Mi è stata inviata da un genitore, nostro associato, associazione TRILLY APS, M.T. le sue iniziali, un verbale di accertamento e contestazione di illecito amministrativo da parte della Usl Umbria 2. Questo non è l’unico caso che stiamo seguendo: ce ne sono altri in corso da parte sia della Usl Umbria 2 che della Usl Umbria 1
Dopo il Trentino e l’Emilia-Romagna si accoda anche l’Umbria nel comminare la multa da Decreto Lorenzin ai genitori che decidono di inadempiere “all’obbligo vaccinale”.
Qui addirittura hanno deciso di comminare una multa sull’esavalente ed una sul quadrivalente di 177 euro l’una. I genitori non intendono pagare questa multa perché vorrebbe dire ammettere di sbagliare e subire passivamente degli abusi.
Intendono riprendersi il loro status naturale di tutori legali dei propri figli, non lasciando decidere al governo. I genitori avranno sempre l’ultima parola.
Sono state pertanto depositate le memorie difensive sul verbale di accertamento sperando di non dover arrivare al GdP. Ad altri genitori, di due minori della Usl Umbria 1, sempre nostri soci, hanno deciso di comminare 7800 € Ca.
Come è potuto accadere?
Ottobre 2018, si era appena entrati nella legge Lorenzin, e tutti avevano creduto che un DL seppure convertito in legge 119/2017 potesse interferire nel diritto all’istruzione. Tutti hanno creduto alla balla del requisito d’accesso, che i bambini che non fossero stati in regola con i vaccini, non potevano frequentare; alla balla delle sospensioni che non esistono e non si possono comminare; della balla che le scuole possono far tutto e che la legge Lorenzin esclude e discrimina, e coloro che non sono in regola con lo status vaccinale facendolo con dei fogli di carta che non hanno nessun valore.
Vogliamo pertanto affrontare la problematica che affligge molti genitori che non si sentono tutelati né si sentono liberi di dissentire riguardo ad una terapia vaccinale.
A tal riguardo oserei parlare di “psicosi collettiva e manipolazione delle menti“.
Come presidente di una associazione TRILLY APS, molto spesso vengo interpellata riguardo a questa problematica che affligge e getta nella disperazione molte famiglie, e quello che ho constatato è che nessuno ha mai denunciato, i tribunali sono rimasti vuoti, nessuno ha protestato anzi tutti, e dico tutti, hanno consegnato dati sensibili sanitari come se fossero “ un nulla”. Ancora oggi, per molti genitori, è così, come se un minore da 0-6 anni non avesse lo stesso diritto di istruzione-educazione, socializzazione ed inclusione come uno da 6-16 anni.
Quello che è iniziato con la Lorenzin non è stato che un piccolo antipasto di quello che abbiamo vissuto in questi ultimi quattro anni: se erano stati esclusi minori da 0-6 anni privandoli della frequenza e del diritto all’educazione, alla socializzazione e all’inclusione, ora lo si poteva fare anche con il Covid 19.
C’è stata una vera e propria MANIPOLAZIONE DI MASSA portata avanti dal Governo ma che non corrisponde alla realtà oggettiva. Da sempre sentiamo dire che il Governo non può obbligare a nessun farmaco TRANNE i vaccini, oppure che un cittadino può rifiutare ogni cosa nel suo corpo ma il vaccino no.
È solo propaganda! Partiamo dal presupposto che un TSO è un fermo amministrativo, tramite sedazione, dove la persona che sta violando la Legge non è trattabile, quindi dichiarata momentaneamente interdetta ed al trattamento farmacologico non viene richiesto il suo CONSENSO INFORMATO. Il TSO è un caso di PUBBLICA SICUREZZA.
Il sindaco, su emergenza epidemica, quindi tutela della salute pubblica, può fare ordinanza per la quarantena domiciliare ad una persona che ha certificazione di malattia ma non imporgli esami/cure/vaccini.
Ma cos’è un vaccino?
No non è un siero ma un “farmaco iniettabile esclusivamente da personale medico” e segue all’acquisizione del CONSENSO/DISSENSO del paziente o di chi ne fa le veci. Nessun obbligo, nessuna punizione, nessuna imposizione, una Legge non può obbligare ad un farmaco e i vaccini sono farmaci e non sono a regime “speciale”.
Data la situazione è fondamentale distinguere il vero dal falso e acquisire gli strumenti per comprendere quando si è di fronte ad una propaganda o quando si è di fronte a dei veri obblighi come cittadini.
E la vaccinazione, TUTTI I VACCINI, non rientrano più in quegli obblighi dal 2001 grazie alle disposizioni di Legge (145/2001 – 219/2017) legate all’art. 32 della Costituzione. Acquisendo tale consapevolezza nessuno potrà più mistificare la comprensione della legge e manipolarci. La consapevolezza e la conoscenza di un uomo fa paura al sistema. La conoscenza è la vera libertà degli individui.
La modalità in cui ci comunica “l’obbligatorietà del vaccino avviene sempre nello stesso modo,una semplice lettera inviata da una scuola pubblica che dichiara che agli studenti viene impedita la frequenza o l’iscrizione alla scuola materna perché non è in regola con lo stato vaccinale “obbligatorio“. In Italia, non è un segreto, la sanità sta cercando di entrare nelle scuole ne è l’esempio recente che anche in Sicilia si sospendono o meglio, si vorrebbero sospendere, tutti gli alunni che non abbiano completato la vaccinazione MPRV, come il personale scolastico, direttamente dalla dirigenza scolastica.
Con nota n. 7146 del 23 febbraio 2024 si comunica che, a causa di casi di morbillo, a TUTTI i minori da 0-16 non correttamente vaccinati DEVONO ESSERE SOSPESI DALLA FREQUENZA SCOLASTICA FINO A VACCINAZIONE (due dosi di Morbillo-Parotite-Rosolia [MPR] e per i nati nel 2017 anche +Varicella [MPRV]). Coinvolto anche tutto il PERSONALE SCOLASTICO. La questione è gravissima perchè assolutamente FUORI LEGGE. Cerchiamo di capire i fatti per trovare le giuste contestazioni che ci portano a dire che siamo difronte ad un vero e proprio abuso.
La Situazione dei Minori 0-16
L’art.3-bis della Legge 119/2017 NON impedisce ai minori NON in regola con le vaccinazioni l’iscrizione, l’accesso e la frequenza per nidi, materne, elementari, medie e superiori. Per la fascia 0-6 è OBBLIGATORIO il deposito della documentazione entro il 10 luglio dall’iscrizione (libretto vaccinale in regola, esonero/differimento, formale richiesta di vaccinazione ed omissione), NON solo l’adempimento vaccinale, per evitare la DECADENZA DELL’ISCRIZIONE con giusta causa per negligenza dei genitori. Per la fascia 6-16 c’è comunque la richiesta entro il 10 luglio ma se non viene effettuato il deposito NON è prevista la decadenza dell’iscrizione.
Mentre l’art.1-2 della Legge 199/2017 prevede UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA da 500 euro, da parte dell’ASL competente, per l’inadempienza vaccinale. NON ESISTE SOSPENSIONE DA NESSUNA PARTE, LEGGE LORENZIN COMPRESA. In più ricordiamo che se fossimo, anche, davanti ad un’emergenza epidemica, dove il Sindaco con ordinanza potrebbe CHIUDERE LE SCUOLE A TUTTI (personale scolastico compreso) non si può impedirne l’accesso ad alcuni. Invece richiamano in maniera scorretta la Legge 119/2017 ignorando che, con Decisione del 22/11/2017 – Deposito del 18/01/2018 e Pubblicazione in G.U. 24/01/2018 n. 4, la Corte Costituzionale, con sentenza di rigetto 5/2018, discuteva proprio le competenze Stato-Regioni sul DL 73/2017, convertito in Legge 119/2017.
La Regione Veneto, ricorrente, voleva differenziarsi dalla normativa vigente sull’obbligo vaccinale, ma la Corte Costituzionale ha affermarmato chiaramente che ciò non è possibile.
Al punto 7.2.5. della sentenza menzionata leggiamo: “Dinanzi a un intervento fondato su tali e tanti titoli di competenza legislativa dello Stato, le attribuzioni regionali recedono, dovendosi peraltro rilevare che esse continuano a trovare spazi non indifferenti di espressione, ad esempio con riguardo all’organizzazione dei servizi sanitari e all’identificazione degli organi competenti a verificare e sanzionare le violazioni”. Sembra chiaro che la regione Sicilia abbia volontariamente ignorato una sentenza della CC sulla stessa questione ed abbia emesso la circolare attuativa, palesemente non conforme alle indicazioni statali: la stessa cosa che avrebbe voluto fare il Veneto, ma che è stata impedita.
La Corte Costituzionale è chiara, ogni Regione DEVE attenersi alla normativa vigente sull’obbligo vaccinale senza modificarne termini e modi. Non esiste “interpretazione personale”, che potrebbe portare a giustizia sommaria e differenziata, neanche a livello di pubbliche amministrazioni, ma una lettura della Legge in base all’ordinamento legislativo, partendo dai Diritti del Fanciullo, fino ad arrivare alla normativa vigente nazionale.
Ritornando in Sicilia abbiamo visto che i dirigenti scolastici siciliani invitano studenti e personale scolastico a vaccinarsi il prima possibile ventilando l’ipotesi di sospensione riportata dalla circolare dell’assessorato alla salute del 23 febbraio di cui si allega copia.
La nota non è un fake ma è stata inviata a tutte le scuole e recepita da un solo istituto. Non è la prima volta che fanno azioni a piccole dosi per studiarne le reazioni.
L’obiettivo è subito chiaro, un altro giro di boa per coloro che avessero schivato i nidi e le materne.
Sono state sovvertite leggi e competenze ma spetta noi rimettere al loro posto ognuno di loro
Non possiamo non vedere dove ci sta portando la strada da loro disegnata, dopo tutto quello che è accaduto in questi quattro anni. Noi non possiamo far altro che unire i puntini e restare vigili ma non spaventati, perché ci si vuole muovere per studiare e risolvere i fatti. Il nostro motto è “ Non ci avranno mai come vogliono loro“.
Le Regole per il Personale Scolastico
La richiesta di vaccinazione MPR non rientra nel contratto ed è una modifica unilaterale non conforme, in violazione della privacy, non solo non accettata dal firmatario ma neanche più vantaggiosa per il dipendente: è altresì noto che, se le medesime parti contraenti si determinano ad apportare modifiche e/o integrazioni al contratto concluso, devono utilizzare la medesima forma scritta e firmata da entrambi le parti.
Comunque anche se fosse un’integrazione degli iniziali accordi in merito a una o più circostanze inizialmente non previste, il precedente contratto non viene meno ma ad esso, si aggiunge solo qualcosa in più. Questo vuol dire che davanti al rifiuto di una modifica contrattuale, la condizione lavorativa non cambia.
