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EPIFANIA: LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI DIO. Seguendo la Stella i Magi trovano Gesù, Salvatore anche dei Pagani

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Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.

Vangelo di San Matteo Evangelista ed Apostolo (Mt. 2, 1-6)


Nell’immagine di copertina l’Adorazione dei Magi (o Pala Strozzi): un dipinto a tempera su tavola realizzato nel 1423 da Gentile da Fabriano (Fabriano, 1370 circa – Roma 1427), che lo eseguì per il ricco banchiere fiorentino Palla Strozzi. Capolavoro del gotico internazionale, che è oggi conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

di prof. ssa Paola Persichetti

Abbiamo visto spuntare la sua stella

L’Epifania è il giorno in cui siamo chiamati a contemplare la realtà stupefacente di un Dio che -invece di restare rinchiuso nella sua lontana e inaccessibile infinità- decide di venire fino a noi, di rivelarsi ai nostri occhi, di donarsi alla nostra comprensione e alla nostra contemplazione. E dunque il lieto annuncio che le molte oscurità di questi tempi che hanno intristito la nostra esistenza e sporcato di sangue la terra, sono dissipate da una luce che viene dall’alto. Questa è la bella notizia dell’Epifania: la grande festa della manifestazione di Dio.

Festa dell’Epifania

La festa dell’Epifania vuole preservare il popolo da alcuni malintesi e fuorvianti interpretazioni i disegni di Dio, soprattutto quando le ideologie dominanti influenzano la lettura della storia sacra. Anche il Natale è la manifestazione -l’epifania autentica e sostanziale- di un Dio che, per farsi conoscere ed amare, addirittura si fa uomo diventando un nostro fratello. Ciò che è avvenuto nella notte di Betlemme, non ha  avuto però risonanza nella società.

Uno potrebbe dedurre che la salvezza di Dio deve sempre restare nascosta, avvolta nell’oscurità e nel nascondimento; e quindi – si può arrivare a pensare – che anche l’azione della chiesa (che tale salvezza custodisce ed annuncia) deve essere il più possibile sotterranea: non deve cioè farsi sentire troppo all’esterno, non deve disturbare gli altri, deve umilmente mimetizzarsi entro la scena mondana.

L’Epifania  ci dice il contrario: nell’episodio dei Magi, il re, le autorità, l’intera Gerusalemme, i responsabili della cultura, vengono tutti raggiunti e messi in inquietudine dal messaggio che viene dal cielo. Certamente, Dio ha iniziato e si è rivelato all’inizio ai più semplici e più umili: è questo il significato del Natale.

Ma il fine della sua redenzione è che non resti nascosta e quasi clandestina: questo è il significato dell’Epifania che oggi la chiesa dovrebbe gridare fuori dal politicamente corretto. Il Vangelo di Matteo ci esorta a dire nella luce quello che ci viene detto nelle tenebre e a predicare sui tetti quello che viene ascoltato all’orecchio. Sono le stesse parole di Gesù che ci prospettano il programma epifanico, che è vincolante nell’azione pastorale della chiesa, e l’impegno Epifanico  di ogni battezzato.

La vera missione evocazione di ogni battezzato è quella di diventare un forte e chiaro annunciatore di Cristo e del suo regno.

Saremo in errore, considerare che ciò che è avvenuto a Betlemme (dove gli angeli hanno parlato soltanto ai pastori, poveri e analfabeti) potrebbe  indurre qualcuno a ritenere che i ricchi-ricchi non solo di censo, ma anche di cultura, di informazione, di potere, di fama-non siano tra i destinatari della missione del figlio di Dio . È vero che essi non sono tra i più favoriti e i più facilitati a capire il Vangelo, lo stesso Gesù nel Vangelo di Matteo benedice il padre perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli.

Ma la vicenda dei Magi – che arrivano ad adorare il Messia, pur essendo così benestanti da poter portare oro in  regalo e così istruiti da sapere scrutare e interpretare il corso degli astri- ci dice che nessuno è escluso irrimediabilmente dalla misericordia di quel Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”(1Tm 2,4).

