DOSSIER SCUOLA – 2. L’Istruzione Parentale per una Vera Educazione Umana e Cattolica dei Bambini. Il Manifesto Cardinale Van Thuan

DOSSIER SCUOLA – 2. L’Istruzione Parentale per una Vera Educazione Umana e Cattolica dei Bambini. Il Manifesto Cardinale Van Thuan

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Sabato 23 marzo 2024 si terrà a Lonigo (Vicenza) la terza edizione della giornata nazionale per la vera scuola cattolica. L’Umbria sarà rappresentata dalla prof.ssa Paola Persichetti – presidente dell’associazione di promozione sociale “TRILLY La Gente Come Noi” – in veste di referente regionale di alleanza parentale in adesione al manifesto dell’osservatorio cardinale Van Thuân,  insieme ad alcuni genitori e insegnanti

Nell’immagine di copertina il grande maestro e sacerdote San Giovanni Bosco con il suo Santo allievo Domenico Savio


di prof. ssa Paola Persichetti

Per comprendere al meglio la situazione scolastica nazionale si consiglia di leggere anche DOSSIER SCUOLA – 1: CRONACA DI UNA CATASTROFE EDUCATIVA ANNUNCIATA. Gli Istituti Cattolici come risposta al Totalitarismo di Stato

L’osservatorio Van Thuân, per fronteggiare la grave crisi educativa che ha travolto la nostra società e l’intero settore dell’istruzione ha creato un coordinamento specifico che raccoglie già molte realtà, specialmente di scuola parentale cattolica e Homeschooling, ma anche di scuole cattoliche paritarie e insegnanti cattolici che operano nella scuola statale.

È un’iniziativa di grande valore in un paese dove sempre meno si parla di libertà di educazione, e la Chiesa sembra dare precedenza ad altri temi, avendo delegato allo Stato l’educazione delle nuove generazioni.

A proposito del monopolio di Stato dell’istruzione è importante considerare la sentenza n. 1491 del 2024 che prevede nuove restrizioni per l’istruzione parentale.

Nuove restrizioni per l’istruzione parentale

Le testate giornalistiche continuano a pubblicare titoli che condannano e penalizzano la scuola parentale, per suscitare nelle famiglie sentimenti di ansia, paura, preoccupazione e un senso di sfiducia in un futuro dove si vuole cancellare la libertà di scelta educativa. Con la sentenza del Consiglio di Stato numero 1491 / 2024 i media hanno voluto calcare la mano  sull’aspetto educativo tanto a cuore alle famiglie:  “ nessuna norma autorizza a ritenere che l’adempimento dell’obbligo scolastico possa essere rimesso all’autonomia privata familiare”. Il Consiglio di Stato ha volutamente sottolineato che “l’istruzione scolastica è materia di “pubblico interesse”, e le famiglie che scelgono l’opzione parentale devono dimostrare di avere la capacità tecnica o economica di “fornire un’istruzione equivalente a quella impartita nelle scuole statali“.

Le stesse istituzioni scolastiche, continua la sentenza, “non possono disinteressarsi dell’istruzione parentale, ma devono, periodicamente, effettuare controlli e verifiche per accertare che l’istruzione impartita a domicilio sia conforme ai requisiti minimi previsti dalla legge”.

La famiglia si vede desovranizzata, deresponsabilizzata, inadeguata, impreparata e incosciente in confronto all’ istituzione scolastica statale che si definisce la più adeguata e la più attenta all’educazione dei figli.

Aldilà delle interpretazioni  la responsabilità educativa resta comunque in capo alle famiglie: il ruolo delle famiglie è fondamentale nell’educazione dei figli e nessuna sentenza può sminuire tale ruolo né cancellarlo.  Le famiglie hanno il diritto, per legge, di scegliere il percorso formativo più adatto ai propri figli.

Il “Perché”le restrizioni non possono cancellare il ruolo della famiglia

Nella scuola e nell’educazione avviene qualcosa di molto più profondo e fondamentale che non soltanto l’apprendimento di alcuni rudimenti e comportamenti. In essa il bambino mette in rapporto la sua più profonda intimità con la verità e, facendo così, si mette alla ricerca dell’assoluto perché niente di relativo potrà soddisfarlo. Questo rapporto dell’educazione con l’assoluto necessita una sorveglianza e custodia da parte dei genitori, che sono gli unici a possedere le chiavi dell’intimità dei propri figli non in assoluto ma secondo il progetto di Dio su di loro.