Dato che il datore di lavoro ha la responsabilità della sicurezza sui luoghi di lavoro, regolamentata da D.gls. 81/08, potrebbe reclamarla per subentrare nei rapporti lavorativi già consolidati ma lo status vaccinale, quindi dati sanitari o di salute, DEVONO passare eclusivamente dal Medico Competente INAIL.
Le vaccinazioni NON sono più obbligatorie nel D.lgs 81/08 ma, in base al titolo X del D.lgs. 81/08, che prevede, all’art. 279 c. 2 lettera a) l’obbligatorietà, per il datore di lavoro, della “messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del Medico Competente” e c. 5 “Il medico Competente fornisce ai lavoratori adeguate informazioni sul controllo sanitario cui sono sottoposti e sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività che comporta rischio di esposizione a particolari agenti biologici, individuati nell’allegato XLVI, nonché sui vantaggi ed inconvenienti della vaccinazione e della non vaccinazione”. Quindi il MC NON può dare “non idoneità” al rifiuto sulle vaccinazioni.
Basta soprusi e finti obblighi! Sul nostro corpo e su quello dei nostri figli, cosa inserire rimane una nostra scelta ed il rifiuto al consiglio del medico non può subire pressioni, minacce, multe o nessun genere di violenza.
Soltanto i cittadini che non presentandosi alla convocazione da parte dell’Asl per dare un consenso o dissenso alla vaccinazione, sono sanzionabili (con una sanzione amministrativa pecuniaria) perché hanno ignorato la normativa in essere compiendo un illecito amministrativo.
Non possiamo più delegare qualcun altro ad esercitare i nostri diritti, è imperante e indispensabile colmare la nostra ignoranza affinché edotti possiamo esercitare i nostri diritti. È vero che la normativa italiana vigente non è sempre facile da interpretare, e su questo si gioca la partita. Se invece , un cittadino riesce ad interpretarla, a conoscere le competenze ed i limiti degli esecutori, gli strumenti a sua disposizione, riesce tranquillamente a combattere abusi e consuetudine contro la sua libera scelta.
Essere non in regola con i vaccini, ma in regola con la legge permette ai bambini di nidi, materne e primarie la frequenza come tutti gli altri senza dover incorrere in nessuna sanzione amministrativa.
Smettiamola quindi di dire che esiste un obbligo vaccinale per la frequenza di nidi e materne perché se c’è obbligonon può esserci consenso informato ma se c’è consenso informato non può esserci obbligo. La conferma è che anche per le vaccinazioni contro il COVID-19 era prevista la firma del consenso informato.
Le disposizioni di legge hanno tolto le vaccinazioni coatte di Stato.C’è stato l’obbligo di Stato, in Italia, ma dal 2001 non può più esserci. Grazie alla legge 219/2017 i cittadini (anche tutori di minori) possono rifiutare qualsiasi trattamento/esame/protocollo medico senza pressioni, minacce, sanzioni e senza intaccare la responsabilità genitoriale. Questo vale per tutti non solo per i bambini.Entriamo in un futuro che garantisce i diritti a chi li esercita, è solo studiando che ci fa dire basta ai soprusi governativi.
La nostra associazione TRILLY APS ringrazia I nostri soci, genitori di M.T, Per aver condiviso il loro caso volto ad incoraggiare altri genitori a fare altrettanto. Ringraziamo anche “ Tutela del diritto soggettivo“ con il quale collaboriamo a tutela e difesa dei cittadini.
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Sabato 23 marzo 2024 si terrà a Lonigo (Vicenza) la terza edizione della giornata nazionale per la vera scuola cattolica. L’Umbria sarà rappresentata dalla prof.ssa Paola Persichetti – presidente dell’associazione di promozione sociale “TRILLY La Gente Come Noi” – in veste di referente regionale di alleanza parentale in adesione al manifesto dell’osservatorio cardinale Van Thuân, insieme ad alcuni genitori e insegnanti
Nell’immagine di copertina il grande maestro e sacerdote San Giovanni Bosco con il suo Santo allievo Domenico Savio
L’osservatorio Van Thuân, per fronteggiare la grave crisi educativa che ha travolto la nostra società e l’intero settore dell’istruzione ha creato un coordinamento specifico che raccoglie già molte realtà, specialmente di scuola parentale cattolica e Homeschooling, ma anche di scuole cattoliche paritarie e insegnanti cattolici che operano nella scuola statale.
È un’iniziativa di grande valore in un paese dove sempre meno si parla di libertà di educazione, e la Chiesa sembra dare precedenza ad altri temi, avendo delegato allo Stato l’educazione delle nuove generazioni.
A proposito del monopolio di Stato dell’istruzione è importante considerare la sentenza n. 1491 del 2024 che prevede nuove restrizioni per l’istruzione parentale.
Nuove restrizioni per l’istruzione parentale
Le testate giornalistiche continuano a pubblicare titoli che condannano e penalizzano la scuola parentale, per suscitare nelle famiglie sentimenti di ansia, paura, preoccupazione e un senso di sfiducia in un futuro dove si vuole cancellare la libertà di scelta educativa. Con la sentenza del Consiglio di Stato numero 1491 / 2024 i media hanno voluto calcare la mano sull’aspetto educativo tanto a cuore alle famiglie: “ nessuna norma autorizza a ritenere che l’adempimento dell’obbligo scolastico possa essere rimesso all’autonomia privata familiare”. Il Consiglio di Stato ha volutamente sottolineato che “l’istruzione scolastica è materia di “pubblico interesse”, e le famiglie che scelgono l’opzione parentale devono dimostrare di avere la capacità tecnica o economica di “fornire un’istruzione equivalente a quella impartita nelle scuole statali“.
Le stesse istituzioni scolastiche, continua la sentenza, “non possono disinteressarsi dell’istruzione parentale, ma devono, periodicamente, effettuare controlli e verifiche per accertare che l’istruzione impartita a domicilio sia conforme ai requisiti minimi previsti dalla legge”.
Aldilà delle interpretazioni la responsabilità educativa resta comunque in capo alle famiglie: il ruolo delle famiglie è fondamentale nell’educazione dei figli e nessuna sentenza può sminuire tale ruolo né cancellarlo. Le famiglie hanno il diritto, per legge, di scegliere il percorso formativo più adatto ai propri figli.
Il “Perché”le restrizioni non possono cancellare il ruolo della famiglia
Nella scuola e nell’educazione avviene qualcosa di molto più profondo e fondamentale che non soltanto l’apprendimento di alcuni rudimenti e comportamenti. In essa il bambino mette in rapporto la sua più profonda intimità con la verità e, facendo così, si mette alla ricerca dell’assoluto perché niente di relativo potrà soddisfarlo. Questo rapporto dell’educazione con l’assoluto necessita una sorveglianza e custodia da parte dei genitori, che sono gli unici a possedere le chiavi dell’intimità dei propri figli non in assoluto ma secondo il progetto di Dio su di loro.
Al contrario il tipo di educazione proposto dalla nostra società è assolutamente deprecabile: non so se sia mai esistita una società che intenzionalmente abbia cresciuto i propri bambini nell’ignoranza della metafisica, del fatto che esista qualcosa oltre la materia. L’unico imperativo che la nostra società impone ai bambini è: divertiti, riempi la tua vita di piaceri di ogni tipo, dimentica le responsabilità, il sacrificio, le conseguenze del tuo godimento perpetuo. Questo è il risultato di genitori che vivono senza una profondità metafisica.
Ecco perché la scuola non deve essere dello Stato, ma della Chiesa
I genitori cristiani hanno una sapienza del cuore rispetto alla vita dei loro figli che deriva loro dall’averli concepiti nella luce di Dio. Ma c’è anche una sapienza naturale che conferisce ai genitori questa capacità, anche se senza la fede rischia di non essere sufficientemente sostenuta nella vita concreta.
Alla luce di ciò sopra detto la responsabilità dei genitori nell’educazione dei figli coincide in fondo con la responsabilità della Chiesa. In virtù del primato dei Genitori sullo Stato, la Chiesa non si limita a rivendicare un elemento di diritto naturale, ma vi aggiunge anche un elemento religioso: i figli sono di Dio e i genitori sono suoi vicariche li educano nel progetto di Dio.
Per mezzo della centralità della famiglia, la Chiesa rimette Dio al centro dell’educazione. Lo Stato non può sostituirsi alla famiglia nei compiti che le sono propri per natura e per disegno divino, anzi deve sostenerla nel perseguirli.
Entriamo nel mondo delle scuole parentali
La prima via d’uscita dal sistema pervasivo che ci attanaglia è l’educazione. Valori e comportamenti oggi vengono largamente imposti. Nella scuola statale i nostri figli devono condividere i principi repubblicani, anche quando vanno contro la legge naturale dove il buon cittadino prevale sempre sull’uomo buono. Ci sono narrazioni di regime che riguardano tutti gli obiettivi dell’agenda 2030: l’ambiente, la procreazione, la salute, l’identità maschile femminile, la storia…
Chi si pone seriamente questo problema sono perlopiù genitori e insegnanti cattolici nella scuola di Stato, sono genitori e insegnanti cattolici nelle scuole paritarie cattoliche, sono genitori e insegnanti che stanno dando vita a scuole parentali e ad esperienze di homeschooling. I primi si sentono abbandonati e fanno un enorme fatica ad andare avanti in un contesto sistematicamente ostile e che percorre altre strade. I secondi resistono, ma si rendono conto che la scuola cattolica paritaria deve pagare un certo “obolo“ al sistema imperante.
I terzi sono più motivati e scaltri, sono più alternativi al sistema rappresentando una chance positiva che va incoraggiata.
I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali intendono valorizzare una visione del mondo, visto come germe di una società cristiana, che non si riduce solamente e semplicemente ad un fenomeno esclusivamente educativo.
Abbiamo già accennato nel precedente articolo che la scuola “Di Stato“ in Italia fu un’invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella Repubblica. In mani DC fino al 68, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse “riforme“ che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l’est dopo la riunificazione: è irreparabile, meglio rifare di sana pianta.
Istruzioni per aprire una scuola parentale
È molto semplice poter aprire una scuola parentale in cui più famiglie si mettono d’accordo per creare un ambiente educativo e di apprendimento comunitario per i loro figli. Le “regole“ per la scuola parentale o familiare valgono comunque anche per chi intende fare vero e proprio homeschooling.
Che cos’è una scuola parentale? Chi può aprirla? Elemento indispensabile è l’esistenza di una comunità educante all’educazione e all’istruzione dei figli.
I genitori si accordano tra loro, fissano gli obiettivi educativi prioritari, le finalità, gli strumenti e le metodologie da utilizzare.
Gli ingredienti sono pochi e molto semplici: è sufficiente che ci siano alcuni bambini e un insegnante, che può essere anche un genitore, aiutato dalle diverse professionalità degli altri genitori. […]
È necessaria una forma associativa?
