X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

X TAVOLA DI ASSISI: LA GRANDE ASSENTE. Affari Big Pharma sui Feti Abortiti approvati dall’UE ma ignorati dai Cristiani

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di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.


LE GIORNATE INTENSE SU “LE TAVOLE DI ASSISI”

Il 9 e il 10 settembre ho partecipato alla due giorni de “le tavole di Assisi” che si è tenuta, appunto ad Assisi. Sono state due giornate intense, e con numerosi interventi che si sono susseguiti dalla mattina alla sera.  Tutto è stato molto interessante,  e mi sono trovata in perfetta armonia con molti degli interventi fatti ma c’è un ma…

Mi limiterò a fare soltanto alcune osservazioni  senza le quali, ritengo non si possa avere la giusta chiave di lettura delle due giornate. L’ evento era teso, secondo gli organizzatori, “a riflettere, ragionare, ascoltare e pregare insieme.“ L’appuntamento nella splendida cornice di Assisi  ha messo al centro delle sue riflessioni le sfide che attendono l’Italia e l’intero Occidente: l’assalto alla vita e alla famiglia fino alla guerra, dalla dittatura del pensiero unico fino al definitivo sradicamento delle radici cristiane dell’Occidente.

Erano presenti alcune delle principali sigle del panorama cattolico Italiano con due vescovi, una pastora del mondo  evangelico ( protestante) numerosi intellettuali e più di 400 persone accreditate.

Voglio  partire dall’intervento di monsignor Giampaolo Crepaldi vescovo emerito di Trieste che ha  gettato  le fondamenta sulle quali si sarebbe dovuto ( ma  così non è stato) costruire l’intero evento con l’apporto dei vari relatori.

Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente. Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI… Che non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime“.

Oggi questa eredità preziosa si trova in grave difficoltà e il motivo principale è di fede in primo luogo e in secondo luogo di ragione. Dice monsignor Crepaldi che  si concede troppo al naturalismo e si pensa che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi progressivamente scendere di livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista ed infine al Cristo della coscienza individuale.

La conseguenza di tutto ciò è che il ruolo del Cristianesimo così concepito finisce di avere un ruolo importante nella società.

Questa è una menzogna perché il cristianesimo e la chiesa hanno invece qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, in una piazza dove il vociferare “Del pubblico dibattito“ genera soltanto un grande baccano quotidiano.

Se il cristianesimo e la chiesa “hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto.“ Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto“.

Questo tutto deve essere vagliato alla luce di quanto la chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Monsignor Crepaldi ha rincarato la dose facendo riferimento a l’esistenza di troppe realtà cattoliche che oggi hanno fatto propria l’agenda ONU per il 2030.

Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane.“

I CATTOLICI “FLUIDI” RESTANO IMPRODUTTIVI

La società non trae nessun vantaggio da attivisti frenetici cattolici “fluidi”che restano improduttivi.

Alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili“, di cui ci parlava Benedetto XVI, sta l’agnosticismo cattolico il quale assolutizza la politica permettendole di fare tutto svilendola e rendendola cieca. Una politica fatta alla cieca.

Ad una politica così ridotta la dottrina sociale della chiesa non ha più nulla da dire.

Stanno scomparendo gli spazi in cui il cattolico può operare. “La pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della dottrina sociale della chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali“ si sta riducendo di numero.

La domanda che si impone e si erge a questo punto è molto semplice e allo stesso tempo molto seria: i cattolici, siano essi laici o uomini di chiesa, si  adeguano o tentano di opporsi?

Per opporvisi serve Il messaggio proprio e unico che la chiesa e il cristianesimo hanno da dire al mondo.

Tutti coloro che non lo fanno o lo fanno male verranno fecondati  e avvelenati da altre idee che con il Cristianesimo non hanno niente a che vedere.

LE IV TAVOLE DEL SIMPOSIO 

Queste sono state le tavole intorno alle quali ci si è seduti e i relatori hanno dato degli spunti sui quali sarebbe stato necessario confrontarsi. Non è stato possibile e non per mancanza di tempo ( considerando che alcuni relatori invitati non hanno potuto partecipare): alcune tematiche non “dovevano” essere affrontate.

Le IX tavole

  • La sacralità della vita umana
  • La famiglia società naturale fondata sul matrimonio
  • Inverno demografico e neo – malthusianesimo
  • Le ideologie e i giovani: Gender, Wolke, e molto altro
  • Transumanesimo e post-umanesimo la dittatura soft
  • Anima e trascendenza: fede, chiesa, vita eterna
  • Economia e cura del creato
  • L’Italia ripudia la guerra
  • La sovranità appartiene al popolo

Mentre Monsignor Crepaldi parla di Chiesa Cattolica alle tavole erano presenti alcuni rappresentanti delle chiese evangeliche: chiese nate dalla Riforma protestante, la quale rifiutò molte istituzioni e pratiche della Chiesa Cattolica in nome del ritorno al Vangelo,che ogni Cristiano poteva interpretare secondo la propria coscienza. Sarà bene per il lettore saper rispondere alla domanda : chi è il cattolico?

Il cattolico è colui che si oppone alla ribellione contro il Logos. È colui che si sforza di vivere in armonia con il Logos, cioè con l’ordine, il senso che ha creato e governa l’universo. E il Logos si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi e ha fondato la chiesa Cattolica.

Papà Benedetto XVI nel viaggio in Germania del 2011 non nascose la problematica morale, che costituisce una nuova sfida per il cammino ecumenico. “Nei dialoghi non possiamo ignorare le grandi questioni morali circa la vita umana, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la libertà, la giustizia e la pace“. La presenza della pastora  Roselen  Böener Faccio  tra i relatori alle Tavole di Assisi ha riproposto  un problema cruciale dell’ecumenismo contemporaneo .

La questione della struttura della rivelazione-la relazione tra sacra scrittura, la tradizione viva nella santa chiesa e il ministero dei successori degli apostoli come testimone della vera fede. E qui è implicita la problematica dell’ecclesiologia che fa parte di questo problema: come arriva la verità di Dio a noi”.

Il problema teologico soggiacente è il discernimento tra la tradizione con maiuscola, e le tradizioni. Papa Benedetto XVI ci metteva in guardia sulla problematica dei metodi adottati nei vari dialoghi ecumenici dove il rischio del relativismo è più forte. I documenti comuni di studio prodotti dai vari dialoghi ecumenici non sono testi del magistero cattolico: vanno riconosciuti nel loro giusto significato come contributi offerti alla competente autorità della chiesa, che sola è chiamata a giudicare in modo definitivo.

Noi Cattolici dobbiamo rimanere fermi sui principi morali non negoziabili. Solo così sarà possibile combattere la dittatura del relativismo evitando che il dialogo ecumenico ne diventi l’ennesima vittima per malinteso buonismo. Accorgimento venuto meno durante il confronto con la Pastora.

 AFFARI SUI FETI ABORTITI APPROVATI DALL’UE, IGNORATI DAI CRISTIANI

La  prima tavola sulla sacralità della vita  pur avendo affrontato il tema “aborto non ha speso  una sola parola riguardo al problema morale degli esperimenti sui feti abortiti.

“La vita umana è sacra perché (…) Comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale col creatore, suo unico fine“.  Donum vitae, CDF,1988

È stato ampiamente condannata la  legge ingiusta come la 194 perché nessuna ragione può prevalere sulla sacralità della vita umana. La chiesa non può, in nome del dialogo venire meno alla doverosa chiarezza su aborto e 194.

L’impegno più grande è stato  quello di portare il discorso sull’aborto come atto delittuoso e illecito.  Quando  si parla di aborto, il valore che viene messo maggiormente in  gioco è il valore della vita nascente, che va tutelata, a maggior ragione, perché è più indifesa. Ma tacere sull’uso dei  feti abortiti significa essere complici alla creazione di una cultura che ritiene legittimo che alcuni muoiono per il bene dell’umanità, una cultura che decide che alcuni esseri umani non sono persone, ma cose, fornitori di “materiale biologico“.

Soltanto due giorni dopo, In data 12 settembre 2023, il parlamento europeo ha approvato una proposta di regolamento (483 voti a favore, 89 astensioni e 52 contrari, che sostanzialmente rischia di aprire le porte alla commercializzazione di embrioni e feti, Di fatto equiparati a “sostanze di origine umana“ come anche sangue e plasma. Addirittura il partito popolare europeo “riconosce e sostiene l’esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi trans frontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro“.

