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Nell’immagine di copertina Gesù Cristo in un’opera del Beato Angelico, la suora carmelitana ed Ebrea vittima della Shoah Edith Stein e il rabbino sionista Elia Benamozeg
di prof. ssa Paola Persichetti – ricercatrice di Cristianesimo ed Ebraismo.
Secondo la legge romana, la sentenza era immediatamente vincolante e, di norma, veniva eseguita direttamente dopo essere stata pronunciata. Così Gesù viene consegnato ad un plotone di esecuzione formato da un centurione e quattro legionari. Gesù vestiva ancora la bianca tunica senza cuciture che aveva indossato per la cena pasquale, e che ora, veramente, era assai sporca e coperta di macchie di sangue. La via fino al Golgota era di circa mezzo chilometro.
La strada verso il luogo dell’esecuzione costeggiava l”Agorà “, Il mercato con numerosi chioschi. C’era lì un grande via vai, tutta Gerusalemme era affollata di pellegrini, visitatori e mercanti che, in quelle ultime ore prima della festa di Pasqua, facevano le loro ultime compere nei negozi dell’agorà . Il plotone di esecuzione con i loro prigionieri dovevano farsi strada in mezzo a questa folla di gente che gridava e spingeva.Nel mezzo dell’agorà, i soldati bruscamente deviarono verso la porta di Ghennat, Per uscire dalla città. Nonostante l’indaffarata attività, gli astanti gettavano occhiate curiose alle iscrizioni con la condanna (titulus), pendenti al collo dei condannati: “che cosa? Re dei Giudei?”.
Quando il piccolo gruppo arrivò presso la porta di Ghennat, Si strinsero attorno a Gesù delle donne che si lamentavano e piangevano per lui (Luca 23,27).
Ma volgendosi ad esse, Gesù disse: “ Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me; ma su voi stesse piangete E sui vostri figli. Perché se si tratta così il legno verde, che ne sarà del secco?“ (Luca 23,28-31).
Consapevole della sua sorte, Gesù proseguiva la sua strada verso la morte espiratoria, che umilmente aveva preso su di sé. Portando il palo trasversale della croce, barcollò tra gli agnelli e la folla pressante e cadde al suolo (era la strada che conduceva al tempio dove transitavano tutti quelli che vi portavano gli agnelli pasquali che dovevano essere macellati nel pomeriggio di quel 14 di Nisan).
La flagellazione l’aveva privato delle forze. Il centurione se ne accorse e immediatamente costrinse un contadino, sopraggiunto dai campi, a portare la trave.(Simone di Cirene) . Si caricò della croce e la trasportò fino al Golgota, seguendo Gesù per un 200 metri. Sembra che, più tardi, egli abbia fatto parte della comunità cristiana, perché nel Vangelo sono nominati i nomi di Alessandro e Rufo, suoi figli. (Marco 15,21). Nel 1942 fu scoperta nella valle del Cedron un’urna funebre, un ossario (urna contenente ossa), dentro un’antica tomba, che portava inciso il nome di “Alessandro, figlio di Simone il Cireneo“.
Il centurione responsabile dell’esecuzione salì la collina del golgota (calvario, luogo del cranio), alta quasi 12 m. Quest’area era una vecchia cava di pietra in disuso che Erode non aveva inserito nel parco. Il Golgota non era che una collinetta lasciata lì nella cava, poiché consisteva di un conglomerato calcareo pieno di crepe e quindi inutilizzabile. Aveva la forma di un cranio, da qui il nome ( Golgolet =cranio). Viene subito alla mente: La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo (salmo 118,22).
Ora il plotone di esecuzione arrivò sul luogo della crocifissione. Prima di iniziare il loro lavoro, i soldati offrirono a Gesù una bevanda inebriante, consistente in vino misto a mirra.Ma Gesù si rifiutò di berla. Nel Getsemani egli aveva detto “sì“ al calice della passione e vuole berlo a mente lucida e consapevole…………
I carnefici si accingono al loro crudele lavoro. D’improvviso le donne odono dal golgota i colpi di martello e rabbrividiscono. Il condannato viene spogliato delle sue vesti, dalle ferite della flagellazione sgorga il sangue. Gesù giace ora a terra, le sue braccia vengono stese sulla trave orizzontale della croce e i chiodi conficcati in entrambe le articolazioni dei polsi.Vincendo il dolore lancinante con tutta la forza della sua volontà prega: “ Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”(Luca 23,34). Era l’ora terza (le nove del mattino) quando lo crocifissero( Mc 15,25)…
Mentre Gesù pendeva dalla croce, fu deriso dai passanti e dagli spettatori che si erano dati la pena di salire il basso colle del Golgota.
Gli scherni erano un commento all’insegna posta sopra il capo di Gesù: “Il Messia, il re d’Israele! Egli ha salvato altri, non può salvare se stesso! Scenda ora giù dalla croce; così vediamo e crediamo!”(Marco 15,32). Dietro a queste parole c’era la convinzione che la crocifissione di Gesù significava la confutazione tangibile della sua pretesa. Il vero Messia non sarebbe mai finito in quel modo, ma avrebbe annientato gli oppositori.
L’aria era opprimente. Lo sguardo offuscato di Gesù scrutava le mura della città dinanzi a lui, cercando il tempio al di là di esse. Il Dio del suo popolo, il cui nome lì dimorava, il padre suo, non lo trovò . Dio taceva. Con un ultimo sforzo Gesù si sollevò ancora una volta, appoggiandosi al chiodo dei piedi, e recitò le parole del salmo 22. Di nuovo si accasciò e continuò a pregare.
Era in grado di pronunciare soltanto frammenti del salmo; non gli era rimasta la forza di pregare in modo continuo: “Tu sei lontano dalla mia salvezza, sono le parole del mio lamento……. Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo“. È arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola,…“.
Il quarto vangelo fa riferimento a tutto questo nella parola di Gesù: “ho sete“ (Giovanni 19,28) Alcuni degli astanti non avendo capito le prime parole della preghiera dissero: “ Senti! Chiama Elia“. E uno corse a inzuppare una spugna di aceto e, postala attorno ad una canna, gli dava da bere dicendo: “vediamo un po’ se viene Elia a tirarlo giù“ (Marco 15, 35-37).
Lentamente il morente mormorò fra sé e sé:“Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre. Al mio nascere tu mi hai raccolto dal grembo di mia madre, sei tu il mio Dio!“…
Egli stava in piedi con sua madre, sotto la croce; appoggiandosi al braccio del suo discepolo prediletto era salita sul colle con le altre donne di Galilea, quando l’ora della morte si era avvicinata…
Con uno sguardo verso orizzonti escatologici, egli recitò il finale del salmo 22:“Annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “ecco l’opera del signore!“
Così termina il salmo e così l’evangelista fa portare a compimento al morente l’opera della vita:
“Tutto è compiuto“. E, chinato il capo, rese lo spirito(Giovanni 19,30)
Le autorità religiose avevano chiesto la crocifissione di quell’uomo della Galilea, Gesù, il sobillatore, con uno scopo preciso: provare una volta per sempre l’erroneità degli insegnamenti del “falso profeta“. Chiunque è appeso ad un albero è sotto la maledizione di Dio (Deuteronomio 21,23), era un uomo eternamente abbandonato da Dio. La vita del Galileo era finita in modo così vergognoso che nulla di peggio era umanamente pensabile.
Già prima della venuta di Gesù, altre speranze messianiche erano sorte e morte di nuovo; sembrava che questa avesse perfino minori possibilità di sopravvivenza. L’episodio Gesù nella sua interezza fu valutato dalle autorità nel modo seguente: un altro completo fallimento di un innovatore religioso che finisce nel cumulo di spazzatura della storia, che uno può totalmente ignorare e dimenticare.
È vero, le opere gli insegnamenti di Gesù non avrebbero mai avuto una possibilità di sopravvivenza, se non fosse successo qualcosa di ordine totalmente diverso. Gli uomini e le donne discepoli di Gesù, in un modo del tutto inatteso, fecero un’esperienza sconvolgente:
Nasce la CHIESA , il nuovo Israele erede della promessa. Viene meno l’elezione di Israele che viene letta soltanto come preparazione e prefigurazione della missione della Chiesa.(Costituzione dogmatica sulla chiesa lumen gentium, 21 novembre 1964)
Per questo la chiesa subisce gravissime persecuzioni per due secoli, scherno, beffa anche da parte di molti scrittori, filosofi che i padri della chiesa si occupano di combattere. Il pericolo maggiore nasce però dal suo interno ed in particolare l’eresia gnostica= Gnosticismo. Anche il modernismo è eretico, lo stesso vuole distruggere la chiesa dall’interno. La gnosi ha origine sinagogale giudaica: Gesù non è vero Dio.