Quando due o più persone si mettono insieme per uno scopo e per svolgere un’attività, di solito si organizzano in una qualche forma associativa sia essa una associazione riconosciuta, con personalità giuridica, oppure non riconosciuta, senza personalità giuridica. È importante scegliere la forma più idonea allo scopo, all’organizzazione e al servizio che si intende erogare e che tuteli maggiormente i soggetti coinvolti.[…]
La comunicazione di istruzione parentale della famiglia al dirigente scolastico: tempi e modalità
La comunicazione che i genitori intendono provvedere direttamente all’istruzione dei loro figli […] oppure appoggiandosi ad un’associazione (di cui sopra), deve avvenire entro la data di chiusura delle iscrizioni. Questo termine è specificato ogni anno da un apposita circolare del MIUR sulle iscrizioni per l’anno scolastico successivo; generalmente va consegnata dai primi di gennaio fino alla fine di gennaio/primi giorni di febbraio.
Può essere consegnata anche nei mesi successivi o in corso dell’anno scolastico, ma l’alunno alla chiusura delle iscrizioni, se non è già stata depositata la comunicazione di istruzione parentale, deve essere iscritto alla scuola statale o paritaria. Per tutti i genitori che non avessero avuto modo di iscriverli entro questi termini possono comunque regolarizzare l’iscrizione prima dell’inizio dell’anno scolastico: perfezionando l’iscrizione. Non vi preoccupate pertanto se qualcuno di voi nel dubbio su come procedere nel percorso formativo sia in difetto riguardo ai tempi: c’è sempre la possibilità di regolarizzare.
Detto ciò, la comunicazione deve essere firmata da entrambi i genitori che devono dichiarare di avere i mezzi tecnici, economici e culturali per istruire personalmente i propri figli. Per quanto riguarda, invece, l’iscrizione alla scuola parentale, ogni associazione di genitori decide liberamente come regolare l’accesso e le forme di iscrizione.
L’esame annuale di idoneità alla classe successiva o all’esame di licenza è obbligatorio?
L’esame annuale è obbligatorio dal 2008 e può essere sostenuto presso una scuola statale o paritaria del territorio. Solitamente viene sostenuto dagli alunni al termine delle lezioni presso la scuola scelta dei genitori e che ha accolto la domanda d’esame. Tale domanda deve essere consegnata entro il 30 aprile per gli esami di idoneità, mentre per l’esame di licenza, dello scorso anno scolastico, bisogna presentarla almeno entro la fine di marzo per poter sostenere le prove INVALSI.
In cosa consiste l’esame?
Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola primaria:
Due prove scritte: italiano e matematica, a cui si può aggiungere anche una prova di seconda lingua, solitamente inglese;
Colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline.
Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola secondaria di primo grado:
Tre prove scritte: italiano, matematica, inglese: a quest’ultima prova si può aggiungere una parte dedicata della seconda lingua comunitaria, se prevista nel piano di studi;
Colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline
L’esame di licenza ( classe terza) ha le stesse prove, per numero e tipologia, della scuola statale. Dall’anno scolastico 2018-2019 gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale devono sostenere, entro la metà-fine di aprile, anche le prove INVALSI (Italiano, matematica e inglese) presso la scuola in cui sosterranno l’esame di licenza.
Quali programmi svolgere e presentare per gli esami di idoneità e di licenza?
Alla consegna della domanda di esame devono essere solitamente allegati i programmi svolti in tutte le discipline, sulle quali i figli saranno esaminati […] I programmi possono essere presentati elencando soltanto i contenuti svolti, oppure completandoli con competenze e abilità che l’apprendimento ha sviluppato e potenziato.
Restituzione della documentazione per il controllo dell’assolvimento dell’obbligo scolastico
La scuola statale o paritaria presso cui si svolgono gli esami, rilascia l’attestato di idoneità[…] L’attestato di idoneità o di promozione dell’esame di licenza deve essere consegnato alla scuola di competenza per certificare l’avvenuto superamento dell’anno scolastico in corso[…]
Quali insegnanti nelle scuole parentali?
Gli insegnanti e gli educatori possono essere gli stessi genitori o professionisti ai quali genitori chiedono di intervenire su specifici progetti o discipline. Insegnare con passione e professionalità non riguarda tanto o soltanto questione di titoli, ma molto più importante è la capacità comunicativa, empatica e didattica degli “insegnanti”.
È necessario che i professionisti che vengono coinvolti condividano e abbraccino in pieno il progetto educativo e didattico che ha messo in moto i genitori a fare questa scelta. Quando i genitori scelgono di delegare l’istruzione familiare a terzi non può venir meno il coinvolgimento personale affettivo, di tempo e di professionalità nel seguire i figli, nell’intervenire nelle questioni e nelle attività scolastiche, così come nei laboratori e nelle uscite.
Come sostenere le spese? L’istruzione parentale o familiare non riceve alcun contributo dallo Stato o dalle regioni: è tutto a carico dei genitori.
Se un gruppo di genitori si organizza in una qualche forma associativa per sostenere l’istruzione parentale dei propri figli, sarà l’associazione stessa a stabilire quali spese si devono sostenere: affitto dei locali, assicurazione, retribuzione degli insegnanti o dei professionisti, arredi, e di conseguenza a fissare un contributo che le famiglie devono versare per sostenere le spese. Le modalità di versamento e di partecipazione alle spese saranno decise anche in base alla tipologia di associazione scelta e a norma di legge.
Aprire e sostenere una scuola parentale è facile o difficile?
Educare è sempre difficile perché è l’incontro di più libertà, la difficoltà maggiore, la si incontra, laddove non si ha in mente un’idea di uomo (antropologia) verso cui educare e da cui far discendere una pedagogia e una didattica, coerenti con l’idea di uomo che si desidera formare, “ far uscire”.
Oggi educare è ancora più difficile di un tempo perché molto spesso non c’è una comunità di riferimento, una comunità fatta di famiglie che condividono un’antropologia, una pedagogia e una didattica, che condividano le fatiche e le gioie, i successi e i problemi, che sia un luogo di confronto e di sostegno, un luogo di conforto e di esempio. È molto difficile, da soli, adempiere a questo compito, che mai come oggi, è così urgente.
La Bella Esperienza della Scuola Parentale di Trilly in Umbria
Nella nostra scuola parentale i bambini, ogni mattina, imparano tante cose: si sentono amati come in famiglia
Guardo il calendario e scopro che sono già passati due anni da quando è iniziata l’educazione di alleanza parentale TRILLY .
L’associazione TRILLY Aps, preso atto dello stato comatoso in cui versa la scuola italiana nell’ora presente, ha deciso di aderire al progetto “alleanza parentale“.
Non intende arrendersi di fronte a questo sistema educativo che ha venduto gli studenti/bambini/ adolescenti ad un pensiero unico totalitario. La nostra forza è: resistere, combattere con coraggio i diktat della pedagogia di tendenza, che vogliono divellere le radici culturali, storiche speculative che affondano in questa terra umbra, di Terni,fertile, geniale e santa.
L’Umbria è l’ombelico di Italia, anche dal punto di vista genetico: il DNA dei suoi abitanti, antichi e moderni, conserva infatti le tracce delle principali migrazioni che hanno segnato la storia della penisola negli ultimi 8000 anni. Da uno studio è emerso infatti che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dall’area mediterranea.
La più evidente è quella lasciata da un misterioso popolo giunto dal centro Europa circa 5000 anni fa e oggi ancora “vivo“ nella parte orientale della regione.
Lo dimostra uno studio pubblicato su Scientific reports dalle università di Perugia, Pavia e Firenze.
“Grazie all’archeogenetica, una nuova disciplina che associa dati genetici e studi storici e preistorici-ha detto la professoressa Hovirag Lancioni, del dipartimento di chimica, biologia e biotecnologie, Università degli studi di Perugia-i ricercatori hanno ricostruito la storia genetica degli umbri mettendo a confronto il DNA di 545 volontari umbri con quello estratto da 19 reperti ossei umani rinvenuti nella necropoli pre-romana di Plestia, Colfiorito, risalenti tra il IX secolo e III secolo a.C.. dai risultati emerso che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro-orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dell’area mediterranea. Situata nel cuore dell’Italia, l’Umbria ha rappresentato fin dalla preistoria un punto nodale della comunicazione tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico”.
Un angolo tutto speciale viene dato, nella nostra scuola, all’incontro delle tradizioni e usanze pagane di questa terra con il cristianesimo, e come questo incontro abbia trasformato e mutato al meglio la nostra terra e i suoi abitanti.
Un uomo forte
L’uomo educato in una scuola così concepita sarà un uomo forte, consapevole delle sue radici, con una sua identità, perché custode della memoria storica. Nello specifico, la scuola parentale TRILLY ubicata nella terra umbra di Terni intende abbeverarsi alla fonte di una tradizione plurisecolare raccontata da antichi storici e cronisti: storia di un popolo, ivi vissuto, dal temperamento sanguigno, vocato alla guerra.
Sicuramente, tutta la tradizione bellica, la produzione metallurgica che ha caratterizzato la città di Terni in tempi recenti ne dà la conferma: la famosa fabbricad’armi di Terni sorge su un antico sepolcreto di matrice umbra (celtica), del clan dei narcisi, il cui lascito più importante riguarda perlopiù armi, lance, spade, una stele in pietra con scolpita una processione di soldati con lance e scudi. Il coraggio e l’animo ardito,se mitigati sono necessari per perseguire il bene comune. Gli umbri di Terni sono i figli sopravvissuti delle piogge del diluvio universale, i fratelli maggiori dei popoli celtici d’Europa, i migliori mercenari d’Italia (soldati e capitani di ventura) nel Rinascimento. Popolo famoso nella storia d’Italia, non per l’arte, non per la filosofia, non per il commercio, ma per i soldati e i santi: ebbene noi ne siamo gli eredi. Partiamo da qui, da una terra mistica dal cuore di tenebra.
L’incontro a Terni che cambiò la storia
I longobardi che scesero in Italia nella celtica Umbria si vedevano minacciati dal cristianesimo presente in questa terra. C’era stata una bolla papale di Gregorio Magno nel 601, dove si ordinava di erigere chiese cristiane sopra i vecchi santuari e templi pagani. Il paganesimo, che ormai, dopo millenni di culti e riti consacrati alle antiche divinità si sentiva minacciato dal cristianesimo. La salda fede pagana doveva distruggere i monasteri cristiani. Liutprando, re dei Longobardi, e Papa Zaccaria, s’incontrarono a Terni nel 742, qui la storia dell’umanità cambiò radicalmente: il primo incontro fu in territorio cristiano nella chiesa di San Valentino, il giorno seguente si incontrarono all’interno delle mura della città di Terni, saldamente pagana, presso il tempio del sole e futura chiesa di San Salvatore. (Chiesa dove i bambini della nostra scuola sono stati protagonisti di un bellissimo evento natalizio, una rappresentazione dal vivo della nascita Di Gesù Salvatore).
Liutprando donò sei città usurpate alla grande Roma a Papa Zaccaria; la storia narra che il re longobardo fu colpito dalla deliziosa cena che Papa Zaccaria offrì con tanta generosità, cosicché, il re Liutprando decise di donare le città.