Al contrario il tipo di educazione proposto dalla nostra società è assolutamente deprecabile: non so se sia mai esistita una società che intenzionalmente abbia cresciuto i propri bambini nell’ignoranza della metafisica, del fatto che esista qualcosa oltre la materia. L’unico imperativo che la nostra società impone ai bambini  è: divertiti, riempi la tua vita di piaceri di ogni tipo, dimentica le responsabilità, il sacrificio, le conseguenze del tuo godimento perpetuo. Questo è il risultato di  genitori che vivono senza una profondità metafisica.

Ecco perché la scuola non deve essere dello Stato, ma della Chiesa

I genitori cristiani hanno una sapienza del cuore rispetto alla vita dei loro figli che deriva loro dall’averli concepiti nella luce di Dio. Ma c’è anche una sapienza naturale che conferisce ai genitori questa capacità, anche se senza la fede rischia di non essere sufficientemente sostenuta nella vita concreta.

Alla luce di ciò sopra detto la responsabilità dei genitori nell’educazione dei figli coincide in fondo con la responsabilità della Chiesa.  In virtù del primato dei Genitori sullo Stato, la Chiesa non si limita a rivendicare un elemento di diritto naturale, ma vi aggiunge anche un elemento religioso: i figli sono di Dio e i genitori sono suoi vicari che li educano nel progetto di Dio.

Per mezzo della centralità della famiglia, la Chiesa rimette Dio al centro dell’educazione. Lo Stato non può sostituirsi alla famiglia nei compiti che le sono propri per natura e per disegno divino, anzi deve sostenerla nel perseguirli.

Entriamo nel mondo delle scuole parentali

La prima via d’uscita dal sistema pervasivo che ci attanaglia è l’educazione. Valori e comportamenti oggi vengono largamente imposti. Nella scuola statale i nostri figli devono condividere i principi repubblicani, anche quando vanno contro la legge naturale dove il buon cittadino prevale sempre sull’uomo buono. Ci sono narrazioni di regime che riguardano tutti gli obiettivi dell’agenda 2030: l’ambiente, la procreazione, la salute, l’identità maschile femminile, la storia…

Non è più possibile  ignorare “l’emergenza educativa”, ormai esplosa.

Chi si pone seriamente questo problema sono perlopiù genitori e insegnanti cattolici nella scuola di Stato, sono genitori e insegnanti cattolici nelle scuole paritarie cattoliche, sono genitori e insegnanti che stanno dando vita a scuole parentali e ad esperienze di homeschooling. I primi si sentono abbandonati e fanno un enorme fatica ad andare avanti in un contesto sistematicamente ostile e che percorre altre strade. I secondi resistono, ma si rendono conto che la scuola cattolica paritaria deve pagare un certo “obolo“ al sistema imperante.

I terzi sono più motivati e scaltri, sono più alternativi al sistema rappresentando una chance positiva che va incoraggiata.

I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali intendono valorizzare una visione del mondo, visto come germe di una società cristiana, che non si riduce solamente e semplicemente ad un fenomeno esclusivamente educativo.

Abbiamo già accennato nel precedente articolo che  la scuola “Di Stato“ in Italia fu un’invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella Repubblica. In mani DC fino al 68, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse “riforme“ che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l’est dopo la riunificazione: è irreparabile, meglio rifare di sana pianta.

Istruzioni per aprire una scuola parentale

È molto semplice  poter aprire una scuola parentale in cui più famiglie si mettono d’accordo per creare un ambiente educativo e di apprendimento comunitario per i loro figli. Le “regole“ per la scuola parentale o familiare valgono comunque anche per chi intende fare vero e proprio homeschooling.

Che cos’è una scuola parentale? Chi può aprirla? Elemento indispensabile è l’esistenza di una  comunità educante all’educazione e all’istruzione dei figli.

I genitori si accordano tra loro, fissano gli obiettivi educativi prioritari, le finalità, gli strumenti e le metodologie da utilizzare.

Gli ingredienti sono pochi e molto semplici: è sufficiente che ci siano alcuni bambini e un insegnante, che può essere anche un genitore, aiutato dalle diverse professionalità degli altri genitori. […]

È necessaria una forma associativa?

Quando due o più persone si mettono insieme per uno scopo e per svolgere un’attività, di solito si organizzano in una qualche forma associativa sia essa una associazione riconosciuta, con personalità giuridica, oppure non riconosciuta, senza personalità giuridica. È importante scegliere la forma più idonea allo scopo, all’organizzazione e al servizio che si intende erogare e che tuteli maggiormente i soggetti coinvolti.[…]

Nello specifico, in Umbria (Terni) abbiamo optato per la forma associativa riconosciuta: TRILLY APS (associazione promozione sociale) che gestisce la scuola.