“Sono stato crocifisso con Cristo : non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”! (Gal.2,19-21).
Il 9 agosto del 1942 , veniva uccisa ad auschwitz birkenau Edith Stein. Edith Stein è una ebrea vittima della Shoah, come milioni di suoi fratelli e sorelle. È anche una suora carmelitana, con il nome di Teresa Benedetta della Croce, una Santa della Chiesa cattolica, co-patrona d’europa è candidata al titolo di dottore della Chiesa.
Giovanni Paolo II ha beatificato Edith Stein nel 1987 parlando di lei come di una figlia d’israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea.
Il libro su Edith Stein dal titolo ”sulla storia di un’ebrea”, nella prefazione di una suora filosofa carmelitana, Cristiana Dobner, attiva nel dialogo ebraico cristiano, afferma che la sua conversione e la successiva canonizzazione risultano motivo di inevitabili e ben comprensibili imbarazzi e contrarietà da parte ebraica, nel timore di ambiguità insidiose e indebite cristianizzazione della Shoah. Husserl maestro di Edith Stein, grande guru della fenomenologia di inizio secolo reagì in modo sprezzante alla notizia della sua conversione e in una lettera a Roman Ingarden aveva scritto :” Ciò che lei mi dice sulla signorina Stein mi rattrista……….è un segno della miseria interiore nelle anime”.
Anche Husserl era nato ebreo, ma era cresciuto totalmente assimilato e indifferente alla vita ebraica, la sua irrisione alla notizia della conversione dell’allieva fu dovuta al fatto che scelse il vituperato e superstizioso cattolicesimo, invece del rigoroso e puritano luteranesimo. (Voglio ricordare a tal proposito che nelle religioni protestanti non si ha una legge morale oggettiva, tanto che l’aborto è visto come una libera scelta distanziandosi dalla posizione che ha chiesa Cattolica. Anche nell’ebraismo abbiamo una ortoprassi molto flessibile, dove si contempla anche contraccezione ed eutanasia. Solo la Chiesa difende la legge naturale sulla quale è fondata la morale Cattolica. Più avanti capiremo perché questa precisazione andava fatta per comprendere la scelta di Edith Stain).
Secondo la testimonianza di una consorella di Edith Stein dopo lo scoppio delle brutali violenze antiebraiche nella cosiddetta notte dei cristalli (Novembre 1938) la Stein avrebbe detto: “È l’ombra della Croce che si abbatte sul mio popolo! Oh, se adesso potesse capire! È il compimento della maledizione che il mio popolo ha invocato su se stesso. Caino deve essere perseguitato, ma guai a chi tocca Caino“.
La croce è interpretata da Edith in senso quasi esclusivamente oblativo e sacrificale, cioè come partecipazione attiva dell’anima alla redenzione compiuta da Cristo. Nel suo testamento redatto il 9 giugno 1939 aveva scritto che la sua vita e la sua morte erano offerte a gloria di Dio per il bene della Santa chiesa e dell’ordine carmelitano e in espiazione per il rifiuto della fede da parte del popolo ebreo, affinché il Signore sia accolto dai suoi e venga il suo Regno di gloria.
Papa Giovanni Paolo definisce Auschwitz il golgota di questo secolo.
Chi appartiene a Cristo, deve vivere intera la vita di Cristo: deve raggiungere la maturità di Cristo, deve finalmente incamminarsi sulla via della Croce verso il getsemani e il golgota… La natura divina da lui posseduta dall’eternità diede al soffrire e al morire un valore infinito e una forza redentrice. Il dolore e la morte di Cristo continuano nel suo corpo mistico e in ognuno dei suoi membri.
Innanzitutto bisogna ricordare che Edith si considera come figlia d’Israele e ne rimarrà tutta la vita fiera, perché è il popolo di Cristo stesso :“Non si può neanche immaginare quanto sia importante per me, ogni mattina quando mi reco in cappella, ripetermi, alzando lo sguardo al crocifisso e all’effige della Madonna: erano del mio stesso sangue”.
Infatti, Edith non si è mai distaccata dal suo popolo, popolo scelto da Dio per preparare l’accoglienza del messia, ha saputo riconoscere in Cristo Gesù, il Salvatore promesso . Come ebrea, affonda le sue radici nel mistero dell’elezione, della vecchia alleanza del suo padre Abramo, in unione sponsale con Cristo, Dio incarnato, salvezza delle genti. In lei le radici della prima alleanza si avverano pure in quella della nuova alleanza:
La chiesa vidi nascere
Dal seno del mio popolo
Dal suo cuore spuntare vidi poi,
Come tenero tralcio allor fiorito
L’immacolata lei, la tutta pura,
Di David discendente.
Il suo animo è perturbato dalla persecuzione nazionalsocialista. Dal primo istante, l’Ebraismo di Edith Stein si trasforma in una umana e teologale compassione per il suo popolo. In un famoso discorso di una notte gelida, Edith racconta che aveva già sentito parlare in precedenza di crudeli provvedimenti contro gli ebrei ma all’improvviso gli apparve chiaro che Dio metteva di nuovo duramente alla prova il suo popolo e che il destino di quel popolo era anche il suo.
Scossa interiormente e inquieta, Edith cerca di capire. Chiede a Gesù la rivelazione di questo destino:
”…In quell’anno Santo 1933 alle 08:00 pm mi trovavo nella cappella del Carmelo di Colonia… Mi rivolsi al Redentore e gli dissi che sapevo bene come fosse la sua croce che veniva posta in quel momento sulle spalle del popolo ebraico: La maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia di intenderlo avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta… terminata l’ora Santa ebbi l’intima certezza di essere stata esaudita… Non sapevo ancora in cosa consistesse quella croce che mi veniva imposta.“
Queste testimonianze di Edith Stein rivelano bene che ama sempre il suo popolo, ma lo percepisce con gli occhi e il cuore di Cristo. Si rivolge a lui e vede che la sua propria croce è stata messa sulle spalle del popolo giudeo.
Edith esulta all’idea che la Chiesa è nata dal popolo eletto, la cui pienezza di grazia sgorga dal cuore di Cristo. Non avendo penetrato il mistero del messia Gesù, il popolo eletto si è fatto logicamente nemico della sua croce ed è diventato oggetto di ludibrio e di disprezzo.
Il dialogo di Edith con la sua mamma, al ritorno dalla sinagoga dopo la preghiera dell’ultimo giorno della festa dei tabernacoli, ci fa fare passi in avanti nel sondare l’ebraismo della carmelitana -martire e i suoi aspetti teologici: alla domanda della mamma se si possa essere religiosi anche nella fede ebraica lei stessa risponde di sì soltanto se non si é conosciuto altro.
Dopo Cristo nasce un messianesimo carnale dove il messia sfuma sempre di più come persona diventando sempre di più popolo ebraico; e il Regno promesso diventerà sempre meno spirituale e sempre di più Regno che si compirà con il dominio di Israele sulle genti. Il Regno di Israele si instaurerà con un falso messia militante, guerriero, temporale che con uno scettro di ferro dominerà il mondo schiacciando la gente sotto il suo potere. La chiesa vede questo tipo di messia carnale come l’anticristo: messia talmudico, rabbinico atteso dall’ebraismo talmudico e dal mondo sionista -massone.
Israele sotto la croce
In questa luce, bisogna comprendere la poca fede del popolo ebreo nel messia e la loro inimicizia alla croce. Non si vuole condannarli né giudicarli, né rifiutarli bensì amarli e richiamarli a riconoscere in Cristo il vero Dio. In questo senso, Edith appartiene a quella stirpe di ebrei che hanno riscoperto in Gesù il Cristo, i tratti del messia, figlio di David, promesso da Dio ad Israele.
Infatti, sulla scia di San Paolo e degli apostoli, Edith Stein è convinta che la salvezza viene prima per i giudei e da loro si diffonde nel mondo. È in questo popolo che il verbo di Dio si è incarnato. Perciò il grande peccato degli ebrei per Edith, se si deve parlare di peccato, è di trascurare la loro missione e quindi di tradire la loro identità.
Avendo quindi presente alla mente che Edith Stein scopre il mistero d’israele sotto la croce, possiamo meglio capirla quando collega la catastrofe degli ebrei con la passione del Messia . “Sotto la croce ho capito il destino del popolo di Dio, che fin da allora cominciava a preannunciarsi. Ho pensato che quelli che capiscono che tutto questo è la croce di Cristo dovrebbero prenderla su di sé in nome di tutti gli altri. Oggi so un po più di allora che cosa vuol dire essere sposa del Signore nel segno della Croce, anche se per intero non lo si capirà mai, perché è un mistero”.