L’intento di Liutprando era quello di conquistare e riunire il territorio italico sotto il paganesimo mentre il risultato fu la penetrazione nei territori del credo cristiano.
Anche Dante dedicò quasi due interi canti dell’inferno nella Divina Commedia alla nostra città e a quello che rappresentò nel XIV secolo ma soprattutto a quello che rappresentò per quasi 1500 anni: Virgilio nell’Eneide ad esempio immaginò che le anime dei morti, dalla distesa di tombe oggi conosciute come necropoli di Pentima, risalissero l’Acheronte, detto Naarh cioè Nera (fiume che attraversa la città di Terni) “fino al regno dell’ Oltretomba. Oltre un millennio dopo Dante ispirandosi proprio a Virgilio descrisse il regno dell’oltretomba nell’eretica città di Dite cioè Terni.
Una terra, che testimonia la lunga lotta tra paganesimo e cristianesimo; un tortuoso percorso di evangelizzazione in una terra dove le tradizioni di genti semplici, come pastori e contadini, erano saldamente legate ad antichi riti di origine agricola, ai cicli di vita, di morte e di rinascita della terra
Umbri askenaziti: tra Bibbia e genetica.
Indagini di biologia molecolare mostrano come nel DNA degli umbri meridionali (Terni e provincia) sia presente con un’altissima frequenza un frammento nucleotidico non presente negli altri abitanti del centro Italia che caratterizza un preciso gruppo etnico conosciuto come askenaziti, un tempo minoranza etnica.
La mitologia biblica narra che il re Giano, figlio di Used e nipote di Noè fu il primo abitatore del suolo italico dopo le grandi piogge.Proveniente dal monte Ararat, in Armenia, regnò per 115 anni sul suolo italico ed insieme ai suoi figli si auto determinarono Umbri, cioè “gli scampati al diluvio“.
Gomero Gallo,Fratello di Giano il primo re umbro, ebbe tre figli: menzionati in genesi 10, vale a dire Aškenaz, Rifat e Togarma. I discendenti di askenaziti, figlio di re Gomero, fu identificato con il popolo degli askenaziti cioè lo stesso gruppo etnico rinvenuto nel DNA degli umbri del sud.
Rifat è invece l’antenato più antico dei popoli celtici in particolare di quello degli irlandesi, fratelli degli askenaziti. L’indagine genetica intercetta e trova riscontro anche nella mitologia biblica e in quella storica.
Nell’Italia ai tempi di Augusto la VI Regio è denominata Umbria et ager Gallicus e Interamna (Terni città più importante della VI Regio), Fedeli alleati dei romani, richiesti come soldati scelti e, secondo la tradizione, vero e proprio nerbo di molte legioni romane.
Tale digressione è stata fatta semplicemente per sottolineare l’importanza che la memoria delle proprie origini ci dà un’identità ben precisa e ci introduce in una missione mistica che ciascuno di noi deve scoprire. Nessuna mente onesta può negare la forza trasformante del cristianesimo nel divenire di questa terra ombrosa. Ogni volta che la vita cristiana si è diffusa nella società in modo autentico e libero ha sempre lasciato una traccia di umanità nuova nel mondo. Un mondo nuovo, che nasceva e prendeva forma, pian piano, dentro un mondo vecchio in disfacimento.
Non ci vuole molto a capire che disprezzare la propria identità ci fa perdere ogni rispetto per il proprio passato e per la custodia della propria tradizione culturale. Si arriva così a perdere l’anima di un’intera civiltà, una civiltà che ha incontrato il cristianesimo e che ha una missione da portare a compimento: ricucire riannodare rigenerare. Il filo che useremo sarà il cielo, cioè l’ambito cristiano dove la terra di Terni è stata fecondata dal sangue dei martiri come San Valentino, San Procolo, Sant’ Anastasio, per citare soltanto tre vescovi, martirizzati perché cristiani, diventati protettori della città fino al 1600.
Sarà con questo filo che ci proponiamo di ricucire l’uomo ternano valoroso e combattivo e pagano che incontra e si annoda al coraggio cristiano e si rigenera come uomo forte fermo e costante nella ricerca del bene. Questo è il motivo di mettere il progetto alleanza parentale sotto la protezione di San Tommaso d’Aquino per il quale il dono della fortezza è la grazia di restare nella ricerca della santità e del cielo.
Mai come oggi i nostri figli hanno bisogno della virtù morale della fortezza che annulla le vicessitudini della vita ne annienta gli sforzi del maligno e ci permette di rimanere fedeli a Dio. “Perciò mi compiaccio delle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, e allora che sono forte” (due Corinzi 12,10).
Progetto educativo: IO CRESCO nasce a Terni . “ Io Cresco “ con San Tommaso d’Aquino alla ricerca della verità che è il fine ultimo dell’educazione. Imparare la verità sul mondo e sulla nostra natura ci può condurre a colui che è la verità stessa, Gesù Cristo.
“Ogni verità da chiunque sia detta viene dallo spirito Santo“ – San Tommaso d’Aquino
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Le nuove tendenze dell’educazione hanno l’intenzione di alterare i canoni del diritto naturale. Siamo di fronte ad una vera e propria metamorfosi della scuola che ha subito una forte accelerazione in questi ultimi anni.
I libri di testo sono sempre più vuoti di parole e sempre più pieni di immagini. Le parole sono ridotte a slogan, un vero impoverimento e immiserimento dei contenuti a favore di una pseudo educazione, che viene elargita a mezzo di pacchetti ad alto tasso ideologico, svuotando, così, la scuola, del suo contenuto di sapere e rimpinzandola di idee, confezionate altrove e imposte ai ragazzi.
La scuola non fornisce più la cassetta degli attrezzi cognitivi e concettuali per comprendere le cose: tutto viene dato già confezionato e omologato. Questo risponde ad un paradigma di matrice totalitaria. Non si insegna più a pensare. Anche le proteste dei giovani studenti vengono organizzate dal sistema, attraverso un canovaccio di protesta che i giovani adottano acriticamente.
Una trasgressione preconfezionata dal sistema e organizzata dalle istituzioni che la facilitano. Cosicché i giovani possano provare l’ebrezza della trasgressione : convinti di trasgredire, si adeguano e aderiscono ai suggerimenti del sistema senza accorgersene. I giovani di oggi si sono conformati al pensiero dominante, globalista: non devono più sforzarsi di pensare perché qualcun altro lo fa al loro posto (è meno faticoso). Ma tutto questo non deve sorprenderci, era già tutto previsto e programmato da coloro che hanno un’agenda da seguire.
Scuola moderna
La scuola moderna è il risultato di una rivoluzione orchestrata tra il 1905 e il 1930 dove il sistema educativo è stato ideato per essere esattamente come quello prussiano di 100 anni prima. Lo Stato moderno e contemporaneo deforma i legittimi compiti educativi della comunità politica, accentrando in sé il compito educativo ed esautorandosi alla chiesa.
Lo statalismo educativo è profondamente sbagliato sia dal punto di vista di chi deve educare sia per quanto riguarda cosa educare. Lo Stato con una visione assoluta di sé finisce per imporre i propri contenuti educativi, plasmando le anime di alunni e studenti secondo i propri principi: è un sistema diseducativo, ideologico ed ateo.
Dobbiamo prendere atto che il nostro sistema educativo non è stato ideato per sviluppare le potenzialità di ogni individuo, e se per questo non è neppure il frutto della conoscenza scientifica su come i bambini apprendono.
Il sistema scolastico che oggi conosciamo è stato deliberatamente progettato, con il preciso intento di indottrinare i bambini e educarli all’obbedienza. Conoscere la storia e la nascita di questo sistema educativo è importante per capire come siamo arrivati ad oggi ed anche per decidere dove vogliamo andare, soprattutto in relazione al futuro che vogliamo creare per i nostri figli.
Un passo storico verso l’istruzione pubblica
Genesi della scuola statale o modello prussiano
La scuola a cui siamo abituati noi, la scuola di Stato, obbligatoria e gratuita, nasce in Prussia, prima per opera di Federico II, sovrano militarista, e poi il modello viene in qualche modo proporzionato dopo le sconfitte che subisce la Prussia contro Napoleone. L’idea era proprio quella di forgiare fin da bambini una nazione di soldati, con una obbedienza cieca al sovrano, dunque all’autorità di turno, secondo le convenienze del momento. Il modello prussiano è stato esportato prima in USA e nell’Inghilterra, poi arrivato anche in Italia, con l’unità.
La Prussia perde contro Napoleone
Nel 1806 il regno di Prussia aveva perso la battaglia di Jena contro le truppe di Napoleone. Lo Stato militare, la cui economia era fondamentalmente basata sulla guerra, si trovava in una situazione di grave crisi. Secondo Fichte, la battaglia era stata persa a causa di coloro che avevano disobbedito ai comandi dei superiori ed era tempo di cambiare le cose per ripristinare l’orgoglio tedesco e l’amore per la patria.
La volontà diventa un problema
Lo scopo di questo sistema educativo sarebbe stato quello di modellare i tedeschi, sottomettendo i giovani alla volontà della nazione. La scuola doveva essere uno strumento della politica, così come esercito, polizia, erario. Era necessario essere radicali: distruggere la volontà personale nei bambini, in modo tale che da adulti non avrebbero più potuto scegliere in modo diverso da quello a loro imposto dalle autorità. Dividere i bambini per classi, materie, voti, classifiche, continue verifiche, test e altri subdoli mezzi fu una strategia. Dividendoli da piccoli, sarebbe stato improbabile che si riunissero poi in un pericoloso insieme da adulti. Ma qual era lo scopo? Semplice, ottenere una massa ignorante dove le persone sono divise e non possono organizzarsi tra loro (l’unione fa la forza).
Modello educativo Prussiano
Questo modello ha avuto un impatto duraturo sul sistema educativo tedesco e ha influenzato anche altri paesi nel loro sviluppo di istituzioni scolastiche moderne.
La scuola moderna nasce per ideologizzare: ha scalzato via l’idea di scuola intesa come opera di carità, tipica dei secoli in cui il cristianesimo ha potuto maggiormente plasmare la società. Esemplificazione di ciò è il libro cuore, quella era una scuola assolutamente ideologica, massonica, anticlericale, dove non c’era libertà.
Il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1886, rappresenta uno dei principali esempi dell’influenza del modello prussiano di scuola sull’istruzione italiana. Il romanzo descrive la vita quotidiana di una classe scolastica italiana e riflette i valori educativi e morali promossi dal sistema scolastico prussiano.
“Cuore” ha avuto un’enorme influenza sull’istruzione italiana dell’epoca. Va notato che il modello prussiano ha incontrato molte critiche per la sua eccessiva rigidità e per la sua enfasi sull’obbedienza e sulla conformità, aspetti che vengono discussi anche nel romanzo.