La comunicazione di istruzione parentale della famiglia al dirigente scolastico: tempi e modalità

La comunicazione che i genitori intendono provvedere direttamente all’istruzione dei loro figli […] oppure appoggiandosi ad un’associazione (di cui sopra), deve avvenire entro la data di chiusura delle iscrizioni. Questo termine è specificato ogni anno da un apposita circolare del MIUR sulle iscrizioni per l’anno scolastico successivo; generalmente va consegnata dai primi di gennaio fino alla fine di gennaio/primi giorni di febbraio.

Può essere consegnata anche nei mesi successivi o in corso dell’anno scolastico, ma l’alunno alla chiusura delle iscrizioni, se non è già stata depositata la comunicazione di istruzione parentale, deve essere iscritto alla scuola statale o paritaria. Per tutti i genitori che non avessero avuto modo di iscriverli entro questi termini possono comunque regolarizzare l’iscrizione prima dell’inizio dell’anno scolastico: perfezionando l’iscrizione. Non vi preoccupate pertanto se qualcuno di voi nel dubbio su come procedere nel percorso formativo sia in difetto riguardo ai tempi: c’è sempre la possibilità di regolarizzare.

Detto ciò, la comunicazione deve essere firmata da entrambi i genitori che devono dichiarare di avere i mezzi tecnici, economici e culturali per istruire personalmente i propri figli. Per quanto riguarda, invece, l’iscrizione alla scuola parentale, ogni associazione di genitori decide liberamente come regolare l’accesso e le forme di iscrizione.

L’esame annuale di idoneità alla classe successiva o all’esame di licenza è obbligatorio?

L’esame annuale è obbligatorio dal 2008 e può essere sostenuto presso una scuola statale o paritaria del territorio. Solitamente viene sostenuto dagli alunni al termine delle lezioni presso la scuola scelta dei genitori e che ha accolto la domanda d’esame. Tale domanda deve essere consegnata entro il 30 aprile per gli esami di idoneità, mentre per l’esame di licenza, dello scorso anno scolastico, bisogna presentarla almeno entro la fine di marzo per poter sostenere le prove INVALSI.

In cosa consiste l’esame?

Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola primaria:

  • Due prove scritte: italiano e matematica, a cui si può aggiungere anche una prova di seconda lingua, solitamente inglese;
  • Colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline.

Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola secondaria di primo grado:

  • Tre prove scritte: italiano, matematica, inglese: a quest’ultima prova si può aggiungere una parte dedicata della seconda lingua comunitaria, se prevista nel piano di studi;
  • Colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline

L’esame di licenza ( classe terza) ha le stesse prove, per numero e tipologia, della scuola statale. Dall’anno scolastico 2018-2019 gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale devono sostenere, entro la metà-fine di aprile, anche le prove INVALSI (Italiano, matematica e inglese) presso la scuola in cui sosterranno l’esame di licenza.

Quali programmi svolgere e presentare per gli esami di idoneità e di licenza?

Alla consegna della domanda di esame devono essere solitamente allegati i programmi svolti in tutte le discipline, sulle quali i figli saranno esaminati […] I programmi possono essere presentati elencando soltanto i contenuti svolti, oppure completandoli con competenze e abilità che l’apprendimento ha sviluppato e potenziato.

Restituzione della documentazione per il controllo dell’assolvimento dell’obbligo scolastico

La scuola statale o paritaria presso cui si svolgono gli esami, rilascia l’attestato di idoneità[…] L’attestato di idoneità o di promozione dell’esame di licenza deve essere consegnato alla scuola di competenza per certificare l’avvenuto superamento dell’anno scolastico in corso[…]

Quali insegnanti nelle scuole parentali?

Gli insegnanti e gli educatori possono essere gli stessi genitori o professionisti ai quali genitori chiedono di intervenire su specifici progetti o discipline. Insegnare con passione e professionalità non riguarda tanto o soltanto questione di titoli, ma molto più importante è la capacità comunicativa, empatica e didattica degli “insegnanti”.