Se il popolo ebreo soffre, è perché Cristo soffre. Nella catastrofe della seconda guerra mondiale, poi, non si tratta di una persecuzione classica, ma di una lotta contro il Messia e il suo popolo. Lei stessa si offre con Cristo, per Cristo e in Cristo . Le parole di San Paolo esplicitano meglio la sua fede:” Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (GAL 2,20ss).
Nazismo nemico della croce
Nemico della Croce, il nazismo si scagliò contro ogni religione e, particolarmente, contro la fede cattolica, come molte pratiche lo provano: Limitazioni pastorali verso gli operai stranieri cattolici, cristiani; obbligo di imbandierare edifici sacri con bandiere del regime il 15 settembre 1935; misure contro operazioni finanziarie fatte da ecclesiastici per opere assistenziali o altrimenti benefiche, sotto il pretesto di esportazione di capitali o di sovvenzione di enti contrari al regime; rimozione dei crocifissi dalle scuole del 23 Aprile 1941; sequestro di catechismi contro l’ideologia nazista; divieto di critica pubblica; espropri di conventi; imposizione della scuola nazionalsocialista.
Nemico della Croce, il nazismo vede nel giudaismo, alla luce del suo materialismo Darwinianismo sociale, il substrato materiale della Chiesa cattolica e del cristianesimo in genere: cercando di sterminare il popolo dell’alleanza, intende eliminare la chiesa, o come lo sostiene Teresa Benedetta, pensa realmente di uccidere Dio stesso.
Attraverso questo odio, la stessa Chiesa viene direttamente presa di mira.
Nemico della Croce il nazismo combatte Dio stesso e impianta il suo proprio culto che presenta come la riforma futura, chiamata a sbarazzare il mondo dagli scettici valori cristiani e ad instaurare l’onore al posto dell’amore. Nel distruggere il giudaismo per permettere la sopra razza, il nazismo stava distruggendo le fondamenta della religione cattolica.
Edith Stein racconta che quando aveva 16 anni ed era andata a Berlino come infermiera della Croce rossa, aveva dovuto giurare di considerare Hitler come il suo Dio e dovette firmare che non sarebbe andata più in chiesa. La chiesa e tutto il resto era soltanto un’impostura.
Edith Stein è fiduciosa che il Signore salverà il suo popolo ma che bisogna intercedere, consolata e sostenuta dal Signore ella ne aveva già smascherato l’ideologia, denunciato la perversità e condannato l’opera satanica.. Ben prima che le SS l’arrestassero, Edith aveva già offerto la sua vita.
Edith Stein figlia di Israele, fattasi figlia della Chiesa è figlia del Carmelo, predestinata a morire nel campo di sterminio di Auschwitz -Birkenau
Ha resistito fino alla fine abbandonata nelle mani di Dio, non si è lasciata vincere dalla paura nel suo momento estremo quando un rappresentante del regime nazista la spinge a declinare la sua identità cattolica ma Edith con fortezza grida “sono cattolica”, e il nazista rispose “Non lo sei! Sei una sporca ebrea”.
Chi sono e quanti sono i nemici del Golgota?
La chiesa cattolica sembra, oggi, essere imprigionata in un copione: la giudaizzazione del cristianesimo. Facendo leva sulla trasformazione di Auschwitz da luogo storico a luogo teologico nemico della croce. Si rovescia così e si sovverte la teologia cattolica di sempre. La tragedia vissuta dagli ebrei europei viene strumentalizzata, dagli ebrei sionisti, per odio contro il sacrificio di nostro signore Gesù Cristo il quale, viene così posto nell’ombra, squalificato, vilipeso , offeso e oscurato.
Siamo di fronte alla presentazione teologica, da parte del mondo sionista ebraico, di un altro sacrificio che vuole sancire nuovi rapporti tra la chiesa cattolica e l’ebraismo postbiblico.
La chiesa cattolica ha la propria essenza nel mantenere viva la tradizione con il suo passato, essa vive di questo rapporto su vari livelli: dottrinale, liturgico, devozionale. La rottura tra presente e passato, dove il presente viene assolutizzato riassorbendo in sé totalmente la sua memoria fino a cancellarlo, genera una rivoluzione che ha il compito di demolire i segni che ricordano il passato. Solo così si può giungere alla vittoria. Impedire di avere memoria del passato è tipico di un sistema totalitario il quale vive solo così: rileggere il passato alla luce del presente rivoluzionario.
La chiesa di oggi ha perduto la capacità di pensare il presente ricordando il passato. Per questo ho voluto richiamare una suora ebrea Edith Stein convertita al cristianesimo che rimette al giusto posto il vecchio Israele e la chiesa nascente dal sangue di Cristo. Vediamo insieme come gli ebrei post biblici hanno cercato di strumentalizzare la Shoah per odio alla Chiesa. Lo faremo prendendo in esame il primo documento ufficiale del concilio Vaticano II che sancisce i rapporti tra l’ebraismo e il cristianesimo .
La dichiarazione nostra etate è uno dei documenti del concilio ecumenico Vaticano secondo, la prima bozza, denominata Decretum de Judaeis (Decreto sugli ebrei) completata nel novembre del 1961 da Giovanni XXIII, che ci dimostra, nella sua genesi, l’infiltrazione della massoneria- sionista nella Chiesa.
Il primo complotto contro la chiesa è stato quello del sinedrio che organizzò l’arresto, la condanna morte, la consegna ai romani di nostro signore Gesù Cristo; in ogni epoca ci sarà un complotto contro la chiesa cattolica, pertanto non siamo scandalizzati.
Ora cercheremo di capire la genesi di nostra etate dove 2221 padri conciliari la approvarono.
Come è stato possibile?
Per arrivare a nostra etate dobbiamo partire , allora ,dalla rivoluzione francese che venne pianificata da più di 600 logge massoniche in Francia. Gli Ebrei ottengono durante la rivoluzione francese i diritti politici e civili che vengono letti dal rabbinato francese come un segno messianico. La drammatica persecuzione genocidaria della Chiesa cattolica e il trionfo politico e civile degli ebrei li spinge a vedere, come prossimo, il ritorno in Terra Santa poiché il segno ricevuto è molto forte.
La rivoluzione francese fu una delle più sanguinarie e anti cattoliche di tutta la storia: in una Francia cristianissima il popolo ebreo ottiene un potere fino ad allora impensabile. Ecco che si inizia a pensare ad un messia ormai prossimo, un messia che eleva il male a bene e abbassa il bene a male.
La conquista della Terra Santa sarà la prova che la chiesa non è il nuovo Israele.
Nel 1904 San Pio X ricevette Hertz Theodor che gli chiedeva aiuto per un ritorno in Terra Santa. Pio X che aveva chiarissimo il valore teologico e falsamente messianico della conquista della Terra Santa per Israele sionista si rifiutò di appoggiarlo. Quindi nel 1800 sanno già che andranno a prendere la Terra Santa ma devono cercare una modalità che possa permettere il raggiungimento dello scopo.
Nel 1884, Elia Benamozegh, rabbino livornese, pubblica un libro dal titolo “Israele e l’umanita”. Egli mostra come l’ebraismo comprenda sia una dimensione particolaristica, rivolta al popolo d’israele, sia una dimensione universalistica, rivolta all’intera umanità e come proprio nel rapporto tra queste due dimensioni vi sia la chiave della futura pace tra le religioni.
Elia, è un filosofo cabalista Italiano, ed è uno dei precursori del dialogo ebraico – Cristiano. Questo dialogo ebraico– talmudico- massonico con il cristianesimo viene perseguito per distruggere la Chiesa.
Di quale religione universale parla?
Della religione universale che nasce con Noè e il diluvio: è noto che la dottrina religiosa ebraica costruisce intorno al nome di Noè e dei suoi discendenti una dottrina di doppia legge e doppia salvezza. L’umanità intera non può sfuggire al giogo della legge divina, che si esprime in almeno 7 principi essenziali. Questi principi sono espressi in tradizioni orali rabbiniche che si basano su riferimenti scritturali. Ci troviamo di fronte ad una religione Noarchica Universale delle genti :
Si richiede alla Chiesa di professare la nuova religione universale unificata dal giudaismo (Noè).
La chiesa, secondo il rabbino di Livorno, dovrà evangelizzare con questa nuova religione ricca di umanitarismo, patrimonio comune di tutta l’umanità civile.