Una scuola per indottrinare
Una scuola così concepita si presta a dare spazio all’indottrinamento da parte di chi detiene il potere ed oggi lo vediamo perseguito quando la scuola è posseduta dal demone dell’innovazione, dalla teoria del gender e dall’agenda 2030. O, se preferite è malata cronica di riformite: ogni ministro ha partorito la propria riforma innovatrice, portando acqua allo stesso mulino indipendentemente dalla bandiera politica. Basti qui citare a campione: l’autonomia scolastica del 1997, che ha aperto gli istituti al territorio e li ha incoraggiati ad avventurarsi in ogni sorta di sperimentazione, così tra l’altro generando un surreale clima di competizione; la “buona scuola“ del 2015 (buona per autocertificazione), che ha fatto delle innovazioni didattiche una sorta di obbligo e un titolo per accedere alla premialità, qualunque fosse il loro risultato; la legge 92 del 2019, entrata in vigore con l’anno scolastico 2020- 2021, che ha introdotto (fin dall’asilo!) la “nuova“ educazione civica, materia pigliatutto che sfrutta l’etichetta dal suono familiare e rassicurante per avocare a sé un compito inedito: quello di filtrare ogni altra materia attraverso una lente unica e totalizzante (giusto per non dire totalitaria), col fine dichiarato di forgiare il “cittadino globale digitale“.
Questa riforma, di fatto, è servita ad inondare la scuola di contenuti ad alto tasso ideologico, di cui il piatto forte è l’agenda 2030: una sorta di libro sacro, contenitore di tutti i dogmi che, nell’ora presente, è obbligatorio professare ad ogni età, dalla culla alla tomba. Viene insomma consegnato un pacchetto preconfezionato di idee pre- pensate, invece della cassetta degli attrezzi per formarsi un pensiero. Anche l’attuale governo che si era presentato all’elettorato come difensore della famiglia si sta dando molto da fare per annientarne le prerogative, soprattutto in ambito educativo.
Come abbiamo visto, sotto l’etichetta di “educazione alle relazioni“ le scuole di ogni ordine grado sono state inondate di corsi volti a imporre modelli di comportamento e imperativi morali, calpestando in un solo colpo sia la libertà educativa della famiglia sia la libertà di pensiero del singolo individuo in via di formazione. Tutto questo si persegue penalizzando l’insegnamento delle materie fondamentali, per cui la prima domanda che sorge spontanea è se avanzerà qualche ora per l’italiano e la matematica, la storia e la filosofia: in una scuola dove si fa tutto fuorché scuola fa eccezione soltanto la didattica disciplinare. Come se tutto questo non fosse sufficiente, ora assistiamo alla stretta finale sul cosiddetto “orientamento”.
26 febbraio 2024 ORIENTARE per DISORIENTARE lo studente
Il 26 febbraio 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato, in seno a un nuovo “decreto legge PNRR”, alcune misure proposte dal ministro dell’istruzione e del merito, tra le quali spicca quella relativa al “sistema di orientamento”, con cui “si valorizza il consiglio di orientamento, rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della scuola secondaria di primo grado, demandando a un decreto del ministro l’adozione di un modello unico nazionale di consiglio di orientamento, da integrare nell’E-Portfolio”. La forma dell’enunciato è molto ambigua e poco trasparente ma si può meglio comprendere facendoci supportare dal programma contenuto nei quaderni della associazione TreeLLLe (Life Long Learning) e in particolare nel quaderno numero 15 del 2019 intitolato “ Il coraggio di ripensare la scuola”, nel cui frontespizio,tra gli “ eminent advisor”, figura anche l’attuale ministro Valditara.
Associazione TreeLLLe
La TreeLLLe- si legge nella presentazione-è un “think tank che… si pone come ponte per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, distacco che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento del nostro sistema educativo perché c’è bisogno di una scuola diversa per fronteggiare le sfide del XXI secolo. Ed il tempo stringe“.
I diktat della fondazione sulla buona scuola di Stato
L’associazione TreeLLLe è un’associazione patrocinata da Confindustria. Inizio subito dal nome, da quelle tre elle che vengono richiamate: si tratta delle iniziali di un termine in uso nei vocabolari dell’istruzione anglosassone da una quindicina di anni: Life Long Learning che vuol dire Apprendimento per tutta la vita, come del resto è esplicitato nel nome dell’associazione. La TreeLLLe fu presentata a Roma nell’autunno del 2001 come sede altamente qualificata e un dialogo che possa migliorare la qualità dell’educazione fuori dalle competizioni e tensioni politiche. A tal fine i fondatori, Umberto Agnelli, Attilio Oliva, Fedele Confalonieri, Giancarlo Lombardi, Luigi Marinotti e Pietro Marzotto, esibivano un ventaglio di nomi di grande prestigio (ai quali successivamente se ne sono aggiunti altri).
A parte qualche strano imprevisto personaggio, il grosso è formato da imprenditori d’assalto che hanno compreso quale grosso affare è l’educazione. TreeLLLe pubblica periodicamente dei quaderni che raccolgono le elaborazioni e gli studi di vari esperti. È interessante osservare che da questi quaderni prendono materiale I diversi governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese, siano essi di destra o di sinistra, non è rilevante. Guardando indietro, le riforme che hanno investito la scuola, da un ventennio a questa parte, sono state tutte preconfezionate da TreeLLLe.
Questi eminenti studiosi stanno in fondo modificando la scuola lavorando di ingegno ed inventando soluzioni. Purtroppo costoro copiano senza vergogna da elaborazioni prima statunitensi e poi dell’UE attraverso l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Ed in particolare l’OCSE (che, tra l’altro, ha come finalità il favorire l’espansione del commercio mondiale su base multilaterale e non discriminatoria e far adottare ai paesi membri codici per la liberalizzazione dei flussi di capitali e di servizi) , è il motore delle riforme della scuola. L’ OCSE, non a caso, ha visto il presidente di TreeLLLe, OLIVA (ex presidente di Confindustria), come autorevole rappresentante. È una sorta di partita di giro diretta da questo ente che detta materialmente le sue norme ai paesi membri.
TreeLLLe affiancata e gestita dalla fondazione Rocca per pilotare la scuola
Questa associazione di banchieri, industriali, che detta le regole del gioco al Ministero dell’Istruzione, è affiancata e gestita da un’altra che si chiama Fondazione Rocca. Questa fondazione fa capo a Gianfelice Rocca, uomo più ricco del Paese, l’autentico re dell’acciaio italiano, per sua stessa ammissione membro del Bilderberg dal 2013, della Trilateral, dell’Aspen.
La Buona Scuola fa il possibile per accontentarli. E a loro non basta! Denunciando lo spread culturale tra Germania e Italia (Educare alla cittadinanza, 2015), nella suddetta Memoria chiedono che il potere del Preside non conosca limiti (tanto, dicono, basta controllarlo con una minacciosa valutazione del suo operato ogni tre anni); si raccomandano che egli non venga lasciato solo dal MIUR di fronte alle pressioni dei sindacati; esigono un potenziamento dell’INValSI; ingiungono al governo di non cedere alle prevedibili proteste dei docenti: “il Disegno di Legge poteva essere migliore, ma è già buono. A condizione che le molte pressioni che già si annunciano non lo svuotino ulteriormente e lo trasformino nell’ennesima occasione mancata per il rinnovamento della scuola”, dichiarano con la fermezza di un Giudice.
Davvero non ci interessa che la scuola statale finisca in mano a gente che amministra giganteschi imperi finanziari? Non ci preoccupano gli interessi economici che, nel nostro Paese, sempre più peseranno sulle scelte educative e didattiche degli insegnanti dei nostri figli?
Veramente non ci curiamo del fatto che non si potrà tornare indietro da una Scuola sponsorizzata dalla Coop, da una formazione scolastica predisposta da Confindustria o da Barilla, da una libertà di insegnamento azzerata dalle pressioni di Finsider, di Allianz?
OCSE : l’economia sequestra la scuola
L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economici) prende le mosse da una tavola rotonda svoltasi negli USA (Philadelphia) nel 1966 e, nello stesso anno, elabora un documento, Adult Learning and technology in Oecd Countries, che è alla base di TreeLLLe .
In esso si spiegava che “L’apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti ma deve essere assicurato da prestatori di servizi educativi (…). La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione“ e, mediante TV ed Internet, si possono produrre programmi da una parte e proporli in tutto il mondo (educazione a distanza o e-Learning). Erano argomenti già sostenuti con forza dall’ERT, L’European round table of industrialist, una sorta di Confindustria europea. Tutte le proposte dell’ERT venivano riprese ed elaborate dai libri bianchi della UE (1995, e 1996 Cresson), dalla commissione Delors dell’UNESCO del 1996 ed al memorandum della UE del 30-10 del 2000.
In pratica si stabiliscono tre tipi di apprendimento finalizzato: quello formale scolastico ordinario, quello non formale che si acquisisce nel lavoro e nelle attività politiche e sindacali, quello informale che si acquisisce non rendendosene conto. E, poiché l’apprendimento formale costa troppo alla società, occorre organizzare opportunamente quello informale. Ma dove si può educare informalmente? Lo dice la stessa UE: “ Per avvicinare l’offerta di formazione a livello locale bisognerà anche riorganizzare e ridistribuire le risorse esistenti al fine di creare dei centri appropriati di acquisizione delle conoscenze nei luoghi della vita quotidiana in cui si riuniscono i cittadini, non solo gli istituti scolastici, ma anche i centri municipali, i centri commerciali, le biblioteche, i musei, i luoghi di culto, i parchi e le piazze pubbliche, le Stazioni ferroviarie e autostradali, i centri medici e i luoghi di svago, le mense dei luoghi di lavoro“.
Dietro questo escamotage risiedono le tre elle della Life Long Learning e quindi dell’associazione TreeLLLe. E di questo si era accorto Oliva che disquisiva già sull’espresso nel 2000: “ Occorre un dibattito parlamentare che dica cosa vogliamo dalla scuola. Ragazzi semplicemente istruiti? O uno che è in grado di saper lavorare con gli altri, capaci di imparare per tutta la vita, competenti? Non c’è un orientamento chiaro“.
È chiaro che ad Oliva non interessano i cittadini ma preferisce persone addestrate al lavoro ed al consumo. Tanto è così che è uno dei suggeritori dell’infame slogan utilizzato dall’ex Ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini sui costi: “È vero invece che abbiamo una delle scuole più costose: spendiamo per ogni studente della fascia dell’obbligo il 20% in più della media europea“. Siamo di fronte a un progetto che persegue solo lauti guadagni da spremere dalla scuola e che spinge per l’educazione neoliberista alla competizione, si deve sentire finalmente il soffio della competizione, tra gli istituti e anche tra i diversi sistemi scolastici. Questo davvero non serve per formare i cittadini.