Lo stesso Gesù nel Vangelo di Luca ci dice che tutto è possibile a Dio  (capitolo 19); e così ha dato speranza persino ai potenti orgogliosi, ai danarosi sazi e insaziabili,  agli intellettuali pieni di sé, al patto che si mettano alla sequela dei Magi e, abbandonata la loro opulenta desolazione, si pongano seriamente in cammino verso Betlemme.

L’insegnamento dell’Epifania non è soltanto una provvidenziale luce sul Natale ma è un suo organico e necessario completamento.

Storicità dell’arrivo dei Magi a Betlemme

L’arrivo dei Magi a Betlemme è un fatto realmente accaduto e allo stesso tempo pieno di simboli. In questo episodio avviene l’incontro tra la fede e la ragione, l’unità tra l’intelligenza umana e la grazia divina, il rovesciamento delle gerarchie del mondo.

A Natale il verbo eterno che nasce come uomo a Betlemme, si manifesta innanzitutto al popolo di Israele, conformemente al progetto di Dio che chiama alla salvezza per primi i discendenti di Abramo, a cui il salvatore era stato promesso; in secondo luogo si manifesta anche ai popoli pagani, anche a loro e li chiama a riconoscere, raccogliere e adorare l’unico salvatore del mondo. In quella carovana di uomini illustri venuti dall’oriente e guidati dalla stella siamo rappresentati tutti noi, discendenti di un mondo escluso dall’antica alleanza e, in loro, chiamato a quella nuova. L’Epifania è la nostra festa, cerchiamo dunque di capirne qualcosa di più.

Contorni temporali

La venuta dei Magi e la Natività vengono associate e collocate  in un breve arco di tempo che non è quello storico. Dobbiamo porre tra i due episodi un anno e mezzo o due anni di distanza.

Matteo infatti ci dice che i Magi trovarono il bambino e sua madre in una casa: evidentemente avevano lasciato la grotta della Natività e, non potendosi rimettere in viaggio con un neonato, si erano stabiliti in un’abitazione di Betlemme, dove probabilmente avevano ancora dei parenti; più chiaramente ci dice che il re Erode, dopo essersi informato circa il tempo del loro viaggio, dopo la partenza dei Magi fa uccidere i bambini di Betlemme dai due anni in giù (Matteo 2,16): questa dunque doveva essere all’incirca l’età di Gesù al momento della visita dei Magi.

Chi sono i Magi?

Magi è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, passato  al greco màgos. Si tratta di un titolo riferito specificatamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’impero persiano. In Erodoto la parola magoi era associata a personaggi dell’aristocrazia della Media ed, in particolare, ai sacerdoti astronomi della religione zoroastriana, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù.

Sappiamo anzitutto che vengono da oriente , determinazione  piuttosto vaga, che indica semplicemente l’essere stranieri: infatti poiché ad Occidente Israele ha soltanto il mare, chiunque arrivi da fuori, viene da oriente. Quindi più che un’indicazione geografica si tratta di una chiara collocazione etnica e religiosa: I Magi sono non ebrei, quindi sono stranieri quanto all’etnia e pagani quanto alla religione.

Il vocabolo “Magi” ha origine persiana, legato molto probabilmente alla dottrina del madzdeismo, si identifica con una classe di studiosi, di sapienti, e secondo le abitudini dell’epoca, oggetto di studio sono la religione, la filosofia, l’astronomia, e ogni genere di sapienza. È possibile ritenere che fossero, se non proprio dei sovrani, dei personaggi altolocati, dato che solo i ricchi e potenti potevano permettersi di dedicarsi a tempo pieno agli studi così da essere definiti Magi , e poter finanziare un’impresa  così dispendiosa come il lungo viaggio di una carovana di uomini, bestiame e vettovaglie.