La chiesa diventa utile per il raggiungimento di questo scopo il cui fine non è più soprannaturale anzi diventa del tutto immanente, terrena, politica e giuridica, di diffusione dei diritti dell’uomo.
Nelle leggi Noachidi il concetto di primato petrino va ridefinito: per il rabbino livornese è necessario riconciliare il giudaismo con il cristianesimo mettendo il giudaismo al centro della religione universale unificata.
Questo è il punto chiave di nostra etate
Alla fine della seconda guerra mondiale il rabbinato inglese e statunitense saranno determinanti per il futuro dello Stato di Israele, non dimentichiamo che i due paesi sono usciti vincitori dalla guerra mondiale.
Julius Isaac, ebreo ateo comunista, storico francese, uno dei più grandi visionari dell’intesa cristiano ebraica dopo la seconda guerra mondiale e pioniere delle amicizie ebraico cristiane.
A causa delle leggi razziali antiebraiche, nel 1940, all’età di 63 anni, viene rimosso dall’ufficio ed espulso dal mondo della scuola. È costretto a nascondersi in varie regioni della Francia, principalmente ospite dei figli. Questi eventi tragici gli gettano addosso una nuova missione: scavare nelle radici religiose dell’antisemitismo europeo.
Il 7 ottobre del 1943, in un momento di sua casuale assenza, la gestapo irrompe nella sua stanza d’albergo e arresta la moglie, mentre la figlia, il cognato e uno dei figli, implicati in una rete della resistenza, vengono arrestati. Tutti saranno deportati ad Auschwitz e lì assassinati, tranne il figlio che riuscirà a fuggire. In questa condizione drammatica Isaac inizia uno studio alla ricerca delle cause dell’antisemitismo .
Organizza una conferenza In Svizzera nella cittadina di Seelisberg (conferenza di cristiani ed ebrei) dove dal 30 luglio al 5 agosto 1947 esponenti di alto livello del clero cattolico e del mondo protestante si incontreranno.
La tematica su cui si confronteranno di cui Isaac è il regista sarà un suo scritto dal titolo “antisemitismo cristiano” che con i suoi 18 punti sarà alla base della discussione tra i partecipanti teologi, sacerdoti cattolici e 30 protestanti.
Precisiamo che il cristianesimo non poteva essere antisemita, non può essere presente l’odio per una razza, che invece è una visione darwiniana ed un retaggio della teoria dell’evoluzionismo, ma invece sarebbe giusto definirlo antigiudaismo teologico.
Nasce un documento di 10 punti di Seelisberg, Ancora oggi carta fondante del dialogo ebraico cristiano.
Non li analizzeremo tutti e 10 ma soltanto 2 i più significativi:
Isaac conduce tutto il convegno alla luce della categoria del disprezzo della Chiesa cattolica, responsabile dell’odio contro gli ebrei e la chiesa cattolica con il suo apparato teologico. Il suo impegno perché il documento di Seelisberg diventi un programma comune di ebrei e cristiani lo porta ad un brevissimo incontro con Papa Pio XII durante un’udienza pubblica a Castel Gandolfo il 16 ottobre 1949.
Anche lo storico ebreo Leon Polyakov, francese di origine russa, noto soprattutto per i suoi lavori sul genocidio ebraico e sull’antisemitismo scrisse un libro ” il breviario dell’odio” , opera basata essenzialmente sugli archivi dei processi di Norimberga accusando la chiesa di antisemitismo. Poliakov fu anche uno dei primi a criticare il comportamento di Papa Pio XII nei confronti della Shoah, la chiesa cattolica viene ritenuta responsabile delle persecuzioni antisemite del 900.
Questa lettura è assolutamente insostenibile anche se proprio storicamente contestabile.
I 10 punti invitano a modificare la stampa manualistica e le pubblicazioni sia in ambito scolastico che seminariale in senso filo- ebraico un modo esplicito diretto e chiaro.
Partecipa indirettamente al convegno anche Jacques Maritain con un testo molto forte e che è uno dei più importanti intellettuali francesi insieme a Charles Peguy e Leon Bloy della nuova lettura del rapporto con il cristianesimo e l’ebraismo.
Sulla scia di questo primo incontro si ha una serie di atti, una serie di ulteriori incontri e conferenze perché tutto il dialogo successivo, in un certo senso, sarà basato proprio sul primato della prassi piuttosto che su grandi momenti dottrinali. Si instaura una nuova prassi, la prassi del dialogo ed è qui, per la prima volta, che compare l’uso capzioso e scorretto di quel passo della lettera ai romani in cui si dice che i doni di Dio sono irrevocabili, questo sarà il cuore di “nostra aetate” e di fatto verrà usato a sproposito .
La chiesa non potrà mai essere antisemita, non può dimenticare la sua Santità che la spinge a non disprezzare, a non odiare ma anzi ad avere carità verso tutti ed in particolare verso il mondo ebraico perché rimane un popolo che Dio aveva eletto per donarci nostro Signore attraverso la Vergine Maria.
Ma una parte del popolo ebraico ha rifiutato Cristo messia consegnandolo alla morte di croce: il popolo ebreo post biblico, ebreo askenazita (Hitler presunto aschenazita ebraico pure lui) odia profondamente il cristianesimo; non dimentichiamo che la persecuzione dei primi anni della Chiesa avviene in ambiente giudaico.
Delegazioni ebraiche sempre più spesso in vaticano
I tempi che preparano il concilio Vaticano secondo vedono numerosi incontri tra delegazioni ebraiche ed esponenti della chiesa cattolica. Dal 2005 ad oggi nessun altro gruppo ha avuto così costantemente accesso agli incontri a Roma con il Santo padre.
In tutti gli incontri tra delegazioni massoniche, para massoniche-sioniste-ebraiche, non compare mai il nome di Gesù Cristo, né compare mai l’invito a convertirsi.
Le concessioni dottrinali che la Chiesa cattolica ha fatto nei confronti del mondo ebraico sono state sempre crescenti; sono state a senso unico.
Il 17 gennaio durante la visita di Papa Francesco alla sinagoga di Roma Il rabbino capo Riccardo Di Segni si rifiuta di discutere di teologia con la chiesa cattolica:“Non accogliamo il Papa per discutere di teologia. Ogni sistema è autonomo, la fede non è oggetto di scambio e di trattativa politica“.
Obbiettivo : rovesciare la fede, in Cristo Gesù nostro Signore, della chiesa cattolica.
Da sempre la teologia cattolica sottolinea il suo rapporto con il mondo ebraico che nega Gesù e che rimane legato all’antica alleanza. La dottrina perenne, perché infallibile, dei padri della chiesa, vede nella chiesa il nuovo Israele e non rimane un vecchio Israele accanto alla chiesa poiché, quest’ultimo, non ha riconosciuto ciò per cui era stato eletto: preparare ad accogliere Cristo. Non così sarà per Edith Stein come già spiegato, che invece accoglierà il cristianesimo e donerà la sua vita per amore a Cristo, alla Chiesa e al suo popolo.
Il mondo ebraico si potrà salvare solo se si convertirà e riconoscendo Cristo come Messia mandato dal Padre, si farà battezzare.
La missione della chiesa verso tutti i popoli è l’evangelizzazione: andate ed ammaestrate tutte le genti dice Gesù. Pregare e richiamare a conversione il popolo ebreo fa parte della missione che Cristo ha affidato alla santa Chiesa. Ricordiamo la predicazione di San Bernardino da Siena nei ghetti ebraici per invitarli a conversione riconoscendo in Cristo l’unico salvatore. Non c’è salvezza se non in Cristo, se uno potesse salvarsi senza riconoscere Cristo anzi considerando Cristo nemico, la religione cristiana non sarebbe vera.
Dopo questo primo incontro l’Onu proclama lo stato di Israele che alcuni mesi dopo dichiara l’indipendenza con la prima guerra israeliana -palestinese. Si arriva così lentamente a nostra aetate: Isaac è partito per questa crociata e questa crociata avrà come punto culminante l’approvazione con 2041 placet, 88 non placet, tre voti nulli, il 26 ottobre 1965 della dichiarazione nostra aetate. Isaac prosegue i suoi incontri ad altissimo livello con Giovanni XXIII che promette di fare qualcosa, chiede: “posso sperare in qualcosina?“.
Il Papa risponde “lei può sperare in molto più che in qualcosa” . A questo punto Giovanni XXIII affida il cardinal Bea il compito di creare una commissione; siamo nel 1960, quindi prima, ancora prima che inizi il Concilio, per studiare la questione del rapporto col giudaismo e produrre un documento utile ai padri.