Il ruolo dei Think Tank
Lo strumento utilizzato dal neoliberismo è il nuovo apparato ideologico dei Think tank, che ha lo scopo di “Approvvigionare, nutrire, fornire tesi e argomentazioni agli apparati ideologici sia tradizionali (Scuole), sia moderni (Mas media e social network)” per sostenere la guerriglia ideologica della rivoluzione dei ricchi, influenzare e tele -guidare le scelte del potere politico.
Non si vuole più uno studio approfondito e critico ma solo l’impadronirsi di alcune tecniche molto meno dispendiose per la società.
In questa logica è importante rendere l’insegnante una persona dipendente sempre più dal suo diretto dirigente e quindi, anche lei, sempre più ubbidiente. I presidi e i direttori didattici divennero dirigenti senza colpo ferire, niente esami con promozione generalizzata.
“Elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe “.
Torniamo all’ultimo decreto legge del 24 febbraio 2024 (evidentemente, si tratta, di caso straordinario di necessità ed urgenza) che delinea i contorni della nuova misura sull’orientamento. Per comprenderli al meglio facciamo riferimento al quaderno della TreeLLLe che, da pagina 94, tratta del tema sotto il titolo “elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe. Tale proposta prevede: l’ingresso a scuola precoce (ad almeno tre anni) è obbligatorio, “per ridurre il condizionamento sociale, familiare e ambientale“; l’obbligatorietà del tempo lungo, “per massimizzare l’influenza della formazione scolastica e ridurre al minimo il condizionamento sociale, familiare e ambientale”; “accompagnare la crescita emotiva e intellettuale della persona; prevede anche l’orientamento agli studi secondari superiori come scelta della scuola, condotta sulla scorta degli spunti raccolti “dai formatori per diagnosticare le inclinazioni naturali dei singoli“.
Sul punto la TreeLLLe prescrive che l’ultimo anno di scuola media debba riservare spazi e attenzione significativi all’orientamento, con il concorso anche di specialisti esterni (tipo consulenti del lavoro) e stabilisce che “una volta messa a punto,[ l’indicazione] deve risultare vincolante, o almeno difficilmente superabile da un impuntatura del singolo“.
Ma non è finita. La TreeLLLe prevede anche che in una fase transitoria, per rendere più digeribile la novità, si può pensare ad una istanza di appello di secondo livello, davanti a cui le famiglie potrebbero portare eventuali motivi di opposizione alla scelta indicata dalla scuola. Rappresentanti delle scuole e delle famiglie dovranno operare nelle sedi di appello, non dovranno essere presenti i diretti interessati.
La TreeLLLe ci spiega il senso del programma: “il senso di questa proposta è chiaro, ancorché forse dirompente per le nostre abitudini. Una scelta fatta da persone competenti e non influenzate da fattori emotivi individuali ha maggiori probabilità di riuscire corretta. E , d’altra parte, non ha senso dedicare il tempo, risorse e attenzione a studiare le inclinazioni e le potenzialità del ragazzo per poi permettergli di farsi del male da solo, per una malintesa forma di rispetto della sua libertà, che somiglia a una abdicazione alla responsabilità educativa. La libertà è il punto di approdo di un processo formativo, non è il suo presupposto a prescindere”.
La famiglia spodestata e la libertà compressa
Tale misura adottata su iniziativa del ministro Valditara va letta in un orizzonte dove la famiglia deve essere desovranizzata e dove la libertà individuale deve essere compressa. Anche in questo caso ci si avvale di una figura tecnica-specializzata “L’ORIENTATORE” (il patentino da orientatore si ottiene dopo aver frequentato un corso online di 20 ore sulla piattaforma Indire); e di strumenti algoritmici (E-Portfolio) in grado di immortalare la schedatura dello studente nelle banche dati.
La vita dei nostri figli in balia di una commissione di sconosciuti
Non sarà più la famiglia a decidere le sorti della vita futura di un ragazzino di 13 anni, ma una commissione di sconosciuti, il raccordo con docenti orientatori e tutor la cui funzione specifica -acquisita in poche ore di formazione sommaria- consiste nell’assicurare il funzionamento della cinghia di trasmissione attraverso cui sono introdotte progressivamente nella fisiologia della scuola logiche riduttive, paternalistiche e occupazionali del tutto estranee a quelle che dovrebbero sovraintendere alla scelta dell’indirizzo di studio. È sconcertante e gravissimo che non si tenga minimamente conto che è la famiglia a conoscere meglio i veri cambiamenti fisiologici che avvengono in quella fascia di età, così come dei processi di sviluppo e maturazione della personalità individuale.
Fa rabbrividire la confusione di idee che affligge gli esperti molto ben espressa nel seguente passaggio del citato quaderno (pagina 98): “ L’età che comincia intorno ai 14 anni è quella in cui l’individuo si riconosce come tale e costruisce, per tentativi ed errori, la propria fisionomia intellettuale. Proporre una formula indifferenziata, o poco differenziata, non lo aiuta in questo processo. È molto più utile metterlo di fronte a scelte nette, in cui possa riconoscersi o possa scartare. Dopodiché, i percorsi devono essere realmente alternativi fra loro, per dare spazio alle inclinazioni personali”.
Osservazioni sconnesse e contraddittorie che tentano di giustificare l’ingerenza nelle scelte individuali e familiari ribaltando ogni considerazione di buon senso.
Lo Stato sopra ogni cosa anche della famiglia
Controllare l’istruzione degli individui per creare un nuovo ordine.
L’idea di base è molto semplice da comprendere: sottomettere gli altri al proprio potere-volere, per impedire alle nuove generazioni di rappresentare un pericolo per lo Stato scuola. Il fine dell’istruzione scolastica diventa dunque quello di educare i bambini all’obbedienza e castrarli della capacità di pensiero critico e indipendente, in modo tale che siano facili da manipolare e diventino adulti subordinati all’autorità.
Così facendo gli individui vengono trasformati in risorse umane pronte per essere impiegate dal business. Lo abbiamo visto soprattutto in questi ultimi tre anni dove ogni rapporto sociale è diventato un rapporto di potere, e abbiamo avuto a che fare con delle riforme atte a ristrutturare le capacità intellettive usando: operazioni psicologiche, di propaganda e strategia del terrore.
L’immaginazione delle persone, intesa come qualità innata, va indebolita nell’essere umano. Gli individui dotati di immaginazione sono ingestibili e non prevedibili nella loro natura. Per questo l’immaginazione va annientata, i bambini sono educati a non essere creativi: non dei creatori-produttori, ma semplicemente consumatori annoiati e stressati. Sono risorse umane illimitate, docili e facilmente manipolabili. Gli individui non devono trasformarsi in filosofi, autori, editori, poeti o uomini di lettere o scienza.
E neppure in grandi artisti, pittori, musicisti, avvocati, dottori, predicatori, politici, uomini di Stato. In buona sostanza no ai giovani dotati e talentuosi che sviluppano e realizzano il loro potenziale, ma spazio solo ai giovani obbedienti. Viene così negata ogni precisa vocazione nell’essere umano che deve essere plasmato imponendo su di lui l’idea della subordinazione.
I tentacoli di un governo invisibile hanno avvolto la scuola, proprio come una piovra fa con la sua preda.
IL PNRR travolge le scuole italiane
Per rendere tutto meno indigesto e più accettabile, si travolge la scuola con una montagna di soldi. I super finanziamenti del PNRR, sono soldi, tanti soldi, che l’Unione Europea saccheggia dalle tasche dei contribuenti italiani e restituisce sottoforma di elargizione ordinando ai saccheggiati come spenderli, fino all’ultimo centesimo.
Il ciarpame tecnologico che ha inondato la scuola e che a breve sarà obsoleto ma farà in tempo a stravolgere i luoghi, i ruoli, la didattica, i cervelli.
Anche in questo caso, l’emergenza pandemica con la chiusura delle scuole ha giustificato la scelta di ricorrere alla DAD. Lo schema è quello di sempre: sei tu dirigente, sei tu insegnante, a prestare il tuo “consenso informato“ alle misure distruttive che l’autorità predica per il bene tuo e della struttura che amministri o nella quale lavori.
È l’innovazione la molla infallibile della ossessione riformista che, abbattendosi sul nostro sistema di istruzione ormai da qualche decennio, lo ha trascinato in coma profondo. La parola d’ordine “innovare“, a prescindere da qualsiasi giudizio di merito preventivo, prevale con il presupposto che la marcia verso il progresso sia da ritenersi a priori non solo inarrestabile, ma migliorativa per definizione .
Depauperati dall’alluvione digitale
Non importa se abbiamo studenti devastati da schermi e mezzi digitali: dipendenza, ansia e depressione spesso derivano da un uso eccessivo del tablet e dello smartphone. I dispositivi digitali in classe ostacolano l’attenzione, diminuiscono il gusto per la lettura e la comprensione del testo scritto.
Secondo uno studio del 2021 che è una comparazione tra la lettura sui libri stampati e la lettura in formato digitale (May Irene Furenes, Natalia Kurcirkova e Adriana G. Bus Università della Norvegia e della Gran Bretagna) si dimostra scientificamente la superiorità cognitiva della lettura di libri, o testi stampati, rispetto alla lettura di testi digitali. Insomma, studi ed esperienza pratica alla mano, sia nel mondo della scuola sia della ricerca, sta emergendo in maniera sempre più evidente, che le moderne tecnologie, per quanto accattivanti possano essere, non potranno mai sostituire i tradizionali metodi di apprendimento, in particolare la carta stampata e che anzi, il loro uso va decisamente limitato nella scuola, come nella vita.
Media e social educano alla “diseducazione”
Media e social educano sì, ma nel senso che diseducano: non esiste un serial televisivo che non contempli l’omosessualità e che non presenti le famiglie divise o allargate come cose normali. Per rendere possibili i propri obiettivi, il sistema di oggi deforma sistematicamente l’educazione sull’ambiente, sulla procreazione, sulla religione, sulla salute, sull’identità maschile femminile, sui fatti, raccontati secondo le narrazioni di regime, sulla storia…
Snaturare la “scuola” con una lingua “aliena”
Una considerazione a margine, ma tutt’altro che irrilevante: le riforme perlopiù parlano inglese. Sono zeppe di formulette tratte dalla pedagogia anglosassone (infatti si ispirano a modelli pedagogici già sperimentati oltre oceano, e già lì rivelatisi fallimentari: un bizzarro paradosso), impastate insieme a uno pseudo italiano di rara bruttezza, fatto di stilemi stereotipati, tanto orecchiabili quanto vacui; ma di una vacuità non innocua, tossica.
Attenzione: già questo rilievo meramente linguistico la dice lunga sul degrado culturale, e prima ancora estetico, che ha investito la scuola. La scuola batte una lingua propria, esoterica, talmente penetrata ovunque, a partire dai suoi vivai accademici, da far entrare in risonanza tutti i suoi abitatori, che lo hanno adottato come idioma comune. È un lessico fabbricato in laboratorio, che ha contribuito pesantemente a far diventare la scuola altro da sé, snaturando il senso stesso dell’insegnare e dell’imparare. La moda di ricorrere all’uso di una lingua “Barbara” non è casuale ma funzionale al sistema dominante.
