospedale di Borgo Trento di Verona su una paziente di sessanta anni testimone di Geova.
Ne ha parlato parlato anche la-notizia.net sul loro giornale visto l’eccezionalità e complessità dell’intervento riuscito perfettamente, come riferito dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Ma qual è la reale situazione della chirurgia senza sangue in Italia? A tal proposito è interessante l’approfondimento realizzato da Steno Sari (su Libero nell’edizione del 15 aprile 2019) che ha sentito sull’argomento alcuni medici esperti nel campo trasfusionale, cardiochirurgico e medico/legale.
Il dottor Ivo Beverina responsabile dell’Unità operativa Semplice “Centro trasfusionale” dell’ASST Ovest Milanese ha dichiarato: “Già da anni attuiamo una politica di ottimizzazione della terapia trasfusionale secondo linee guida internazionale.
Per fare due esempi, tale modalità ha portato a una riduzione dalla trasfusione di plasma dell’85,8% nel corso di 13 anni e di circa 1000 unità di sangue nel 2018 rispetto l’anno precedente” A proposito di alternative alle trasfusioni il dottor Beverina aggiunge: “Noi medici abbiamo a disposizione molti mezzi per evitare la trasfusione di sangue, in particolare in ambito chirurgico, ma non solo. Ciò che di interessante è emerso dagli studi – prosegue Beverina- è che in molte situazioni la trasfusione non migliora la, prognosi ma la stessa rimane invariata o anzi in alcuni casi peggiora”.
Ma la chirurgia senza sangue è solo ad appannaggio dei testimoni di Geova e motivata sempre da convinzioni etico/religiose?
Sembrerebbe di no secondo quanto dichiarato dal dottor Samuel Mancuso cardiochirurgo al Maria Pia Hospital di Torino:
“In tutto il mondo sempre più pazienti rifiutano trasfusioni a motivo dei risultati clinici, indipendentemente dalle convinzioni religiose; i pazienti non trasfusi e trattati con una adeguato protocollo si riprendono più in fretta e hanno meno complicazioni postoperatorie. L’American Association of blood Banks nel suo editoriale di gennaio dedicato al Patient Blood Management (le linee guida dell’OMS che prevede la diminuzione o eliminazione dell’impiego di prodotti del sangue, ndr) ha pubblicamente ringraziato la comunità americana dei testimoni di Geova per aver focalizzato attenzione dei medici di tutti il mondo sulla qualità dei protocolli di risparmio del sangue a beneficio di tutti con marcati miglioramenti dei risultati clinici”. Aggiunge ancora Mancuso che alcuni pazienti precisano subito la loro posizione dicendo: “Io non sono testimone di Geova, ma non voglio le trasfusioni…”
Resta l’aspetto legale e bioetico da considerare in una scelta tanto delicata come il rifiuto di una emotrasfusione da parte di un paziente in cura in un ospedale. Il diritto di decidere se e come curarsi è un diritto tutelato dalla Costituzione, analiticamente disciplinato nel 2017 dalla legge 219.
Il medico deve rispettare le volontà del paziente consapevole delle conseguenze; il magistrato non può imporre al medico di non rispettarle” e per il medico che non rispetta le disposizioni del paziente oltre alle conseguenze penali e civili sono prospettabili quelle disciplinari dell’amministrazione da cui il medico dipenda e dall’Ordine dei medici.
L’associazione Trilly APS rivolge uno speciale ringraziamento al Comitato Etico Locale USL8 di Arezzo che in piena collaborazione con il locale Comitato di Assistenza Sanitaria eall’Hospital Information Service della sede Mondiale dei Testimoni di Geova per la diffusione di tutte le informazioni Scientifiche ed Etiche Internazionali utili per abbattere anche qui in Italia barriere e pregiudizi Culturali Secolari.
La stessa richiede, facendosi portavoce di tutti i suoi soci, che si ponga fine negli ospedali e nelle strutture sanitarie italiane alle barriere e ai pregiudizi contro chi liberamente ha scelto di non vaccinarsi e voglia avvalersi pertanto dello strumento“.
”Disposizioni anticipate di trattamento“ per dare il proprio diniego alla trasfusione senza essere accusato di essere un soggetto complottista ascientifico . Non dobbiamo permettere che venga violato il diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.
Il Tribunale di Milano, in corte d’appello ad ottobre 2022, dopo 17 anni dagli abusi e violenza subita , ha dato ragione ad una paziente che è stata violata nella sua integrità di persona e nel suo diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.
La presente vicenda, risale al 2005. Riguarda il rifiuto alle emotrasfusioni espresso dalla suddetta paziente Testimone di Geova, in occasione di un intervento programmato di parto cesareo: rifiuto specifico alle emotrasfusioni manifestato a voce e per iscritto dalla paziente cosciente.
La Suprema di Cassazione, a cui si era rivolta la paziente dopo il rifiuto risarcitorio sia in primo grado che in appello, ripercorre nel 2020 nella sentenza il fatto, con utili particolari, vissuti come dramma e abuso subito nel 2005 dalla Testimone di Geova, che a seguito di parto Cesareo aveva prima subito la sottovalutazione dell’emergenza emorragica in atto, visibile dai parametri dell’Emocromo che nel giro di 2 giorni erano passati con Emoglobina da 12 a 9, poi 6 e infine a 5,1.
La sentenza stabilisce un risarcimento di 40mila euro e soprattutto fissa per sempre l’abuso subito. La paziente è stata violata nella sua integrità di persona e nel suo diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione. Come dice Platone esistono due tipologie di medici: “ quello degli schiavi, che non ascolta e obbliga ai trattamenti, e l’altro tipo che invece ascolta la persona e cerca il trattamento sanitario personalizzato: quello è il medico degli uomini liberi”.
L’associazione TRILLY APS ringrazia , anche, il professor Pasquale Giuseppe Macri, primario di medicina legale dell’Asl Toscana sud-est, che con una coscienza bioetica, giuridica e deontologica ha sostenuto fin dal 1996 la rivoluzione che pone l’autodeterminazione del paziente al centro decisionale con il diritto al dissenso informato.
Il prof. Macrì ha così riequilibrato, a favore del malato, il rapporto di cura paternalistico a favore del medico che si trincerava dietro ad un ipotetico stato di necessità per violentare la coscienza e le libere scelte del paziente. Moltissimi professionisti oggi considerano ancora il dissenso alle Emotrasfusioni dei Testimoni di Geova, una lotta che è servita al progresso civile della medicina e del diritto a favore della dignità delle persone.
Con una ricaduta molto positiva sull’intera collettività mondiale di cui oggi possono usufruire tutti coloro che per vari motivi rifiutano il trattamento di emo trasfusione non solo per motivi religiosi..
Le prese di posizione di questi pazienti hanno consentito di avere una Buona Legge su (PBM) e il progressivo riconoscimento dei BioDiritti avvalorati dalla BioEtica più attuale come le DAT.
Per Informazioni sulla corretta attivazione dei protocolli delle Direttive Anticipate di Trattamento (DAT).
Mail : trilly.lagentecomenoi@gmail.com
Sitoweb: www.trillyapslagentecomenoi.it
prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni
Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
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Progetto educativo Spesso la prevenzione è vista unicamente come una necessità, un modo per evitare di dover rimediare in seguito a una situazione di difficoltà. L’ambiente educativo deve essere quindi una palestra per il giovane, un luogo sereno nel quale imparare, anche grazie ai “buoni […]
Scuola Parentale TrillyProgetto educativo
Spesso la prevenzione è vista unicamente come una necessità, un modo per evitare di dover rimediare in seguito a una situazione di difficoltà.
L’ambiente educativo deve essere quindi una palestra per il giovane, un luogo sereno nel quale imparare, anche grazie ai “buoni esempi”, i valori e gli strumenti atti ad affrontare in autonomia la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni.
La parola prevenzione ha però per Don Bosco un significato più ampio: non occorre soltanto prevenire il male, ma far questo andando incontro al bene, così da farlo emergere in tutte le sue forme.
Occorre quindi avere ottimismo, riconoscere in se stessi e nel giovane un’energia capace di guidarlo verso l’autonomia, risvegliare la voglia di camminare, di costruirsi, dandone l’esempio in prima persona e aiutare il giovane a prendere coscienza delle sue qualità positive, offrendo al tempo stesso concrete possibilità per cui queste possano esprimersi al meglio.
È l’esempio dell’educatore, colui che è venuto prima, che guida il giovane attraverso questo processo di scoperta e formazione della propria personalità.
Ragione
Porre la ragione al centro dell’educazione umana significa, essenzialmente, credere nell’uomo, nella sua capacità di apprendere, di decidere liberamente.
È un atto di fiducia e ottimismo nella persona.
Contrapposta alla ragione è l’istintività, anche emotiva: bella, certo, ma può giocarti dei brutti scherzi.
Religione
Un elemento molto importante, in quanto orienta l’uomo a Dio e lo rende capace di amare. Eppure anche davanti alla religione, la ragione ha la precedenza. Diceva infatti don Bosco: “mai obbligare i giovani alla frequenza dei Sacramenti, ma incoraggiarli e facilitarli nell’approccio a Gesù, facendo notare la bellezza e la santità di quella religione che propone mezzi così semplici per costruire una società civile”.
Amorevolezza
È la base di ogni azione educativa, ma “non è sufficiente amare i giovani, occorre soprattutto che i giovani stessi si sentano amati”.
E ancora, viceversa, “ognuno si faccia amare per educare i giovani”. Educare è quindi un donarsi in modo gioioso, trasmettendo gioia e serenità proprio con il dono di sé.
Questo amore si manifesta in una accoglienza del giovane così come egli è, con i suoi difetti e i suoi pregi, nella sua unicità.
Attenzione e dialogo – L’educazione è cosa di cuore
Don Bosco aveva affermato che la pratica di questo sistema è tutta poggiata sulle parole di San Paolo che dice: “La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene tutto”».
Don Bosco è convinto che solo Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare, e da ciò segue l’importanza della religione nel suo sistema educativo.
Fin da ragazzo Don Bosco aveva ricevuto il consiglio «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare il cuore dei giovani», una frase che segnò tutto il suo cammino.
L’amore per i giovani e soprattutto il farli sentire amati, attraverso l’interessamento ai loro giochi, alle loro vite e alle loro problematiche è quello che rende l’educatore un amico speciale, un fratello maggiore che guida il giovane verso l’autonomia
Riconoscimento delle unicità – Un punto accessibile al bene
Don Bosco diceva «Basta che siate giovani perché io vi ami assai», una frase che ci fa capire come egli guardasse al giovane con simpatia e che nella filosofia salesiana si traduce nella creazione di un canale di comunicazione tra educatore ed educando, che permette con il tempo la trasmissione di valori di vita e di fede.
Secondo Don Bosco in ogni giovane si trova «un punto accessibile al bene», grazie al quale è possibile instaurare questo rapporto di fiducia e insegnamento, volto ad aiutare il giovane a crearsi una personalità armonica e solida.
La ragione del Sistema Preventivo è dare fiducia alle forze di bene presenti in ogni persona, che l’educazione ha il compito di far crescere e maturare.
Un ambiente stimolante per lo sviluppo – Salute, scienza, santità
A Don Bosco interessava non solo la salvezza dell’anima del giovane ma anche il suo sviluppo mentale e sociale.
Oltre quindi ad educare al senso cristiano dell’esistenza, egli proponeva ai suoi ragazzi momenti di svago e protagonismo, quali teatro, musica e gioco, da inframezzare ad attività propedeutiche all’apprendimento di un mestiere con cui guadagnarsi la vita ed essere un onesto cittadino.
Orientamento – L’educazione può cambiare la storia!
Questa idea sostenne Don Bosco in tutto il suo lavoro e per tutta la durata della sua vita.
L’educatore, secondo questa visione, è «un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi».
La competenza educativa, l’amore della “vita profonda”, lo sguardo positivo su se stessi e sugli altri e la “passione” per i giovani sono le caratteristiche che consentono ad un educatore di educare il giovane ad usare la propria libertà nel migliore dei modi.
Il titolo del convegno era allarmante e propositivo: “È il momento della vera scuola cattolica”, illustrato ancora meglio dal sottotitolo: “Uscire dal sistema per essere se stessi”. Le tre relazioni di Stefano Fontana, don Samuele Cecotti e don Marco Begato sono state concordi nel constatare che esiste ormai un sistema ben collaudato e che si muove con coerenza non per educare ma per diseducare, per togliere i figli ai genitori, per impedire alla Chiesa di continuare a considerarsi primario soggetto educativo e non solo collaboratrice esterna e occasionale dopo aver delegato l’educazione ad altri e soprattutto allo Stato. Questo sistema si chiude a riccio per impedire vie di fuga,
In questo modo, però, la Chies rinuncia a quanto le è proprio per natura: come ha segnalato al convegno don Cecotti, la Chiesa insegna la verità rivelata, però questa si basa sulla ragione e quindi ha titolo originario anche per educare la ragione, in un unico progetto educativo perché unico, anche se distinto, è il progetto salvifico. Purtroppo, l’influenza di tante correnti della teologia contemporanea condizionate dalla prospettiva protestante ha rotto il rapporto tra fede e ragione sicché oggi si pensa che alla ragione debba pensare lo Stato e alla fede la Chiesa. Da qui il ritiro di quest’ultima dalla pubblica piazza.
Che poi magari lo Stato insegnasse ad usare la ragione. Oggi, anche se non da oggi, avviene il contrario. Come hanno segnalato le relazioni mattutine al convegno, dapprima lo Stato si è dichiarato neutro da principi e valori, poi ha cominciato a combattere coloro che pretendevano ancora di tenere formi principi e valori pubblici, quindi ha iniziato a fare violenza imponendo i propri principi e i propri valori. Come è avvenuto da qualche tempo con l’istituzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica in ogni ordine di scuola pubblica.
La libertà di educazione e il confronto tra una scuola che forma al bene comune e quella moderna, ideologica e statale, originata dalla Prussia e poi importata anche in Italia. La scuola parentale come antidoto. L’abuso della tecnologia e i danni per i giovani. Dall’incontro della Bussola con Marco Sermarini e lo psicologo Roberto Marchesini.
Anticlericale, non c’era libertà». Da lì, l’indottrinamento da parte di chi detiene il potere è proseguito fino ai giorni nostri, quando la scuola è preda di teoria del gender, Agenda 2030, eccetera.
Di contro, come ha notato Sermarini, «il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli» una cultura e un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutuando il meglio del mondo greco-romano, «come ad esempio le famose arti liberali, che sono una grande introduzione alla realtà che la Chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea», secondo «un’idea sana di Europa». Con l’era moderna si assiste invece al tentativo di cancellare questa identità, un’operazione a cui «la scuola di Stato si presta perfettamente», grazie anche a un equivoco di fondo: «È una scuola apparentemente neutra ma che in realtà funge, volontariamente o involontariamente, da megafono delle idee dominanti».
I due ospiti hanno sottolineato i danni che vengono da un inappropriato o eccessivo uso della tecnologia, concordando tra l’altro sull’opportunità per gli studenti di non portare il cellulare in classe. Riguardo all’insegnamento, se è vero che in determinate situazioni «ci sono delle tecnologie utili», come argomenta il rettore della Scuola Libera Chesterton, «in generale noi utilizziamo un metodo molto classico e antico: il professore parla, fa esempi, spiega qualcosa e i ragazzi ascoltano, prendono appunti, intervengono, domandano, sono stimolati a fare domande, a cercare di capire. È quello che si dice “seguire un maestro”, qualcuno che ti introduca alla realtà vera e propria, non a quella virtuale». Sermarini, per la sua esperienza a scuola, e Marchesini, per i pazienti ricevuti nel suo studio, evidenziano gli scarsissimi livelli di apprendimento e le altre conseguenze negative che hanno accompagnato la didattica a distanza (Dad). Anzi, per Marchesini, «la Dad è stata un esperimento per abolire la scuola in presenza e fisica». Attraverso la sua attività, lo psicologo clinico ha potuto constatare di persona l’incremento dei pensieri e tentativi suicidari nei giovanissimi, vedendovi un legame proprio con la Dad, il lockdown e il terrorismo mediatico in tempo di Covid-19. Senza dimenticare, come rileva Cascioli, che le politiche per spingere gli studenti di medie e superiori alla vaccinazione hanno aggravato ulteriormente il quadro, emarginando i non vaccinati.