Incontri segreti e inquietanti nel sottosuolo
Iniziano una serie di incontri inquietanti fra Bea e una serie di esponenti ebrei, il primo è Nahum Goldmann, presidente del Congresso ebraico mondiale. Bea si fa consegnare da Goldman un memorandum sulle aspettative degli ebrei dal Concilio che sta per aprirsi; Bea consegna questa bozza al Papa e di fatto questo documento è praticamente la bozza di nostra aetate.
Abbiamo un’altra testimonianza abbastanza incredibile, il giornalista Lazare Landau in alcuni articoli, usciti nel 1986 in Francia, ci racconta questo particolare incontro: “in una glaciale serata dell’inverno 1962 mi recai nel centro comunitario della pace di Strasburgo, i dirigenti ebrei ricevevano in segreto nel sottosuolo un inviato del Papa, padre Congar, incaricato da Bea a nome di Giovanni XXIII di chiederci ciò che ci aspettavamo dal Concilio“.
Gli ebrei chiedevano la loro completa riabilitazione: “il Concilio consentì ai nostri auspici “. La dichiarazione di nostra aetate costituì una vera rivoluzione nella dottrina della Chiesa sugli ebrei, una mutazione totale.
Questa testimonianza è una importante testimonianza di incontri segreti, conciliaboli ignoti dove viene chiesta la riabilitazione del mondo ebraico.
La riabilitazione c’è stata, la chiesa ha accettato una mutazione totale. A volte chi è fuori dalla chiesa dà testimonianze che sono in un certo senso anche più forti e più oneste di quelle che si hanno all’interno. Ma vi è un’altra testimonianza, se vogliamo, ancora più inquietante : il presidente del comitato ebraico mondiale afferma che nel gennaio del ’62 Bea si lamentò del fatto che il gran rabbino Jacob Kaplan parlando con lui aveva manifestato di conoscere il fine del Concilio dichiarando che fosse l’unione fra i cristiani e per questo motivo, gli ebrei non avrebbero partecipato.
Bea con un pò di ironia si stupiva che i rabbini europei conoscessero con tanta esattezza il fine del Concilio, ciò che era ignorato dalla maggior parte dei cristiani. Mentre era in corso tutto questo esce il dramma Il Vicario di Rolf Hochhuth, dramma che è un monumento alla falsificazione della storia ma che fece grande scalpore a livello mondiale.
Fu il primo grande atto d’accusa pubblica che il mondo ebraico lanciò verso Pio XII. Fu un elemento di pressione, uscì proprio in un momento particolarmente delicato. Siamo già di fronte a qualcosa di incredibile, abbiamo un Concilio che chiede agli ebrei di dire che cosa si aspettano che si dica di loro da parte della Chiesa cattolica. Chiaramente tutto ciò, quanto al metodo, anche lasciando stare il merito, non ha assolutamente nulla di cattolico; non è certo un metodo che sia condivisibile quello di chiedere a colui che devi anatemizzare cosa devi dire di lui
Nostro Signore Gesù consegnato di nuovo in questi sottosuoli
Questi conciliaboli segreti fanno pensare al primo grande conciliabolo nel Vangelo di Luca capitolo 22 versetti 3 e 6 che ci dicono “ Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota, uno dei 12 il quale andò a combinare coi principi dei sacerdoti e coi capitani del popolo sul come darlo nelle loro mani. Essi se ne rallegrarono e patteggiarono di dargli del denaro “. Fatte le debite proporzioni, sembra di essere proprio di fronte a questo, uno dei 12 che va a consegnare nelle loro mani nostro signore Gesù Cristo, il nostro signore Gesù in questi conciliabili e in questi sottosuoli. Anche all’hotel Planet di New York ci fu un incontro segreto.
Nostra aetate si apre con alcune constatazioni ,la prima è che il genere umano si unifica, l’unità del genere umano; non dimentichiamo Bonamosegh “ il mondo si sta unificando e deve unificarsi”. La chiesa deve essere attrice fondamentale di questo processo con la produzione di sussidi che sottolineano fortemente l’ ebraicità di Gesù, esortando i cristiani ad un cammino di conversione che, a partire dal dramma della Shoah, li porti a riconoscere gli atteggiamenti colpevoli di anti giudaismo che hanno caratterizzato per due millenni il loro rapporto con gli ebrei.
Probabilmente i padri della Chiesa non erano stati abbastanza attenti e anche Nostro Signore, nei tanti passi in cui condanna coloro che lo rifiutano, non aveva scrutato abbastanza bene il suo rapporto con tutto il mondo ebraico. Nell’ultimo passo ci colpisce che nostra aetate pone l’accento su quello che si ha in comune. Questo pone molti problemi, perché è chiaro, si possono avere cose in comune con tutti ma la chiesa ha sempre guardato soprattutto a ciò che divide, proprio per amore alla carità perché la più piccola perdita della fede equivale a perdere tutta la fede. Non è quindi possibile semplificare guardando ciò che ci unisce, guardando le comunioni non piene, per esempio, con gli eretici .
Il sacro Concilio ricorda il vincolo per cui il popolo del nuovo testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo e qui già molti esegeti hanno fatto notare che è un grossissimo cedimento, perché la chiesa non può avere rapporti con stirpi o razze. La chiesa intanto ha rapporto con tutti gli uomini e nella stessa nostra aetate quando parla delle altre religioni non parla mai di stirpe ma di altre religioni: induismo, buddismo, Islamismo.
Qui invece parla di stirpe che è un implicito riconoscimento del fatto che il popolo ebraico post biblico, considera la sua stirpe come stirpe sacra sacerdotale ed eletta e pretende quindi che la chiesa lo riconosca nei suoi documenti. Infine l’equivoco già citato sul fatto di non distinguere fra ebrei credenti nel Cristo venturo ed ebrei appunto del mondo post biblico.
Ma il punto chiave, il sofisma fondamentale, secondo l’apostolo, dice nostra aetate, è che gli ebrei in grazia dei padri rimangono ancora carissimi a Dio e i cui doni e la cui chiamata sono senza pentimento, sono irrevocabili ( romani 11 ,27-29 ). Questo passo è citato praticamente incessantemente, continuamente, è diventato una sorta di mantra, di suono quasi incessantemente citato in ogni saluto, in ogni incontro si dice sempre questa cosa : “i doni di Dio e la chiamata di Dio sono irrevocabili sono senza pentimento “.
È vero Dio non può mutare quindi il suo decreto è immutabile ma evidentemente questo dono perché sia operante deve essere accolto, e questo dono, è il dono di essere il popolo chiamato a riconoscere, accogliere, adorare nostro Signore Gesù Cristo. L’elezione non è sganciata da questo riconoscimento del Messia e quindi non viene meno la chiamata ma la chiamata non è stata corrisposta. Certo la chiamata rimane e palpiterà, per così dire, segretamente, inquieterà la mia vita luminosamente.
Il mondo ebraico rivendica il carattere asimmetrico del rapporto ebraico cristiano: Il cristiano non può fare a meno di Israele; l’ebreo, se non vuole negare la propria fede, deve fare a meno del Cristianesimo ( Riccardo Segni)
Lo sguardo della Chiesa cattolica deve cambiare sul mondo ebraico. Per la prima volta compare l’idea che si adori lo stesso Dio: ebrei post biblici talmudici e cristiani adorano lo stesso Dio e questo va insegnato ai cristiani tutti, c’è un’insistenza incredibile sulla ebraicità di Gesù sottolineata in modo chiaramente distorto.
Nostra etate, possiamo affermare, ha un grosso problema, non focalizza il punto chiave creando grosse ambuiguità e confusioni: non precisa che c’ è la frattura molto netta fra la fede di Mosé e dei patriarchi, dei profeti che hanno creduto in Cristo venturo e gli ebrei post biblici-sionisti-massoni. Gli ebrei dell’antica alleanza credendo nel Salvatore promesso sono stati liberati da Cristo, dopo la sua morte, quando discese agli inferi e aprì per loro le porte del paradiso che fino ad allora erano rimaste chiuse. La credenza religiosa dell’ebraismo postbiblico, ebraismo talmudico, cabalista, esoterico e anticristiano sionista è altra cosa dall’antica alleanza dei giusti che credevano in Cristo venturo.
Gesù infatti si lamenta su Gerusalemme, piangendo dice: “Gerusalemme, Gerusalemme, non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata da Dio, dai patriarchi, dai profeti (Luca 19,41-44).
Il miglior teologo del concilio spiega perché il popolo ebraico, ancora oggi, può essere chiamato deicida.