È necessario che i professionisti che vengono coinvolti condividano e abbraccino in pieno il progetto educativo e didattico che ha messo in moto i genitori a fare questa scelta. Quando i genitori scelgono di delegare l’istruzione familiare a terzi non può venir meno il coinvolgimento personale affettivo, di tempo e di professionalità nel seguire i figli, nell’intervenire nelle questioni e nelle attività scolastiche, così come nei laboratori e nelle uscite.

I bambini stanno a guardare ciò a cui i genitori danno importanza, ciò a cui i genitori dedicano tempo ed energie; se i genitori sono coinvolti nella loro avventura educativa e scolastica, per loro questa diventa importante e appassionante.

Come sostenere le spese? L’istruzione parentale o familiare non riceve alcun contributo dallo Stato o dalle regioni: è tutto a carico dei genitori.

Se un gruppo di genitori si organizza in una qualche forma associativa per sostenere l’istruzione parentale dei propri figli, sarà l’associazione stessa a stabilire quali spese si devono sostenere: affitto dei locali, assicurazione, retribuzione degli insegnanti o dei professionisti, arredi, e di conseguenza a fissare un contributo che le famiglie devono versare per sostenere le spese.   Le modalità di versamento e di partecipazione alle spese saranno decise anche in base alla tipologia di associazione scelta e a norma di legge.

Aprire e sostenere una scuola parentale è facile o difficile?

Educare è sempre difficile perché  è l’incontro di più libertà, la difficoltà maggiore, la si incontra, laddove non si ha in mente un’idea di uomo (antropologia) verso cui educare e da cui far discendere una pedagogia e una didattica, coerenti con l’idea di uomo che si desidera formare, “ far uscire”.

Oggi educare è ancora più difficile di un tempo perché molto spesso non c’è una comunità di riferimento, una comunità fatta di famiglie che condividono un’antropologia, una pedagogia e una didattica, che condividano le fatiche e le gioie, i successi e i problemi, che sia un luogo di confronto e di sostegno, un luogo di conforto e di esempio. È molto difficile, da soli, adempiere a questo compito, che mai come oggi, è così urgente.

La Bella Esperienza della Scuola Parentale di Trilly in Umbria

Nella nostra scuola parentale i bambini, ogni mattina, imparano tante cose: si sentono amati come in famiglia 

Guardo il calendario e scopro che sono già passati due anni da quando è iniziata l’educazione di alleanza parentale TRILLY .

L’associazione TRILLY Aps, preso atto dello stato comatoso in cui versa la scuola italiana nell’ora presente, ha deciso di  aderire  al progetto “alleanza parentale“.

Non intende arrendersi di fronte a questo sistema educativo che ha venduto gli studenti/bambini/ adolescenti ad un pensiero unico totalitario. La nostra forza è: resistere, combattere con coraggio i diktat della pedagogia di tendenza, che vogliono divellere le radici culturali, storiche speculative che affondano in questa terra umbra, di Terni, fertile, geniale e santa.

L’Umbria è l’ombelico di Italia, anche dal punto di vista genetico: il DNA dei suoi abitanti, antichi e moderni, conserva infatti le tracce delle principali migrazioni che hanno segnato la storia della penisola negli ultimi 8000 anni.  Da uno studio è emerso infatti che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dall’area mediterranea.

La più evidente è quella lasciata da un misterioso popolo giunto dal centro Europa circa 5000 anni fa e oggi ancora “vivo“ nella parte orientale della regione.

Lo dimostra uno studio pubblicato su Scientific reports dalle università di Perugia, Pavia e Firenze.

Grazie all’archeogenetica, una nuova disciplina che associa dati genetici e studi storici e preistorici-ha detto la professoressa  Hovirag Lancioni, del dipartimento di chimica, biologia e biotecnologie, Università degli studi di Perugia-i ricercatori hanno ricostruito la storia genetica degli umbri mettendo a confronto il DNA di 545 volontari umbri con quello estratto da 19 reperti ossei umani rinvenuti nella necropoli pre-romana di Plestia, Colfiorito, risalenti tra il IX secolo e III secolo a.C..  dai risultati emerso che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro-orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dell’area mediterranea.   Situata nel cuore dell’Italia, l’Umbria ha rappresentato fin dalla preistoria un punto nodale della comunicazione tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico”.

Un angolo tutto speciale viene dato, nella nostra scuola, all’incontro  delle tradizioni e usanze pagane di questa terra con il cristianesimo, e come questo incontro abbia trasformato e mutato al meglio la nostra terra e i suoi abitanti.