Tornando al vulnus dell’uso abnorme dei mezzi tecnologici, lo psicologo ha riferito come gli addetti ai lavori concordino sul fatto che gli schermi di cellulari, computer, tablet, ecc., «sono dal punto di vista cognitivo la peggior disgrazia che poteva capitare a queste generazioni […]. Tutti questi strumenti tecnologici e digitali hanno ridotto l’attenzione dei ragazzi a intervalli brevissimi». Il loro uso prolungato aumenta disturbi del sonno, irritabilità e nervosismo, e diminuisce la capacità di relazionarsi. Tutto ciò ha una serie di altri effetti, di cui Marchesini riporta un paio di esempi emblematici, vittime immateriali incluse: vedi il compianto assolo di chitarra…
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di prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Il 9 e il 10 settembre ho partecipato alla due giorni de “le tavole di Assisi” che si è tenuta, appunto ad Assisi. Sono state due giornate intense, e con numerosi interventi che si sono susseguiti dalla mattina alla sera. Tutto è stato molto interessante, e mi sono trovata in perfetta armonia con molti degli interventi fatti ma c’è un ma…
Mi limiterò a fare soltanto alcune osservazioni senza le quali, ritengo non si possa avere la giusta chiave di lettura delle due giornate. L’ evento era teso, secondo gli organizzatori, “a riflettere, ragionare, ascoltare e pregare insieme.“ L’appuntamento nella splendida cornice di Assisi ha messo al centro delle sue riflessioni le sfide che attendono l’Italia e l’intero Occidente: l’assalto alla vita e alla famiglia fino alla guerra, dalla dittatura del pensiero unico fino al definitivo sradicamento delle radici cristiane dell’Occidente.
Erano presenti alcune delle principali sigle del panorama cattolico Italiano con due vescovi, una pastora del mondo evangelico ( protestante) numerosi intellettuali e più di 400 persone accreditate.
Voglio partire dall’intervento di monsignor Giampaolo Crepaldi vescovo emerito di Trieste che ha gettato le fondamenta sulle quali si sarebbe dovuto ( ma così non è stato) costruire l’intero evento con l’apporto dei vari relatori.
“Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI… Che non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime“.
Oggi questa eredità preziosa si trova in grave difficoltà e il motivo principale è di fede in primo luogo e in secondo luogo di ragione. Dice monsignor Crepaldi che si concede troppo al naturalismo e si pensa che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi progressivamente scendere di livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista ed infine al Cristo della coscienza individuale.
La conseguenza di tutto ciò è che il ruolo del Cristianesimo così concepito finisce di avere un ruolo importante nella società.
Questa è una menzogna perché il cristianesimo e la chiesa hanno invece qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, in una piazza dove il vociferare “Del pubblico dibattito“ genera soltanto un grande baccano quotidiano.
Se il cristianesimo e la chiesa “hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto.“ Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto“.
Questo tutto deve essere vagliato alla luce di quanto la chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Monsignor Crepaldi ha rincarato la dose facendo riferimento a l’esistenza di troppe realtà cattoliche che oggi hanno fatto propria l’agenda ONU per il 2030.
“Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane.“
La società non trae nessun vantaggio da attivisti frenetici cattolici “fluidi”che restano improduttivi.
Alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili“, di cui ci parlava Benedetto XVI, sta l’agnosticismo cattolico il quale assolutizza la politica permettendole di fare tutto svilendola e rendendola cieca. Una politica fatta alla cieca.
Ad una politica così ridotta la dottrina sociale della chiesa non ha più nulla da dire.
Stanno scomparendo gli spazi in cui il cattolico può operare. “La pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali“ si sta riducendo di numero.
La domanda che si impone e si erge a questo punto è molto semplice e allo stesso tempo molto seria: i cattolici, siano essi laici o uomini di chiesa, si adeguano o tentano di opporsi?
Per opporvisi serve Il messaggio proprio e unico che la chiesa e il cristianesimo hanno da dire al mondo.
Tutti coloro che non lo fanno o lo fanno male verranno fecondati e avvelenati da altre idee che con il Cristianesimo non hanno niente a che vedere.
Queste sono state le tavole intorno alle quali ci si è seduti e i relatori hanno dato degli spunti sui quali sarebbe stato necessario confrontarsi. Non è stato possibile e non per mancanza di tempo ( considerando che alcuni relatori invitati non hanno potuto partecipare): alcune tematiche non “dovevano” essere affrontate.
Le IX tavole
Mentre Monsignor Crepaldi parla di Chiesa Cattolica alle tavole erano presenti alcuni rappresentanti delle chiese evangeliche: chiese nate dalla Riforma protestante, la quale rifiutò molte istituzioni e pratiche della Chiesa Cattolica in nome del ritorno al Vangelo,che ogni Cristiano poteva interpretare secondo la propria coscienza. Sarà bene per il lettore saper rispondere alla domanda : chi è il cattolico?
Il cattolico è colui che si oppone alla ribellione contro il Logos. È colui che si sforza di vivere in armonia con il Logos, cioè con l’ordine, il senso che ha creato e governa l’universo. E il Logos si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi e ha fondato la chiesa Cattolica.
Papà Benedetto XVI nel viaggio in Germania del 2011 non nascose la problematica morale, che costituisce una nuova sfida per il cammino ecumenico. “Nei dialoghi non possiamo ignorare le grandi questioni morali circa la vita umana, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la libertà, la giustizia e la pace“. La presenza della pastora Roselen Böener Faccio tra i relatori alle Tavole di Assisi ha riproposto un problema cruciale dell’ecumenismo contemporaneo .
“La questione della struttura della rivelazione-la relazione tra sacra scrittura, la tradizione viva nella santa chiesa e il ministero dei successori degli apostoli come testimone della vera fede. E qui è implicita la problematica dell’ecclesiologia che fa parte di questo problema: come arriva la verità di Dio a noi”.
Il problema teologico soggiacente è il discernimento tra la tradizione con maiuscola, e le tradizioni. Papa Benedetto XVI ci metteva in guardia sulla problematica dei metodi adottati nei vari dialoghi ecumenici dove il rischio del relativismo è più forte. I documenti comuni di studio prodotti dai vari dialoghi ecumenici non sono testi del magistero cattolico: vanno riconosciuti nel loro giusto significato come contributi offerti alla competente autorità della chiesa, che sola è chiamata a giudicare in modo definitivo.
Noi Cattolici dobbiamo rimanere fermi sui principi morali non negoziabili. Solo così sarà possibile combattere la dittatura del relativismo evitando che il dialogo ecumenico ne diventi l’ennesima vittima per malinteso buonismo. Accorgimento venuto meno durante il confronto con la Pastora.
La prima tavola sulla sacralità della vita pur avendo affrontato il tema “aborto non ha speso una sola parola riguardo al problema morale degli esperimenti sui feti abortiti.
“La vita umana è sacra perché (…) Comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale col creatore, suo unico fine“. Donum vitae, CDF,1988
È stato ampiamente condannata la legge ingiusta come la 194 perché nessuna ragione può prevalere sulla sacralità della vita umana. La chiesa non può, in nome del dialogo venire meno alla doverosa chiarezza su aborto e 194.
L’impegno più grande è stato quello di portare il discorso sull’aborto come atto delittuoso e illecito. Quando si parla di aborto, il valore che viene messo maggiormente in gioco è il valore della vita nascente, che va tutelata, a maggior ragione, perché è più indifesa. Ma tacere sull’uso dei feti abortiti significa essere complici alla creazione di una cultura che ritiene legittimo che alcuni muoiono per il bene dell’umanità, una cultura che decide che alcuni esseri umani non sono persone, ma cose, fornitori di “materiale biologico“.
Soltanto due giorni dopo, In data 12 settembre 2023, il parlamento europeo ha approvato una proposta di regolamento (483 voti a favore, 89 astensioni e 52 contrari, che sostanzialmente rischia di aprire le porte alla commercializzazione di embrioni e feti, Di fatto equiparati a “sostanze di origine umana“ come anche sangue e plasma. Addirittura il partito popolare europeo “riconosce e sostiene l’esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi trans frontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro“.
Questo scenario rischia di aprire concretamente alla legalizzazione del mercato di vite umane in Europa. Inoltre è chiaro come ci sia dietro un disegno politico e culturale per far passare sempre di più il messaggio e il concetto della non dignità della vita umana nel grembo materno. Sì, infatti, si possono includere feti ed embrioni classificandoli come “sostanze di origine umana“ allora tutto ciò riduce Feti ed embrioni a qualcosa di non “vivo”, qualcosa di equiparabile agrumi di cellule e per questo non solo non degni di diritti, ma anche oggetti da sfruttare a uso e consumo anche di fini abbietti, come l’eugenetica.
Pertanto è necessario comprendere se alcuni specifici preparati beneficiano già in modo essenziale dell’aborto. Detto altrimenti: esiste un rapporto diretto tra l’aborto e la realizzazione di questi preparati? La risposta è sì.
Dal 1999 l’organizzazione non-profit Children of God for life è in prima linea per la battaglia sui vaccini etici.Debra Vinnedge, Fondatrice dell’associazione nel 2005 porta a conoscenza della pontificia Accademia per la vita il problema dei vaccini immorali.
Già dal 1961 il ricercatore del Winstar Institute dell’Università della Pennsylvania, il dottor Leonard Hayflick, rivelava al mondo i suoi esperimenti per ottenere le linee cellulari fetali WI 1-25 (WI sta per Winstar Institute, la numerazione riguarda le linee cellulari progressive); tre anni dopo, l’anno della rosolia epidemica negli USA, Hayflick ricavava una nuova linea cellulare, la WI -38 tratta dai polmoni di una bambina di tre mesi di gestazione.
Sapete quanti aborti sono stati usati per estrarre il virus della rosolia dai feti e utilizzarlo per il vaccino? Fu ammesso dagli stessi studiosi, tra cui il dottor Plotkin (padre del vaccino contro la rosolia), ben 67 aborti: 67 aborti per ottenere il virus e 30 per arrivare alla linea cellulare WI-38, per la coltivazione del virus.
La storia della produzione del vaccino contro la rosolia rivela che dietro una linea cellulare si nascondono non uno, ma una molteplicità di feti dissezionati; inoltre il feto viene appositamente scelto in ragione di alcune caratteristiche importanti della madre e della famiglia.
Non si tratta di aborti spontanei, ma di aborti selezionati, come conferma altresì lo studio sulla creazione di una recente linea cellulare, importante anche per capire l’equivoco su una presunta perennità delle linee cellulari fetali. Queste linee cellulari vengono infatti comunemente definite “immortali“; l’aggettivo lascia intendere che si tratterebbe di linee cellulari disponibili nei secoli dei secoli per la ricerca e la realizzazione di vaccini o di altri farmaci. Pertanto non sussisterebbe più la necessità di nuovi aborti per ottenere nuove linee e Il ricorso a feti provenienti da aborto non risulterebbe pertanto più necessario.
La realtà è però differente. Questo crimine non appartiene affatto al passato, ma al presente e al futuro. In uno studio pubblicato da Bo Ma,et al. nel 2015, si evince e conferma che le donne che abortiscono sono debitamente scelte e che per ottenere una linea Cellulare, sono necessari più feti con queste caratteristiche:
Impossibile dunque continuare a ritenere ingenuamente che queste linee cellulari provengono da aborti spontanei o “casuali“; non sono aborti spontanei perché il processo rapido di autolisi renderebbe i tessuti inutilizzabili. I tessuti sono presi a cuore battente perché il sangue deve ancora circolare per ossigenare le cellule.
Per coloro che ancora negano la presenza e l’utilizzo delle cellule embrionali fetali nei vaccini vi segnalo la pubblicazione del CDC (Centers for Disease Control and Prävention) che pubblica un elenco degli eccipiente dei vaccini dove sono elencati i detriti cellulari fetali MRC-5 e WI-38. Il passaggio finale è vero non utilizza linee cellulari fetali, ma ogni passo fino a quest’ultimo punto l’ha fatto. I vaccini dipendono dalle linee cellulari fetali.
Moralmente sono cattivi perché la cooperazione formale è sempre illegittima. Ricorrere ai vaccini illeciti ha comportato pericoli non solo in linea ipotetica, ma nella realtà ( vedasi il già citato emendamento europeo). Grave quindi è stato il silenzio da parte delle associazioni pro-life e persino degli uomini di chiesa presenti : a prescindere dalle scelte individuali, non si è ancora assistito a una estesa e forte condanna dei centri di ricerca, delle case farmaceutiche e delle scelte di politica sanitaria che hanno privilegiato la via immorale. In parole povere si dice silenzio-assenso.
Di certo, come un assenso è stata percepita la generale astensione durante la discussione della prima tavola di Assisi di una ferma condanna di questo macabro mercato dei feti.
Il periodo pandemico ha accelerato il processo immorale che ha condotto all’uso dei vaccini COVID-19 sotto la pressione della paura. Forse si doveva provocare una reazione per spostare l’interesse della ricerca verso modalità lecite, opponendo l’obiezione di coscienza e cercando alternative eticamente accettabili. In caso contrario è stato commesso un peccato di scandalo.
Vangelo di Matteo 18,7 “ Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”
Il 21 dicembre del 2020, anche la congregazione per la dottrina della fede si esprimeva in una nota sulla illiceità assoluta della sperimentazione sui feti abortiti. Da allora nessuna voce ecclesiale parla più del problema.
La prima tavola di Assisi aveva un’occasione importante per lanciare un appello in tal senso e sollecitare non solo i nostri governanti ma anche i nostri vescovi a prendere una posizione. Capiranno primo poi che si raccoglie quello che si semina.
Chiunque si assuefà al male e a una concezione utilitaristica della vita umana, senza nulla obiettare è destinato a finire male come dice il salmo numero uno “ Il signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi finisce male“ .
Ora la presenza di Alemanno, è stata la ciliegina sulla torta che ha svelato parzialmente il filo conduttore dell’evento.
A parte tutte le critiche infondate di classificare i partecipanti alle giornate di Assisi come puzzle di novax , putiniani, antidarwiniani non si può negare che è stato fatto un tentativo di costruire una presenza del mondo politico e culturale identitario. In questo non c’è nulla di male nella misura in cui venga fatto superando quel senso di inferiorità che il mondo cattolico ha e considerando il pensiero già espresso da monsignor Crepaldi :la chiesa cattolica ha qualcosa di unico e proprio da dire alla politica italiana e non il contrario.
È venuto a parlarci della guerra e della necessità di ripudiarla. Completamente d’accordo Ma sia Alemanno che Adolfo Morganti che Francesco Borgonovo, direttore de La Verità, sono scivolati su una buccia di banana il cui nome è Vannacci. L’accenno al generale Vannacci come ad un difensore del buon senso e dell’ovvio lo chiarisce ancora meglio.
Guarda caso anche Vannacci nel suo libro non tocca le stesse tematiche che sono state censurate ad Assisi.
Di tutto si è occupato, fuorché della Pandemia (L’elefante che da tre anni è nella stanza) e di un altro tema estremamente importante: la libertà religiosa. A questo punto, mi sorge la domanda del perché tanto mondo cattolico, presente ad Assisi, in particolare quello conservatore ( così ha presentato l’evento il senatore Pillon), si è tanto entusiasmato per il Generalissimo ?
Cosa propone? Un orgoglio nazionale italiano puramente laicista, dove il grande assente è il ruolo del Cristianesimo in Italia. Si ispira all’orgoglio nazionalista di altri Stati. Nulla di nuovo, lo stesso era avvenuto col Risorgimento. Secondo il generale Vannacci il mondo cosiddetto “normale è quello che si fonda sull’antropocentrismo e l’occidentalcentrismo. È un tecnocratico e che anche se apparentemente contesta l’ ecologismo poi di fatto promuove gli OGM.
Non possiamo permettere che Vannacci diventi un paladino del mondo cattolico , fosse pure IL MONDO COSÌ DETTO “conservatore“.
Qual è quindi la X tavola assente che dovrebbe essere inserita negli eventi da riproporre PROSSIMAMENTE, così come Simone Pillon ha auspicato alla fine delle sue conclusioni, in tutta Italia per rilanciare il pensiero cristiano, conservatore e identitario?