Questo scenario rischia di aprire concretamente alla legalizzazione del mercato di vite umane in Europa. Inoltre è chiaro come ci sia dietro un disegno politico e culturale per far passare sempre di più il messaggio  e il concetto della non dignità della vita umana nel grembo materno. Sì, infatti, si possono includere feti ed embrioni classificandoli come “sostanze di origine umana“ allora tutto ciò riduce Feti ed embrioni a qualcosa di non “vivo”, qualcosa di equiparabile agrumi di cellule e per questo non solo non degni di diritti, ma anche oggetti da sfruttare a uso e consumo anche di fini abbietti, come l’eugenetica.

IL PECCATO DI OMISSIONE

Pertanto  è necessario comprendere se alcuni  specifici preparati beneficiano  già in modo essenziale dell’aborto. Detto altrimenti: esiste un rapporto diretto tra l’aborto e la realizzazione di questi  preparati?  La risposta è sì.

Dal 1999 l’organizzazione non-profit Children of God for life è in prima linea per la battaglia sui vaccini etici.Debra Vinnedge, Fondatrice dell’associazione nel 2005 porta a conoscenza della pontificia Accademia per la vita il problema dei vaccini immorali.

Già dal 1961 il ricercatore del Winstar  Institute dell’Università della Pennsylvania, il dottor Leonard Hayflick, rivelava  al mondo i suoi esperimenti per ottenere le linee cellulari fetali WI 1-25 (WI sta per Winstar Institute, la  numerazione riguarda le linee cellulari progressive); tre  anni dopo, l’anno della rosolia epidemica negli USA, Hayflick ricavava  una nuova linea cellulare, la WI -38 tratta dai  polmoni di una bambina di tre mesi di gestazione.

Sapete  quanti aborti sono stati usati per estrarre il virus della rosolia dai  feti e utilizzarlo per il vaccino? Fu ammesso dagli stessi studiosi, tra cui il dottor Plotkin (padre del vaccino contro la rosolia), ben 67 aborti: 67 aborti per ottenere il virus e 30 per arrivare alla linea cellulare WI-38, per  la coltivazione del virus.

La storia della produzione del vaccino contro la rosolia rivela che dietro una linea cellulare si nascondono non uno, ma una molteplicità di feti dissezionati; inoltre il feto viene appositamente scelto in ragione di alcune caratteristiche importanti della madre e della famiglia.

Non  si tratta di aborti spontanei, ma di aborti selezionati, come conferma altresì lo studio sulla creazione di una recente linea cellulare, importante anche per  capire l’equivoco su una presunta perennità delle linee cellulari fetali. Queste linee cellulari vengono infatti comunemente definite “immortali“; l’aggettivo lascia intendere che si tratterebbe di linee cellulari disponibili nei secoli dei secoli per la ricerca e la realizzazione di vaccini o di altri farmaci.  Pertanto  non sussisterebbe più la necessità di nuovi aborti per ottenere nuove linee e Il ricorso a feti provenienti da aborto non risulterebbe pertanto più necessario.

IL CRIMINE DEGLI ABORTI SELEZIONATI 

La realtà è però differente. Questo crimine non appartiene affatto al passato, ma al presente e al futuro. In  uno studio pubblicato da Bo Ma,et al. nel 2015, si evince e conferma che le donne che abortiscono sono debitamente scelte e che per ottenere una linea Cellulare, sono necessari più feti con queste caratteristiche:

  • età gestazionale compresa tra i 2 e i 4 mesi
  • Induzione del parto con il metodo water bag
  • la professione dei genitori non deve prevedere il contatto con prodotti chimici e radiazioni
  • Entrambi i genitori devono essere in buona salute senza malattie neoplastiche e genetiche, e senza alcuna storia di trapianti di tessuti e di organi nella linea familiare per tre generazioni
  • Nessuna malattia infettiva

Impossibile dunque continuare a ritenere ingenuamente che queste linee cellulari provengono da aborti spontanei o “casuali“; non  sono aborti spontanei perché il processo rapido di autolisi  renderebbe i tessuti inutilizzabili. I tessuti sono presi a cuore battente perché il sangue deve ancora circolare per ossigenare le cellule.

Per coloro che ancora negano la presenza e l’utilizzo delle cellule embrionali fetali nei vaccini vi segnalo la pubblicazione del  CDC (Centers for Disease Control and Prävention) che pubblica un elenco degli eccipiente dei vaccini dove sono elencati i detriti cellulari fetali MRC-5 e  WI-38. Il passaggio finale è vero non utilizza linee cellulari fetali, ma ogni passo fino a quest’ultimo punto l’ha fatto. I vaccini dipendono dalle linee cellulari fetali.

Moralmente sono cattivi perché la cooperazione formale è sempre illegittima. Ricorrere ai vaccini illeciti ha comportato pericoli non solo in linea ipotetica, ma nella realtà ( vedasi il già citato emendamento europeo). Grave quindi è stato il silenzio  da parte delle associazioni pro-life e persino degli uomini di chiesa  presenti : a prescindere dalle scelte individuali, non si è ancora assistito a una estesa e forte condanna dei centri di ricerca, delle case farmaceutiche e delle scelte di politica sanitaria che hanno privilegiato la via immorale. In parole povere si dice silenzio-assenso.

Di certo, come un assenso è stata percepita la generale astensione durante la discussione della prima tavola di Assisi di una ferma condanna di questo macabro mercato dei feti.

LA PANDEMIA HA ACCELERATO IL PROCESSO IMMORALE SUI VACCINI

Il periodo pandemico ha accelerato  il processo immorale che ha condotto all’uso dei vaccini COVID-19 sotto la pressione della paura. Forse si doveva  provocare una reazione per spostare l’interesse della ricerca verso modalità lecite, opponendo l’obiezione di coscienza e cercando alternative eticamente accettabili. In caso contrario è  stato commesso un peccato di scandalo.

Vangelo di Matteo 18,7 “ Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano  scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”

Il 21 dicembre del 2020, anche la congregazione per la dottrina della fede si esprimeva  in una nota sulla illiceità assoluta della sperimentazione sui feti abortiti. Da allora nessuna voce ecclesiale parla più del problema.

La prima tavola di Assisi aveva un’occasione importante per lanciare un appello in tal senso e sollecitare non solo i nostri governanti ma anche i nostri vescovi a prendere una  posizione. Capiranno primo poi che si raccoglie quello che si semina.              

Chiunque si assuefà al male e a una concezione utilitaristica della vita umana, senza nulla obiettare è destinato a finire male come dice il salmo numero uno “ Il signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi finisce male“ .

ALEMANNO E LA BUCCIA DI BANANA VANNACCI 

Ora  la presenza di Alemanno, è stata la ciliegina sulla torta che ha svelato parzialmente il filo conduttore dell’evento.

A parte tutte le critiche infondate di classificare i partecipanti alle giornate di Assisi come puzzle di novax , putiniani, antidarwiniani  non si può negare che è stato fatto un tentativo di costruire una presenza del mondo politico e culturale identitario. In questo non c’è nulla di male nella misura in cui venga fatto superando quel senso di inferiorità che il mondo cattolico ha  e considerando il pensiero già espresso da monsignor Crepaldi :la chiesa cattolica ha qualcosa di unico e proprio da dire alla politica italiana e non il contrario.

È venuto a parlarci della guerra e della necessità di ripudiarla. Completamente d’accordo Ma sia Alemanno che Adolfo Morganti che Francesco Borgonovo, direttore de La Verità, sono scivolati su una buccia di banana il cui nome è Vannacci. L’accenno  al generale Vannacci come ad un difensore del buon senso e dell’ovvio lo chiarisce ancora meglio.

Guarda caso anche Vannacci nel suo libro non tocca le stesse tematiche che sono state censurate ad Assisi.

Di tutto si è occupato, fuorché della Pandemia (L’elefante che da tre anni è nella stanza) e di un altro tema estremamente importante: la libertà religiosa. A questo punto, mi sorge  la domanda del perché tanto mondo cattolico, presente ad Assisi, in particolare quello conservatore ( così ha presentato l’evento il senatore Pillon), si è tanto entusiasmato per il Generalissimo ?