Monsignor Luigi Maria Carli, vescovo di Segni durante il tempo del concilio era considerato la voce “ufficiosa”. Teologo canonista ben preparato, nei suoi interventi domandò sempre che la dottrina fosse formulata nella fedeltà alla tradizione e al magistero della Chiesa.
Considerato uno dei migliori teologi del Concilio dimostrò con estrema carità, dolcezza, semplicità ma anche lucidità teologica da grande scolastico, il perché ancora oggi può essere chiamato popolo deicida, popolo riprovato da Dio e popolo da Dio maledetto.
Lo dimostra con l’appoggio a tutta la tradizione e facendo una distinzione chiave che bisogna distinguere fra colpa individuale e responsabilità collettiva di ordine giuridico dove, in questo caso, in effetti, la colpa, per esempio dei capi del sinedrio e dei capitani del popolo, può far sì che tutto il popolo contragga un debito e debba quindi anche essere sottoposto alla corrispondente sanzione.
Così la riprovazione, mostra Carli, non è una riprovazione da intendersi come se ogni singolo ebreo nato nella storia sia riprovato da Dio ovvero reprobo, ovvero, predestinato alla dannazione eterna. È assurdo, perché Dio dà a tutti, anche agli ebrei post biblici, la grazia sufficiente di salvarsi : quindi ogni singolo ebreo può ovviamente salvarsi convertendosi al Cristo ma, il popolo ebreo, in quanto tale, in quanto rifiuta Cristo, non è più il popolo che Dio benedice, non è più un popolo che Dio può benedire. È un popolo riprovato. Chiudiamo accennando a quello che è accaduto dopo il Concilio.
Diciamo ciò che ci unisce, non diciamo ciò che ci separa
Dopo il concilio si ha la prassi, la prassi del dialogo. La prassi ha uno schema preciso, nascono delle amicizie giudaico cristiane ci sono incontri incredibili, giornate del dialogo,17 gennaio, dove ogni vescovo fa degli incontri con i rabbini basati sul principio “diciamo ciò che ci unisce, non diciamo ciò che ci separa”o non toccando i temi sensibili, nascondendo, magari, la croce pettorale per non offendere la sensibilità del corrispondente interlocutore.
La prassi avanza, la prassi diventa documenti delle conferenze episcopali, con due conferenze episcopali la francese e l’americana, sempre all’avanguardia nel fare dichiarazioni incredibili, avanzatissime: non ci sarà mai più missione verso gli ebrei, gli ebrei non devono convertirsi, la loro alleanza è ancora valida. Roma traccheggia, però alla fine la curia romana si pronuncerà. Nel 1974, sulla scia delle dichiarazioni francesi -americane ,arrivano gli orientamenti e i suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione nostra aetate.
Guai grossi in arrivo
Qui arrivano i guai grossi con le applicazioni che sono sempre molto più dolorose . Si dice : “ a un certo punto i cristiani si sforzeranno altresì parlando con gli ebrei di comprendere le difficoltà che l’anima ebraica prova davanti al mistero del verbo incarnato, data la nozione molto alta e molto pura che essa possiede della trascendenza divina.” Poiché siamo difronte ad una religione particolarmente pura e alta della trascendenza di Dio, parliamo con un certo pudore del fatto che il nostro Signore è vero Dio perché, sennò, offendiamo il loro senso della trascendenza.
Segue poi un passo inquietante : “è evidente che i testi biblici non possono essere cambiati (che poi non è vero perché li stanno cambiando) ma si può in una versione destinata all’uso liturgico rendere esplicito il significato tenendo conto dei più recenti studi esegetici”. Semplificando il curialese : “traducete la passione soprattutto in modo che non offende i nostri fratelli maggiori divenuti rapidamente nel breve volgere di un pontificato padri nella fede “ . Oltre ai padri della Chiesa adesso abbiamo anche i padri nella fede ?
Nel 1985 escono i sussidi, aiuti per una corretta presentazione degli ebrei e dell’ebraismo nella predicazione, nella catechesi. Ora dire che nel 1985 arrivano i sussidi, finalmente, per una corretta presentazione dopo 2000 anni di cristianesimo ecco non sarà un’offesa, anzi rallegrerà i padri nella fede ma rattristerà i padri della Chiesa, per tornare al nostro gioco di parole. Qui c’è qualcosa di inquietante . Si dice: “ non si tratta solo con la nuova catechesi di sradicare dalla mente dei nostri fedeli residui di antisemitismo che ancora si trovano qua e là” (sembra la psicopolizia di orwell ,il ministero della verità che deve sradicare dalla mente, è un linguaggio quasi psichiatrico, è inquietante sradicare dalla mente ) .
Poi dice “ Nulla vieta, nulla sottrae il valore dell’antico testamento nella chiesa e non vieta che i cristiani possano a loro volta utilizzare con discernimento le tradizioni di lettura ebraica” .
Cosa devono fare i cattolici ?
Non è un linguaggio cattolico
Si parla di venuta del messia e non di ritorno del messia, questo non è un linguaggio cattolico, questo non è il linguaggio della Chiesa cattolica apostolica Romana. È il linguaggio di qualcosa altro, di qualcun altro perché il messia è già venuto e il Regno che ha promesso non è il Regno dei diritti dell’uomo non è l’Onu-
Il punto decisivo è questo: la commissione biblica tuttavia non poteva nel suo lavoro di riflessione sul rapporto fra Bibbia cristiana e Bibbia ebraica, prescindere dal contesto del nostro presente, nel quale, il dramma della Shoah ha collocato tutta la questione in un’altra luce. Qui luce vuol dire in un’altra dottrina.
Nasce una nuova dottrina. Si capisce che un fatto storico, per quanto drammatico non potrà mai modificare alcun principio teologico e non potrà modificare i dogmi che la Santa chiesa cattolica ha il mandato divino di custodire, incorrotti nei secoli e nei millenni. Non ci potrà mai essere nessun fatto storico che possa modificare il dogma cattolico . Questo bisogna gridarlo dai tetti o inizieranno a gridarlo le pietre, per usare il passo così vero del Vangelo.
Esce il più grave documento del pontificio consiglio della giustizia e della pace per la gioia della massoneria-sionista
Quando, però, si abbandona la dottrina si viene confusi ad ogni livello morale, sociale, politico, e così, pochissimo tempo fa, è uscito un documento del pontificio consiglio della giustizia e della pace per una riforma del sistema finanziario monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale. Invito i lettori a leggerlo e vedrete che, praticamente, qualunque massone del passato, nel suo sogno più perverso di governo mondialista, non avrebbe potuto desiderare un documento più radicale di questo, con un inno all’onu, alle sue milizie, ai suoi caschi blu, alla possibilità insomma di vedere sfruttare già queste strutture che stanno manifestandosi.
Ecologia, migrazioni, biodiversità, clima, giornata mondiale per la salute, urgenza della vaccinazione, transizione energetica, obbiettivi ONU 2030 sono le iniziative improntate soltanto sulla prassi. Probabilmente è il documento più grave che sia uscito da un pontificio consiglio negli ultimi anni perché si capisce che davvero, ahimè, il progetto sinistro, sottile e inquietante di Benamozegh sembrerebbe essere in corso d’opera molto avanzato.
di prof. ssa Paola Persichetti – ricercatrice di Cristianesimo ed Ebraismo.
Paola Persichetti, oltre ad essere presidente dell’Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Nell’immagine di copertina l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin che emise il Decreto sui 10 vaccini obbligatori in ossequio al piano di Immunizzazione di Bill Gates, Barack Obama e Matteo Renzi approvato dal Governo Gentiloni Multa Lorenzin arriva alla regione UMBRIA di prof. ssa Paola […]
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Nell’immagine di copertina l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin che emise il Decreto sui 10 vaccini obbligatori in ossequio al piano di Immunizzazione di Bill Gates, Barack Obama e Matteo Renzi approvato dal Governo Gentiloni
di prof. ssa Paola Persichetti
Mi è stata inviata da un genitore, nostro associato, associazione TRILLY APS, M.T. le sue iniziali, un verbale di accertamento e contestazione di illecito amministrativo da parte della Usl Umbria 2. Questo non è l’unico caso che stiamo seguendo: ce ne sono altri in corso da parte sia della Usl Umbria 2 che della Usl Umbria 1
Dopo il Trentino e l’Emilia-Romagna si accoda anche l’Umbria nel comminare la multa da Decreto Lorenzin ai genitori che decidono di inadempiere “all’obbligo vaccinale”.
Qui addirittura hanno deciso di comminare una multa sull’esavalente ed una sul quadrivalente di 177 euro l’una. I genitori non intendono pagare questa multa perché vorrebbe dire ammettere di sbagliare e subire passivamente degli abusi.