La X tavola
La chiesa accoglie tutti ma non tutto. Rimettere al centro la tradizione autentica della chiesa da dove attingere per poter poi costruire e ricostruire ciò che è stato distrutto e ciò che di nuovo va edificato. Serve il messaggio proprio e unico che la Chiesa e il Cristianesimo hanno da dire al mondo.
di wp_15438195 trilly.lagentecomenoi@gmail.com 23 Luglio 2023 0 24 minuti 2 mesi Indice dei contenuti di prof. ssa Paola Persichetti 120 anni fa moriva LEONE XIII Voglio raccontare una storia che i cattolici spesso ignorano, colpevolmente; cosa che li costringe a tacere ogni volta che qualcuno oppone […]
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di prof. ssa Paola Persichetti
120 anni fa moriva LEONE XIII
Voglio raccontare una storia che i cattolici spesso ignorano, colpevolmente; cosa che li costringe a tacere ogni volta che qualcuno oppone loro la solita propaganda: “Galileo, inquisizione, ecc“., cioè le solite leggende nere, le solite falsità , che però sono sufficienti a farci arrossire. Per questo leggere e conoscere la storia della chiesa vuol dire impossessarsi di un ottimo strumento per combattere “Quella congiura contro la verità“ che denunciava Papa Leone XIII (al secolo Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903); e che ogni cattolico ha il dovere di combattere.
Per farlo bisogna conoscere le nostre origini, conoscere i martiri, i santi, i papi, le persecuzioni subite dai cristiani, e soprattutto quel rapporto così conflittuale con il potere, con i potenti di ogni sorta e di ogni ideologia, che nel corso dei secoli hanno cercato di fagocitare la chiesa perché la chiesa era (ed è) l’unico ma irriducibile argine a protezione degli ultimi, dei poveri, dei piccoli. Un argine formidabile che è il corpo di Gesù Cristo, oggi come mai perseguitato e insanguinato.
Le sfide che oggi la chiesa deve affrontare sono sfide che senza la conoscenza della sua storia, dei fatti, dei suoi protagonisti, di quella cultura cattolica che è la nostra cultura, difficilmente si riuscirà ad affrontare. Perché una fede senza cultura, rischia di sbriciolarsi anche di fronte al più patetico sussidiario. Sono stati fondamentali gli interventi che i sommi pontefici, hanno fatto negli ultimi due secoli e mezzo, nel loro abbondante magistero, della vicenda massonica e dei suoi fondamenti ultimi: antropologici, Metafisici, culturali, etici. È stata una lettura che ha seguito, passo a passo, L’evolversi della massoneria andando fino in fondo ai presupposti, molte volte anticipando gli esiti che, sul piano della vita della società e del rapporto con la chiesa si sono poi, di fatto realizzati.
La massoneria è un nemico della chiesa; nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione ad esse di una cultura e di una società sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all’architetto dell’universo..non è la chiesa a essere antimoderna ma è la modernità ad essere anti ecclesiale. Nella massoneria la modernità esprime il massimo di chiarezza e di identità raccogliendo anche il massimo di impatto culturale sociale.
Leone XIII (pontefice dal 20 febbraio 1878 fino alla sua morte nel 1903) con la stesura dell’Humanum Genus-L’enciclica che con precisione filosofica analizza i presupposti, la natura e l’operato della massoneria – denuncia le caratteristiche delle sette. In perfetta continuità con Pio IX, da vescovo di Perugia prima che da Papa, Gioacchino Pecci ammonisce che la fine del potere temporale dei pontefici è funzionale, nelle intenzioni di chi la promuove, alla scomparsa della chiesa cattolica. L’attività della massoneria mondiale negli ultimi decenni dell’ottocento culmina nell’attacco frontale al cattolicesimo nel suo paese di elezione: l’Italia. È pertanto naturale che il pontefice analizzi l’operato delle società segrete a partire da quanto succede in Italia e a Roma. Papa Pecci – come Pio IX prima di lui – ricorda i meriti della sede Apostolica e enumera i vantaggi derivanti dall’Italia dalla presenza sul suo suolo della sede di Pietro.
Le benemerenze della Roma pontificia sono innegabili, secondo Pecci: i barbari respinti o di incivili liti; dispotismo combattuto e frenato; le lettere, le arti, le scienze promosse; le libertà dei comuni; le imprese contro i musulmani. La sede di Pietro ha diritto pertanto ad essere rispettata e mantenuta. Papa Leone XIII alza la voce affermando che non è la chiesa ad essere antipatriottica ma è la massoneria che, essendo anticattolica, e, proprio per questo, è anche anti-italiana.
Da una parte abbiamo la bellezza della civiltà cristiana che si contrappone al degrado dell’Italia massonica. Il panorama che si offre all’analisi del pontefice è , in effetti, desolante: l’emigrazione comincia a diventare massiccia, la corruzione dilagante, l’anarchia e il socialismo guadagnano terreno per il degrado della condizione della maggioranza della popolazione. Di lì a poco lo scandalo della Banca romana, l’esplosione dei fasci siciliani con annesso stato d’assedio, Il disastro coloniale, la strage di fine secolo compiuta a Milano dal generale Bava Beccaris. Leone XIII addita la massoneria come nemica di Dio, della chiesa e della patria.
Nel piano dell’unità di Italia si punta a Roma, alla distruzione dello Stato pontificio, un attacco alla sovranità della Santa sede. Perché?
Perché Roma è il mondo. I romani, che avevano un impero smisurato, avevano la consapevolezza che Roma era unica.Roma era universale, era la città in cui tutti si sentivano a casa. Il cristianesimo eredita e porta a compimento l’universalità romana. Lo spiega bene Paolo nella lettera ai Galati e nella lettera ai Colossesi , quando dice che “non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna“ perché tutti sono uno in Cristo Gesù. Le lettere di Paolo dimostrano che l’universalità cui Roma aspira è realizzata appieno dalla chiesa romana.
È proprio questa universalità che fa di Roma un obiettivo: ogni nemico di Cristo vuole arrivare a Roma, distruggere Roma e creare una nuova Roma. Cioè un nuovo potere universale. Tutti gli imperi ci hanno provato, ma finora non ci sono riusciti. La massoneria è interessata ad arrivare a Roma perché vuole il potere, vuole riuscire a dominare ovunque, e perché l’unico ostacolo che incontra è rappresentato dalla chiesa cattolica. È una volontà di dominio che parte da lontano, radicata nella riforma protestante.
In quale modo?
Protestantesimo e massoneria sono collegati dall’idea del libero esame promossa dal protestantesimo. L’esaltazione della libertà da Roma e dal magistero che Lutero incarna, diventa l’esaltazione della libertà dalla rivelazione propugnata dalla massoneria. La verità non è rivelata, è prodotta volta a volta dalla libera discussione nelle logge. E l’odio per Roma passa da Lutero alla massoneria.
Quando si parla di uno Stato pontificio arretrato, fuori dal tempo si mente spudoratamente: lo Stato pontificio era un gioiello, e a suo favore non c’è bisogno di tante parole perché bastano le pietre come le città, i villaggi e i borghi. È sufficiente visitare regioni come l’Umbria, le Marche , il Lazio perché si comprenda come fosse amministrato lo Stato pontificio. Quanti ospedali, quante chiese, quante cappelle, quante opere d’arte, quante fontane, quanti oratori, quanti conventi, quante opere di beneficenza, quante scuole. Quanta bellezza c’era ovunque. Quanto amore e rispetto per la vita delle persone.
La massoneria pensa di avere una singolare affinità con lo spirito scientifico pertanto è naturale che la sfida alla chiesa cattolica sia portata con particolare determinazione nel mondo dell’università e della cultura, della scuola e della stampa. E così, mentre il regno d’Italia si gloria dell’apertura della biblioteca nazionale inaugurata a Roma nel 1876 (ubicata nella sede romana dei gesuiti-il collegio Romano-e formata da quanto resta delle biblioteche sottratte agli ordini religiose), Leone XIII, per sottolineare da che parte sta l’amore per i libri e per i documenti, apre al pubblico l’archivio segreto Vaticano e la biblioteca Apostolica vaticana.
Nell’enciclica Saepenumero considerantesi del 18 agosto 1883, denuncia la congiura contro la verità di una storiografia compiacente. La sua posizione durante il Risorgimento è paragonabile a quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI durante il processo di unificazione europea. Come Leone XIII difendono la tradizione religiosa e culturale dell’Italia cattolica tentando di risparmiare agli italiani le ingiustizie e le sofferenze loro inferte il nome del progresso e della libertà, così Giovanni Paolo II e Benedetto XVI rammentano le radici cristiane del continente europeo tentando di risparmiare alla popolazione europea-dopo il comunismo il nazismo-gli amari frutti della ragione umana senza Dio (“libera”).
Quando Giovanni Paolo II si appella senza sosta ai governanti perché menzionino il cristianesimo nel trattato costituzionale, lo fa con gli occhi rivolti al futuro e non combatte, per usare un’espressione di Ratzinger, “una qualche nostalgica battaglia di retroguardia della storia“ (Cfr la conferenza “ L’Europa nella crisi delle culture“, tenuta a Subiaco il 1 aprile 2005, a pochi giorni dalla sua elevazione pontificia).
Nell’Humanum Genus Leone XIII prende atto della grande potenza acquistata in poco tempo dalla massoneria la quale si comporta come “uno stato invisibile ed irresponsabile“ che tenta di imporre a tutti libertà, fratellanza e uguaglianza intesa alla maniera delle logge. Stato nello Stato, i massoni sono certi di costituirne l’Elite intellettuale e morale e ritengono che a loro compete il dovere di dirigere ogni aspetto della vita associata: dalla politica alla cultura, dalla scuola alla stampa, dall’arte alle opere di beneficenza. Analizziamo questi aspetti nel dettaglio a partire dalla situazione italiana tanto spesso richiamata dal Papa nei suoi interventi.
Le élite dell’ordine specifica quale sia il compito grandioso che attende i fratelli: Smantellare la società basata sulla rivelazione per costruirne una fondata sul naturalismo.
La strategia è di procedere con cautela per il bene generale della massoneria in Italia e in Europa, Pertanto le prassi massoniche devono essere occultate e l’odio per la chiesa dissimulato.
La fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la chiesa.
Si resta sconcertati che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.
La fine del potere temporale era strumentale al crollo del potere spirituale. Convinzione della massoneria era che togliendo al papato le proprie ricchezze questo sarebbe crollato anche spiritualmente.
Una circolare del grande oriente del 1888 dice di doversi guardare bene dal non usare la parola anticattolicesimo , ma di usare la parola anticlericalismo, perché è necessario dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici ma i clericali. Ufficialmente non si pongono contro Cristo e la Chiesa ma contro i clericali che la snaturano.
Il Risorgimento ha attuato gli stessi provvedimenti anticattolici messi in atto tre secoli prima dalle nazioni protestanti: l’unica differenza è stata che, mentre Lutero, Calvino ed Enrico VIII, agivano in odio dichiarato alla chiesa cattolica, i liberali italiani erano vincolati al rispetto formale della costituzione e si professavano più cattolici del Papa. Una menzogna radicale più volte denunciata da Leone XIII.
Un punto importante da sottolineare è che l’avversione della chiesa nei confronti della massoneria deriva dalla lotta senza quartiere che la chiesa fin dalle origini ha ingaggiato contro la gnosi. La chiesa combatte la massoneria perché combatte la gnosi, e perché la libera-muratoria è la forma moderna e contemporanea della gnosi. La quale gnosi- è importante specificarlo-è quanto di più radicalmente anticristiano ci possa essere dal momento che si fonda sulla tentazione, meglio sulla menzogna primordiale: “diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male“ (genesi 3,5).
La chiesa cattolica ed i suoi papi hanno portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti un “gigantesco sforzo Antignostico” a dimostrazione di come quanto la massoneria fosse ritenuta una questione della massima gravità.
Il magistero pontificio di Leone XIII è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio“ (per dirla con Papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo.
In nessun modo l’essere cattolici è compatibile con l’appartenenza ad una realtà in quanto gnostica e intrinsecamente anticristiana.
In questi tempi di dottrina fluida e di sinodalità liquida; di un cattolicesimo umanitario, affratellante, dialogante ed ecologico; di una predicazione che volge lo sguardo alle cose di quaggiù anziché a quelle di lassù e che ha sostituito la santificazione con la sanificazione delle feste troviamo tanta Caritas e poca Veritas.
Come diceva il compianto cardinal Caffarra, solo un cieco può non accorgersi della confusione che c’è nella chiesa in un tempo come quello che stiamo vivendo.
Uno strumento efficacissimo e diabolico usato per allontanare gli uomini da Dio è l’esaltazione del sentimento, arma perfetta per smantellare la morale rivelata e spalancare la strada a tutte le passioni. Basta osservare le società occidentali nell’ultimo mezzo secolo per rendersi conto di come sia stato proprio l’uso del sentimento da parte delle logge massoniche ad aver favorito la diffusione di una cultura compiutamente anticristiana in tutti i gangli della società: diritto, musica, costume, spettacolo, mass media, Internet, editoria, TV, cinema, eccetera.
Il magistero pontificio mette puntualmente in evidenza anche il carattere satanico del progetto massonico.
Leone XIII è noto per la celebre preghiera a San Michele Arcangelo, che ha una storia tutta da scoprire. La preghiera è molto particolare, è un vero e proprio esorcismo. Era il 13 ottobre 1884 quando Papa Leone XIII, mentre celebrava la Santa messa nella sua cappella privata, ascoltò in maniera distinta due voci.una, dolce; l’altra, aspra e dura. La prima voce era quella di Gesù; l’altra di Satana. Il dialogo fra loro era molto agitato: Satana avrebbe chiesto a Gesù più tempo e più potere per poter distruggere la chiesa. Il tempo richiesto per svolgere il suo piano era di 75 anni-100 anni.Gesù avrebbe acconsentito alla richiesta, precisando comunque che le porte dell’inferno non avrebbero avuto certamente l’ultima parola. Quella stessa esperienza mistica di Leone XIII si arricchì inoltre di una vera e propria visione.
Lo stesso pontefice descrisse di aver visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; di aver visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della chiesa ed attaccare la chiesa stessa. Ed è allora che apparve San Michele che ricacciò tutti gli spiriti malvagi nell’abisso. Vide San Michele Arcangelo intervenire molto più tardi dopo che le persone ebbero moltiplicato le loro ferventi preghiere nei confronti dell’Arcangelo. Leone XIII rimase sconcertato e appena si destò si diresse immediatamente nel suo ufficio e scrisse di getto una preghiera a San Michele Arcangelo. L’orazione, nella sua forma estesa, venne successivamente inserita nel libro degli esorcismi ufficiali della chiesa e come tale, in casi di possessione, era recitabile soltanto da un sacerdote autorizzato.
Ne riporto solamente una parte: “[ San Michele], Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. , Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato diavolo e Satana, che tende trappole a tutti“. Poi, si faceva riferimento a ciò che il pontefice aveva visto: “ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia“.
E, più avanti, si chiudeva con la richiesta d’aiuto a San Michele Arcangelo per combattere le insidie del maligno. Esiste anche una versione più breve che è la più conosciuta e recitata dalla maggioranza dei fedeli. Fu lo stesso Papa LeoneXIII e in persona a dare l’ordine che venisse recitata in tutte le chiese del mondo al termine della messa, nel contesto delle cosiddette Preci leonine, una serie di preghiere e invocazioni solenni a Dio e alla vergine Maria, già in uso dal 1859.
La preghiera scritta e introdotta nel rituale romano da Leone XIII, nella forma breve, recitava così: “ Nel nome del Padre , del Figlio e dello spirito Santo./ San Michele Arcangelo,/difendici nella battaglia/contro le malvagità e le insidie del diavolo, sì nostro aiuto/Che Dio lo comandi/ ti preghiamo supplichevoli:/ e tu, che sei il principe della milizia celeste,/ Satana e gli altri spiriti maligni,/ che si aggirano per il mondo/. Cercando la perdizione delle anime/con la virtù divina ricacciali nell’inferno./ Amen”.
Con il concilio Vaticano II vennero abolite le Preci leonine , e con esse ci fu una prima drastica limitazione della preghiera scritta da Leone XIII. A questa riforma, nel corso degli anni, seguiranno altre limitazioni fino a far quasi cadere nel dimenticatoio l’importantissima orazione. Fu Giovanni Paolo II nel 1994 a ricordare a tutti i cristiani le preziose parole di Papa Leone XIII.
La tradizione ha sempre parlato di San Michele come il primo tra gli angeli a scegliere risolutamente Dio. San Pio da Pietralcina, che fin da bambino dovette subire gli attacchi del demonio, disse: “guai a me se non ci fosse stato San Michele: a quest’ora avreste visto padre Pio sotto i piedi di Lucifero“.