Cosa propone?   Un orgoglio nazionale italiano puramente laicista, dove il grande assente è il ruolo del Cristianesimo in Italia. Si ispira  all’orgoglio nazionalista di altri Stati. Nulla di nuovo, lo stesso era avvenuto col Risorgimento. Secondo il generale Vannacci il mondo cosiddetto “normale  è quello che si fonda sull’antropocentrismo e l’occidentalcentrismo.  È un tecnocratico e che anche se apparentemente contesta l’ ecologismo poi di fatto promuove gli OGM.

Non possiamo permettere che Vannacci  diventi un paladino del mondo cattolico , fosse pure IL MONDO COSÌ  DETTO “conservatore“.

X TAVOLA: LA GRANDE ASSENTE

Qual è quindi la X  tavola assente che dovrebbe essere inserita  negli eventi da riproporre PROSSIMAMENTE, così come Simone  Pillon ha auspicato  alla fine delle sue conclusioni, in tutta Italia per rilanciare il pensiero cristiano, conservatore e identitario?

La  X tavola

La chiesa accoglie tutti ma non tutto. Rimettere al centro la tradizione autentica della chiesa da dove attingere per poter poi costruire e ricostruire ciò che è stato distrutto e ciò che di nuovo va edificato.  Serve il messaggio proprio e unico che la Chiesa e il Cristianesimo hanno da dire al mondo.

PAPA LEONE XIII, IL GRANDE ALFIERE CRISTIANO CHE SCOMUNICO’ LA MASSONERIA. Attualità della Visione del Pontefice a 120 anni dalla Morte

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PAPA LEONE XIII, IL GRANDE ALFIERE CRISTIANO CHE SCOMUNICO’ LA MASSONERIA. Attualità della Visione del Pontefice a 120 anni dalla Morte

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di prof. ssa Paola Persichetti

120 anni fa moriva LEONE  XIII

Voglio raccontare una storia che i cattolici spesso ignorano, colpevolmente; cosa che li costringe a tacere ogni volta che qualcuno oppone loro la solita propaganda: “Galileo, inquisizione, ecc“., cioè le solite leggende nere, le solite falsità , che però sono sufficienti a farci arrossire. Per questo leggere e conoscere la storia della chiesa vuol dire impossessarsi di un ottimo strumento per combattere “Quella congiura contro la verità“ che denunciava Papa Leone XIII (al secolo Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903); e che ogni cattolico ha il dovere di combattere.

Per farlo bisogna conoscere le nostre origini, conoscere i martiri, i santi, i papi, le persecuzioni subite dai cristiani, e soprattutto quel rapporto così conflittuale con il potere, con i potenti di ogni sorta e di ogni ideologia, che nel corso dei secoli hanno cercato di fagocitare la chiesa perché la chiesa era (ed è) l’unico ma irriducibile argine a protezione degli ultimi, dei poveri, dei piccoli.  Un argine formidabile che è il corpo di Gesù Cristo, oggi come mai perseguitato e insanguinato.

Le  sfide che oggi la chiesa deve affrontare sono sfide che senza la conoscenza della sua storia, dei fatti, dei suoi protagonisti, di quella cultura cattolica che è la nostra cultura, difficilmente si riuscirà ad affrontare. Perché  una fede senza cultura, rischia di sbriciolarsi anche di fronte al più patetico sussidiario.  Sono stati  fondamentali gli   interventi che i sommi pontefici, hanno fatto negli ultimi due secoli e mezzo, nel loro abbondante magistero, della vicenda massonica e dei suoi fondamenti ultimi: antropologici, Metafisici, culturali, etici. È stata una lettura che ha seguito, passo a passo, L’evolversi della massoneria andando fino in fondo ai presupposti, molte volte anticipando gli esiti che, sul piano della vita della società e del rapporto con la chiesa si sono poi, di fatto realizzati.

La massoneria è un nemico della chiesa; nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione ad esse  di una cultura e di una società sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all’architetto dell’universo..non è la chiesa a essere antimoderna ma è la modernità  ad essere anti ecclesiale. Nella massoneria la modernità esprime il massimo di chiarezza e di identità raccogliendo anche il massimo di impatto culturale sociale.

L’enciclica Humanus Genus contro la Massoneria

Leone XIII (pontefice dal 20 febbraio 1878 fino alla sua morte nel 1903) con la stesura dell’Humanum Genus-L’enciclica che con precisione filosofica analizza i presupposti, la natura e l’operato della massoneria – denuncia le caratteristiche delle sette. In perfetta continuità con Pio IX, da vescovo di Perugia prima che da Papa, Gioacchino Pecci ammonisce che la fine del potere temporale dei pontefici è funzionale, nelle intenzioni di chi la promuove, alla scomparsa della chiesa cattolica. L’attività della massoneria mondiale negli ultimi decenni dell’ottocento culmina nell’attacco frontale al cattolicesimo nel suo paese di elezione: l’Italia. È pertanto naturale che il pontefice analizzi l’operato delle società segrete a partire da quanto succede in Italia e a Roma. Papa Pecci – come Pio IX prima di lui – ricorda i meriti della sede Apostolica e enumera i vantaggi derivanti dall’Italia dalla presenza sul suo suolo della sede di Pietro.

Le benemerenze della Roma pontificia sono innegabili, secondo Pecci: i barbari respinti o di incivili liti; dispotismo combattuto e frenato; le lettere, le arti, le scienze promosse; le libertà dei comuni; le imprese contro i musulmani. La sede di Pietro ha diritto pertanto  ad essere rispettata e mantenuta. Papa Leone XIII alza la voce affermando che non è la chiesa ad essere antipatriottica ma è la massoneria che, essendo anticattolica, e, proprio per questo, è anche anti-italiana.

Da una parte abbiamo la bellezza della civiltà cristiana che si contrappone al degrado dell’Italia massonica. Il panorama che si offre all’analisi del pontefice è , in effetti, desolante: l’emigrazione comincia a diventare massiccia, la corruzione dilagante, l’anarchia e il socialismo guadagnano terreno per il degrado della condizione della maggioranza della popolazione. Di lì a poco lo scandalo della Banca romana, l’esplosione dei fasci siciliani con annesso stato d’assedio, Il disastro coloniale, la strage di fine secolo compiuta a Milano dal generale Bava  Beccaris. Leone XIII addita  la massoneria come nemica di Dio, della chiesa e della patria.

Nel piano dell’unità di Italia si punta a Roma, alla distruzione dello Stato pontificio, un attacco alla sovranità della Santa sede. Perché?

Perchè Roma è il Mondo…

Perché Roma è il mondo. I romani, che avevano un impero smisurato, avevano la consapevolezza che Roma era unica.Roma era universale, era la città in cui tutti si sentivano a casa. Il cristianesimo eredita e porta a compimento l’universalità romana. Lo spiega bene Paolo nella lettera ai Galati e nella lettera ai Colossesi ,  quando  dice che “non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna“ perché tutti sono uno in Cristo Gesù. Le lettere di Paolo dimostrano che l’universalità cui Roma aspira  è realizzata appieno dalla chiesa romana.

È proprio questa universalità che fa di Roma un obiettivo: ogni nemico di Cristo vuole arrivare a Roma, distruggere Roma e creare una nuova Roma. Cioè un nuovo potere universale. Tutti gli imperi ci hanno provato, ma finora non ci sono riusciti. La massoneria è interessata ad arrivare a Roma perché vuole il potere, vuole riuscire a dominare ovunque, e perché l’unico ostacolo che incontra è rappresentato dalla chiesa cattolica. È una volontà di dominio che parte da lontano, radicata nella riforma protestante.

In quale modo?

Protestantesimo e massoneria sono collegati dall’idea del libero esame promossa dal protestantesimo. L’esaltazione della libertà da Roma e dal magistero che Lutero incarna, diventa l’esaltazione della libertà dalla rivelazione propugnata dalla massoneria. La  verità non è rivelata, è prodotta volta a volta dalla libera discussione nelle logge. E l’odio per Roma passa da Lutero alla massoneria.

Quando si parla di uno Stato pontificio arretrato, fuori dal tempo si mente spudoratamente: lo Stato pontificio era un gioiello, e a suo favore non c’è bisogno di tante parole perché bastano le pietre come  le città, i villaggi e i borghi. È sufficiente visitare regioni come l’Umbria, le Marche , il Lazio perché si comprenda come fosse amministrato lo Stato pontificio. Quanti ospedali, quante chiese, quante cappelle, quante opere d’arte, quante fontane, quanti oratori, quanti conventi, quante opere di beneficenza, quante scuole. Quanta bellezza c’era ovunque. Quanto amore e rispetto per la vita delle persone.