Intendono riprendersi il loro status naturale di tutori legali dei propri figli, non lasciando decidere al governo. I genitori avranno sempre l’ultima parola.
Sono state pertanto depositate le memorie difensive sul verbale di accertamento sperando di non dover arrivare al GdP. Ad altri genitori, di due minori della Usl Umbria 1, sempre nostri soci, hanno deciso di comminare 7800 € Ca.
Ottobre 2018, si era appena entrati nella legge Lorenzin, e tutti avevano creduto che un DL seppure convertito in legge 119/2017 potesse interferire nel diritto all’istruzione. Tutti hanno creduto alla balla del requisito d’accesso, che i bambini che non fossero stati in regola con i vaccini, non potevano frequentare; alla balla delle sospensioni che non esistono e non si possono comminare; della balla che le scuole possono far tutto e che la legge Lorenzin esclude e discrimina, e coloro che non sono in regola con lo status vaccinale facendolo con dei fogli di carta che non hanno nessun valore.
Vogliamo pertanto affrontare la problematica che affligge molti genitori che non si sentono tutelati né si sentono liberi di dissentire riguardo ad una terapia vaccinale.
A tal riguardo oserei parlare di “psicosi collettiva e manipolazione delle menti“.
Come presidente di una associazione TRILLY APS, molto spesso vengo interpellata riguardo a questa problematica che affligge e getta nella disperazione molte famiglie, e quello che ho constatato è che nessuno ha mai denunciato, i tribunali sono rimasti vuoti, nessuno ha protestato anzi tutti, e dico tutti, hanno consegnato dati sensibili sanitari come se fossero “ un nulla”. Ancora oggi, per molti genitori, è così, come se un minore da 0-6 anni non avesse lo stesso diritto di istruzione-educazione, socializzazione ed inclusione come uno da 6-16 anni.
Quello che è iniziato con la Lorenzin non è stato che un piccolo antipasto di quello che abbiamo vissuto in questi ultimi quattro anni: se erano stati esclusi minori da 0-6 anni privandoli della frequenza e del diritto all’educazione, alla socializzazione e all’inclusione, ora lo si poteva fare anche con il Covid 19.
C’è stata una vera e propria MANIPOLAZIONE DI MASSA portata avanti dal Governo ma che non corrisponde alla realtà oggettiva. Da sempre sentiamo dire che il Governo non può obbligare a nessun farmaco TRANNE i vaccini, oppure che un cittadino può rifiutare ogni cosa nel suo corpo ma il vaccino no.
È solo propaganda! Partiamo dal presupposto che un TSO è un fermo amministrativo, tramite sedazione, dove la persona che sta violando la Legge non è trattabile, quindi dichiarata momentaneamente interdetta ed al trattamento farmacologico non viene richiesto il suo CONSENSO INFORMATO. Il TSO è un caso di PUBBLICA SICUREZZA.
Il sindaco, su emergenza epidemica, quindi tutela della salute pubblica, può fare ordinanza per la quarantena domiciliare ad una persona che ha certificazione di malattia ma non imporgli esami/cure/vaccini.
No non è un siero ma un “farmaco iniettabile esclusivamente da personale medico” e segue all’acquisizione del CONSENSO/DISSENSO del paziente o di chi ne fa le veci. Nessun obbligo, nessuna punizione, nessuna imposizione, una Legge non può obbligare ad un farmaco e i vaccini sono farmaci e non sono a regime “speciale”.
Data la situazione è fondamentale distinguere il vero dal falso e acquisire gli strumenti per comprendere quando si è di fronte ad una propaganda o quando si è di fronte a dei veri obblighi come cittadini.
E la vaccinazione, TUTTI I VACCINI, non rientrano più in quegli obblighi dal 2001 grazie alle disposizioni di Legge (145/2001 – 219/2017) legate all’art. 32 della Costituzione. Acquisendo tale consapevolezza nessuno potrà più mistificare la comprensione della legge e manipolarci. La consapevolezza e la conoscenza di un uomo fa paura al sistema. La conoscenza è la vera libertà degli individui.
La modalità in cui ci comunica “l’obbligatorietà del vaccino avviene sempre nello stesso modo,una semplice lettera inviata da una scuola pubblica che dichiara che agli studenti viene impedita la frequenza o l’iscrizione alla scuola materna perché non è in regola con lo stato vaccinale “obbligatorio“. In Italia, non è un segreto, la sanità sta cercando di entrare nelle scuole ne è l’esempio recente che anche in Sicilia si sospendono o meglio, si vorrebbero sospendere, tutti gli alunni che non abbiano completato la vaccinazione MPRV, come il personale scolastico, direttamente dalla dirigenza scolastica.
Con nota n. 7146 del 23 febbraio 2024 si comunica che, a causa di casi di morbillo, a TUTTI i minori da 0-16 non correttamente vaccinati DEVONO ESSERE SOSPESI DALLA FREQUENZA SCOLASTICA FINO A VACCINAZIONE (due dosi di Morbillo-Parotite-Rosolia [MPR] e per i nati nel 2017 anche +Varicella [MPRV]). Coinvolto anche tutto il PERSONALE SCOLASTICO. La questione è gravissima perchè assolutamente FUORI LEGGE. Cerchiamo di capire i fatti per trovare le giuste contestazioni che ci portano a dire che siamo difronte ad un vero e proprio abuso.
L’art.3-bis della Legge 119/2017 NON impedisce ai minori NON in regola con le vaccinazioni l’iscrizione, l’accesso e la frequenza per nidi, materne, elementari, medie e superiori. Per la fascia 0-6 è OBBLIGATORIO il deposito della documentazione entro il 10 luglio dall’iscrizione (libretto vaccinale in regola, esonero/differimento, formale richiesta di vaccinazione ed omissione), NON solo l’adempimento vaccinale, per evitare la DECADENZA DELL’ISCRIZIONE con giusta causa per negligenza dei genitori. Per la fascia 6-16 c’è comunque la richiesta entro il 10 luglio ma se non viene effettuato il deposito NON è prevista la decadenza dell’iscrizione.
Mentre l’art.1-2 della Legge 199/2017 prevede UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA da 500 euro, da parte dell’ASL competente, per l’inadempienza vaccinale. NON ESISTE SOSPENSIONE DA NESSUNA PARTE, LEGGE LORENZIN COMPRESA. In più ricordiamo che se fossimo, anche, davanti ad un’emergenza epidemica, dove il Sindaco con ordinanza potrebbe CHIUDERE LE SCUOLE A TUTTI (personale scolastico compreso) non si può impedirne l’accesso ad alcuni. Invece richiamano in maniera scorretta la Legge 119/2017 ignorando che, con Decisione del 22/11/2017 – Deposito del 18/01/2018 e Pubblicazione in G.U. 24/01/2018 n. 4, la Corte Costituzionale, con sentenza di rigetto 5/2018, discuteva proprio le competenze Stato-Regioni sul DL 73/2017, convertito in Legge 119/2017.
La Regione Veneto, ricorrente, voleva differenziarsi dalla normativa vigente sull’obbligo vaccinale, ma la Corte Costituzionale ha affermarmato chiaramente che ciò non è possibile.
Al punto 7.2.5. della sentenza menzionata leggiamo: “Dinanzi a un intervento fondato su tali e tanti titoli di competenza legislativa dello Stato, le attribuzioni regionali recedono, dovendosi peraltro rilevare che esse continuano a trovare spazi non indifferenti di espressione, ad esempio con riguardo all’organizzazione dei servizi sanitari e all’identificazione degli organi competenti a verificare e sanzionare le violazioni”. Sembra chiaro che la regione Sicilia abbia volontariamente ignorato una sentenza della CC sulla stessa questione ed abbia emesso la circolare attuativa, palesemente non conforme alle indicazioni statali: la stessa cosa che avrebbe voluto fare il Veneto, ma che è stata impedita.
La Corte Costituzionale è chiara, ogni Regione DEVE attenersi alla normativa vigente sull’obbligo vaccinale senza modificarne termini e modi. Non esiste “interpretazione personale”, che potrebbe portare a giustizia sommaria e differenziata, neanche a livello di pubbliche amministrazioni, ma una lettura della Legge in base all’ordinamento legislativo, partendo dai Diritti del Fanciullo, fino ad arrivare alla normativa vigente nazionale.
Ritornando in Sicilia abbiamo visto che i dirigenti scolastici siciliani invitano studenti e personale scolastico a vaccinarsi il prima possibile ventilando l’ipotesi di sospensione riportata dalla circolare dell’assessorato alla salute del 23 febbraio di cui si allega copia.