Guardando gli avvenimenti che hanno segnato la chiesa e l’intera società in questi ultimi decenni, non è stata una scelta felice l’abbandono della sua recita. Non solo perché la preghiera a San Michele è in modo diretto una preziosa protezione contro il maligno, ma perché pure tra i molti battezzati-compresi ecclesiastici di spicco-si sta perdendo progressivamente la consapevolezza dell’esistenza di Satana e della sua azione malvagia, che è il più grande favore che si può fare al demonio e insieme un grande pericolo per la salvezza delle anime.
Sarebbe bello se un giorno tutta la chiesa tornasse a recitare quelle preci, che includono il Salve regina e tre Ave Maria.
Mi piace ricordare, visto il periodo storico che stiamo vivendo da tre anni, che a San Michele Arcangelo è legato anche il ricordo della peste bubbonica del 1656 che nel solo regno di Napoli causò, secondo le fonti, dai 240.000 ai 400.000 morti. Quando l’epidemia arrivò nella zona del Gargano, l’arcivescovo di Manfredonia, Giovanni Alfonso Puccinelli, iniziò a chiedere fervidamente l’intercessione dell’Arcangelo. Il quale gli apparve dicendo che chi avesse adoperato con devozione pietre del suo santuario sul Gargano sarebbe stato liberato dalla pestilenza.Puccinelli fece allora dividere in schegge alcune pietre del famoso santuario: vi scolpì una croce e le iniziali di San Michele, raccomandando agli abitanti di esporre il segno presso le porte di case e palazzi. Il territorio di Manfredonia rimase immune dal morbo e l’evento, scrive la Treccani, “ebbe vasta eco anche a livello internazionale“. A memoria dei fatti il vescovo fece erigere un obelisco in onore di San Michele, tuttora presente a Monte Sant’Angelo, con una scritta in latino: “al principe degli arcangeli, vincitore della peste, patrono e tutelare, monumento di eterna gratitudine“.
È questa fede nella provvidenza che andrebbe recuperata.
In sintesi il magistero di Papa Pecci contro la massoneria è il più duro e circostanziato della storia della chiesa. Il pontefice analizza i presupposti filosofici e culturali della libera muratoria e ne descrive le modalità operative. Associazione che usa tutte le armi di Satana, la massoneria riceve uno straordinario impulso dagli sconvolgimenti religiosi, culturali ed economici provocati dalla Riforma, si consolida all’epoca dei “filosofi“ e dell’Illuminismo ed è all’origine della rivoluzione francese e del liberalismo. La massoneria, o meglio la galassia di associazioni a vario titolo apparentate che la costituiscono, riversa sulla chiesa, che non riesce a soggiogare, un “furore“ enorme, all’origine della persecuzione anticattolica in ogni parte della terra.(Humanum Genus).
Fermissimo nella condanna delle società segrete, Leone XIII è instancabile nel ricordare ed elencare i meriti della civiltà nata dalla predicazione evangelica. Il pontefice ritiene che solo il Vangelo renda possibile la formazione di una società orientata al suo proprio fine e ammonisce che, rifiutata la rivelazione, la comunità civile precipita inesorabilmente nella barbarie del paganesimo.. Richiamandosi alla realtà dei fatti Papa Pecci ricorda come la Santa sede sia sempre stata centro di cultura e di faro di civiltà e sottolinea quanto straordinario sia per l’Italia il privilegio di ospitare la sede della cattedra di Pietro.
prof. ssa Paola Persichetti
16 Luglio 2023 Indice dei contenuti Nell’immagine di copertina L’incoronazione della Santissima Vergine Maria da parte della Santissima Trinità composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo – particolare dell’opera di Giovan Battista Moroni (1576, olio su tavola, Chiesa di Sant’Alessandro della Croce, Bergamo) di […]
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Nell’immagine di copertina L’incoronazione della Santissima Vergine Maria da parte della Santissima Trinità composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo – particolare dell’opera di Giovan Battista Moroni (1576, olio su tavola, Chiesa di Sant’Alessandro della Croce, Bergamo)
di prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Basta usare il maschile, usiamo un genere neutro: il dibattito nella chiesa anglicana.
Nei giorni scorsi, nella chiesa anglicana c’è chi ha proposto di usare un linguaggio più neutrale quando ci si riferisce alla divinità, anziché continuare con il maschile, e scegliere un pronome neutro. In poche parole nelle chiese protestanti ci si chiede se sia politicamente corretto che Dio sia di genere maschile e per quale ragione non possa essere femminile e a questo punto se non sia meglio riferirsi a lui o a lei con il genere neutro.
Quanto sono ciechi questi vescovi della chiesa anglicana che non vedono la verità?
Si renderanno mai conto che ci sono cose che non si possono discutere?
Cristo ci ha rivelato il volto di Suo Padre e questo non può essere messo in discussione. Dio è colui che detta le regole teologiche. Se vuole essere compreso in termini maschili, allora è così che dobbiamo parlare di Lui. Fare diversamente equivale a creare un dio a nostra immagine e cadere nell’idolatria.
Perché in questi ultimi anni l’identità maschile fa così paura?
Il maschio, con la sua virilità intesa come disponibilità a rischiare la vita per salvarla, per salvare l’onore (cioè la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio fortezza deve essere neutralizzato. Mai come in questi ultimi anni c’è una crisi inedita nella storia dell’umanità: non era mai accaduto che così tante persone restassero senza risposta davanti agli interrogativi: “chi sono? Quale è il mio ruolo? Qual è il mio posto nel mondo?“
Oggi pare, infatti, che la civiltà sia femminile, la barbarie sia maschile. Tutto ciò che ha un vago odore di virilità suscita disgusto e disprezzo. Sembra che meno testosterone c’è in giro, meglio è . Se un uomo vuole essere non certo apprezzato, ma perlomeno tollerato, deve mostrarsi assolutamente alieno dei conflitti, pernulla risoluto, attento ai sentimenti più che al raggiungimento degli obiettivi: inerte, passivo e perciò innocuo. Un uomo, insomma, non virile. L’unico uomo buono è l’uomo morto; o quello castrato.
Nel 2008 in una campagna pubblicitaria lanciata dal fotografo Oliviero Toscani per il settimanale donna moderna veniva pubblicata una immagine shock che rappresentava due bambini nudi (Mario e Anna) sotto l’immagine dei quali si leggeva, rispettivamente, “carnefice“ e “vittima“. Mario, futuro carnefice perché maschio; Anna, futura vittima perché femmina. Intervistato dal settimanale, alla domanda: “perché non è Anna a diventare carnefice?“, Toscani rispondeva: “un po’ dipende dal sangue, dal DNA, non c’è dubbio“.
Il messaggio è chiaro: il padre è un orco, il maschio è un carnefice. Dipende dal DNA, non c’è dubbio. Cos’altro dovrebbe restare da fare all’uomo, al padre, dopo una simile campagna? Vergognarsi? Chiedere perdono? Nascondersi, mimetizzarsi, tentare di convincere il mondo che lui è sì un uomo, ma non ne ha colpa? In realtà non è un vero uomo, è che ripudia la sua virilità ? La virilità pare un virus ormai quasi completamente debellato, che ogni tanto, non si capisce bene perché, si ostina a fare capolino nel mondo maschile e a provocare tutti i guai di questa terra.
Non è un caso e una cosa da poco conto voler neutralizzare la figura di Dio come padre con la scusa del politicamente corretto. La verità è che la figura paterna è considerata un pericolo nella società liberale perché solo il padre può insegnare che nella vita è necessario rischiare, osare; per la madre, infatti, il pericolo non è divertente, è solo pericoloso. Persino Freud, il padre della psicanalisi ci dice che il padre è colui che pone un limite, che testimonia che c’è qualcosa di più importante di sé.
Il padre insegna a soffrire, il padre educa a pagare, Il padre ricorda la rinuncia. Per la madre la vita del figlio è sacra, per il padre la vita va resa sacra (sacrificata) per gli altri, o per qualcosa di ancora più sacro. La madre insegna a vivere; Il padre insegna a morire, dopo aver dato uno scopo alla propria vita e quindi essere vissuti con onore. Se non c’è nulla per cui valga la pena di spendere la vita, questo è ciò che vale la vita: nulla.
Tutto ciò non significa che il modello educativo paterno sia giusto e quello materno sia sbagliato; significa invece che entrambi sono giusti, che entrambi sono necessari e che si completano a vicenda. La diversità, le differenti sensibilità materna e paterna non sono in contrasto, ma si integrano, aggiungendo a l’uno ciò che manca all’altro. Paternità e maternità non sono mutualmente escludenti, ma complementari. Nel cristianesimo sono presenti entrambe le sensibilità: paterna (Dio Padre nostro e sposo) materna (vergine Maria madre di Dio e sposa). Perché allora voler eliminare la parola padre dalla preghiera del Padre Nostro perché maschile?
Il motivo è molto semplice: una società senza limiti, che vive obbedendo ai propri desideri è una società senza ordine, caotica, insicura, Inadeguata di fronte alle avversità e ai pericoli della vita ed è per questo facilmente controllabile. Una società che vive in una dittatura del desiderio riconoscendolo come unica autorità , non ha più punti fermi, non ha più limiti, vive nel caos che genera ansia , insicurezza e precarietà . È una società senza padre, che non ha più strumenti per affrontare il dolore e la morte.
Come è potuto accadere tutto ciò? Come è stato possibile?
L’uomo e donna: immagine di Dio
Questa è la visione biblica come risulta dalle prime pagine della genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“ (genesi 1,27). L’uomo, come Dio lo ha creato, nella sua bipolarità referenziale di maschio o femmina, è immagine di Dio, creato per adorare Dio e riflettere la sua gloria. L’uomo, creato a immagine di Dio, è un essere vivo e relazionale, che ha la sua ragione e la sua possibilità di esistenza in un plurale comunitario: reciprocamente e con Dio.
L’immagine e somiglianza di Dio si manifesta nella differenza e nella comunione sessuale degli uomini. Fin dal primo momento della creazione, l’essere umano esiste nella differenza di sesso e nella reciproca relazione sessuale. Possiamo chiederci perché, nella creazione degli uomini, è sottolineata in maniera speciale la differenza sessuale. Nella creazione degli animali si dice semplicemente: “ognuno secondo la sua specie“ a quanto pare, questo basta per ricevere la benedizione della fertilità. Nella creazione degli uomini invece, si menziona in maniera esplicita la differenza di sesso. E si aggiunge, poi, la benedizione della fecondità. Questa immagine rappresenta Dio sulla terra e Dio “appare“ sulla terra nella sua immagine “uomo-donna“.
L’uomo e la donna, nel loro mutuo reciproco dono, sono a immagine di Dio. Ma bisogna affermare che si tratta della Sessualità umana, nella quale è coinvolta tutta la persona. La sessualità umana presuppone, esprime e realizza il mistero integrale della persona. La sessualità umana è una porta di uscita e di entrata nel mondo delle persone. La sessualità è la grande forza che spinge l’uomo ad aprirsi e ad uscire da se stesso con il suo bisogno dell’altro e la sua capacità di donazione all’altro. L’immagine di Dio, dunque, non è l’uomo singolo e solitario. Uomo e donna uniti in una sola carne, che manifestano il figlio frutto della loro unione, è l’immagine di Dio amore e fonte della vita. L’immagine di Dio è un carattere dell’essere dell’uomo che si trasmette ai discendenti, come dono della benedizione divina.
La sessualità umana, come struttura fondamentale della persona, è un valore che riguarda tutta la persona. La sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma anche sul piano psicologico e spirituale, segnando tutte le sue manifestazioni. La diversità sessuale, uomo e donna, rende possibile l’amore e l’unità. Essendo la donna totalmente altra, differente, l’uomo deve-e lo stesso vale per la donna-uscire da se stesso e andare verso di lei, fino a formare con lei una sola carne nell’amore oblativo di se stesso nell’incontro sessuale. L’amore coniugale è un amore umano nel quale si cerca soprattutto la persona dell’altro, la sua felicità e la sua crescita in ciò che ha di più proprio il singolare. L’atto sessuale è qualcosa di vitale per l’uomo e la donna. Come abbiamo visto, il senso pieno della sessualità umana maschile femminile, secondo la Bibbia, consiste tanto nel fondare una famiglia quanto nella creazione di una comunità d’amore.
Maschile e femminile, papà e mamma. L’ideologia di genere ha avuto, tra i pochi, il merito di focalizzare l’attenzione di alcuni osservatori sulla figura del padre e della madre, sul ruolo paterno e materno, e sulla loro importanza nella formazione dell’identità di genere. È importante, si osserva, che ci siano entrambi i genitori, il padre e la madre; ma è ancora più importante che, nei confronti del bambino, siano presenti Il ruolo paterno e materno.
Aldilà di chi li riveste: non è necessario che il ruolo paterno sia esercitato dal padre e quello materno dalla madre; un ruolo paterno può essere esercitato anche da altri uomini (uno zio, un nonno, un prete…) E addirittura da una donna (dalla madre, ad esempio nel caso della vedovanza). L’ideologia di genere sostiene che non esista alcun legame tra sesso e genere; e che il genere, essendo una pura costruzione sociale, deve (per qualche motivo mai chiarito) essere decostruito. Proviamo dunque ad affrontare le domande poste di genere, per poi applicarle alla relazione tra sesso e il loro ruoli genitoriali. Molti ritengono che le questioni relative al genere possono essere affrontate dal punto di vista scientifico.
È senz’altro vero che la scienza (cioè la misurazione come metodo di conoscenza) è un valido strumento per conoscere la realtà, ma non tutta la realtà può essere conosciuta attraverso la scienza: l’uomo ad esempio, nella sua profonda identità, non può essere misurato. lo strumento che fino alla metà dell’ottocento (cioè fino al positivismo) è stato utilizzato con successo per conoscere l’uomo è la filosofia, in particolare l’antropologia.
L’antropologia può aiutarci a dipanare le questioni poste dall’ideologia di genere? Personalmente credo di sì; credo, in particolare, di alcuni strumenti antropologici della filosofia aristotelico-tomista possano essere particolarmente utili per affrontare tali interrogativi. Aristotele sostiene che il movimento, il divenire, il mutamento consiste nel passaggio dallo stato di potenza a quello di atto.
La potenza è la capacità di un ente di essere ciò che ancora non è; l’atto è, invece la realizzazione di ciò che precedentemente era solamente in potenza. La natura è il principio insito negli enti, che guida il divenire dallo Stato di Potenza a quello di Atto.
Il termine natura, dunque, non indica semplicemente ciò che esiste, la realtà; né può indicare generalmente ciò che fanno gli animali o vegetali semplicemente perché ogni specie ha una propria natura, ossia un proprio progetto, diverso da quello di altre specie. In termini correnti potremmo definire la natura come il progetto che guida lo sviluppo di ciò che esiste, la sua realizzazione. Mentre l’identità sessuale (cioè l’essere maschio o femmina) è definita sin dal concepimento-il momento dal quale ogni cellula del corpo umano è caratterizzata dai cromosomi XX nella femmina e XY nel maschio; l’identità di genere (cioè l’essere uomo o donna), invece, si acquista con lo sviluppo.
Si potrebbe dire che maschio e femmina li creò (genesi 1,27), ma uomo e donna si diventa. Potremmo quindi descrivere il sesso e il genere in termini aristotelici, definendo il sesso come potenza e il genere come atto, cioè la realizzazione di un Progetto (la natura) presente fin dal concepimento ma che si realizza nel corso della vita. Il compimento della propria identità sessuale consiste quindi nell’acquisire pienamente l’identità di genere, ossia nel diventare pienamente uomini (se maschi) e donne (se femmine).
Ciò che può ostacolare o permettere lo sviluppo della natura delle cose è il ruolo dell’ambiente: una piantina di limone ha una natura, un progetto che prevede la produzione di frutti particolari come i limoni. Può tuttavia accadere che, la piantina non porti frutto: forse non ha ricevuto abbastanza acqua, luce, forse è stata assalita dai parassiti, forse era in una posizione non adeguata.
Ciò non significa ovviamente, che la natura della pianta non prevedesse la presenza di frutti, bensì che l’ambiente ha ostacolato lo sviluppo della piantina secondo la sua natura. Tornando all’uomo, questo significa che esiste una natura che guida la realizzazione del progetto della persona; e che se una Persona non riesce a sviluppare pienamente le sue potenzialità non significa che non ne avesse, ma solamente che l’ambiente e le esperienze che ha vissuto (la cultura) non glielo hanno permesso. Quello che permette lo sviluppo dell’identità sono le relazioni, strumento essenziale per la propria realizzazione, e l’uomo non può vivere senza relazioni.