Un uomo forte

L’uomo educato in  una scuola così concepita sarà un uomo forte, consapevole delle sue radici, con una sua identità, perché custode della memoria storica. Nello specifico, la scuola parentale  TRILLY ubicata nella terra umbra di Terni intende abbeverarsi alla fonte di una tradizione plurisecolare raccontata da antichi storici e cronisti: storia di un popolo, ivi vissuto, dal temperamento sanguigno, vocato alla guerra.

Sicuramente, tutta la tradizione bellica, la produzione metallurgica che ha caratterizzato la città di Terni in tempi recenti ne dà la conferma: la famosa fabbrica d’armi di Terni sorge su un antico sepolcreto di matrice umbra (celtica), del clan dei narcisi, il cui lascito più importante riguarda perlopiù armi, lance, spade, una stele in pietra con scolpita una processione di soldati con lance e scudi. Il coraggio e l’animo ardito,se mitigati sono necessari per perseguire il bene comune. Gli umbri di Terni sono i  figli sopravvissuti delle piogge del diluvio universale, i fratelli maggiori dei popoli celtici d’Europa, i migliori mercenari d’Italia (soldati e capitani di ventura) nel Rinascimento. Popolo famoso nella storia d’Italia, non per l’arte, non per la filosofia, non per il commercio, ma per i soldati e i santi: ebbene noi ne siamo gli eredi. Partiamo da qui, da una terra mistica dal cuore di tenebra.

L’incontro a Terni che cambiò la storia

I longobardi che scesero in Italia nella celtica Umbria si vedevano minacciati dal cristianesimo presente in questa terra. C’era stata una bolla papale di Gregorio Magno  nel 601, dove si ordinava di erigere chiese cristiane sopra i vecchi santuari e templi pagani. Il paganesimo, che ormai, dopo millenni di culti e riti consacrati alle antiche divinità si sentiva minacciato dal cristianesimo. La salda fede pagana doveva distruggere i monasteri cristiani. Liutprando, re dei Longobardi, e Papa Zaccaria, s’incontrarono a Terni nel 742, qui la storia dell’umanità cambiò radicalmente: il primo incontro fu in territorio cristiano nella chiesa di San Valentino, il giorno seguente si incontrarono all’interno delle mura della città di Terni, saldamente pagana, presso il tempio del sole e futura chiesa di San Salvatore. (Chiesa dove i  bambini della nostra scuola sono stati protagonisti di un bellissimo evento natalizio, una rappresentazione dal vivo della nascita Di Gesù Salvatore).

Liutprando donò sei città usurpate alla grande Roma a Papa Zaccaria; la storia narra che il re longobardo fu colpito dalla deliziosa cena che Papa Zaccaria offrì con tanta generosità, cosicché, il re Liutprando decise di donare le città.

L’intento di Liutprando era quello di conquistare e riunire il territorio italico sotto il paganesimo mentre il risultato fu la penetrazione nei territori del credo cristiano.

Anche Dante dedicò quasi due interi canti dell’inferno nella Divina Commedia alla nostra città e a quello che rappresentò nel XIV secolo ma soprattutto a quello che rappresentò per quasi 1500 anni: Virgilio nell’Eneide ad esempio immaginò che le anime dei morti, dalla distesa di tombe oggi conosciute come necropoli di Pentima, risalissero l’Acheronte, detto Naarh cioè Nera (fiume che attraversa la città di Terni) “fino al regno dell’ Oltretomba. Oltre un millennio dopo Dante ispirandosi proprio a Virgilio descrisse il regno dell’oltretomba nell’eretica città di Dite cioè Terni.

Una terra, che testimonia la lunga lotta tra paganesimo e cristianesimo; un tortuoso percorso di evangelizzazione in una terra dove le tradizioni di genti semplici, come pastori e contadini, erano saldamente legate ad antichi riti di origine agricola, ai cicli di vita, di morte e di rinascita della terra

Umbri askenaziti: tra Bibbia e genetica.

Indagini di biologia molecolare mostrano come nel DNA degli umbri meridionali (Terni e provincia) sia presente con un’altissima frequenza un frammento nucleotidico non presente negli altri abitanti del centro Italia che caratterizza un preciso gruppo etnico conosciuto come askenaziti, un tempo minoranza etnica.

La mitologia biblica narra che il re Giano, figlio di Used e nipote di Noè fu il primo abitatore del suolo italico dopo le grandi piogge. Proveniente dal monte Ararat, in Armenia, regnò per 115 anni sul suolo italico ed insieme ai suoi figli si auto determinarono Umbri, cioè “gli scampati al diluvio“.