La massoneria pensa di avere una singolare affinità con lo spirito scientifico pertanto è naturale che la sfida alla chiesa cattolica sia portata con particolare determinazione nel mondo dell’università e della cultura, della scuola e della stampa. E così, mentre il regno d’Italia si gloria dell’apertura della biblioteca nazionale inaugurata a Roma nel 1876 (ubicata nella sede romana dei gesuiti-il collegio Romano-e formata da quanto resta delle biblioteche sottratte agli ordini religiose), Leone XIII, per sottolineare da che parte sta l’amore per i libri e per i documenti, apre al pubblico l’archivio  segreto Vaticano e la biblioteca Apostolica vaticana.

Nell’enciclica Saepenumero considerantesi del 18 agosto 1883, denuncia la congiura contro la verità di una storiografia compiacente. La sua posizione durante il Risorgimento è paragonabile a quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI durante il processo di unificazione europea. Come  Leone XIII difendono la tradizione religiosa e culturale dell’Italia cattolica tentando di risparmiare agli italiani le ingiustizie e le sofferenze loro inferte il nome del progresso e della libertà, così Giovanni Paolo II e Benedetto XVI rammentano le radici cristiane del continente europeo tentando di risparmiare alla popolazione europea-dopo il comunismo il nazismo-gli amari frutti della ragione umana senza Dio (“libera”).

Quando Giovanni Paolo II si appella senza sosta ai governanti perché menzionino il cristianesimo nel trattato costituzionale, lo fa con gli occhi rivolti al futuro e non combatte, per usare un’espressione di Ratzinger, “una qualche nostalgica battaglia di retroguardia della storia“ (Cfr la conferenza “ L’Europa nella crisi delle culture“, tenuta a Subiaco il 1 aprile 2005, a pochi giorni dalla sua elevazione pontificia).

Nell’Humanum Genus Leone XIII prende atto della grande potenza acquistata in poco tempo dalla massoneria la quale si comporta come “uno stato invisibile ed irresponsabile“ che tenta di imporre a tutti libertà, fratellanza e uguaglianza intesa alla maniera delle logge. Stato nello Stato, i massoni sono certi di costituirne l’Elite intellettuale e morale e ritengono che a loro compete il dovere di dirigere ogni aspetto della vita associata: dalla politica alla cultura, dalla scuola alla stampa, dall’arte alle opere di beneficenza. Analizziamo questi aspetti nel dettaglio a partire dalla situazione italiana tanto spesso richiamata dal Papa nei suoi interventi.

  • La massoneria ufficialmente, non si occupa di politica.eppure cerca di imporre i propri uomini alla guida dello Stato
  • Sopprime gli ordini religiosi con l’incameramento dei beni ecclesiastici ( un’enorme quantità di ricchezza è passata di mano, migliaia di palazzi meravigliosi, di chiese, di oggetti d’arte, di archivi, biblioteche, di terreni, tutte le proprietà che erano state regalate alla chiesa nel corso dei secoli, sono state acquistate per due lire dall’Elite liberale, circa l’1% della popolazione.) La conseguenza fu che per la prima volta nella sua storia l’Italia, invece di risorgere, sì è trasformata in una colonia di poveri costretti in massa all’emigrazione.
  • Distrugge il potere temporale . Lo Stato pontificio era il punto di riferimento dei cattolici di tutto il mondo.Leone XIII insiste sull’importanza del potere temporale del pontefice.il potere temporale era funzionale a garantire la libertas ecclesiae, La libertà del potere spirituale. Nella seconda metà dell’ottocento i cattolici vedono crollare tutte le loro certezze.per la prima volta dalla fine delle persecuzioni gli italiani vedono la propria fede irrisa, i gioielli della propria cultura rapinati, i preti, i vescovi e i religiosi calunniati e incarcerati, lo Stato pontificio conquistato da uomini che si definiscono cattolici. Di fronte ad un simile sfacelo il rischio che la fede vacilla è concretissimo.

Le élite dell’ordine specifica quale sia il compito grandioso che attende i fratelli: Smantellare la società basata sulla rivelazione per costruirne una fondata sul naturalismo.

La strategia è di procedere con cautela per il bene generale della massoneria in Italia e in Europa, Pertanto le prassi massoniche devono essere occultate e l’odio per la chiesa dissimulato.

La fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la chiesa.

Si resta sconcertati che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.

La fine del potere temporale era strumentale al crollo del potere spirituale. Convinzione  della massoneria era che togliendo al papato le proprie ricchezze questo sarebbe crollato anche spiritualmente.

Una circolare del grande oriente del 1888  dice  di doversi guardare bene dal non usare la parola anticattolicesimo , ma di usare la parola anticlericalismo, perché è necessario dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici ma i clericali. Ufficialmente non si pongono contro Cristo e la Chiesa  ma contro i clericali che la snaturano.

Il Risorgimento ha  attuato gli stessi provvedimenti anticattolici messi in atto tre secoli prima dalle  nazioni protestanti: l’unica differenza è stata che, mentre Lutero, Calvino ed Enrico VIII, agivano in odio dichiarato alla chiesa cattolica, i liberali italiani erano vincolati al rispetto formale della costituzione e si professavano più cattolici del Papa. Una menzogna radicale più volte denunciata  da Leone XIII.

Diventare come Dio

Un punto importante da sottolineare è che l’avversione della chiesa nei confronti della massoneria deriva dalla lotta senza quartiere che la chiesa fin dalle origini ha ingaggiato contro la gnosi. La  chiesa combatte la massoneria perché combatte la gnosi, e perché la libera-muratoria è la forma moderna e contemporanea della gnosi.  La  quale gnosi- è importante specificarlo-è quanto di più radicalmente anticristiano ci possa essere dal momento che si fonda sulla tentazione, meglio sulla menzogna primordiale: “diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male“ (genesi 3,5).

La chiesa cattolica ed i suoi papi hanno portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti un “gigantesco sforzo Antignostico” a dimostrazione di come quanto la massoneria fosse ritenuta una questione della massima gravità.

Il magistero pontificio di Leone XIII è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio“ (per dirla con Papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo.

In nessun modo l’essere cattolici è compatibile con l’appartenenza ad una realtà in quanto gnostica e  intrinsecamente anticristiana.

In questi tempi di dottrina fluida e di sinodalità liquida; di un cattolicesimo umanitario, affratellante, dialogante ed ecologico; di una predicazione che volge lo sguardo alle cose di quaggiù anziché a quelle di lassù e che ha sostituito la santificazione con la sanificazione delle feste troviamo tanta Caritas e poca Veritas.

Come diceva il compianto cardinal Caffarra, solo un cieco può non accorgersi della confusione che c’è nella chiesa in un tempo come quello che stiamo vivendo.

Uno strumento efficacissimo e diabolico usato per allontanare gli uomini da Dio è l’esaltazione del sentimento, arma perfetta per smantellare la morale rivelata e spalancare la strada a tutte le passioni. Basta osservare le società occidentali nell’ultimo mezzo secolo per rendersi conto di come sia stato proprio l’uso del sentimento da parte delle logge massoniche ad  aver favorito la diffusione di una cultura compiutamente anticristiana in tutti i gangli della società: diritto, musica, costume, spettacolo, mass media, Internet, editoria, TV, cinema, eccetera.

Il magistero pontificio mette puntualmente in evidenza anche il carattere satanico del progetto massonico.

Leone XIII e la preghiera a San Michele Arcangelo

Leone XIII è noto per la celebre preghiera a San Michele Arcangelo, che ha una storia tutta da scoprire. La preghiera è molto particolare, è un vero e proprio esorcismo. Era il 13 ottobre 1884 quando Papa Leone XIII, mentre celebrava la Santa messa nella sua cappella privata, ascoltò in maniera distinta due voci.una, dolce; l’altra, aspra e dura.  La prima voce era quella di Gesù; l’altra di Satana. Il dialogo fra loro era molto agitato: Satana avrebbe chiesto a Gesù più tempo e più potere per poter distruggere la chiesa. Il  tempo richiesto per svolgere il suo piano era di 75 anni-100 anni.Gesù avrebbe acconsentito alla richiesta, precisando comunque che le porte dell’inferno non avrebbero avuto certamente l’ultima parola. Quella stessa esperienza mistica di Leone XIII si arricchì inoltre di una vera e propria visione.