L’ideologia di genere sostiene l’assoluta indipendenza della parte biologica della sessualità (il sesso) da quella non-biologica (il genere). Per l’antropologia aristotelico-tomista ogni cosa esistente è un “sinolo”-ossia una unione-di materia e forma; nel caso dell’uomo la materia è il corpo e la forma è l’anima. L’anima e il corpo sono inscindibili, tanto che la separazione dell’anima dal corpo comporta la morte dell’uomo; e il loro rapporto non è una somma, quanto piuttosto un prodotto. Che differenza c’è tra la somma di anima e corpo e la loro unione? Più o meno la differenza che passa tra gli ingredienti per fare una torta e la torta. Finché gli ingredienti sono separati ognuno mantiene le sue caratteristiche ma una volta che si Impastano gli ingredienti e si cuoce la torta non è più possibile separare gli ingredienti.
Questo è, secondo l’antropologia aristotelico-tomista, la relazione che lega anima e corpo nell’uomo: esse sono unite indissolubilmente. Per questo motivo è lecito, ed anche utile distinguere la componente biologica della sessualità da quella psicologica e relazionale; ma esse sono le due facce della stessa medaglia, inscindibili se non al prezzo di annientare l’uomo.
L’ideologia di genere deriva chiaramente dal femminismo radicale e dalla sua lettura della società.
I rapporti tra uomo e donna sono diversi ma hanno uguale dignità; la complementarietà tra il ruolo maschile e quello femminile ha una importanza fondamentale nell’educazione dei figli, nella coppia e persino per la persona, essendo il dono reciproco ( possibile solo tra persone diverse e complementari) la condizione della realizzazione personale,secondo la “teologia del corpo” di Giovanni Paolo II.
Nel corso dei secoli la visione complementare della mascolinità e della femminilità ha subito numerosi attacchi volti a distruggere i legami che presuppongono un’alterità,e quindi una relazione tra soggetti diversi.
Così, seguendo lo schema proposto in campo religioso dalla rivoluzione protestante (eliminati i sacramenti, il culto dei santi, della madonna, tutti siamo soli di fronte a Dio padre, senza avvocati, intercessori, mediatori), la rivoluzione francese lascia gli uomini soli, senza legami se non quelli verticali con lo “Stato“: l’individuo non è più “persona“ ma “cittadino“, deve cioè la sua identità allo “Stato”; vengono aboliti Gli Stati (ossia le classi sociali: clero, nobiltà e borghesia), gli ordini religiosi, le confraternite, le corporazioni professionali; non esiste più alcuna autorità naturale, ma solo quelle che sono il frutto di un accordo tra i cittadini. C’è un contratto sociale liberamente stipulato tra gli uomini, e non una natura umana non stabilita dall’uomo.
Forse il più importante gesto simbolico della rivoluzione francese fu la decapitazione di Luigi XVI. Egli, infatti, fu ucciso non in quanto Luigi di Borbone, ma per quello che rappresentava, cioè il potere regale di origine divina.
I rivoluzionari intesero distruggere con un gesto simbolico e cruento il principio stesso di autorità naturale in ogni sua forma, compresa l’autorità paterna.
“Tagliando la testa a Luigi XVI, la Rivoluzione ha tagliato la testa a tutti i padri di famiglia” (Honoré de Balzac)
Non è un caso se i Giacobini stabiliscono che i maggiorenni non saranno più sottoposti alla patria potestà; e che i figli saranno allevati dallo Stato e non più dalle famiglie.
Non è un caso nemmeno se proprio durante la Rivoluzione Francese nasce il femminismo.
Si tratta di un femminismo di stampo liberale che – in accordo con i princìpi della Rivoluzione Francese- rivendica uguali diritti fra diseguali, opponendosi al principio di organicità tra uomo e donna basato invece sulla complementarietà dei ruoli.
Con la Rivoluzione marxista si arriva poi a considerare la famiglia non come una società naturale, fondata sul matrimonio, bensì fondata sullo sfruttamento della donna da parte dell’uomo. In Italia, il comunismo, non ne fece un obbiettivo principale perché il proletariato condivideva la visione cattolica e naturale della famiglia e dei ruoli maschile e femminile.
La svolta si ebbe nel cosiddetto 68 quando vennero presi di mira i legami personali e familiari; oltre al generico concetto di autorità venne condannata l’autorità paterna e maschile.
In questo modo , accanto a “ Vietato vietare” e “ L’immaginazione al potere” , comparve lo slogan “ Ne padri né padroni”; il malinconico auspicio:”Una società senza padre” da parte di Alexander Mitscherlich ( 1869-1951).
Negli stessi anni comparve una nuova forma di femminismo denominato radicale che si proponeva di eliminare la radice della disuguaglianza, cioè le differenze.
Le femministe radicali concepivano la società come una struttura costruita dagli uomini (gli oppressori) per tenere le donne ( gli oppressi) in una posizione di sudditanza: tale era infatti la lettura che il femminismo radicale dava del matrimonio come “un metodo legalmente sanzionato per controllare le donne”; del rapporto sessuale,” pura, formalizzata espressione di disprezzo per il corpo delle donne”; dell’ accudimento materno dei figli visto come “un compito che impedisce la libertà “; la cura della casa come una schiavitù imposta dall’uomo.
Il Femminismo radicale ritiene che la lotta tra i sessi debba sfociare in una società senza sessi. Il femminismo radicale ritiene che lo strumento dell’oppressione maschile sia il linguaggio. In che modo il linguaggio costringerebbe la donna in una posizione di inferiorità rispetto all’uomo? Secondo le femministe radicali il linguaggio, in quanto espressione di una concezione maschile della realtà, codificherebbe una visione maschile del mondo che, attraverso l’educazione, forma ruoli, sensibilità, psicologie e relazioni diverse per uomini e donne.
Ad esempio, chiamando Dio con un nome maschile; oppure usando la parola “uomo”per indicare il genere umano, oppure indicando con nomi maschili ruoli sociali importanti ( avvocato, magistrato, giudice, sindaco…) indipendentemente dal fatto che a incarnare quel ruolo sia una donna anziché un uomo,creerebbe l’idea che l’uomo è superiore alla donna. Perché uomo e donna siano realmente uguali, dunque, è necessario agire sul linguaggio.
L’incarnazione del verbo è avvenuta secondo il sesso maschile. Che significa questo? Che la salvezza offerta da Dio agli uomini, l’unione cui sono chiamati con lui, in una parola l’Alleanza, riveste fin dall’antico testamento, presso i profeti, la forma privilegiata di un mistero nunziale: il popolo eletto diventa gli occhi di Dio una sposa ardentemente amata. Allora si realizza pienamente e definitivamente il mistero nuziale, annunziato e cantato nell’antico testamento: il Cristo è lo sposo; la chiesa è la sua sposa, che egli ama poiché se l’è acquistata col suo sangue e l’ ha resa gloriosa Santa e Immacolata, e dalla quale è ormai inseparabile.
Dio si è incarnato in un corpo di sesso maschile perché è lo Sposo.
Nei tempi passati era lo sposo che determinava la condizione sociale della sposa ed essa veniva elevata al rango sociale del marito diventando comproprietaria dei suoi beni. È interessante quanto si legge nel catechismo della chiesa cattolica: “chiamando Dio con il nome di padre, il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d’amore per tutti i suoi figli.
Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l’immagine della maternità, che indica ancor meglio l’immanenza di Dio, l’intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all’esperienza umana dei genitori e, in certo qual modo, solo per l’uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umana, pur essendo nell’origine il modello: nessuno è padre quanto Dio.
La parola Abbà si trova nella lingua aramaica, che è la lingua usata da Gesù e significa papà, padre, babbo, babbo mio e anche padre nostro.
Gesù è stato il primo a rivolgersi a Dio chiamandolo “Padre”.
San Marco che ha scritto il vangelo in greco, narrando la passione del Signore, riporta l’espressione aramaica usata da Gesù: “E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu»” (Mc 14,36).
San Girolamo, che ha tradotto il vangelo dal greco in latino, ha lasciato questa parola aramaica. E così, giustamente, hanno fatto anche i traduttori italiani.
Con questo nome anche i cristiani, fin dalla prima ora, si rivolgono a Dio, sottolineando così la particolare familiarità che hanno con Lui, con il quale si rapportano non solo come creature verso il Creatore (come fanno i pagani), ma come figli col Padre: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15); “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4,6).
Gesù, che ci ha insegnato a pregare, vuole che chiamiamo Dio Padre nostro.
San Tommaso commenta: per sottolineare che ci rivolgiamo a Uno che è infinitamente più desideroso di noi di venirci in aiuto. Lo è immensamente di più di quanto non lo sia un padre umano col proprio figlio.
Dio è certamente al di sopra della distinzione sessuale ma i beni che sono racchiusi nella Sessualità(Donazione di sé e procreazione) in Dio sono al massimo esponenziale. È Dio stesso che si è presentato come padre. Chiamandolo padre, noi usiamo il linguaggio usato da Dio stesso il quale peraltro ha espresso i suoi sentimenti nei confronti dell’uomo paragonandoli anche a quelli di una madre. In ogni caso non si tratta di una Paternità biologica, come quella che si esprimeva nella mitologia greca e pagana, ma soprannaturale. Dio è padre Perché mediante la grazia santificante comunica agli uomini un germe della sua vita divina e si relaziona con loro non solo come il creatore con le creature alle quali da tutto ciò che è loro necessario per essere tali, ma li innalza alla sua vita divina facendoli diventare suoi familiari e amici. “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Giovanni 1,12).
Ciò significa che prima di accoglierlo non erano figli di Dio. Figli di Dio non lo si nasce, ma lo si diventa e lo si diventa quando si accoglie quel germe di vita santa e divina che egli infonde in noi mediante la grazia santificante. San Paolo quando dice che siamo stati predestinati ad essere suoi figli adottivi (Efesini 1,5) vuol sottolineare che non siamo figli di Dio per natura, ma lo diventiamo per grazia, per benevolenza divina. San Giovanni insiste nel dire che “siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente“! (1 Giovanni 3,1).lo siamo realmente a motivo di quel germe divino (1 Giovanni 3,9) deposto il noi.
Questo è un tempo maledetto in cui i pazzi guidano i ciechi. La nostra società è una malata psichiatrica, l’Occidente politicamente ,follemente corretto in cui siamo stati condannati a vivere dove la civiltà , la verità e la realtà sono morte. Alla luce delle considerazioni espresse e dell’analisi fatte sul significato del maschile e del femminile nella rivelazione cristiana è completamente folle che gli anglicani siano intenzionati a cancellare i riferimenti a Dio padre, e ad abolire i pronomi maschili che lo riguardano nelle scritture e nella liturgia. I settori ecclesiali definiti “liberali progressisti“ ritengono che l’uso del termine “ padre” e il genere maschile siano una cattiva interpretazione teologica che ha portato al “sessismo attuale”.
I portavoce del religiosamente corretto anglicano, esigono sviluppare un linguaggio più inclusivo nella liturgia ufficiale dando l’opportunità ai fedeli di parlare di Dio in una maniera non legata al genere”.
Ci tranquillizza il fatto che le chiese anglicane siano deserte e la liturgia di genere neutro riguarderà pochissimi sfortunati agonizzanti. È mai possibile che la chiesa anglicana ignori che l’uso del maschile non significa che Dio sia maschio?“ Il che è un’eresia. Pertanto le immagini maschili e femminili non sono intercambiabili, talchè il Padre non potrà essere chiamato madre senza una perdita di significato.
Chissà se a Westminster credono ancora che “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente,che striscia sulla terra” ( Genesi 1,26-28). Per i cultori del gender e del Green i tempi della Bibbia devono essere tempi bui e le parole della Genesi politicamente scorrettissime.
Il padre nostro è stato dettato da Gesù, ogni intervento sul testo è dunque una manipolazione delle scritture, che per i fedeli sono Parola del Signore.
Ma ad una chiesa fondata da un re, Enrico VIII, non per divergenze teologiche ma per divorziare da Caterina d’Aragona e sposare Anna di Bolena, non interessano le scritture. Gli uomini della chiesa anglicana “hanno abbandonato Dio non per altri dèi, ma per nessun dio” (Thomas Stearins Eliot). Questo non era mai accaduto prima. Per riportare le pecore all’ovile non sarà sufficiente il linguaggio inclusivo, la ritrattazione di alcuni dogmi o la folle neutralizzazione del nome di Dio.
Il neo-anglicanesimo, come una parte del cattolicesimo moderno, sono al servizio del potere, instrumentum regni. In Inghilterra dove la religione di Enrico nacque come strumento della corona i pastori fanno bene a porsi al servizio del mondo : è il loro ruolo da cinquecento anni, lo hanno svolto con “grande dovizia e maestria”.
Oggi il potere globale dell’Occidente vuole un‘umanità unisex e transex, promuovendo l’equivalenza e la fluidità gender. Non ci dobbiamo stupire quando arriveranno a cambiare non il genere, ma il nome di Dio, per esempio in energia cosmica, o qualcosa di simile.
Rattrista però vedere le chiese cristiane arrendersi al nemico senza lottare. Non si rendono conto che i loro padroni gioiscono per la resa incondizionata di un Occidente in agonia su un letto di morte con accanto il suo Dio diventato genitor*1.
Nell’indifferenza generale si vuole celebrare il funerale di Dio Padre perché troppi chierici hanno scelto di servire Mammona: non ne vogliono più sapere del Dio Padre.
Indice dei contenuti Nell’immagine la sfilata organizzata dal Satanic Temple davanti all’Arkansas Capitol con la statua di Baphomet, idolo demoniaco di origine medievale di prof. ssa Paola Persichetti Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass […]
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Nell’immagine la sfilata organizzata dal Satanic Temple davanti all’Arkansas Capitol con la statua di Baphomet, idolo demoniaco di origine medievale
di prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Siamo agli albori di una nuova umanità: Manovre che hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità
In questo scritto, si vogliono indagare le radici invisibili dei gravi errori strategici commessi negli ultimi decenni dalla potenza egemone occidentale, gli Stati Uniti d’America; le cercheremo dove è meno facile scorgerle: nel mito fondativo americano, nella religione civile d’America, nei momenti più profondi e meno consapevoli della psiche americana.
Il 4 luglio 1776, gli stati uniti furono battezzati con queste parole :” Ci impegniamo reciprocamente con le nostre vite, le nostre fortune e il nostro sacro onore”. È nata una nazione con questo giuramento designando Gli Stati Uniti come il culmine futuro della storia.
Il nuovo mondo fu colonizzato, principalmente, da Olanda e Inghilterra e dai loro dissidenti religiosi o calvinisti estremisti e radicali. Essi si dicevano “lontani dalla vecchia Europa“, come Lutero ci voleva “lontano da Roma“, infatti per i calvinisti americani anche il protestantesimo classico o luteranesimo europeo era intollerabile. I protestanti del nuovo mondo si presentavano come “la nuova Gerusalemme“.
Gli Stati Uniti, con un ardente fervore religioso, credendo di possedere una vocazione superiore a redimere l’umanità, punire i malvagi e battezzare l’età dell’oro sulla terra entrano in una narrazione sacra. Era il nuovo Israele di Dio che aveva una missione da compiere servire l’uomo. L’America è la nazione eccezionale, l’unica, la pura di cuore, la battezzatatrice e la redentrice di tutti i popoli umiliati e oppressi.
Questo è il catechismo della religione civile americana.
Oggi possiamo davvero comprendere il pensiero e l’azione americani solo attraverso la lente della religione. La narrazione sacra governa gli americani: governa ciò che pensano, dicono e fanno.
Il problema è: chi controlla questa narrazione sacra?
Naturalmente, Il Vangelo americano è Inestricabilmente legato alla Riforma e alla sanguinosa storia del protestantesimo: non può sfuggire alle sue origini cristiane calviniste.
Il concetto puritano /calvinista di vocazione, “secondo il quale il cristiano si dimostra strumento di Dio non negli eroismi della vita monastica, ma accettando la propria posizione nel mondo, operando con successo nel regno del demonio“ (Bonazzi, dizionario di politica, Torino, Utet) è entrato nel sangue degli USA; tra “vocazione o ascesi terrena e mondana“, di cui parla il professor Tiziano Bonazzi, è tipica del calvinismo puritano, dell’americanismo e oggi del neo-conservatorismo cristianista.