Gomero Gallo, Fratello di Giano il primo re umbro, ebbe tre figli: menzionati in genesi 10, vale a dire Aškenaz, Rifat e Togarma. I discendenti di askenaziti, figlio di re Gomero, fu identificato con il popolo degli askenaziti cioè lo stesso gruppo etnico rinvenuto nel DNA degli umbri del sud.

Rifat è invece l’antenato più antico dei popoli celtici in particolare di quello degli irlandesi, fratelli degli askenaziti. L’indagine genetica intercetta e trova riscontro anche nella mitologia biblica e in quella storica.

Nell’Italia ai tempi di Augusto la VI Regio è denominata Umbria et ager Gallicus e Interamna (Terni città più importante della VI Regio), Fedeli alleati dei romani, richiesti come soldati scelti e, secondo la tradizione, vero e proprio nerbo di molte legioni romane.

Tale digressione è stata fatta semplicemente per sottolineare l’importanza che la memoria delle proprie origini ci dà un’identità ben precisa e ci introduce in una missione mistica che ciascuno di noi deve scoprire. Nessuna mente onesta può negare la forza trasformante del cristianesimo nel divenire di questa terra ombrosa. Ogni volta che la vita cristiana si è diffusa nella società in modo autentico e libero ha sempre lasciato una traccia di umanità nuova nel mondo. Un mondo nuovo, che nasceva e prendeva forma, pian piano, dentro un mondo vecchio in disfacimento.       

Non ci vuole molto a capire che disprezzare la propria identità ci fa perdere ogni rispetto per il proprio passato  e per la custodia della propria tradizione culturale. Si arriva così a  perdere l’anima di un’intera civiltà, una civiltà che ha incontrato il cristianesimo e che ha una missione da portare a compimento: ricucire riannodare rigenerare. Il filo che useremo sarà il cielo, cioè l’ambito cristiano dove la terra di Terni è stata fecondata dal sangue dei martiri come San Valentino, San Procolo, Sant’ Anastasio, per citare soltanto tre vescovi, martirizzati perché cristiani, diventati protettori della città fino al 1600.

Sarà con questo filo che ci proponiamo di ricucire l’uomo ternano valoroso e combattivo e pagano che incontra e si annoda al coraggio cristiano e si rigenera come uomo forte fermo e costante nella ricerca del bene. Questo è il motivo di mettere il progetto alleanza parentale sotto la protezione di San Tommaso d’Aquino per il quale il dono della fortezza è la grazia di restare nella ricerca della santità e del cielo.

Mai come oggi i nostri figli hanno bisogno della virtù morale della fortezza che annulla le vicessitudini della vita ne annienta gli sforzi del maligno e ci permette di rimanere fedeli a Dio. “Perciò mi compiaccio delle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, e allora che sono forte” (due Corinzi 12,10).                                                 

Progetto educativo : IO CRESCO   nasce a Terni .  “ Io Cresco “  con San Tommaso d’Aquino alla  ricerca della verità che è il fine ultimo dell’educazione. Imparare la verità sul mondo e sulla nostra natura ci può condurre a colui che è la verità stessa, Gesù Cristo.

“Ogni verità da chiunque sia detta viene dallo spirito Santo“ – San Tommaso d’Aquino

prof. ssa Paola Persichetti

Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con  110/110, bacio accademico e menzione d’onore.  Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.

Inaugurazione anno scolastico 2023/2024

Progetto educativo


Spesso la prevenzione è vista unicamente come una necessità, un modo per evitare di dover rimediare in seguito a una situazione di difficoltà.

L’ambiente educativo deve essere quindi una palestra per il giovane, un luogo sereno nel quale imparare, anche grazie ai “buoni esempi”, i valori e gli strumenti atti ad affrontare in autonomia la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni.

La parola prevenzione ha però per Don Bosco un significato più ampio: non occorre soltanto prevenire il male, ma far questo andando incontro al bene, così da farlo emergere in tutte le sue forme.
Occorre quindi avere ottimismo, riconoscere in se stessi e nel giovane un’energia capace di guidarlo verso l’autonomia, risvegliare la voglia di camminare, di costruirsi, dandone l’esempio in prima persona e aiutare il giovane a prendere coscienza delle sue qualità positive, offrendo al tempo stesso concrete possibilità per cui queste possano esprimersi al meglio.

È l’esempio dell’educatore, colui che è venuto prima, che guida il giovane attraverso questo processo di scoperta e formazione della propria personalità.