Lo stesso pontefice descrisse di aver visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; di aver visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della chiesa ed attaccare la chiesa stessa. Ed è allora che apparve San Michele che ricacciò tutti gli spiriti malvagi nell’abisso. Vide San Michele Arcangelo intervenire molto più tardi dopo che le persone ebbero moltiplicato le loro ferventi preghiere nei confronti dell’Arcangelo. Leone XIII rimase sconcertato e appena si destò si diresse immediatamente nel suo ufficio e scrisse di getto una preghiera a San Michele Arcangelo. L’orazione, nella sua forma estesa, venne successivamente inserita nel libro degli esorcismi ufficiali della chiesa e come tale, in casi di possessione, era recitabile  soltanto da un sacerdote autorizzato.

Ne riporto  solamente una parte: “[ San Michele], Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete  oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. , Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine somiglianza e riscattati a gran  prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore  con tutta l’armata degli angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato diavolo e Satana, che tende trappole a tutti“. Poi, si faceva riferimento a ciò che il pontefice aveva visto: “ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia“.

E, più avanti, si chiudeva con la richiesta d’aiuto a San Michele Arcangelo per combattere le insidie del maligno. Esiste anche una versione più breve che è la più conosciuta e recitata dalla maggioranza dei fedeli. Fu lo stesso Papa LeoneXIII e  in persona a dare l’ordine  che venisse recitata   in tutte le chiese del mondo al termine della messa, nel contesto delle cosiddette Preci leonine, una  serie di preghiere e invocazioni solenni a Dio e alla vergine Maria, già in uso dal 1859.

La preghiera scritta e introdotta nel rituale romano da Leone XIII, nella forma breve, recitava così: “ Nel nome del Padre , del Figlio  e dello spirito Santo./ San Michele Arcangelo,/difendici nella battaglia/contro le malvagità e le insidie del diavolo, sì nostro aiuto/Che Dio lo comandi/ ti preghiamo supplichevoli:/  e tu, che sei il principe della milizia celeste,/ Satana e gli altri spiriti maligni,/ che si aggirano per il mondo/. Cercando la perdizione delle anime/con la virtù divina ricacciali  nell’inferno./ Amen”.

Con il concilio Vaticano II

Con il concilio Vaticano II vennero abolite le Preci leonine , e  con esse ci fu una prima drastica limitazione della preghiera scritta da Leone XIII. A questa riforma, nel corso degli anni, seguiranno altre limitazioni fino a far quasi cadere nel dimenticatoio l’importantissima orazione. Fu Giovanni Paolo II nel 1994 a ricordare a tutti i cristiani le preziose parole di Papa Leone XIII.

La tradizione ha sempre parlato di San Michele come il primo tra gli angeli a scegliere risolutamente Dio. San Pio da Pietralcina, che fin da bambino dovette subire gli attacchi del demonio, disse: “guai a me se non ci fosse stato San Michele: a quest’ora  avreste visto padre Pio sotto i piedi di Lucifero“.

Guardando gli avvenimenti che hanno segnato la chiesa e l’intera società in questi ultimi decenni, non è stata una scelta felice l’abbandono della sua recita. Non solo perché la preghiera  a San Michele è in modo diretto una preziosa protezione contro il maligno, ma perché pure tra i  molti  battezzati-compresi ecclesiastici di spicco-si sta perdendo progressivamente la consapevolezza dell’esistenza di Satana e della sua azione malvagia, che è il più grande favore che si può fare al demonio e insieme un grande pericolo per la salvezza delle anime.

Sarebbe bello se un giorno tutta la chiesa tornasse a recitare quelle preci, che includono il Salve regina e tre Ave Maria.

Mi piace ricordare, visto il periodo storico che stiamo vivendo da tre anni, che a San Michele Arcangelo è legato anche il ricordo della peste bubbonica del 1656 che nel solo regno di Napoli causò, secondo le fonti, dai 240.000 ai 400.000 morti. Quando l’epidemia arrivò nella zona del Gargano, l’arcivescovo di Manfredonia, Giovanni Alfonso Puccinelli, iniziò a chiedere fervidamente l’intercessione dell’Arcangelo. Il quale gli apparve dicendo che chi avesse adoperato con devozione pietre del suo santuario sul Gargano sarebbe stato liberato dalla pestilenza.Puccinelli fece allora dividere in  schegge alcune pietre del famoso santuario: vi scolpì una croce e le iniziali di San Michele, raccomandando agli abitanti di esporre il segno presso le porte di case e palazzi. Il territorio di Manfredonia rimase immune dal morbo e l’evento, scrive la Treccani, “ebbe vasta eco anche a livello internazionale“. A memoria dei fatti il vescovo fece erigere un obelisco in onore di San Michele, tuttora presente a Monte Sant’Angelo, con una scritta in latino: “al principe degli arcangeli, vincitore della peste, patrono e tutelare, monumento di eterna gratitudine“.

È questa fede nella provvidenza che andrebbe recuperata.

Magistero di Papa Leone XIII

In sintesi il magistero di Papa Pecci contro la massoneria è il più duro e circostanziato della storia della chiesa. Il pontefice analizza i presupposti filosofici e culturali della libera muratoria e ne descrive le modalità operative. Associazione che usa tutte le armi di Satana, la massoneria riceve uno straordinario impulso dagli sconvolgimenti religiosi, culturali ed economici provocati dalla Riforma, si consolida all’epoca dei “filosofi“ e dell’Illuminismo ed è all’origine della rivoluzione francese e del liberalismo. La massoneria, o meglio la galassia di associazioni a vario titolo apparentate che la costituiscono, riversa sulla chiesa, che non riesce a soggiogare, un “furore“ enorme, all’origine della persecuzione anticattolica in ogni parte della terra.(Humanum Genus).

Fermissimo nella condanna delle società segrete, Leone XIII è instancabile nel ricordare ed elencare i meriti della civiltà nata dalla predicazione evangelica. Il pontefice  ritiene che solo il Vangelo renda possibile la formazione di una società orientata al suo proprio fine e ammonisce che, rifiutata la rivelazione, la comunità civile precipita inesorabilmente nella barbarie del paganesimo.. Richiamandosi alla realtà dei fatti Papa Pecci ricorda come la Santa sede sia sempre stata centro di cultura e di faro di civiltà e sottolinea quanto straordinario sia per l’Italia il privilegio di ospitare la sede della cattedra di Pietro.

prof. ssa Paola Persichetti


INSIDIA GENDER AL PADRE NOSTRO. La Deriva Femminista e Anglicana contro il Vangelo di Gesù Cristo

INSIDIA GENDER AL PADRE NOSTRO. La Deriva Femminista e Anglicana contro il Vangelo di Gesù Cristo

Indice dei contenuti

di prof. ssa Paola Persichetti

Basta usare il maschile, usiamo un genere neutro: il dibattito nella chiesa anglicana.

Nei giorni scorsi, nella chiesa anglicana c’è chi ha proposto di usare un linguaggio più neutrale quando ci si riferisce alla divinità, anziché continuare con il maschile, e scegliere un pronome neutro. In poche parole nelle chiese protestanti ci si chiede se sia politicamente corretto che Dio sia di genere maschile e per quale ragione non possa essere femminile e a questo punto se non sia meglio riferirsi a lui o a lei con il genere neutro.

Quanto sono ciechi questi vescovi della chiesa anglicana che non vedono la verità?

Si renderanno mai conto che ci sono cose che non si possono discutere?

Cristo ci ha rivelato il volto di Suo Padre e questo non può essere messo in discussione. Dio è colui che detta le regole teologiche. Se vuole essere compreso in termini maschili, allora è così che dobbiamo parlare di Lui. Fare diversamente equivale a creare un dio a nostra immagine e cadere nell’idolatria.

Perché cambiare la mascolinità di Dio?

Perché in questi ultimi anni l’identità maschile fa così paura?

Il maschio, con la sua virilità intesa come disponibilità a rischiare la vita per salvarla, per salvare l’onore (cioè la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio fortezza deve essere neutralizzato. Mai come in questi ultimi anni c’è una crisi inedita nella storia dell’umanità: non era mai accaduto che così tante persone restassero senza risposta davanti agli interrogativi: “chi sono? Quale è il mio ruolo? Qual è il mio posto nel mondo?“

Oggi pare, infatti, che la civiltà sia femminile, la barbarie sia maschile. Tutto ciò che ha un vago odore di virilità suscita disgusto e disprezzo. Sembra che meno  testosterone c’è in giro, meglio è . Se un uomo vuole essere non certo apprezzato, ma perlomeno tollerato, deve mostrarsi assolutamente alieno dei conflitti, pernulla risoluto, attento ai sentimenti più che al raggiungimento degli obiettivi: inerte, passivo e perciò innocuo. Un uomo, insomma, non  virile. L’unico uomo buono è l’uomo morto; o quello castrato.