Non ci vuole molto a capire come questo fenomeno di fascinazione collettiva per la lingua aliena contribuisca esponenzialmente all’erosione della nostra, ricca come poche di storia e di bellezza espressiva, già depauperata nel lessico e in tutti i suoi aspetti storici e letterari dall’alluvione digitale. Non ci vuole molto nemmeno a capire come, alla fine, il disprezzo per la propria lingua implica il disprezzo per la propria identità e come, solo una volta perduto ogni rispetto per il proprio passato e per la custodia della propria tradizione culturale, allora perda ogni significato anche il dominio della propria lingua, che è ciò che racchiude dentro di sé l’anima di una intera civiltà.
Una civiltà, infatti, vive dentro la sua lingua. In fondo, nell’imposizione dall’alto di uno strumento espressivo che non si padroneggia e nella accettazione dal basso di questa imposizione naturale, si esprime l’essenza che siamo stati colonizzati. Queste debolezze strutturali diffuse, palesi e ingravescenti, ostacolano la produzione orale e scritta, e li condannano spesso alla scena muta o alla pagina bianca. Con tutta la frustrazione che vi deriva.
Dante è concesso ancora di insegnarlo in italiano, almeno per il momento; il resto, se sei uno bravo bravo lo spieghi in English, sennò in globish, sennò a gesti. Gli scolari di ultima generazione saranno felici di barrire, al riparo di ogni fatica, inconsapevoli di quale ricchezza sia stata loro sottratta assieme alla capacità di modulare la propria lingua, di esprimere compiutamente il proprio sentire e pensare, di capire ciò che dicono e scrivono gli altri, di avvertire i suoni e la musicalità delle parole, di scoprire in ogni parola uno scrigno di senso e di saperci mettere mano. La scuola pubblica si è intestata ufficialmente il compito di assicurare l’ignoranza di massa.
Rimane solo l’insegna sulla facciata della “Scuola”
Si può dire che della scuola resti solo l’insegna sulla facciata, e a questo punto tanto varrebbe cambiarla. In ogni caso, l’esito di tante innovazioni non è molto lusinghiero: a suon di riforme, scuola e università si sono ridotte ad un ammasso di macerie. Gli scolari sono sempre più ignoranti, anche se sono inconsapevoli di esserlo perché decorati con diplomi appariscenti da esibire in società. Capita che arrivino alle medie, spesso anche alle superiori, che non sanno tenere la penna in mano, non sanno scrivere in corsivo; hanno difficoltà a scrivere appunti, anche sotto dettatura; non sono in grado di tenere in ordine un quaderno, tantomeno di organizzare un diario; non afferrano periodi complessi; non riescono a mantenere l’attenzione e la concentrazione se non per un tempo molto breve.
Lo stato “di emergenza”ha sortito un effetto catapulta
Senza lo stato di emergenza non sarebbe stato possibile raggiungere traguardi inaspettati in un tempo così breve. La normativa emergenziale che si è abbattuta sulla scuola nel biennio pandemico ha sortito un effetto catapulta: ha consentito di raggiungere, in tempi compressi e in un’unica soluzione, gli obbiettivi preconfezionati dal sistema (mi riferisco in primis alla digitalizzazione selvaggia, ma non solo) e ha fatto da detonatore a problemi risalenti e in buona parte già cronicizzati.
A partire dal gennaio del 2020 quando venne dichiarata dall’OMS una presunta pandemia da agenti virali trasmissibili siamo stati testimoni del successo di questo metodo educativo che era riuscito a cambiare il modo di pensare, i feelings, le azioni degli studenti, condizionando psicologicamente e manipolando le opinioni e le abitudini delle persone che erano ormai incapaci di esercitare un proprio pensiero critico. Questa è stata la prova del nove.
Per rendere più forte e blindato il sistema educativo e di controllo, il sistema ci ha proposto anche la figura dello psicologo di Stato (ogni individuo a seguito del periodo Pandemico, che mostri sintomi di disagio, può usufruire gratuitamente del supporto di una figura specialistica come lo psicologo, per 10 sedute terapiche). La moderna psicologia che professa che i bambini sono come delle lavagne vuote e possono essere svuotati, denaturati, ricostruiti in modo più accomodante, individua nell’educazione il processo di esporre gli allievi a esperienze significative in modo da garantire le reazioni desiderate. I nostri figli sono pronti ad essere condizionati per un nuovo ordine sociale.
Viviamo in un tempo dove le persone sono dunque considerate come delle macchine, degli automi senz’anima che possono essere programmati attraverso la scuola obbligatoria. È bene rendersene conto al più presto di queste nuove tecniche che sono state implementate con il fine di gestire la popolazione e controllare in modo sistematico e deliberato le persone in virtù di scopi predeterminati.
I bambini sono a rischio nella scuola pubblica
Il tempo stringe: si salvi chi può da questa scuola
Oggi è ancora comune pensare che senza la scuola pubblica una persona non sia in grado di imparare nulla e che non impari a leggere e scrivere; ma la realtà è un’altra ed è che i bambini nelle scuole pubbliche sono a rischio. Sono a rischio a livello accademico a causa di programmi basati sulle metodologie Skinneriane che hanno creato una varietà di problemi dell’apprendimento e condotto alla sindrome da deficit dell’attenzione e alla somministrazione di potenti droghe (come il Ritalin) a milioni di bambini. Sono a rischio a causa del continuo assalto dei gruppi LGBT alle scuole, sebbene ancora relativamente esiguo, cresce il numero di istituti che attivano la “carriera alias“ per coloro che non si identificano con il proprio sesso biologico e chiedono di essere chiamati con un nome diverso (si tratta di un abuso giuridico, contrario al bene della persona e alla missione della scuola).
Esiste una via d’uscita? Proposte educative alternative
L’articolo 30 della costituzione sancisce il diritto dei genitori di istruire i propri figli in autonomia.
In Italia sono state mappate 234 scuole alternative: montessoriani, steineriane, parentali e libertarie. Tutte ispirate a linee guida scientifiche diverse accomunate però -per riassumere- da un insegnamento non convenzionale, più creativo, esperienziale che sia più rispettoso dei differenti tempi di apprendimento. Secondo gli ultimi dati ministeriali acquisiti dall’Adnkronos, In Italia sono triplicati gli Homeschooler, passando da un totale di 5126 registrati per l’anno accademico 2018-2019 a ben 15.361 nel 2020-2021. E, anche se per il 2022-2023 mancano ancora dati ufficiali, gli addetti ai lavori parlano di un fenomeno in crescita, in Italia come all’estero. È stata la crisi pandemica con le disposizioni anti covid-19 sui bambini che frequentavano la scuola a farci capire quale sia l’idea che il governo ha dei bambini; e anche di noi adulti. Se non lo abbiamo capito ora non lo capiremo mai più.
Non si può più negare il disastro del modello educativo proposto dallo Stato moderno e contemporaneo che deforma i legittimi compiti educativi Imponendo un sistema diseducativo statalistico e globalista.
Non possiamo però tacere sul fatto che non tutte le scuole alternative sono “buone scuole”. Ne parleremo più avanti.
La Chiesa Cattolica Valorizza e Muta al Meglio
Di contro, il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli una cultura ed un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutando il meglio del mondo greco-romano, come ad esempio le famose arti liberali.
Nel mondo greco-romano, le arti liberali comprendevano un insieme di discipline considerate essenziali per l’istruzione di un uomo libero (da qui il termine “liberalis”, che significa “degno di un uomo libero”).
Queste discipline non solo erano considerate importanti per l’acquisizione di conoscenze pratiche e teoriche, ma anche per la formazione del carattere e per la partecipazione attiva nella vita civica e politica della società greco-romana.
Le arti liberali sono una grande introduzione alla realtà che la chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea, secondo un’idea sana di Europa.
Non esiste “SCUOLA” senza “MAESTRO”
Il ruolo del maestro è stato costantemente al centro dell’attenzione, pochè tale ruolo si situa al cuore dell’attività indirizzata alla trasmissione dei valori che esaltano la dignità dell’uomo. Lo avevano già chiaro gli antichi, ma fu il cristianesimo a plasmare la figura del testimone che insegna attraverso l’esempio di una vita virtuosa. Non basta istruire bisogna educare. Gli uomini sono “animali mimetici“, si comportano e si adeguano per mimesi.
Pertanto il nodo cruciale di ogni discorso educativo risiede non tanto nella ripetizione di formule concetti, quanto piuttosto nella capacità di testimoniare una verità e di suscitare, mediante questa testimonianza, un’autentica volontà di cambiamento e di conversione da parte degli ascoltatori. Il vero maestro vive e insegna la piena armonia di pensiero, parola e azione; l’assenso razionale è necessario, ma non basta. L’azione educativa del cristiano è un atto d’amore, che mette in gioco la vita stessa dell’educatore e dell’educando attraverso il meccanismo dell’emulazione. Gli educatori cristiani mirano a una formazione integrale dell’uomo, secondo una concezione che, escludendo qualsiasi riduzionismo, guarda le diverse componenti della persona umana, prima fra tutte quella spirituale e quella etica.
Cattivi maestri: Montessori
Non tutti i maestri sono buoni. Un cattivo maestro è Maria Montessori che nega il principio di autorità.
Pur essendo nata e cresciuta in una famiglia di credenti-i genitori erano cattolici liberali vicino agli ideali risorgimentali -il rapporto con il cristianesimo fu in realtà occasionale e superficiale. Ella mai approfondì l’esperienza cristiana nella sua vita vissuta, pertanto la sua visione del mondo fu condiziona da altri riferimenti ideologici e culturali, come il positivismo e la teosofia. Il Dio presente nella sua dimensione spirituale nulla ha a che vedere con il Dio incarnato in Gesù Cristo evidente nella Chiesa: riconosceva solo l’importanza della dimensione spirituale nel processo di crescita dei più piccoli, ma per lei la divinità aveva caratteristiche cosmiche, pagane.
Maria Montessori subì l’influsso delle tesi moderniste allora in voga. Mostrò fin da subito e in maniera aperta la sua avversione all’idea di peccato originale. La nozione di peccato originale era a suo avviso incompatibile con la purezza che vivevano i bambini. Non solo ma non accettava che nel percorso educativo di un fanciullo esistesse una qualche autorità, che premia e punisce, identificandola a torto come espressione del potere di turno: dei genitori, dei docenti, dello Stato.
Il bambino va invece accompagnato, con l’ausilio di strumenti didattici da lei stessa inventati, a scoprire in se stesso le qualità e le risorse che possiede, per farle emergere. Non ci devono essere maestri di vita da seguire, niente contenuti di valore con cui confrontarsi: l’insegnante deve rimanere semplicemente un mezzo, uno strumento nel cammino alla scoperta di sé.