Ragione
Porre la ragione al centro dell’educazione umana significa, essenzialmente, credere nell’uomo, nella sua capacità di apprendere, di decidere liberamente.
È un atto di fiducia e ottimismo nella persona.
Contrapposta alla ragione è l’istintività, anche emotiva: bella, certo, ma può giocarti dei brutti scherzi.


Religione
Un elemento molto importante, in quanto orienta l’uomo a Dio e lo rende capace di amare. Eppure anche davanti alla religione, la ragione ha la precedenza. Diceva infatti don Bosco: “mai obbligare i giovani alla frequenza dei Sacramenti, ma incoraggiarli e facilitarli nell’approccio a Gesù, facendo notare la bellezza e la santità di quella religione che propone mezzi così semplici per costruire una società civile”.


Amorevolezza
È la base di ogni azione educativa, ma “non è sufficiente amare i giovani, occorre soprattutto che i giovani stessi si sentano amati”.
E ancora, viceversa, “ognuno si faccia amare per educare i giovani”. Educare è quindi un donarsi in modo gioioso, trasmettendo gioia e serenità proprio con il dono di sé.
Questo amore si manifesta in una accoglienza del giovane così come egli è, con i suoi difetti e i suoi pregi, nella sua unicità.
Attenzione e dialogo – L’educazione è cosa di cuore
Don Bosco aveva affermato che la pratica di questo sistema è tutta poggiata sulle parole di San Paolo che dice: “La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene tutto”».

Don Bosco è convinto che solo Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare, e da ciò segue l’importanza della religione nel suo sistema educativo.

Fin da ragazzo Don Bosco aveva ricevuto il consiglio «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare il cuore dei giovani», una frase che segnò tutto il suo cammino.

L’amore per i giovani e soprattutto il farli sentire amati, attraverso l’interessamento ai loro giochi, alle loro vite e alle loro problematiche è quello che rende l’educatore un amico speciale, un fratello maggiore che guida il giovane verso l’autonomia
Riconoscimento delle unicità – Un punto accessibile al bene
Don Bosco diceva «Basta che siate giovani perché io vi ami assai», una frase che ci fa capire come egli guardasse al giovane con simpatia e che nella filosofia salesiana si traduce nella creazione di un canale di comunicazione tra educatore ed educando, che permette con il tempo la trasmissione di valori di vita e di fede.

Secondo Don Bosco in ogni giovane si trova «un punto accessibile al bene», grazie al quale è possibile instaurare questo rapporto di fiducia e insegnamento, volto ad aiutare il giovane a crearsi una personalità armonica e solida.

La ragione del Sistema Preventivo è dare fiducia alle forze di bene presenti in ogni persona, che l’educazione ha il compito di far crescere e maturare.


Un ambiente stimolante per lo sviluppo – Salute, scienza, santità
A Don Bosco interessava non solo la salvezza dell’anima del giovane ma anche il suo sviluppo mentale e sociale.

Oltre quindi ad educare al senso cristiano dell’esistenza, egli proponeva ai suoi ragazzi momenti di svago e protagonismo, quali teatro, musica e gioco, da inframezzare ad attività propedeutiche all’apprendimento di un mestiere con cui guadagnarsi la vita ed essere un onesto cittadino.


Orientamento – L’educazione può cambiare la storia!
Questa idea sostenne Don Bosco in tutto il suo lavoro e per tutta la durata della sua vita.

L’educatore, secondo questa visione, è «un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi».

La competenza educativa, l’amore della “vita profonda”, lo sguardo positivo su se stessi e sugli altri e la “passione” per i giovani sono le caratteristiche che consentono ad un educatore di educare il giovane ad usare la propria libertà nel migliore dei modi.
Il titolo del convegno era allarmante e propositivo: “È il momento della vera scuola cattolica”, illustrato ancora meglio dal sottotitolo: “Uscire dal sistema per essere se stessi”. Le tre relazioni di Stefano Fontana, don Samuele Cecotti e don Marco Begato sono state concordi nel constatare che esiste ormai un sistema ben collaudato e che si muove con coerenza non per educare ma per diseducare, per togliere i figli ai genitori, per impedire alla Chiesa di continuare a considerarsi primario soggetto educativo e non solo collaboratrice esterna e occasionale dopo aver delegato l’educazione ad altri e soprattutto allo Stato. Questo sistema si chiude a riccio per impedire vie di fuga,
In questo modo, però, la Chies rinuncia a quanto le è proprio per natura: come ha segnalato al convegno don Cecotti, la Chiesa insegna la verità rivelata, però questa si basa sulla ragione e quindi ha titolo originario anche per educare la ragione, in un unico progetto educativo perché unico, anche se distinto, è il progetto salvifico. Purtroppo, l’influenza di tante correnti della teologia contemporanea condizionate dalla prospettiva protestante ha rotto il rapporto tra fede e ragione sicché oggi si pensa che alla ragione debba pensare lo Stato e alla fede la Chiesa. Da qui il ritiro di quest’ultima dalla pubblica piazza.