I padri Pellegrini che emigrarono nel 1620, sul Mayflower, in America erano puritani .Costoro crearono quella borghesia dei commercianti inglesi, severi, avidi di guadagno, che consideravano la ricchezza come una benedizione del cielo e la povertà come l’effetto del vizio.
I puritani trasferitisi in America erano convinti di essere il popolo eletto al quale era stata destinata quella terra ricca e potente, una sorta di paradiso in terra o di terra promessa. Georges Batault mostra molto bene l’affinità tra giudaismo talmudico e puritanesimo. La pseudo-riforma protestante, spiega l’autore, è stata essenzialmente antiromana ed ha scoperto nella tradizione ebraica sia lo spirito di rivolta e il millenarismo sia la mentalità affaristica che è propria del liberismo anglo-americano.
Il ruolo degli ebrei e dei puritani in America è talmente congiunto che non è possibile distinguerli. Sotto l’influsso giudaico-puritano, gli Stati Uniti d’America sono diventati la più grande potenza economica, politica e militare e, tramite l’America, lo spirito ebraico-puritano si è diffuso in tutto il mondo.
Mentre in Europa il giudaismo non si è potuto avvalere della religione madre europea, il cattolicesimo romano, che, anche qui, ha esercitato la sua funzione di “colui che trattiene il mistero di iniquità operante nel mondo“ (San Paolo), in America, invece, la religione predominante nel nuovo mondo, il puritanesimo, gli ha dato non solo tolleranza ed emancipazione assimilatrice, ma la piena libertà religiosa, sociale e politica, che lo ha reso un tutt’uno con l’americanismo e ne ha fatto il padre cofondatore degli Stati Uniti: Il puritanesimo e l’ebraismo sionista sono coessenziali e tendono teologicamente al dominio del mondo e alla sua trasformazione in una sorta di paradiso in terra, grazie al benessere materiale ottenuto mediante lo spirito liberal-mercantilistico.
Il ruolo del protestantesimo gioca un ruolo importante anche nella genesi della massoneria, tale verità è stata troppo spesso passata sotto silenzio. La massoneria è in parte di origine protestante; resta in stretto collegamento con la chiesa anglicana; la sua ideologia è prossima a quella del protestantesimo/ calvinismo.
Ciò si può evincere da una Breve storia della Massoneria pubblicata in precedenza dal direttore di Gospa News.
Il liberalismo ha abbracciato il protestantesimo e il suo “ pecca fortier”. Il liberalismo è la rivoluzione.
È il padre di ogni altra rivoluzione: quella protestante, quella illuminista, quella marxista, quella sessuale.
Il problema del momento presente è quello di acquisire delle idee chiare su alcune entità che dirigono il mondo: l’americanismo , il suo padre, ossia il giudaismo post biblico e la massoneria americana che partorisce” logge massoniche occultiste ed elitarie volte a propalare l’ideale suprematista di un Nuovo Ordine Mondiale”
Il Papa della massoneria americana fu Albert Pike che nel 1859 divenne Gran Maestro del Rito Scozzese Antico e Accettato.
Dobbiamo fare molta attenzione a non trarre conclusioni affrettate.
L’Italia non è una terra qualunque, Lo abbiamo già constatato in questi tre lunghi anni di pseudo-pandemia. Anche la Toscana non è una regione qualsiasi: GSK Vaccines Institute for GlobalHealth a Siena. Larry Fink, “un miliardario americano di origine ebraica che rappresenta l’epifenomeno della cultura Sionista”. Il fondo newyorkese di Fink è un azionista di rilievo della GlaxoSmithKline (GSK).
La famiglia dei Medici
La famiglia dei Medici era originaria del Mugello; già dal XII secolo si erano trasferiti in città e avevano intrapreso il commercio della lana e dei suoi lavorati.
La manifattura laniera si rivelò una fonte inesauribile di guadagno e la gestione del denaro cominciò a produrre molti utili. Come accade sempre, la gestione del denaro cominciò a produrre più utili della manifattura laniera; così si aprì ufficialmente il Banco Dei Medici che, in poco tempo, divenne enormemente importante anche a causa della riscossione delle decime per conto del Papa.
Il possesso di ingenti somme di danaro liquido generarono due cose: Prestito ad usura e il mecenatismo (accademia neoplatonica).
L’usura, considerata peccato mortale dalla teologia morale cristiana, veniva praticata dal Banco dei Medici . Nonostante ciò non venne mai esplicitamente condannata: come poter d’altro canto accusare il banchiere del Papa?
Anche le grandi donazioni fatte alla Chiesa (Rinascimento) contribuirono a tapparle la bocca; non solo riguardo all’usura ma anche riguardo al particolare interesse che la famiglia dei Medici riservava allo studio delle arti oscure, ancora più proibite dell’usura.
Una volta superata la soglia morale dell’usura, una volta che si è cominciato a fare denaro con il denaro, ogni altro mezzo diventa lecito. Persino l’alchimia,che aveva come scopo, guarda caso, la creazione di oro dai metalli vili.
La giustificazione venne fornita dal neoplatonismo gnostico che considera lecito ciò che è illecito e buono ciò che è cattivo.
Se è lecita l’usura, è lecito anche l’amore sensuale e passionale. Sparisce l’amore puro, sacro e verginale rappresentato dalla Madonna e al suo posto (ri)nasce Venere, la dea pagana dell’amore carnale, sensuale.
Il rifiuto delle leggi morali e religiose, il ritorno al paganesimo e la ricerca di collusioni con il potere religioso condussero a una rilevanza sempre maggiore del cattolicesimo nella vita dei fiorentini. Irreligiosità e amoralità sono caratteristiche di questo periodo. (Carissimi lettori trovate correlazioni con il periodo odierno?)
Questo quadro italiano venne esportato in Inghilterra dove nel 1535 Thomas Cromwell diventato vicario generale del re e suo principale consigliere, fece diventare legale l’usura secondo il modello fiorentino.
Ma la chiesa in Inghilterra era molto forte per poter attuare il progetto fiorentino e pertanto andava indebolita: Cromwell iniziò una capillare opera di spoliazione dei monasteri inglesi a favore della corona. Chi si opponeva veniva semplicemente ucciso.
Fu Thomas Cromwell ad infilare nel letto di Enrico VIII la cortigiana Anna Bolena e a sostenerne le illegittime richieste di divorzio.
A questo punto l’individuo è solo di fronte al potere politico, al quale non gli resta che sottomettersi. La liberazione sessuale è controllo politico ( E.Michael Jonson).
Questo concetto è profondamente radicato nella teologia cattolica. L’ Uomo libero è colui che segue la ragione, il logos; chi segue le passioni non è libero, bensì schiavo. Per ridurre schiavitù qualcuno, quindi , è sufficiente renderlo schiavo delle passioni; e, tra tutte le passioni, quella più facile da utilizzare è la concupiscenza. Nella Bibbia abbiamo uno splendido esempio di come l’avversario più temibile possa essere reso assolutamente innocuo mediante questa passione: è la storia di Giuditta, che sconfigge, con le sue grazie, il terribile Oloferne, generale dell’esercito assiro.
Per questo motivo, il libro di Giuditta è stato eliminato sia dalla Bibbia ebraica che da quella protestante. Per quanto riguarda i protestanti, la storia ricorda molto ciò che accadde al re Enrico VIII, Defensor Fidei, che si macchiò di numerosi peccati (scisma, adulterio, omicidio…) a causa dell’avvenenza di Anna Bolena.
Figlio di un birraio di Putney (a sud ovest di Londra ) aveva combattuto come mercenario nelle Fiandre e in Italia ma rimasto disoccupato si fece assumere dai banchieri Frescobaldi ed inviare in Belgio per spiare i banchieri di Anversa, concorrenti dei fiorentini.
Il figlio del birraio, fece carriera come spia lavorando anche in Vaticano e insieme ad un’altro personaggio, il cardinale Thomas Wolsey, fecero in poco tempo una splendida carriera, scalando il potere e accumulando importanti ricchezze.
Cromwell non era solo un’abile spia ma gli anni che aveva passato al servizio dei Frescobaldi avevano fatto di lui un esperto in tecniche bancarie fiorentine senza scrupoli. Nel 1535 Cromowell divenne vicario generale del re e suo principale consigliere ed è in questa veste che fece diventare legale l’usura secondo il modello fiorentino; e iniziò una capillare opera di spoliazione dei monasteri inglesi a favore della corona.
Eliminata dall’Inghilterra la Chiesa Cattolica ed essendo re Enrico il capo della nuova chiesa nazionale, non c’era più nessun freno morale che impedisse le più spregiudicate imprese finanziarie.
La riforma luterana forniva una giustificazione con la sua morale così distante da quella cattolica:” Esto peccator et pecca fortiter, sed fortius Fide et gaude in Cristo”, Puoi commettere il peccato e commetterlo senza ritegno, ma credi ancor più fortemente e rallegrati in Cristo.
Cosa mancava affinché il modello fiorentino fosse ricomposto e riprodotto in ogni suo aspetto in Inghilterra ? Mancava lo studio della magia e il suo riconoscimento ufficiale. Elisabetta I rimediò scegliendo come consigliere e astrologo John Dee: si dedicò alla ricerca della pietra filosofale, contattò medium, fece esperimenti di necromanzia per capire i segreti della produzione alchemica dell’oro.
Fu lui ha creare l’imperialismo britannico (la tradizione voleva che i Tudor fossero discendenti di re Artù, Elisabetta era legittima sovrana di tutte le terre scoperte da quel personaggio; a queste andavano aggiunte quelle raggiunte dal monaco irlandese Brandano. Ciò significava che le isole britanniche, l’oceano Atlantico e il Nord-America erano domini britannici. Non solo: essendo la regina Elisabetta legittima erede delle corone di Spagna e Portogallo, era anche la sovrana di gran parte dell’America meridionale).
Come giustificare filosoficamente quanto era accaduto fino a quel momento? Ci pensò Francis Bacon, spia con Elisabetta e Grand commis, alto funzionario di Stato con Giacomo I di Inghilterra con il quale condivideva l’interesse per l’occulto e per i giovani uomini. Con Bacon non esiste più un bene o un male, un giusto o uno sbagliato, non esiste alcun Logos, alcun ordine universale al quale conformarsi perché la sua esistenza non è verificabile con un’esperimento.
La Royal Society avrà come scopo di approfondire e diffondere la filosofia di Bacon. Non possiamo non menzionare Thomas Hobbes che trasse le conseguenze da quanto scritto da Bacon: se la legge naturale, che proteggeva i deboli, è abolita, il debole è ora alla mercé del forte.
L’uomo hobbesiano non è guidato dalla ragione come nell’antropologia classica, bensì dalle passioni e dal desiderio. ( sarà questo il motivo per cui, oggi, l’industria del porno, che fattura circa 100 miliardi di dollari l’anno, mette i suoi prodotti a disposizione gratuitamente a qualsiasi ora del giorno e della notte? Quale altra industria lo farebbe?).
Locke prosegue l’opera di giustificazione negando l’esistenza di leggi morali e religiose innate, assolute e universali. Secondo Locke, gli unici modi per conoscere qualcosa sono l’esperienza e l’osservazione: la realtà materiale non può essere conosciuta con le realtà metafisiche ( empirismo). Nessuna autorità morale o religiosa può interferire con le scelte di un individuo (scrive Locke).
La demolizione della metafisica procede con Isaac Newton: Newton e Locke sono entrambi membri della Royal Society, entrambi erano ariani negando la divinità di Cristo, entrambi alchimisti. Non si dimentichi che Newton fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e dei sumeri. Divenne guardiano della zecca reale, a Londra e successivamente venne nominato direttore generale in qualità di matematico, astronomo e alchimista.
Queste poche pennellate sull’usura, sulla magia, sull’alchimia, sull’astrologia, sugli adulteri, sull’ espropriazione dei beni della Chiesa, sull’imperialismo, sul colonialismo non sarebbero complete se non facessimo riferimento anche all’eugenetica che fa i suoi primi passi proprio in quel periodo.
La riforma anglicana con l’espropriazione di tutti i beni ecclesiastici produsse una spaventosa ondata di povertà: moltissimi inglesi che vivevano nelle e delle proprietà della Chiesa si trovarono da un momento all’altro senza casa e senza mezzi di sostentamento. Ma questo fu solo l’inizio perché tutte le terre demaniali divennero private e recintate. Charles Dickens, nei suoi romanzi descrive molto bene questa massa di povera gente che inurbandosi si trasforma in sotto- proletariato.
Thomas Robert Malthus studiò il problema e trovò la soluzione nel limitare artificialmente la crescita della popolazione depopolazione (cari lettori notate delle correlazionei con i nostri tempi?).
Furono queste idee che ispirarono un giovane biologo, Charles Robert Darwin.
Egli nel 1838 lesse il saggio di Malthus e questo gli permise di assemblare una teoria sull’origine delle specie : Selezione naturale malthusiana in un universo Newtoniano , meccanico, a-morale e a-teologico. La lotta per la vita si risolve nella sopravvivenza del più adatto. Con Darwin sorge una nuova religione: la scienza (h). Bacon era il suo Abramo e Darwin il suo Mosè.
Per compiere tutti questi delitti, i liberali hanno dovuto rifiutare la legge naturale e le sue manifestazioni, le leggi morali e religiose. Per fare ciò hanno abbracciato il protestantesimo e il suo pecca fortiter, decretandone la fortuna; poi hanno dichiarato la ragione incapace di cogliere la verità di quelle leggi che avevano infranto; hanno deriso la metafisica, insultato Aristotele; hanno creato dal nulla una nuova filosofia che giustificasse le loro azioni; ne hanno fatto lo strumento per costruire un mondo nuovo che fosse al loro piacimento. In poche parole hanno rifiutato il logos.
Questo è il liberalismo. Il liberalismo è la rivoluzione.
Il liberalismo è il padre di ogni altra rivoluzione: quella protestante, quella illuminista, quella marxista, quella sessuale. Per affermarsi ha dovuto distruggere un mondo costruito in armonia con il logos, il mondo in cui la filosofia del Vangelo governava la società che aveva tratto da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, come Papa Leone XIII afferma nella lettera enciclica “Immortale Dei”1885.
A questo punto possiamo affermare che il capitalismo emerge come un virus da un mondo cattolico indebolito: quando il cattolicesimo è forte e sano il capitalismo non può manifestarsi. Il capitalismo precede e fomenta lo sviluppo del protestantesimo che, soprattutto nella sua versione calvinista puritana non è altro che un ritorno all’ebraismo.
Cristo è scandalo per Giudei ( 1Cor 1,17-25)
Perché Cristo non è stato riconosciuto come il Messia annunciato nell’antico testamento da parte degli ebrei? Israele rifiuta la figura del servo sofferente-crocifisso profetizzato dal libro del profeta Isaia. Gli ebrei hanno bisogno di eroi vincenti, rifiutano la figura del Cristo perché perdente ( muore in croce perdonando i suoi nemici). Il figlio di Dio doveva uccidere i propri nemici così come Dio precipitò nel mare cavallo e cavaliere egiziani durante la traversata del Mar Rosso.
L’archetipo del supereroe ebraico è Mosé, che con Superman ha molto in comune.
Gli inventori dei supereroi di carta sono gli ebrei. Da Superman a Batman, passando per X-Men, Daredevil, Spider-Man, Thor…….. Se leggiamo i nomi dei padri dei supereroi a fumetti è come scorrere i banchi di una sinagoga: le prime storie a fumetti sono in lingua yiddish e quando decidono di fare il salto nel mercato si americanizzano il nome.
Voegelin “ la religione civile e millenaristica americana ha le sue radici nel protestantesimo, in particolare nel credo calvinista frutto di una esegesi della Scrittura priva della prospettiva “ cristologica” che ci fa ritornare all’ebraismo.
In sintesi L’enfasi viene posta sul vecchio testamento che viene letto negando che si parli di Cristo e non si annunciasse la sua venuta.
A questo punto è doveroso fare alcune precisazioni: “il giudaismo rabbinico“ non è una religione fatta di dogmi e morale, ma piuttosto una forma di vita o una pratica storico-religiosa. Il giudaismo rabbinico non è la religione mosaica o vetero-testamentaria, esso si fonda non sull’antico testamento(Legge e profeti,) ma sul Talmud, secondo cui Israele è il popolo santo che deve salvare e dominare il mondo. Il giudaismo rabbinico, quindi è essenzialmente sionista. La questione giudaico-americana consiste nel fatto che il nuovo mondo fu colonizzato, principalmente, da Olanda e Inghilterra e dai loro dissidenti religiosi o calvinisti estremisti radicali.