Il grande assente: la ricerca di un senso
In questo processo educativo manca completamente la ricerca di un senso, di un significato da dare alle cose; l’educazione non è più un incontro ma soltanto un meccanismo da applicare a ciascun allievo. Il metodo Montessori abolisce completamente una comunità educante (famiglie e istituzioni) ponendo l’accento su un individuo potenziato simile a un prodotto da laboratorio. Tale modello educativo si pone agli antipodi del capolavoro educativo di Don Giovanni Bosco che poggiava su un sistema preventivo che aveva le fondamenta nella ragione, nella religione e nella amorevolezza. Tale modello genera buoni cittadini, creature di Dio e non individui privi di radici.
Lo stesso Mussolini intravide la potenzialità di indottrinare le masse attraverso il metodo montessoriano perpetrando una propaganda del regime fascista a tal punto che la Montessori fu costretta a lasciare l’Italia, dove tornò solo nel dopo- guerra.
Le sue intuizioni, la sua idea di scuola, di educazione, di formazione, di società sono state profetiche in maniera negativa precorrendo e favorendo la situazione desolante cui oggi assistiamo dove si è perso completamente il rispetto della persona umana e della sua libertà di scelta. La sua stessa attenzione all’ambiente è stata oggi trasformata in un integralismo ambientalista martellante; sosteneva l’educazione alla pace, il cui risultato è un astratto pacifismo; Il suo auspicio era di abolire tutti i confini per educare alla mondialità, ma oggi siamo ridotti a subire un globalismo totalitario che soffoca ogni identità.
Maestra del sospetto che ha vanificato la struttura naturale della convivenza umana, a partire dalla figura e dal ruolo della donna. Non è un caso che i sostenitori del divorzio e dell’aborto volontario, trovano nella Montessori un punto di riferimento: sosteneva da protofemminista la più totale libertà di scelta e di autodeterminazione, fuori da ogni schema precostituito e da ogni pregiudizio.
Oggi i movimenti LGBT, che combattono contro le cosiddette discriminazioni di genere ne fanno il proprio idolo.
Perché? Perché il metodo Montessori non prevede percorsi differenziati maschio-femmina. Tutti gli ausili didattici debbono essere neutri (no bambole o soldatini); non devono esserci in aula o nell’abbigliamento degli scolari colori che distinguono (il rosa e l’azzurro); non deve esserci competitività perché rischia di far prevalere il maschio sulla femmina, nessun peso a voti e giudizi; tutti devono imparare ad esempio i lavori domestici perché non bisogna favorire la nascita di comportamenti differenziati a seconda del sesso.
L’ombra più oscura nasconde il fatto che la Montessori si era iscritta alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky che odiava il cristianesimo.
Coloro che hanno a cuore la formazione e l’educazione dei bambini, l’iscrizione della Montessori alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky non dovrebbe far dormire sonni tranquilli.
La figura di madame Blavatsky, fondatrice della società teosofica, è la figura più importante dell’occultismo moderno precursore del movimento new age e di un’ideologia esoterica anticristiana. Elaborò una propria interpretazione esoterica della Bibbia, basandosi su presunte espirazione interiori.
Antirazionalista e anticristiana strinse legami con la massoneria e nel 1884 fondò la rivista anglofona “LUCIFER”. Morì nel maggio del 1891, sola nella sua residenza di Londra, alcolizzata e abbandonata dalla maggior parte dei suoi adepti.
Steiner: il Secondo Cattivo Maestro
Il pensiero steineriano è molto pericoloso: la cosiddetta medicina Antroposofica è stata fondata da Rudolf Steiner e dalla dottoressa olandese Ita Wegman.
Il libro di RUDOLF STEINER dal titolo ” Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica secondo le conoscenze della scienza spirituale” pone le basi della medicina antroposofica. Il pensiero antroposofico entra anche nella sfera pedagogica con le scuole Waldorf, presenti anche in Italia, e nella sfera agricola con la biodinamica, nella sfera finanziaria con la Tryö DOS bank e nella sfera religiosa con la Comunità dei cristiani, che in realtà di cristiano ha ben poco.
Perché il pensiero steineriano è pericoloso?
STEINER è un esponente autorevole della società teosofica, nel 1906 fondò a Berlino un capitolo ed un gran consiglio del Rito riunificato di Memphis-Misraïm, inaugurando così la propria militanza massonica. La sua loggia venne denominata “Mystica Aeterna”, divenne gran maestro deputato, inaugurò altre logge in Germania, finché non decise di staccarsi dalla propria obbedienza e di fondare qualcosa di nuovo, la “ massoneria esoterica”.
La sua attività si pose spesso strutturalmente in contrasto con la chiesa cattolica. Accusò i concili di Nicea e di Costantinopoli di essere responsabili della decadenza spirituale dell’Occidente per aver rifiutato la reincarnazione e la tripartizione soma-psiche-nous. Lucifero e Arimane sono figure, definite spirituali e necessarie nel piano cosmico, in letteratura antroposofica.
Una visione pedagogica devastante
Il pensiero di STEINER influenza anche la sua visione pedagogica: le forze anemico-spirituali alla base della pedagogia. In buona sostanza, anche se non realizzato, l’antroposofia costituisce il tentativo di Satana-Simon mago di creare un mondo esoterico in ogni sua attività, in particolare cominciando dai piccoli attraverso la pedagogia Antroposofica, e poi occupare il campo della medicina, dell’agricoltura, della danza, della pittura, dell’architettura soprattutto rimodellando la visione di Satana e sdoganando la sua tentazione nel giardino dell’eden nel suo“Sarete come Dio“.
Perché scegliere una vera scuola cattolica oggi
La situazione attuale in ambito educativo e scolastico, abbiamo visto, è farcita da una sorta di funzionalismo interessato soltanto alle prestazioni e ai risultati economico-produttivi degli studenti e dell’insegnamento; è spesso concepito come una mera trasmissione di tecniche. La scuola dovrebbe essere il luogo della trasmissione alle nuove generazioni di un patrimonio di conoscenze sedimentate, stratificate, consolidate; il docente è colui che, possedendo quelle conoscenze, guida gli alunni affinché ne prendano possesso e sviluppino le conseguenti abilità disciplinari.
Ecco allora che la scuola cattolica, che attinge alla sorgente dell’antropologia cristiana e dei valori portanti del Vangelo, può dare un contributo originale e significativo ai ragazzi e ai giovani, alle famiglie e all’intera società. I cristiani sono per un’immagine di persona desiderosa di relazioni, aperta al trascendente e profondamente contrassegnata dalla libertà nella quale si rispecchia l’impronta del suo creatore. Per questo essi operano per una formazione integrale della persona, animati dall’intima consapevolezza che in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita.
L’originalità di una scuola cattolica partecipa dunque della Novità Cristiana, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso ad essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità.
Resistere, combattere per una scuola parentale, unica speranza.
Resistere, combattere per una scuola parentale rappresenta la principale e forse unica speranza che abbiamo oggi davanti all’omologazione dei cervelli e dei cuori dei nostri figli e nipoti. Non dobbiamo attendere l’intelligenza artificiale e, già oggi i cervelli e i cuori vengono plagiati sistematicamente. I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali, vogliono riconsegnare alla chiesa e alla religione cattolica il primato educativo nella pubblica piazza, anche se la chiesa ufficiale di oggi respinge l’offerta. Senza un universo del sapere i nostri figli saranno sperduti e soli e questo noi non lo dobbiamo permettere.
Per Educare ci vuole “Coraggio”…
È vero, ci vuole coraggio per educare. La vigliaccheria è contagiosa, lo verifichiamo mille volte al giorno, ma lo è anche il coraggio. Senza il coraggio, nulla di grande ha mai visto il giorno: forse per questo incombe la notte del mondo di cui parlava Heidegger. Il coraggio, non la paura o la cautela, è la nostra patria. Non necessariamente il coraggio è ribelle, ma sempre è presente nella bisaccia di chi dissente, di chi pronuncia apertamente dei sì e dei no. Esiste un nesso molto stretto tra conoscenza e coraggio: si teme quel che si ignora, si affronta a viso aperto ciò che si esamina attentamente; l’atto coraggioso è il frutto di un’accurata riflessione fondata sulle proprie esperienze e conoscenze. Ne ricaviamo che il coraggio è una virtù che guarda sempre al futuro: non basta il coraggio all’inizio dell’azione coraggiosa ma bisogna perseverare nel tempo, restare fedeli all’azione. Il coraggio è coraggio autentico solo se prudente e giusto. Il coraggio non è quindi l’assenza di paura (incoscienza), ma la capacità di saper accoglierla e di continuare lo stesso.
Se la paura ci rende schiavi, il coraggio può renderci liberi.
In sostanza la scuola cattolica ha l’esclusiva di un compito specifico e indispensabile: trasmettere la conoscenza, (con particolare riguardo alle conoscenze durevoli, che hanno resistito alla prova del tempo), di iniziare i giovani al sapere teoretico, che vuol dire afferrare le cause, elevarsi alle leggi, agli universali, che sono strumenti di comprensione della realtà. E lo deve fare ripartendo dal linguaggio e dalla scrittura, ineludibili chiavi di accesso all’imponente deposito di scienza, arte, letteratura, che-attenzione!-non va ascritto alla categoria del passato sic et simpliciter, ma a quella del durevole, dell’eterno. Vale a dire, dell’irrinunciabile.
Ecco allora venir meno il presupposto di un altro luogo comune, quello per il quale la scuola deve stare al passo della società, per inseguir nei cambiamenti e rappresentarne in qualche modo lo specchio. Non è così. La scuola dovrebbe essere messa al riparo dai venti delle mode, stare un passo indietro rispetto alla vita, per offrire agli scolari gli strumenti cognitivi e concettuali – una cassetta di attrezzi universali, al riparo dal contingente, dall’effimero, dal transiente – che consentono l’esercizio del senso critico.
Proprio il senso critico infatti – che rappresenta il traguardo di un ideale percorso di istruzione – non nasce dal nulla ma implica il possesso dell’informazione e, a seguire, una sua progressiva elaborazione. In conclusione, solo se la scuola tornerà a adempiere il suo compito fondamentale allora si potrà sperare di restituire piano piano ai più giovani, insieme alla cognizione della realtà e insieme al senso delle dimensioni che servono a prenderne le misure-vale a dire l’altezza, la profondità, la distanza-anche una solidità interiore andata quasi completamente distrutta. Tanto è già andato distrutto.
Ma i pezzi del mosaico, grazie a Dio, non sono andati perduti. Bisogna, con cura e pazienza, selezionarli e rimetterli insieme. Ma dobbiamo muoverci presto, finché esistono ancora le condizioni per farlo. Certamente ciò non è possibile nella scuola pubblica di oggi, ma soltanto in una vera scuola cattolica. Va riproposto ai giovani questo mosaico che abbaglia per la sua bellezza senza tempo perché, a questa bellezza e alle sue leggi, ciascuno di loro possa attingere.
Possa farne tesoro e possa coltivarne il gusto. E da lì, sopra le spalle di una sapienza antica perenne e rivelata , possa guardare oltre, verso cose più alte.
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.