Che poi magari lo Stato insegnasse ad usare la ragione. Oggi, anche se non da oggi, avviene il contrario. Come hanno segnalato le relazioni mattutine al convegno, dapprima lo Stato si è dichiarato neutro da principi e valori, poi ha cominciato a combattere coloro che pretendevano ancora di tenere formi principi e valori pubblici, quindi ha iniziato a fare violenza imponendo i propri principi e i propri valori. Come è avvenuto da qualche tempo con l’istituzione dell’insegnamento dell’Educazione Civica in ogni ordine di scuola pubblica.
La libertà di educazione e il confronto tra una scuola che forma al bene comune e quella moderna, ideologica e statale, originata dalla Prussia e poi importata anche in Italia. La scuola parentale come antidoto. L’abuso della tecnologia e i danni per i giovani. Dall’incontro della Bussola con Marco Sermarini e lo psicologo Roberto Marchesini.

Anticlericale, non c’era libertà». Da lì, l’indottrinamento da parte di chi detiene il potere è proseguito fino ai giorni nostri, quando la scuola è preda di teoria del gender, Agenda 2030, eccetera.

Di contro, come ha notato Sermarini, «il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli» una cultura e un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutuando il meglio del mondo greco-romano, «come ad esempio le famose arti liberali, che sono una grande introduzione alla realtà che la Chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea», secondo «un’idea sana di Europa». Con l’era moderna si assiste invece al tentativo di cancellare questa identità, un’operazione a cui «la scuola di Stato si presta perfettamente», grazie anche a un equivoco di fondo: «È una scuola apparentemente neutra ma che in realtà funge, volontariamente o involontariamente, da megafono delle idee dominanti».

I due ospiti hanno sottolineato i danni che vengono da un inappropriato o eccessivo uso della tecnologia, concordando tra l’altro sull’opportunità per gli studenti di non portare il cellulare in classe. Riguardo all’insegnamento, se è vero che in determinate situazioni «ci sono delle tecnologie utili», come argomenta il rettore della Scuola Libera Chesterton, «in generale noi utilizziamo un metodo molto classico e antico: il professore parla, fa esempi, spiega qualcosa e i ragazzi ascoltano, prendono appunti, intervengono, domandano, sono stimolati a fare domande, a cercare di capire. È quello che si dice “seguire un maestro”, qualcuno che ti introduca alla realtà vera e propria, non a quella virtuale». Sermarini, per la sua esperienza a scuola, e Marchesini, per i pazienti ricevuti nel suo studio, evidenziano gli scarsissimi livelli di apprendimento e le altre conseguenze negative che hanno accompagnato la didattica a distanza (Dad). Anzi, per Marchesini, «la Dad è stata un esperimento per abolire la scuola in presenza e fisica». Attraverso la sua attività, lo psicologo clinico ha potuto constatare di persona l’incremento dei pensieri e tentativi suicidari nei giovanissimi, vedendovi un legame proprio con la Dad, il lockdown e il terrorismo mediatico in tempo di Covid-19. Senza dimenticare, come rileva Cascioli, che le politiche per spingere gli studenti di medie e superiori alla vaccinazione hanno aggravato ulteriormente il quadro, emarginando i non vaccinati.

Tornando al vulnus dell’uso abnorme dei mezzi tecnologici, lo psicologo ha riferito come gli addetti ai lavori concordino sul fatto che gli schermi di cellulari, computer, tablet, ecc., «sono dal punto di vista cognitivo la peggior disgrazia che poteva capitare a queste generazioni […]. Tutti questi strumenti tecnologici e digitali hanno ridotto l’attenzione dei ragazzi a intervalli brevissimi». Il loro uso prolungato aumenta disturbi del sonno, irritabilità e nervosismo, e diminuisce la capacità di relazionarsi. Tutto ciò ha una serie di altri effetti, di cui Marchesini riporta un paio di esempi emblematici, vittime immateriali incluse: vedi il compianto assolo di chitarra…