Calvinismo, Massoneria e Sionismo sono le tre componenti principali dell’americanismo, come tale l’America (e il sionismo, di cui gli USA sono la seconda “Terrasanta“) è essenzialmente distinta dall’Europa. La filosofia americana è antimetafisica e quindi anti greco-romana, la politica è massonica e filosionista.
L’Europa rinascerà solo se tornerà alle sue radici (metafisica greca, patristica e scolastica), ritrovando la sua vera identità culturale.
Si comprende così perché il popolo ebraico/puritano americano nato dai padri fondatori, si autoproclama strumento per la purificazione del resto del mondo “ terra di Satana”.
Nel cuore di un uomo americano troviamo l’eterna lotta tra la luce e le tenebre, il bene e il male con una grande differenza con l’esegesi cristiano apostolica ( cattolica ed ortodossa) espressa nel libro dell’apocalisse dove non viene annunciato nessun Regno dei cieli sulla terra bensì la salvezza oltre l’orizzonte terreno.
Il millenarismo è sempre stato respinto dal cattolicesimo e dall’ortodossia.
Il nuovo ordine mondiale, dal 2019 sino ad oggi si è definitivamente installato come una dittatura o meglio come una tirannia su scala globale. Dobbiamo tenere bene a mente come il puritanesimo (che ha giocato in America il ruolo che la massoneria ha avuto in Europa a favore del giudaismo) e l’ebraismo sionista siano cooessenziali e tendono teologicamente al dominio del mondo.
La lobby sionista rappresenta uno dei potentati più forti nel business degli armamenti e delle Big Pharma, divenute sempre più ricche e prepotenti grazie ad una pandemia pianificata da decenni da esponenti del nuovo ordine mondiale . (Lobby sioniste Fabio Carisio)
Il giudeo-americanismo è il vero problema dell’ora presente: esso con l’attuale politica americana ci ha portati sull’orlo di un immane conflitto nucleare, che rischia di esplodere a partire dalla situazione che si è venuta formando in Ucraina-Donbass nel gennaio 2022.
Addentriamoci ora nella storia militare, nella strategia e nell’antropologia volendo rischiarare uno degli aspetti più enigmatici della presente svolta storica.
Indaghiamo insieme a Vlahos le radici invisibili dei gravi errori strategici commessi negli ultimi trent’anni dalla potenza egemone occidentale, Gli Stati Uniti d’ America .
Partendo dalla religione civile d’America che è infiammata da un’apocalisse eternamente ricorrente dove la guerra è il suo rituale di purificazione.
La religione civile americana inestricabilmente legata , come già detto,al cristianesimo calvinista e alla Sanguinosa storia del protestantesimo, dove tra le varie denominazioni protestanti, quella che più incarnanò lo spirito di ribellione alle leggi morali e religiose fu il calvinismo / puritanesimo.
Il calvinismo accentuò il ritorno all’ebraismo; aborre il sacrificio di Cristo; Ignora il nuovo testamento e si concentra esclusivamente sul vecchio ; come l’ebraismo farisaico , pratica libero esame della scrittura . Vangelo americano: se siamo caduti nella corruzione, dobbiamo essere purificati e resi di nuovo degni di agire come Redentore del mondo. Per i suoi peccati, una narrazione sacra corrotta non può trovare espiazione. La rinascita esige quindi il passaggio attraverso il fuoco purificatore della guerra. Il demone dell’ossessione per il potenziale purificatore e consacrante delle prove e dei terrori insiti nella guerra nascosta nei meandri della letteratura sacra.
La nascita stessa dell’America come nazione è radicata in questo invasamento demoniaco della guerra. Essi si ritengono in missione per conto di Dio, come ci ricorda El Wood Blues. L’America è stata incaricata da Dio o dalla provvidenza e quindi porta con sé la sua autorità, con il popolo americano che funge da agente Divino. Con la fondazione dell’America, questa voce divina-che si leva al di sopra e dall’esterno ma che sorge anche dall’interno-diviene immanente nei fondatori dell’America e nei suoi “eletti”. La salvezza del mondo è affidata all’America, che deve assumersi il compito di rovesciare punire i malvagi, di inseguire e abbattere il male stesso.
L’America rappresenta la luce che lotta contro l’eterno lato oscuro-questo è il fondamento del manicheismo americano. Infine, come una Lucerna messa sopra il moggio, l’America rappresenta la nazione scelta da Dio, il cui popolo ha il compito sacro di mantenere la promessa post millenaria del regno dei cieli sulla terra.
La soluzione del 900 dell’America è stata quella di trasformare il nemico distillando tutto il male e il peccato in un individuo satanico che fosse la nuova personificazione del male. Quindi il nemico primordiale dell’America non erano i tedeschi, ma Hitler; non i sovietici, ma Stalin; non i russi, ma Putin. Il male personificato come anticristo è stato il santo dei santi nella formula di redenzione dell’America per quasi un secolo.
Gli Stati Uniti sono governati dalla loro religione civile, non dall’ideologia. Gli americani sono guidati da una narrazione sacra. Tuttavia, a guidarla è sempre un piccolo gruppo di élite fanatiche, che guidano una storia che può realizzarsi solo in guerra. Tuttavia ci troviamo di fronte alla battaglia che ci viene imposta con la forza. La realtà è che gli Stati Uniti stanno ora sfidando aggressivamente le due maggiori e più pericolose grandi potenze, La Russia e la Cina.
Gli Stati Uniti hanno iniziato e completato il loro fatidico passaggio come incarnazione di ordini divini: da un “Nuovo Ordine per i Tempi” alle “ Nazioni Unite”, a un “Nuovo Ordine Mondiale”,e infine a uno liberale “Ordine basato sulle Regole”. Ma questi cosiddetti ordini sono un simulacro del demone che si nasconde nel profondo della narrazione sacra americana : la fissazione per il fuoco purificatore della guerra, che ci ha spinti all’eccesso, e sull’orlo della rovina. Ci troviamo in un momento dove è stata finalmente disvelata la tirannia globale.
Detto ciò ci sorge spontanea una domanda: “ Il complotto demo-pluto-giudaico-massonico esiste ancora“? Fabio Carisio fa una capillare ricostruzione dei rapporti tra l’istituzione massonica e il protestantesimo in Europa e particolarmente in Italia dalla fine del settecento alla prima guerra mondiale.
Tutte le nazioni protestanti e massoniche del mondo nell’800 ma anche gli Stati Uniti, che erano nati da poco, parteciparono con molto zelo a finanziare, a consigliare quelli che fecero l’unità d’ Italia perché fare l’unità d’Italia aveva come obiettivo l’arricchimento di un’Elite che avevano rubato i beni della chiesa e ridotto la maggioranza della popolazione italiana a diventare un popolo di emigranti, che non aveva più una lira.
Le nazioni massoniche e protestanti avevano come obiettivo principale e ideologico quello di trasformare Roma da caput Mundi a caput Italiae, perché è evidente che Roma come capitale d’Italia finì di essere Roma. Una potenza spirituale come l’Italia venne così trasformata in una colonia da parte di coloro che avevano più potere.
La nostra storia che è partita dall’Italia attraversato l’Inghilterra , giunta in Olanda e poi ha navigato fino al Nuovo Mondo ci ha riportati in Italia: identità italiana che si è formata grazie alle sue radici cristiane. Grazie a quel patrimonio di cultura e di arte fiorito nell’humus Cristiano…
Indice dei contenuti “In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del […]
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“In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”
Vangelo di San Matteo Apostolo ed Evangelista (Mt. 3,1-3) – Sacra Bibbia
Nell’immagine di copertina la locandina del Convegno di Perugia “Chi ti Ama ti Protegge” e due degli illustri partecipanti: il dottor Giovanni Frajese (destra) e il presidente del COSAU Alessandro Montedori (sinistra), responsabile del Servizio programmazione socio sanitaria dell’assistenza distrettuale e ospedaliera della Regione Umbria
di Paola Persichetti
Presidente Associazione Trilly APS – La Gente come noi di Terni
Il comitato #DifesaMinori sostiene le iniziative regionali e nazionali per gli screening cardiaci in fascia di età da 0-14 anni. Finora hanno presentato le proposte salvavita, il consigliere Marco Cipolletti [ L’Abruzzo], e Valerio Mancini [per l’Umbria].
L’evento dal titolo chi ti ama ti protegge, ha esaminato a fondo le ragioni di una proposta quella di uno screening cardiaco per la fascia di età da zero a 14 anni. È questa la risoluzione 80/V in esame presso la Commissione Sanità della Regione Abruzzo. Nico Liberati, segretario generale del comitato promotore che sostiene l’evento, dichiara di svolgere un’azione di profondità sul territorio grazie ad azioni di prossimità, Incontrando i cittadini, le autorità civili e militari.
“Giovedì 8 giugno a partire dalle 17.30 nella Sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni si è tenuto il convegno ‘Chi ti ama ti protegge’. – il Consigliere Valerio Mancini (Lega) – ad aprile scorso è stato contattato dal collega Consigliere della Regione Abruzzo Marco Cipolletti, promotore della Proposta di Risoluzione per istituire lo screening cardiologico specifico per la fascia 0-14 anni d’età, che lo ha invitato a partecipare al convegno su questa tematica che si è svolto prima a Teramo, poi a L’Aquila, Rieti e Parma. Mancini ha subito aderito a questa iniziativa presentando alla Presidente della Terza Commissione il testo della Risoluzione adattato alla Regione Umbria, chiedendone la condivisione con tutti i membri perchè tutelare la salute dei bambini e dei ragazzi deve essere una priorità comune a tutti. Si è attivato affinché anche a Perugia si tenesse questo importante convegno che ha visto la partecipazione di professionisti della sanità e del diritto “.
Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell’Assemblea Legislativa Marco Squarta, sono intervenuti il Dottor Giovanni Frajese, docente di endocrinologia, il Professor Giulio Pedone, docente di oftalmologia, il Professor Alessandro Capucci, docente di cardiologia, il Sostituto Procuratore Generale della Corte d’Appello di Cagliari, Sergio De Nicola, la Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo, Maria Francesca D’Agostino e ovviamente il Consigliere Regionale d’Abruzzo Marco Cipolletti.
Nel corso degli incontri precedenti erano emersi dati allarmanti che testimoniano un aumento delle morti infantili negli anni successivi alla pandemia Quella di giovedì 8 Giugno è stata un’ulteriore occasione per approfondire questo tema e per cercare di dare risposte ai troppi interrogativi ancora in sospeso.
Il Comitato Difesa Minori cura con attenzione l’organizzazione di questi eventi cercando una collaborazione con le istituzioni per riuscire a fare qualcosa di concreto per i ragazzi .Mancini sostiene il progetto dello screening considerato fondamentale per prevenire decessi : “per questo è importante che la Regione Umbria si adoperi affinché, in una fase iniziale, almeno a 5.000 tra bambini e adolescenti venga data l’opportunità di eseguire controlli cardiologici specifici”.
Tale affermazione va immediatamente contestata perché opera una scelta discriminatoria nei confronti di tutti gli altri soggetti che rimangono esclusi dai controlli. Lo screening è un diritto di cui tutti dovrebbero beneficiare soprattutto se si è stati sottoposti all’inoculazione del farmaco genico sperimentale mRNA messaggero anti COVID 19 che sta causando tante pericarditi e miocarditi in soggetti giovani.
Gli incontri salvavita sono previsti anche in altre regioni, prossimo il lancio in Sardegna a Sassari e Liguria a Genova”. Conclude Nico Liberati Portavoce del comitato #DifesaMinori:
”Bisogna fare subito, Euromomo l’Istituto Europeo che si occupa di raccogliere e monitorare i dati della mortalità in Europa, segnala un drastico aumento della mortalità in fascia 0-14 anni. Visto che non esiste alcuna legge che disciplini la morte improvvisa giovanile e la corretta identificazione della sua causa, occorre sollecitare misure urgenti, per prevenire i casi di morte improvvisa in età infantile”.
“L’obbligatorietà dell’autopsia per le morti improvvise giovanili, oltre specifici prelievi per esame tossicologico e molecolare, ma anche la creazione di una rete di riferimento, di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA), interventi di formazione ed informazione, di promozione della ricerca scientifica e di prevenzione, sono volti ad attuare strategie per l’identificazione di famiglie e/o popolazioni a rischio, nonché per la creazione di un Registro Nazionale e l’Istituzione di una commissione tecnico-scientifica ministeriale specifica.“
La mia partecipazione all’evento è stata soprattutto dettata dalla volontà di voler tutelare ed informare tutti i soggetti che sono stati in maniera trasversale obbligati o non ,dall’inoculazione del farmaco genico sperimentale. Già da due anni come presidente dell’associazione TRILLY La Gente come noi APS sto portando avanti, insieme a tutti i soci, una lotta volta all’informazione dei cittadini sui diritti che tutti i pazienti dovrebbero conoscere per poterli esercitare.
La conoscenza, in questo momento storico, è l’unica arma che abbiamo a disposizione per poter contrastare e smentire la narrazione falsa e allarmista che ci è stata propinata.
Dopo aver ascoltato i vari interventi e notando fin da subito delle contraddizioni in essere ho chiesto di intervenire per fare una precisazione che riguardava l’autorizzazzione condizionata dell’immissione in commercio di tali farmaci ,dal momento che questo aspetto veniva del tutto ignorato e taciuto dai relatori.
L’intervento mi è stato impedito con la promessa che mi avrebbero dato la parola alla fine. Ho pazientemente atteso la fine degli interventi per poter prendere la parola e puntualizzare quali fossero, secondo me, gli aspetti critici, omissivi e fuorvianti dell’iniziativa così strutturata. L’oggetto dell’intervento è stato ridotto sia dal mediatore e organizzatore dell’evento, Nico Liberati, che da una esortazione del prof. Vanni Frajese preoccupato che potessi rovinare l’idillio dicollaborazione che si era instaurato con le istituzioni.
Pertanto vorrei puntualizzare ciò che non mi è stato possibile fare in presenza l’ 8 giugno 2023 a palazzo Cesaroni collaborazione fra medico e paziente nell’ottica del rapporto di
– Queste sono tutte le leggi in materia (D. Lgs. 502/92, L. 208/15, dpcm12 gennaio 2017, art. 4 – Assistenza sanitaria di base – e DM 1/2/1991, art 5, nonché, in particolare, il D. Lgs. 124/98 che disciplina le prestazioni erogate senza oneri a carico dell’interessato, art. 1, comma 4, lett. b), nonché le istruzioni fornite dalla Federazione Italiana MMG (FIMMG), la quale chiaramente e correttamente elenca il codice in questione nel suo vademecum per gli iscritti.
La preoccupazione dei relatori di vedersi interrompere un dialogo con le istituzioni, che dopo due anni sono disposte a collaborare perché preoccupate per la nostra salute, è dettata da una confusione di molti medici che scambiano per minacce le richieste lecite dei pazienti, semplicemente perché non rammentano l’Accordo collettivo nazionale.
Ricordiamoci sempre che, da Accordo collettivo nazionale (ACN), fra i compiti del medico ci sono anche:
l’appropriatezza delle scelte assistenziali e terapeutiche, la necessità di un uso appropriato delle risorse messe a disposizione dal Servizio sanitario nazionale, nonché l’adesione a specifici progetti concordati a livello regionale e/o aziendale; lo sviluppo e la diffusione della cultura sanitaria e della conoscenza del Servizio Sanitario Nazionale nonché del corretto uso del farmaco nell’ambito della quotidiana attività assistenziale, fatta salva la partecipazione a specifici progetti concordati a livello regionale e/o aziendale, nei confronti dei cittadini attraverso la loro sensibilizzazione alle tematiche concernenti in particolare:
Questo significa che il MMG (medico di medicina generale), che nell’esercizio delle sue funzioni è un pubblico ufficiale (e quindi risponde in maniera più grave di eventuali violazioni di legge) deve conoscere le modalità di somministrazione, il regime di esenzione (o meno), valutare l’appropriatezza di un farmaco in base alle istruzioni del produttore e delle autorità e alle effettive condizioni dell’assistito e alle conoscenze necessarie per fare tale valutazione.