La campagna shock di Oliviero Toscani

Nel 2008 in una campagna pubblicitaria lanciata dal fotografo Oliviero Toscani per il settimanale donna moderna veniva pubblicata una immagine shock che rappresentava due bambini nudi (Mario e Anna) sotto l’immagine dei quali si leggeva, rispettivamente, “carnefice“  e “vittima“. Mario, futuro carnefice perché  maschio; Anna, futura vittima perché femmina. Intervistato dal settimanale, alla domanda: “perché non è Anna a diventare carnefice?“, Toscani rispondeva: “un po’ dipende dal sangue, dal DNA, non c’è dubbio“.

Il messaggio è chiaro: il padre è un orco, il maschio è un carnefice. Dipende dal DNA, non c’è dubbio. Cos’altro dovrebbe restare da fare all’uomo, al padre,  dopo una simile campagna? Vergognarsi? Chiedere perdono? Nascondersi, mimetizzarsi, tentare di convincere il mondo che lui è sì un uomo, ma non ne ha colpa? In realtà non è un vero uomo, è che ripudia la sua virilità ? La virilità pare un virus ormai quasi completamente debellato, che ogni tanto, non si capisce bene perché, si ostina a fare capolino nel mondo maschile e a provocare tutti i guai di questa terra.

Non è un caso e una cosa da poco conto voler neutralizzare la figura di Dio come padre con la scusa del politicamente corretto. La verità è che la figura paterna è considerata un pericolo nella società liberale perché solo il padre può insegnare che nella vita è necessario rischiare, osare; per la madre, infatti, il pericolo non è divertente, è solo pericoloso. Persino Freud, il padre della psicanalisi ci dice che il padre è colui che pone un limite, che testimonia che c’è qualcosa di più importante di sé.

Il padre insegna a soffrire, il padre educa a pagare, Il padre ricorda la rinuncia. Per la madre la vita del figlio è sacra, per il padre la vita va resa sacra (sacrificata) per gli altri, o per qualcosa di ancora più sacro. La madre insegna a vivere; Il padre insegna a morire, dopo aver dato uno scopo alla propria vita e quindi essere vissuti con onore. Se  non c’è nulla per cui valga la pena di spendere la vita, questo è ciò che vale la vita: nulla.

Tutto ciò non significa che il modello educativo paterno sia giusto e quello materno sia sbagliato; significa invece che entrambi sono giusti, che entrambi sono necessari e che si completano a vicenda. La diversità, le differenti sensibilità materna e paterna non sono in contrasto, ma si integrano, aggiungendo a  l’uno ciò che manca all’altro. Paternità e maternità non sono mutualmente escludenti, ma complementari. Nel  cristianesimo sono presenti entrambe le sensibilità: paterna (Dio Padre nostro e sposo) materna (vergine Maria madre di Dio e sposa). Perché allora voler eliminare la parola padre dalla preghiera del Padre Nostro perché maschile?

Il motivo è molto semplice: una società senza limiti, che vive obbedendo ai propri desideri è una società senza ordine, caotica, insicura, Inadeguata di fronte alle avversità e ai pericoli della vita ed è per questo facilmente controllabile. Una società che vive in una dittatura del desiderio riconoscendolo come unica autorità , non ha  più punti fermi, non ha più limiti, vive nel caos che genera ansia , insicurezza e precarietà . È una società senza padre, che non ha più strumenti per  affrontare il dolore e la morte.

Come  è potuto accadere tutto ciò? Come è stato possibile?

L’uomo e donna: immagine di Dio

Questa è la visione biblica come risulta dalle prime pagine della genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“ (genesi 1,27). L’uomo, come Dio lo ha creato, nella sua bipolarità referenziale di maschio o femmina, è immagine di Dio, creato per adorare Dio e riflettere la sua gloria. L’uomo, creato a immagine di Dio, è un essere vivo e relazionale, che ha la sua ragione e la sua possibilità di esistenza in un plurale comunitario: reciprocamente e con Dio.

Differenza e comunione

L’immagine e somiglianza di Dio si manifesta nella differenza e nella comunione sessuale degli uomini. Fin dal primo momento della creazione, l’essere umano esiste nella differenza di sesso e nella reciproca relazione sessuale. Possiamo chiederci perché, nella creazione degli uomini, è sottolineata in maniera speciale la differenza sessuale. Nella creazione degli animali si dice semplicemente: “ognuno secondo la sua specie“ a  quanto pare, questo basta per ricevere la benedizione della fertilità. Nella creazione degli uomini invece, si menziona in maniera esplicita la differenza di sesso. E si aggiunge, poi, la benedizione della fecondità. Questa immagine rappresenta Dio sulla terra e Dio “appare“ sulla terra nella sua immagine “uomo-donna“.

L’uomo e la donna, nel loro mutuo reciproco dono, sono a immagine di Dio. Ma  bisogna affermare che si tratta della Sessualità umana, nella quale è coinvolta tutta la persona. La sessualità umana presuppone, esprime e realizza il mistero integrale della persona. La sessualità umana è una porta di uscita e di entrata nel mondo delle persone. La  sessualità è la grande forza che spinge l’uomo ad aprirsi e ad uscire da se stesso con il suo bisogno dell’altro e la sua capacità di donazione all’altro. L’immagine di Dio, dunque, non è l’uomo singolo e solitario. Uomo e donna uniti in una sola carne, che manifestano il figlio frutto della loro unione,  è l’immagine di Dio amore e fonte della vita. L’immagine di Dio  è un carattere dell’essere dell’uomo che si trasmette ai discendenti, come dono della benedizione divina.

Sessualità: conoscere, conoscersi e riconoscersi

La sessualità umana, come struttura fondamentale della persona, è un valore che riguarda tutta la persona. La sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma anche sul piano psicologico e spirituale, segnando tutte le sue manifestazioni. La diversità sessuale, uomo e donna, rende possibile l’amore e l’unità. Essendo la donna totalmente altra, differente, l’uomo deve-e lo stesso vale per la donna-uscire da se stesso e andare verso di lei, fino a formare con lei una sola carne nell’amore oblativo di se stesso nell’incontro sessuale. L’amore coniugale è un amore umano nel quale si cerca soprattutto la persona dell’altro, la sua felicità e la sua crescita in ciò che ha di più proprio il singolare. L’atto sessuale è qualcosa di vitale per l’uomo e la donna. Come abbiamo visto, il senso pieno della sessualità umana maschile femminile, secondo la Bibbia, consiste tanto nel fondare una famiglia quanto nella creazione di una comunità d’amore.

Maschile e femminile, papà e mamma. L’ideologia di genere ha  avuto, tra i pochi, il merito di focalizzare l’attenzione di alcuni osservatori sulla figura del padre e  della madre, sul ruolo paterno e materno, e sulla loro importanza nella formazione dell’identità di genere. È importante, si osserva, che ci siano entrambi i genitori, il padre e la madre; ma è ancora più importante che, nei confronti del bambino, siano presenti Il ruolo paterno e materno,

Aldilà di chi li riveste: non è necessario che il ruolo paterno sia esercitato dal padre e quello materno dalla madre; un ruolo paterno può essere esercitato anche da altri uomini (uno zio, un nonno, un prete…) E addirittura da una donna (dalla madre, ad esempio nel caso della vedovanza). L’ideologia di genere sostiene che non esista alcun legame tra sesso e genere; e che il genere, essendo una pura costruzione sociale, deve (per qualche motivo mai chiarito) essere decostruito. Proviamo dunque ad affrontare le domande poste di genere, per poi applicarle alla relazione tra sesso e il loro ruoli genitoriali. Molti ritengono che le questioni relative al genere possono essere affrontate dal punto di vista scientifico.

È senz’altro vero che la scienza (cioè la misurazione come metodo di conoscenza) è un valido strumento per conoscere la realtà, ma non tutta la realtà può essere conosciuta attraverso la scienza: l’uomo ad esempio, nella sua profonda identità, non può essere misurato. lo strumento che fino alla metà dell’ottocento (cioè fino al positivismo) è stato utilizzato con successo per conoscere l’uomo è la filosofia, in particolare l’antropologia.