Fin dai primi secoli del cristianesimo ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre: addirittura si riteneva che con la loro opera avessero contribuito a cacciare i demoni verso gli inferi. E, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella e raggiungendo il neonato il Re di  Israele, lo avrebbero anche riconosciuto come Dio, anzi, come l’unico Dio venerato anche dalla rivelazione zoroastriana.

Quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo. Nel Vangelo di Matteo, i Magi sarebbero state le prime autorità religiose ad adorare il Cristo.

Fonti storiche

Gran parte degli esegeti contemporanei, Influenzati dai criteri interpretativi della scuola critica di origine illuminista e protestante, vedono l’episodio dell’adorazione dei Magi come un racconto simbolico, inventato a bella posta per illustrare la chiamata dei pagani alla fede in Gesù alla pari con gli ebrei.

La parola Magi è una carta di identità ben conosciuta nell’antichità. Quasi 500 anni prima che l’apostolo Matteo  scrivesse il suo Vangelo, ne parla anche lo storico greco Erodoto, che li descrive come una delle sei tribù dei medi, un antico popolo Iraniano stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale a sud del Mar Caspio. Essi precisamente costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione Mazdea (Credevano nel Dio unico Ahura Mazda), Il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra . Coltivavano anche l’astronomia ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.

La credibilità storica dell’episodio trova il suo punto di forza proprio nel fatto di comparire nel Vangelo di Matteo. Come noto, il testo di San Matteo è rivolto direttamente agli ebrei, per convincerli che Gesù è il Messia promesso ad Israele, e più degli altri vuole mostrare la continuità tra antico e il nuovo testamento: sarebbe pertanto inconcepibile che proprio Matteo mette in bella vista che Gesù è il salvatore anche dei pagani.

Astronomi messi in viaggio seguendo una stella

In quanto astronomi è dunque plausibile che si siano messi in viaggio seguendo una stella. Tra l’altro, nel loro credo si parla di un messia o soccorritore, nato da una vergine e annunziato da una stella, destinato a salvare il mondo. A tal proposito lo storico Franco Cardini  scrive: “Matteo, povero pubblicano, dei Magi Mazdei non doveva sapere un bel niente o quasi: com’è che con tanta  sostanziale esattezza ha mostrato reminiscenze che noi conosciamo soltanto dall’Avesta, giuntoci  peraltro attraverso redazioni tardive e non anteriori comunque al III secolo d.C.?“.

L’Avesta è, potremmo dire, la Bibbia, ossia il testo della rivelazione, di quella religione.

La maggior parte delle nostre conoscenze tradizionali sui  Magi deriva da due fonti: la traslazione delle loro supposte reliquie da Milano a Colonia , voluta da Federico Barbarossa nel 1164, e il testo del domenicano Giacomo da Varazze, vescovo di Genova alla fine del 200 e autore della Legenda Aurea, testo composto tra il 1260 e il 1298 anno della morte dell’autore.

C’è un altro elemento su cui è importante soffermarsi che è l’astro che guida i Magi.

Che cos’è era dunque la stella dei Magi? Gli studi più recenti attestati anche da Benedetto XVI nel suo libro sull’infanzia di Gesù, portano a ritenere che si sia trattato di fenomeni celesti realmente avvenuti tra il 7 e il 4 a.C. (che sarebbe poi l’epoca dell’effettiva nascita di Gesù), come l’allineamento di alcuni pianeti ( Giove e Saturno, soprattutto) nella  costellazione dei pesci, con un conseguente effetto ottico di straordinaria brillantezza.

Il percorso dei Magi e Marco Polo

Nel milione di Marco Polo, vero e proprio capolavoro enciclopedico che offre una conoscenza etnografica, geografica e botanica dell’Asia medievale agli europei contemporanei e futuri, troviamo preziose informazioni relative al percorso dei Magi. Quando Marco Polo passa per la città di Saba, l’attuale Saveh, a sud ovest di Teheran, racconta stupefatto di aver visitato, condotto dalla popolazione locale, la tomba dei Magi i cui corpi apparivano incorrotti.