Sarebbe davvero terribile se il nostro medico di base o gli illustri medici specialisti presenti all’evento non sapessero che questi non sono vaccini, ma sono terapie avanzate secondo la normativa europea che disciplina i farmaci, n. 83….del 2001.e che sono tutti a prescrizione obbligatoria! Se si rifiutasse di assistere il proprio paziente nella valutazione del farmaco migliore per lui… verrebbe addirittura meno ai suoi doveri contrattuali…. che ne penserebbe il dirigente ASL, suo diretto superiore?? ( Tra l’altro presente il responsabile della ASL 1 Umbria in sala )
E già… perché ricordiamoci che i MMG non sono liberi professionisti, bensì lavoratori parasubordinati del Sistema Sanitario Nazionale, facenti capo direttamente alla ASL, come la Corte Costituzionale ci ha definitivamente chiarito nel 2019 (Ma il TAR Lazio ce lo diceva già dal 2002) . Infatti dalla ASL prendono la busta paga, no?
L’esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità.
Il medico ispira la propria attività professionale ai principi e alle regole della deontologia professionale senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura.
Tale omissione, ricadendo nella fattispecie di pericolo, in qualità di presidente dell’associazione TrillyAPS, fu segnalata già nel 2021 alle autorità, affinché i dirigenti delle ASL Umbria 1 e 2 chiedessero la collaborazione dei Medici Competenti per redigere specifico Documento di Valutazione del Rischio.
Nulla di tutto ciò è accaduto, almeno in Umbria, fino ad oggi, ad eccezione di una vessazione e condanna, da parte degli ordini, di tutti quei medici che hanno esercitato la loro arte medica in scienza e coscienza. Molti sono tutt’ora indagati per falso ideologico, per aver esentato i pazienti dalla vaccinazione in osservanza anche solo del primo principio del codice deontologico: primum non nocere.
Non volendo pertanto creare divisione all’interno di un evento che vedeva la partecipazione e la collaborazione delle istituzioni civili e sanitarie,volto a gestire l’incremento anomalo di morti improvvise dopo l’inizio della campagna vaccinale, mi sono limitata a chiedere l’immediata sospensione dell’inoculazione del vaccino come vera prevenzione e non l’uso del defibrillatore semiautomatico, proposto dagli esperti medici presenti, per riportare in vita l giovani , vittime di arresto cardiaco.
È un nostro diritto e un preciso dovere del medico escludere eventuali pericoli per la salute prima che venga compromessa. I medici che hanno esentato dalla vaccinazione per salvare i propri pazienti da complicanze che potevano presentarsi data la presenza di particolari patologie, sono stati invece puniti: radiazione, sospensione o accusati di falso ideologico.
Il medico è tenuto a:
indicare i benefici che si ottengono dalla somministrazione di tale farmaco; illustrare in termini percentuali le probabilità che ha il paziente di incorrere in eventi avversi gravi e perché il medico ritenga – per comprovate e documentabili evidenze scritte – sia eventualmente più vantaggioso sottoporsi all’inoculazione del farmaco da Lui stesso indicato (farmaco anti-COVID-19) rispetto alle cure esistenti.
La nostra intera esistenza in questo momento sembrerebbe dipendere da ciò che il MMG decide essendo l’unico investito del potere di stabilire se noi pazienti siamo o meno a rischio di effetti avversi dovuti ai trattamenti sanitari in oggetto.
Infine, qualora il MMG dovesse ritenere comunque opportuno prescrivere i farmaci sperimentali di cui sopra, è un nostro diritto chiedere di prescrivere anche le analisi atte a determinare possibili rischi per la nostra salute a carico del Sistema Sanitario Nazionale, attraverso il codice di esenzione “P03”, così come previsto dall’art. 1 comma 4 lett. b del D.Lgs.124/1998– prima parte (G.U. n. 99 del 30/04/1998) e DPCM 12/01/2017 (G.U. n. 65 del 18/03/2017).
Quindi il progetto di screening dai 0-14 anni che ci viene proposto come una concessione straordinaria con lo slogan “chi ti ama ti protegge” in realtà è già disponibile.
Le persone vaccinate o in procinto di esserlo sono già protette dalla normativa vigente a patto di conoscerla ed esercitarla nelle sedi e nei luoghi opportuni.
Non è eticamente concepibile che si continui a somministrare il “vaccino” sacrificando migliaia di giovani e meno giovani per raccogliere i dati sulle morti improvvise; dati necessari a dimostrare la correlazione con il farmaco genico ricevuto.
Il rimedio proposto per gestire il danno correlato al “vaccino” è la possibilità di avere un defibrillatore semiautomatico nelle vicinanze.
Per meglio comprendere riporto un ‘intervista al dottor Alessandro Capucci primario cardiologo dell’ospedale civile di Piacenza relatore all’evento di Perugia.
Il medico risponde con pregevole sintesi e chiarezza: «La fibrIllazione ventricolare è l’aritmia che, nel 90% dei casi, ferma il cuore. Il cuore non si muove più (non si contrae) perché viene attivato troppo rapidamente (anche 400-500 volte ai minuto). Non ha pertanto più la possibilità di distendersi e di contrarsi. Bastano pochi secondi di questa aritmia e la persona, colpita perde conoscenza. Una volta che inizia quest’evento, bisogna intervenire al più presto, in quanto, ogni minuto, si perde il 10% di possibilità di salvare questa vita».
Tempo limite dunque, per conservare un barlume di speranza, è quello di dieci minuti dalla perdita di coscienza.
Prosegue il Dr. Capucci nella sua intervista: «la cura è la defibrillazione elettrica, mediante un apparecchio già noto da decenni che, dando una scossa elettrica al torace, ne produce l’azzeramento elettrico, con successiva ripresa dell’attività elettrica dei cuore e, quindi, della contrattilità».
Nella stessa intervista, il Dr. Capucci spiega che la defibrillazione è sempre un atto medico, in quanto deve essere preceduta dalla diagnosi di arresto cardiaco, che è un atto medico. In questi anni si è tentato, quindi, di portare il medico sul luogo dell’arresto cardiaco nel più breve tempo possibile… il problema è che un’ ambulanza attrezzata, in una città media, ha un tempo di intervento medio non inferiore a dieci minuti, troppi per riprendere questi pazienti. Occorre, anche, aggiungere il tempo necessario ai soccorritori per rendersi conto di ciò che è accaduto e per telefonare al 118 (altri cinque o sei minuti).
Sempre nella stessa intervista, il Dr Capucci aggiunge che: «Esiste, oggi, una novità tecnica e, cioè, un defibrillatore che è in grado di fare la diagnosi automaticamente e di dialogare con la persona che lo utilizza per guidarla nell’impiego”. (intelligenza artificiale)».
Ancora, il dottor Capucci: “Siamo di fronte ad una persona che è morta, se non la soccorriamo, esiste un apparecchio che la può salvare e che è in grado di diagnosticare correttamente e richiede di erogare la scarica elettrica solo se riconosce la fibrillazione ventricolare (FV); altrimenti, non si carica nemmeno!
A questo punto, la parola può passare all’esperto di diritto.
L’art. 348 del codice penale sancisce: “Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato (nella specie, professione medica) è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da £ 200.000 a £.1.000,000*”.
Prima dell’invenzione del defibrillatore semi automatico, non si poteva applicare la scarica elettrica al torace dei pazienti, che avrebbe prodotto l’azzeramento elettrico ventricolare (con successiva ripresa dell’attività elettrica regolare del cuore e, quindi, della contrattilità), senza una diagnosi di arresto cardiaco.
Tale diagnosi è un tipico atto sanitario, da compiersi da un medico. Del resto, è facile comprendere i pericoli ed i danni, che deriverebbero dall’usanza di intervenire, per spirito di carità, In siffatti casi, non resta altro che telefonare al 118. Ma, in presenza di fibrillazione cardiaca, l’intervento dell’ ambulanza è, in pratica, sempre tardivo.
Oggi, però, il defibrillatore semi automatico diagnostica correttamente la fibrillazione cardiaca ed eroga la scarica elettrica solo se riconosce la fibrillazione ventricolare; altrimenti, non si carica nemmeno, come spiega il Dr. Capucci, nella sua intervista.
Allora, per il giurista è chiaro che l’atto medico (la diagnosi di fibrillazione ventricolare) non promana dall’operatore (vigile urbano, poliziotto di Stato, carabiniere, vigile del fuoco o un comune cittadino in possesso di defibrillatore), ma proviene dal defibrillatore stesso, senza alcun margine di discrezionalità da parte dell’operatore medesimo. tanto più che, come si è detto, il defibrillatore non si carica nemmeno e, quindi, non emette la scarica elettrica se non diagnostica autonomamente la fibrillazione ventricolare (FV).
Pertanto, come ha esattamente intuito il Presidente del Tribunale di Bolzano, dott. Carlo Bruccoleri, nel suo conciso e chiarissimo parere pubblicato sul “Mensile italiano di soccorso” del gennaio 2000, l’abusivo esercizio della professione sanitaria non sussiste, nel caso di impiego del defibrillatore semi automatico, poiché manca qualsiasi diagnosi di fibrillazione ventricolare da parte dell’operatore, per essere stata fatta, tale diagnosi, dal defibrillatore stesso, automaticamente e senza alcuna discrezionalità di giudizio da parte dell’operatore. Tutto ciò esaurisce la questione giuridico penale.
Per abbondanza, si soggiunge che, in ogni caso, l’art. 593, comma secondo, codice penale, punisce penalmente chiunque “trovando un corpo umano, che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediate avviso all’ Autorità”.
Orbene, il vigile urbano in possesso di un defibrillatore semi automatico, che entra in funzione ed eroga la scarica elettrica solo se accerta la sussistenza della fibrillazione ventricolare, senza alcuna discrezionalità da parte del vigile urbano stesso, agisce, in ogni caso, ai sensi dell’art. 51 comma primo del codice penale che recita: “L’ esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica (nella specie, l’art, 593 codice penale, poco sopra citato)… esclude la punibilità”.
Pertanto, anche l’art. 51 esclude la possibilità del reato di esercizio arbitrario della professione medica da parte del poliziotto o del vigile urbano che usi il defibrillatore, infine, l’art. 54 codice penale recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto (esercizio arbitrario della professione medica, nella specie) per esservi stato costretto dalla necessita di salvare se od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”
Dopo quanto si è detto, è sufficiente soffermarsi sull’ inciso “ne altrimenti evitabile” per concludere, data la pratica impossibilità di assicurare il soccorso, con ambulanza, nei fatidici dieci minuti, che l’uso del defibrillatore sarebbe, in ogni caso, un atto necessitato, per evitare una morte e, quindi, tale da escludere il reato è sempre utile l’intervento legislativo.
A tal proposito è utile rifarsi ad un’idea che prese corpo in quel progetto che oggi tutti conoscono come “Progetto Vita”. Defibrillatori diffusi a livello capillare sul territorio, corsi per imparare a usarli, app e tecnologie per accorciare i tempi di intervento, una fitta rete di collaborazione tra soggetti della Sanità, forze dell’ordine, vigilanza privata e istituzioni.
Un sistema ben oliato, anzi, perfettamente oliato e funzionante, efficace, in grado di salvare vite, tante vite. Un modello che piano piano sempre più province stanno cercando di studiare e quindi adottare, un modello destinato a essere esportato: “modello Piacenza”.
L’obiettivo è far capire alle altre città che è possibile realizzare una rete di pronto soccorso per arresto cardiaco utilizzando uno strumento salvavita. Così dichiara la dottoressa Daniela Aschieri, allieva del dott. Capucci.
Di nuovo ci viene riproposta la strategia della paura per convincerci della bontà del progetto: non importa cosa provoca la morte cardiaca l’importante è tranquillizzare e gestire la nostra paura con un defibrillatore. Stessa strategia, creare il problema per poi intervenire successivamente con un rimedio.
“Il progetto dei quartieri cardioprotetti è l’obiettivo futuro ma anche e soprattutto l’educazione nelle scuole: un obiettivo a lungo termine che però rappresenta la base per poter proseguire in questa strada”, afferma Aschieri.
Sarà un caso?
Voi lettori cosa ne dite cel fatto che Il 23 febbraio 2022 è stato firmato presso la Sala della Giunta Comunale alla presenza del Sindaco Patrizia Barbieri il Protocollo d’Intesa per la divulgazione su tutto il territorio nazionale del Progetto FacileDae per la diffusione in Italia, seguendo l’esempio unico in Europa di Progetto Vita, per la cultura dell’uso precoce del defibrillatore in caso di arresto cardiaco.
Il Protocollo d’Intesa è stato sottoscritto dalla Dott.ssa Daniela Aschieri Presidente di Progetto Vita Odv, dal Dott. Fabrizio Pregliasco Presidente dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze OdV e dal Dott. Leonardo Braschi Presidente di Ircomunità APS.
Le tre organizzazioni di volontariato e di promozione sociale lanciano così il Progetto FacileDae per far comprendere a tutti la semplicità e l’importanza dell’uso precoce del defibrillatore per salvare vite umane attraverso la realizzazione di azioni congiunte informative con materiali didattici condivisi, con l’uso di piattaforme digitali e la formazione di istruttori/formatori nazionali.
Le organizzazioni, che si sono impegnate a far promulgare dal Parlamento la Legge 116/2021, che rende possibile l’utilizzo del defibrillatore a tutti i cittadini senza alcuna responsabilità e senza l’obbligo di una certificazione a seguito di un corso specifico, hanno sollecitato i Ministeri competenti all’emanazione dei decreti attuativi chiedendo anche alle Regioni l’eliminazione delle farraginose procedure burocratiche per la formazione all’uso del defibrillatore. Congiuntamente sono stati realizzati spot televisivi e studi scientifici.
Purtroppo questo che stiamo vivendo è sicuramente uno dei momenti più bui della storia dove la verità e la vita vengono giornalmente calpestati o scarsamente difesi.
In conclusione ci si attiva per fare leggi ad hoc che giungono al momento giusto deresponsabilizzando la figura medica delegando all’intelligenza artificiale la gestione della nostra salute. Ci si ostina a chiudere la stalla quando ormai sono usciti i buoi, incoraggiando le persone a scaricare le app, ad affidarsi alle piattaforme digitali che sapranno come proteggerci dal male… Non preoccupatevi se dopo aver ricevuto l’inoculazione di una terapia genica sperimentale si andrà incontro ad un arresto cardiaco perché saremmo protetti dal defibrillatore semiautomatico che ci riporterà in vita (forse…) .
Vorrei, a tal proposito, rivolgere un particolare invito al C.O.S.A.U. che era presente a Perugia l’8 Giugno 2023, rappresentato nella persona del suo presidente dottor Alessandro Montedori, ad attivarsi per chiedere l’immediata sospensione della campagna vaccinale anti Covid 19 in Umbria. Questa è vera prevenzione. Questo dovrebbe fare un comitato di sanitari che operano in scienza e coscienza a tutela della vita e della salute.
Riporto le parole con le quali lo stesso C.O.S.A.U. si definisce sul suo sito:
”Il comitato sanitari umbri in scienza e coscienza costituito da medici e sanitari dell’Umbria che si sono riconosciuti nella loro esperienza e competenza ed hanno condiviso la necessità di promuovere un dialogo tra i cittadini e le istituzioni nella difesa della libertà di scelta terapeutica e avendo come bussola il rispetto del codice deontologico e della Costituzione Repubblicana”.
Se non ha perso la bussola e la scienza il C.O.S.A.U. parli ora con le istituzioni o taccia per sempre.
A tutti gli altri illustri personaggi che hanno partecipato all’evento di cui sopra cosa posso dire?
Non ho visto il coraggio nei vostri occhi, non ho sentito l’amore per la verità.
Vorrei rilanciare la bellissima citazione che lo stesso prof. Frajese ama ricordarci nei suoi convegni ,una bellissima frase di San Giuseppe Moscati, eccezionalmente attuale:
“Ama la verità, mostrati qual sei senza Infingimenti quindi e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportarlo e se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio.”
Ci si sente protetti soltanto da coloro che amano la verità appassionatamente, con spirito di sacrificio e con dedizione instancabile resistendo anche agli attacchi personali, alle invidie, all’ostilità ideologica.
La verità ormai è sotto gli occhi di tutti: i dati sono inoppugnabili e solo chi è in malafede può negarli. Dopo questi lunghissimi tre anni non resta che passare dalle tante parole ai fatti altrimenti la verità resta sterile lettera morta.