L’antropologia  può aiutarci a dipanare le questioni poste dall’ideologia di genere? Personalmente credo di sì; credo, in particolare, di alcuni strumenti antropologici della filosofia aristotelico-tomista possano essere particolarmente utili per affrontare tali interrogativi. Aristotele sostiene che il movimento, il divenire, il mutamento consiste nel passaggio dallo stato di potenza a quello di atto.

La potenza è la capacità di un ente di essere ciò che ancora non è; l’atto è, invece la realizzazione di ciò che precedentemente era solamente in potenza. La natura è il principio insito negli enti, che guida il divenire dallo Stato di Potenza a quello di Atto. 

Il termine natura, dunque, non indica semplicemente ciò che esiste, la realtà; né può indicare generalmente ciò che fanno gli animali o vegetali semplicemente perché ogni specie ha una propria natura, ossia un proprio progetto, diverso da quello di altre specie. In termini correnti potremmo definire la natura come il progetto che guida lo sviluppo di ciò che esiste, la sua realizzazione. Mentre l’identità sessuale (cioè l’essere maschio o femmina) è definita sin dal concepimento-il momento dal quale ogni cellula del corpo umano è caratterizzata dai cromosomi XX nella femmina e XY nel maschio; l’identità di genere (cioè l’essere uomo o donna), invece, si acquista con lo sviluppo.

Si potrebbe dire che maschio e femmina li creò (genesi 1,27), ma uomo e donna si diventa. Potremmo  quindi descrivere il sesso e il genere in termini aristotelici, definendo il sesso come potenza e il genere come atto, cioè la realizzazione di un Progetto (la natura) presente fin dal concepimento ma che si realizza nel corso della vita. Il  compimento della propria identità sessuale consiste quindi nell’acquisire pienamente l’identità di genere, ossia nel diventare pienamente uomini (se maschi) e donne (se femmine).

Ciò che può ostacolare o permettere lo sviluppo della natura delle cose è il ruolo dell’ambiente: una piantina di limone ha una natura, un progetto che prevede la produzione di frutti particolari come i limoni. Può tuttavia accadere che, la piantina non porti frutto: forse non ha ricevuto abbastanza acqua, luce, forse è stata assalita dai parassiti, forse era in una posizione non adeguata.

Ciò non significa ovviamente, che la natura della pianta non prevedesse la presenza di frutti, bensì che l’ambiente ha ostacolato lo sviluppo della piantina secondo la sua natura. Tornando all’uomo, questo significa che esiste una natura che guida la realizzazione del progetto della persona; e che se una Persona non riesce a sviluppare pienamente le sue potenzialità non significa che non ne avesse, ma solamente che l’ambiente e le esperienze che ha vissuto (la cultura) non glielo hanno permesso. Quello che permette lo sviluppo dell’identità sono le relazioni, strumento essenziale per la propria realizzazione, e l’uomo non può vivere senza relazioni.

L’ideologia di genere sostiene l’assoluta indipendenza della parte biologica della sessualità (il sesso) da quella non-biologica (il genere). Per  l’antropologia aristotelico-tomista ogni cosa esistente è un “sinolo”-ossia una unione-di materia e forma; nel caso dell’uomo la materia è il corpo e la forma è l’anima. L’anima e il corpo sono  inscindibili, tanto che la separazione dell’anima dal corpo comporta la morte dell’uomo; e il loro rapporto non è una somma, quanto piuttosto un prodotto. Che differenza c’è tra la somma di anima e corpo e la loro unione? Più o meno la differenza che passa tra gli ingredienti per fare una torta e la torta. Finché gli ingredienti sono separati ognuno mantiene le sue caratteristiche ma una volta che si Impastano gli ingredienti e si cuoce la torta non è più possibile separare gli ingredienti.

Questo è, secondo l’antropologia aristotelico-tomista, la relazione che lega anima e corpo nell’uomo: esse sono unite indissolubilmente. Per questo motivo è lecito, ed anche utile distinguere la componente biologica della sessualità da quella psicologica e relazionale; ma esse sono le due facce della stessa medaglia, inscindibili se non al prezzo di annientare l’uomo.

L’Ideologia Gender derivata dal Femminismo

L’ideologia di genere deriva chiaramente dal femminismo radicale e dalla sua lettura della società.

I rapporti tra uomo e donna sono diversi ma hanno uguale dignità; la  complementarietà tra il ruolo maschile  e quello femminile  ha una importanza fondamentale nell’educazione dei figli, nella coppia e persino per la persona, essendo il dono reciproco ( possibile solo tra persone diverse e complementari) la condizione della realizzazione personale,secondo la “teologia  del corpo” di Giovanni Paolo II.

Nel corso dei secoli la  visione complementare della mascolinità e della femminilità  ha subito numerosi attacchi volti a distruggere i legami che presuppongono un’alterità,e quindi una relazione tra soggetti diversi.

Così, seguendo lo schema proposto in campo religioso dalla rivoluzione protestante (eliminati i sacramenti, il culto dei santi, della madonna, tutti siamo soli di fronte a Dio padre, senza avvocati, intercessori, mediatori), la rivoluzione francese lascia gli uomini soli, senza legami se non quelli verticali con lo “Stato“: l’individuo non è più “persona“ ma “cittadino“, deve cioè la sua identità allo “Stato”; vengono  aboliti Gli Stati (ossia le classi sociali: clero, nobiltà e borghesia), gli ordini religiosi, le confraternite, le corporazioni professionali; non esiste più alcuna autorità naturale, ma solo quelle che sono il frutto di un accordo tra i cittadini. C’è un contratto sociale liberamente stipulato tra gli uomini, e non una natura umana non stabilita dall’uomo.

Forse il più importante gesto simbolico della rivoluzione francese fu la decapitazione di Luigi XVI. Egli, infatti, fu ucciso non in quanto Luigi di Borbone, ma per quello che rappresentava, cioè il potere regale di origine divina.

I rivoluzionari intesero distruggere con un gesto simbolico e cruento il principio stesso di autorità naturale in ogni sua forma, compresa l’autorità paterna.

“Tagliando la testa a Luigi XVI, la Rivoluzione ha tagliato la testa a tutti i padri di famiglia” (Honoré de Balzac)

Non è un caso se i Giacobini stabiliscono che i maggiorenni non saranno più sottoposti alla patria potestà; e che i figli saranno allevati dallo Stato e non più dalle famiglie.

Il Femminismo nato durante la Rivoluzione Francese

Non è un caso nemmeno se proprio durante la Rivoluzione Francese nasce il femminismo.

Si tratta di un femminismo di stampo liberale che – in accordo con i princìpi della Rivoluzione Francese- rivendica uguali diritti fra diseguali, opponendosi al principio di organicità tra uomo e donna basato invece sulla complementarietà dei ruoli.

Con la Rivoluzione marxista si arriva poi a considerare la famiglia non come una società naturale, fondata sul matrimonio, bensì fondata sullo sfruttamento della donna da parte dell’uomo. In Italia, il comunismo, non ne fece un obbiettivo principale perché il proletariato condivideva la visione cattolica e naturale della famiglia e dei ruoli maschile e femminile.

La svolta si ebbe nel cosiddetto 68 quando vennero presi di mira i legami personali e familiari; oltre al generico concetto di autorità  venne condannata l’autorità paterna e maschile.

In questo modo , accanto a “ Vietato vietare” e “ L’immaginazione al potere” , comparve lo slogan “ Ne padri né padroni”; il malinconico auspicio:”Una società senza padre” da parte di Alexander Mitscherlich ( 1869-1951).

Negli stessi anni comparve una nuova forma di femminismo denominato radicale che si proponeva di eliminare la radice della disuguaglianza, cioè le differenze.

Le femministe radicali concepivano la società come una struttura costruita dagli uomini (gli oppressori) per tenere le donne ( gli oppressi) in una posizione di sudditanza: tale era infatti la lettura che il femminismo  radicale dava del matrimonio come “un metodo legalmente sanzionato per controllare le donne”; del rapporto sessuale,” pura, formalizzata espressione di disprezzo per il corpo delle donne”; dell’ accudimento materno dei figli visto come “un compito che impedisce la libertà “; la cura della casa come una schiavitù imposta dall’uomo.