I Magi Tornarono ai loro paesi per un’altra strada

Avvertiti in sogno tornarono ai loro paesi per un’altra strada: abituati ad interpretare i segni del cielo astronomico e aperti a quelli del trascendente, pieni della loro sapienza umana e della grazia del Dio fattosi uomo finalmente incontrato, affronteranno un viaggio di ritorno diverso e più lungo. Una volta conosciuto il vero re non possono più assecondare le malvagie intenzioni del piccolo sovrano mediorientale, Erode, e decidono di tornare alle loro terre senza passare più dai dintorni di Gerico. L’incontro con il salvatore cambia definitivamente i loro cuori, niente è più come prima, neanche la strada del ritorno.

Il destino errante dei Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro paese-“per un’altra strada“, come scrive Matteo. Sarebbe proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove dopo la risurrezione di Gesù essi sarebbero tornati per testimoniare la fede.

È necessario imparare dai Magi a viaggiare per vie impervie, difficili ma scelte con intelligenza e senso pratico: I Magi scelsero questo tragitto piuttosto lungo anche per il fatto che garantiva sufficienti punti di rifornimento, siti commerciali e un margine di rischio più ridotto.

Il significato di questa festa, evento storico realmente accaduto, è avvalorato anche  da numerosi elementi simbolici che ci aprono al vero significato di questa festa.

  • Il primo simbolo è l’incontro e il dialogo tra la fede e la ragione, rappresentato dal lungo e faticoso pellegrinaggio dei Magi verso la casa di Betlemme. I Magi sono gli studiosi che unendo la sincera apertura della mente del cuore, scevri da pregiudizi, con l’indagine scientifica più avanzata di quel tempo, cioè i movimenti astronomici, si lasciano alle spalle loro idoli-le false divinità dell’epoca, ma anche gli idoli dello scientismo moderno-e non temono di inginocchiarsi davanti all’unico vero Dio fatto uomo, divenendo così il prototipo dell’uomo vero, che è razionale credente insieme, senza nessuna contraddizione.
  • Il secondo simbolo la speciale la stella che guida i Magi a Betlemme, rappresenta la luce dell’umana intelligenza e la luce della grazia divina che brillando insieme conducono l’uomo a riconoscere in quel bambino il vero Dio e ad adorarlo senza complessi.
  • Terzo simbolo sono i doni che i Magi portano al bambino che sono stati riconosciuti da tutta la tradizione cristiana come simboli della triplice dignità di colui che essi sono venuti ad adorare: l’incenso è il profumo che si brucia per onorare la divinità, dunque è il riconoscimento che quel bambino è Dio venuto nel mondo; l’oro è l’omaggio che si fa ai re, e dunque il riconoscimento che è nato l’unico vero sovrano dell’intero universo; la mirra è l’unguento con cui si dà degna sepoltura ai defunti di riguardo, dunque con esso si onora anzitempo quella morte che darà la vita al mondo.

A differenza dei sacerdoti e degli scribi che dovrebbero essere i garanti e i testimoni accreditati della nascita del Messia, che rimangono chiusi nel palazzo di Erode a fare congetture per togliere di mezzo il bambino, i Magi (sapienti) venuti dall’oriente accorrono a Betlemme.

Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro patria per un’altra strada. Scoperto l’inganno Erode si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni dando luogo alla strage degli innocenti, ma Giuseppe avvertito anticipatamente in un sogno, fuggì in Egitto con la famiglia.

La tomba dei Magi

Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la cappella dei Magi, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra vuoto, risalente al tardo impero romano: la tomba dei Magi. Secondo le tradizioni milanesi, la basilica sarebbe stata fatta costruita dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di esservi sepolto, dopo la sua morte, vicino ai corpi dei Magi stessi. Per questo motivo, avrebbe fatto giungere i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (dove erano stati portati alcuni decenni prima da Santa Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terrasanta).

Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio e si impossessò delle reliquie. I corpi vennero sottratti dall’arcivescovo di colonia, Rainaldo di Dassel, in Germania, che li trasferì attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, fino al duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservati in un prezioso reliquiario, un’arca d’argento dorato,  Cattedrale gotica di Colonia.

Non è superfluo notare , infine, che negli anni 80 del secolo scorso le reliquie di Colonia sono state sottoposte ad esami scientifici. Ne è  risultato che i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo.

Epifania   6 Gennaio 2024  dove trovare Dio

È necessario passare dall’adorazione di un Dio che è venuto ad incontrarci prendendo una carne, alla consapevolezza che noi uomini dobbiamo incamminarci alla ricerca di colui che per primo ci ha cercati. L’umanità, che in questo tempo ha anestetizzato l’anelito verso Dio, deve risvegliarsi dando spazio a quella nostra indole, impressa nel nostro DNA, indagatrice delle cause ultime che esce dalla mortificazione e dal soffocamento perpretato dalla molteplicità e dalla prepotenza delle attrattive e delle preoccupazioni mondane.

È dall’esempio  e  dall’incitamento  che ci viene dai Magi, come dai  Magi ci viene la fiducia che possiamo anche noi conseguire il traguardo della nostra ricerca e trovare Dio.

Tutti coloro che, come i Magi, sanno guardare non solo in terra ma anche in cielo, che hanno il coraggio di lasciare le abitudini di comodità, di vita mediocre, di incoerenza morale, che non temono di sfidare la mentalità di questo mondo e non si lasciano intimidire dalle ironie di chi vive ricurvo sulla terra troveranno Dio.

Come non pensare, in una tale situazione, al compito di un vescovo nel nostro tempo? Egli si troverà sempre in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che  è apparentemente sicuro: coloro che vivono e annunciano la fede della chiesa non sono e non possono essere conformi alle opinioni dominanti proprie del  nostro tempo. L’agnosticismo oggi è largamente imperante con i suoi  dogmi ed è terribilmente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri.

Perciò, oggi è particolarmente pressante per un vescovo avere il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti. Egli deve essere valoroso saldo nella fortezza per lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermi nella verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come Agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende uomini liberi.

In questo tempo di tenebre e di confusione anche all’interno della chiesa, proprio in questo contesto mi viene in mente un episodio degli inizi del cristianesimo che San Luca narra negli atti degli apostoli. Dopo il discorso di Gamaliele , che sconsigliava la violenza verso la comunità nascente dei credenti in Gesù, il sinedrio chiamò gli apostoli e li fece flagellare. San Luca continua: “ Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno… Non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo“ (Atti  capitolo 5,40) .

I successori degli apostoli devono sperare di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se  non cessano di annunciare in modo udibile comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo.

Subire gli oltraggi per lui sarà la conferma che sono stati giudicati degni di partecipare alla passione di Cristo.

I Magi  hanno seguito la stella, e così sono giunti fino a Gesù, alla grande luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. I Magi Sono diventati essi stessi stelle che brillano nel cielo della storia e ci indicano la strada. I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano.

L’invito che faccio a me stessa e a tutti gli uomini di buona volontà è quello di vivere con Cristo per diventare sapienti. Solo allora diventeremo astri che precedono gli uomini e indicano loro la via giusta della vita. Prego affinché l’inquietudine di Dio per l’uomo ci tocchi in questo giorno di festa, perché possiamo tutti sperimentare la sua vicinanza e ricevere il dono della sua gioia.

In questa epifania del 2024 diventa imperativo per noi cristiani chiedere il coraggio e l’umiltà della fede pregando la nostra Madre  celeste, la Vergine Maria che mostri Gesù Cristo anche a noi, come lo ha mostrato ai Magi, come re del mondo e ci aiuti ad essere indicatori della strada che porta a  lui. Non c’è altra via per vivere in pace e nella verità in questo mondo prossimo al baratro dell’inferno.

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS  La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

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