Una società senza sessi

 Il Femminismo radicale ritiene che la lotta tra i sessi debba sfociare in una società senza sessi. Il femminismo radicale ritiene che lo strumento dell’oppressione maschile sia il linguaggio. In che modo il linguaggio costringerebbe la donna in una posizione di inferiorità rispetto all’uomo? Secondo le femministe radicali il linguaggio, in quanto espressione di una concezione maschile della realtà, codificherebbe una visione maschile del mondo che, attraverso l’educazione, forma ruoli, sensibilità, psicologie e relazioni diverse per uomini e donne.

Ad esempio, chiamando Dio con un nome maschile; oppure usando la parola “uomo”per indicare il genere umano, oppure indicando con nomi maschili ruoli sociali importanti ( avvocato, magistrato, giudice, sindaco…) indipendentemente dal fatto che a incarnare quel ruolo sia una donna anziché un uomo,creerebbe l’idea che l’uomo è superiore alla donna. Perché uomo e donna siano realmente uguali, dunque, è necessario agire sul linguaggio.

L’incarnazione del verbo è avvenuta secondo il sesso maschile. Che significa questo? Che la salvezza offerta da Dio agli uomini, l’unione cui sono chiamati con lui, in una parola l’Alleanza, riveste fin dall’antico testamento, presso i profeti,  la forma privilegiata di un mistero nunziale: il popolo eletto diventa gli occhi di Dio una sposa ardentemente amata. Allora si realizza pienamente e definitivamente il mistero nuziale, annunziato e cantato nell’antico testamento: il Cristo è lo sposo; la chiesa è la sua sposa, che egli  ama poiché se l’è acquistata col suo sangue e l’ ha resa gloriosa Santa e  Immacolata, e dalla quale è ormai inseparabile.

Dio incarnatosi in Cristo come Sposo

Dio si è incarnato in un corpo  di  sesso  maschile perché è lo Sposo.

Nei tempi passati era lo sposo che determinava la condizione sociale della sposa ed essa veniva elevata al rango sociale del marito diventando comproprietaria dei suoi beni. È interessante quanto si legge nel catechismo della chiesa cattolica: “chiamando Dio con il nome di padre, il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso,  è bontà e sollecitudine d’amore per tutti i suoi figli.

Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l’immagine della maternità, che indica ancor meglio l’immanenza di Dio, l’intimità tra Dio e la sua  creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all’esperienza umana dei genitori e, in certo qual modo, solo per l’uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene  perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umana, pur essendo nell’origine il modello: nessuno è padre quanto Dio.

La  parola Abbà si trova nella lingua aramaica, che è la lingua usata da Gesù e significa papà, padre, babbo, babbo mio e anche padre nostro.
Gesù è stato il primo a rivolgersi a Dio chiamandolo “Padre”.

San Marco che ha scritto il vangelo in greco, narrando la passione del Signore, riporta l’espressione aramaica usata da Gesù: “E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu»” (Mc 14,36).

San Girolamo, che ha tradotto il vangelo dal greco in latino, ha lasciato questa parola aramaica. E così, giustamente, hanno fatto anche i traduttori italiani.

Con questo nome anche i cristiani, fin dalla prima ora, si rivolgono a Dio, sottolineando così la particolare familiarità che hanno con Lui, con il quale si rapportano non solo come creature verso il Creatore (come fanno i pagani), ma come figli col Padre: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15); “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4,6).

Gesù, che ci ha insegnato a pregare, vuole che chiamiamo Dio Padre nostro.

San Tommaso commenta: per sottolineare che ci rivolgiamo a Uno che è infinitamente più desideroso di noi di venirci in aiuto. Lo è immensamente di più di quanto non lo sia un padre umano col proprio figlio.

Dio è certamente al di sopra della distinzione sessuale ma i beni che sono racchiusi nella Sessualità(Donazione di sé e procreazione) in Dio sono al massimo esponenziale. È Dio stesso che si è presentato come padre. Chiamandolo padre, noi usiamo il linguaggio usato da Dio stesso il quale peraltro ha espresso i suoi sentimenti nei confronti dell’uomo paragonandoli anche a quelli di una madre. In  ogni caso non si tratta di una Paternità biologica, come quella che si esprimeva nella mitologia greca e pagana, ma soprannaturale. Dio è padre Perché mediante la grazia santificante comunica agli uomini un germe della sua vita divina  e si relaziona con loro non solo come il creatore con le creature alle quali da tutto ciò che è loro necessario per essere tali, ma li innalza alla sua vita divina facendoli diventare suoi familiari e amici. “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Giovanni 1,12).

Ciò significa che prima di accoglierlo non erano figli di Dio. Figli di Dio non lo si nasce, ma lo si diventa e lo si diventa quando si accoglie quel germe di vita santa e divina che egli infonde in noi mediante la grazia santificante. San Paolo quando dice che siamo stati predestinati ad essere suoi figli adottivi (Efesini 1,5) vuol sottolineare che non siamo figli di Dio per natura, ma lo diventiamo per grazia, per benevolenza divina. San Giovanni insiste nel dire che “siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente“! (1 Giovanni 3,1).lo siamo realmente a motivo di quel germe divino (1 Giovanni 3,9) deposto il noi.

Un tempo maledetto

Questo è un tempo maledetto in cui i pazzi guidano i ciechi. La nostra società  è  una malata psichiatrica, l’Occidente politicamente ,follemente corretto in cui siamo stati condannati a vivere dove la civiltà , la verità  e la realtà  sono morte. Alla luce delle considerazioni espresse  e dell’analisi fatte sul significato del maschile e del femminile nella rivelazione cristiana è completamente folle che gli anglicani siano intenzionati a cancellare i riferimenti a Dio padre, e ad abolire i pronomi maschili che lo riguardano nelle scritture e nella liturgia. I  settori ecclesiali definiti “liberali progressisti“ ritengono che l’uso del termine “ padre” e il genere maschile siano una cattiva interpretazione teologica che ha portato al “sessismo attuale”.

I portavoce del religiosamente corretto anglicano, esigono  sviluppare un linguaggio più inclusivo  nella liturgia ufficiale dando l’opportunità ai fedeli di parlare di Dio in una maniera non legata al genere”.

Ci tranquillizza il fatto che le chiese anglicane siano deserte e la liturgia di genere neutro riguarderà pochissimi sfortunati agonizzanti. È mai possibile che  la  chiesa anglicana ignori che l’uso del maschile non  significa che Dio sia maschio?“ Il che è un’eresia. Pertanto le immagini maschili e femminili non sono intercambiabili, talchè il Padre non potrà  essere chiamato madre senza una perdita di significato.

Chissà se a Westminster credono ancora che “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente,che striscia sulla terra” ( Genesi 1,26-28). Per i cultori del gender e del Green i tempi della Bibbia devono essere tempi bui e le parole della Genesi  politicamente scorrettissime.

Il padre nostro è stato dettato da Gesù, ogni intervento sul testo è dunque una manipolazione delle scritture, che per i fedeli sono Parola del Signore.

Ma ad una chiesa fondata da un re, Enrico VIII, non per divergenze teologiche ma per divorziare da Caterina d’Aragona e sposare Anna di Bolena, non interessano le scritture. Gli uomini della chiesa anglicana “hanno abbandonato Dio non per altri dèi, ma per nessun dio” (Thomas Stearins Eliot). Questo non era mai accaduto prima. Per riportare le pecore all’ovile non sarà sufficiente il linguaggio inclusivo, la ritrattazione di alcuni dogmi o la folle neutralizzazione del nome di Dio.

Il neo-anglicanesimo, come una parte del cattolicesimo moderno, sono al servizio del potere, instrumentum regni.  In Inghilterra  dove la religione di Enrico nacque come strumento della corona i pastori fanno bene a porsi al servizio del mondo : è il loro ruolo da cinquecento anni, lo hanno svolto con “grande dovizia e maestria”.

Oggi il potere globale dell’Occidente vuole un‘umanità unisex e transex, promuovendo l’equivalenza e la fluidità gender. Non ci dobbiamo stupire quando  arriveranno a cambiare non il genere, ma il nome di Dio, per esempio in energia cosmica, o qualcosa di simile.

Rattrista però vedere le chiese cristiane arrendersi al nemico senza lottare. Non si rendono conto che i loro padroni gioiscono per la resa incondizionata di un Occidente in agonia su un letto di morte con accanto il  suo Dio diventato genitor*1.

Nell’indifferenza generale si vuole celebrare  il funerale di Dio Padre perché troppi chierici hanno scelto di servire Mammona: non ne vogliono più sapere del Dio Padre.

di prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.