La nota non è un fake ma è stata inviata a tutte le scuole e recepita da un solo istituto. Non è la prima volta che fanno azioni a piccole dosi per studiarne le reazioni.
L’obiettivo è subito chiaro, un altro giro di boa per coloro che avessero schivato i nidi e le materne.
Sono state sovvertite leggi e competenze ma spetta noi rimettere al loro posto ognuno di loro
Non possiamo non vedere dove ci sta portando la strada da loro disegnata, dopo tutto quello che è accaduto in questi quattro anni. Noi non possiamo far altro che unire i puntini e restare vigili ma non spaventati, perché ci si vuole muovere per studiare e risolvere i fatti. Il nostro motto è “ Non ci avranno mai come vogliono loro“.
La richiesta di vaccinazione MPR non rientra nel contratto ed è una modifica unilaterale non conforme, in violazione della privacy, non solo non accettata dal firmatario ma neanche più vantaggiosa per il dipendente: è altresì noto che, se le medesime parti contraenti si determinano ad apportare modifiche e/o integrazioni al contratto concluso, devono utilizzare la medesima forma scritta e firmata da entrambi le parti.
Comunque anche se fosse un’integrazione degli iniziali accordi in merito a una o più circostanze inizialmente non previste, il precedente contratto non viene meno ma ad esso, si aggiunge solo qualcosa in più. Questo vuol dire che davanti al rifiuto di una modifica contrattuale, la condizione lavorativa non cambia.
Dato che il datore di lavoro ha la responsabilità della sicurezza sui luoghi di lavoro, regolamentata da D.gls. 81/08, potrebbe reclamarla per subentrare nei rapporti lavorativi già consolidati ma lo status vaccinale, quindi dati sanitari o di salute, DEVONO passare eclusivamente dal Medico Competente INAIL.
Le vaccinazioni NON sono più obbligatorie nel D.lgs 81/08 ma, in base al titolo X del D.lgs. 81/08, che prevede, all’art. 279 c. 2 lettera a) l’obbligatorietà, per il datore di lavoro, della “messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del Medico Competente” e c. 5 “Il medico Competente fornisce ai lavoratori adeguate informazioni sul controllo sanitario cui sono sottoposti e sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività che comporta rischio di esposizione a particolari agenti biologici, individuati nell’allegato XLVI, nonché sui vantaggi ed inconvenienti della vaccinazione e della non vaccinazione”. Quindi il MC NON può dare “non idoneità” al rifiuto sulle vaccinazioni.
IL RIFIUTO A QUALSIASI TRATTAMENTO FARMACOLOGICO come lo sono le vaccinazioni, che porta ad un DISSENSO INFORMATO E’ UN DIRITTO (riferimenti normativi in coda all’articolo).
Basta soprusi e finti obblighi! Sul nostro corpo e su quello dei nostri figli, cosa inserire rimane una nostra scelta ed il rifiuto al consiglio del medico non può subire pressioni, minacce, multe o nessun genere di violenza.
Soltanto i cittadini che non presentandosi alla convocazione da parte dell’Asl per dare un consenso o dissenso alla vaccinazione, sono sanzionabili (con una sanzione amministrativa pecuniaria) perché hanno ignorato la normativa in essere compiendo un illecito amministrativo.
Non possiamo più delegare qualcun altro ad esercitare i nostri diritti, è imperante e indispensabile colmare la nostra ignoranza affinché edotti possiamo esercitare i nostri diritti. È vero che la normativa italiana vigente non è sempre facile da interpretare, e su questo si gioca la partita. Se invece , un cittadino riesce ad interpretarla, a conoscere le competenze ed i limiti degli esecutori, gli strumenti a sua disposizione, riesce tranquillamente a combattere abusi e consuetudine contro la sua libera scelta.
Essere non in regola con i vaccini, ma in regola con la legge permette ai bambini di nidi, materne e primarie la frequenza come tutti gli altri senza dover incorrere in nessuna sanzione amministrativa.
Smettiamola quindi di dire che esiste un obbligo vaccinale per la frequenza di nidi e materne perché se c’è obbligo non può esserci consenso informato ma se c’è consenso informato non può esserci obbligo. La conferma è che anche per le vaccinazioni contro il COVID-19 era prevista la firma del consenso informato.
Le disposizioni di legge hanno tolto le vaccinazioni coatte di Stato. C’è stato l’obbligo di Stato, in Italia, ma dal 2001 non può più esserci. Grazie alla legge 219/2017 i cittadini (anche tutori di minori) possono rifiutare qualsiasi trattamento/esame/protocollo medico senza pressioni, minacce, sanzioni e senza intaccare la responsabilità genitoriale. Questo vale per tutti non solo per i bambini. Entriamo in un futuro che garantisce i diritti a chi li esercita, è solo studiando che ci fa dire basta ai soprusi governativi.
La nostra associazione TRILLY APS ringrazia I nostri soci, genitori di M.T, Per aver condiviso il loro caso volto ad incoraggiare altri genitori a fare altrettanto. Ringraziamo anche “ Tutela del diritto soggettivo“ con il quale collaboriamo a tutela e difesa dei cittadini.
Il nostro sito www.trillyapslagentecomenoi.it sul quale potrete trovare tutte le informazioni a riguardo.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Sabato 23 marzo 2024 si terrà a Lonigo (Vicenza) la terza edizione della giornata nazionale per la vera scuola cattolica. L’Umbria sarà rappresentata dalla prof.ssa Paola Persichetti – presidente dell’associazione di promozione sociale “TRILLY La Gente Come Noi” – in veste di […]
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Sabato 23 marzo 2024 si terrà a Lonigo (Vicenza) la terza edizione della giornata nazionale per la vera scuola cattolica. L’Umbria sarà rappresentata dalla prof.ssa Paola Persichetti – presidente dell’associazione di promozione sociale “TRILLY La Gente Come Noi” – in veste di referente regionale di alleanza parentale in adesione al manifesto dell’osservatorio cardinale Van Thuân, insieme ad alcuni genitori e insegnanti
Nell’immagine di copertina il grande maestro e sacerdote San Giovanni Bosco con il suo Santo allievo Domenico Savio
di prof. ssa Paola Persichetti
Per comprendere al meglio la situazione scolastica nazionale si consiglia di leggere anche DOSSIER SCUOLA – 1: CRONACA DI UNA CATASTROFE EDUCATIVA ANNUNCIATA. Gli Istituti Cattolici come risposta al Totalitarismo di Stato
L’osservatorio Van Thuân, per fronteggiare la grave crisi educativa che ha travolto la nostra società e l’intero settore dell’istruzione ha creato un coordinamento specifico che raccoglie già molte realtà, specialmente di scuola parentale cattolica e Homeschooling, ma anche di scuole cattoliche paritarie e insegnanti cattolici che operano nella scuola statale.
È un’iniziativa di grande valore in un paese dove sempre meno si parla di libertà di educazione, e la Chiesa sembra dare precedenza ad altri temi, avendo delegato allo Stato l’educazione delle nuove generazioni.
A proposito del monopolio di Stato dell’istruzione è importante considerare la sentenza n. 1491 del 2024 che prevede nuove restrizioni per l’istruzione parentale.
Le testate giornalistiche continuano a pubblicare titoli che condannano e penalizzano la scuola parentale, per suscitare nelle famiglie sentimenti di ansia, paura, preoccupazione e un senso di sfiducia in un futuro dove si vuole cancellare la libertà di scelta educativa. Con la sentenza del Consiglio di Stato numero 1491 / 2024 i media hanno voluto calcare la mano sull’aspetto educativo tanto a cuore alle famiglie: “ nessuna norma autorizza a ritenere che l’adempimento dell’obbligo scolastico possa essere rimesso all’autonomia privata familiare”. Il Consiglio di Stato ha volutamente sottolineato che “l’istruzione scolastica è materia di “pubblico interesse”, e le famiglie che scelgono l’opzione parentale devono dimostrare di avere la capacità tecnica o economica di “fornire un’istruzione equivalente a quella impartita nelle scuole statali“.
Le stesse istituzioni scolastiche, continua la sentenza, “non possono disinteressarsi dell’istruzione parentale, ma devono, periodicamente, effettuare controlli e verifiche per accertare che l’istruzione impartita a domicilio sia conforme ai requisiti minimi previsti dalla legge”.
La famiglia si vede desovranizzata, deresponsabilizzata, inadeguata, impreparata e incosciente in confronto all’ istituzione scolastica statale che si definisce la più adeguata e la più attenta all’educazione dei figli.
Aldilà delle interpretazioni la responsabilità educativa resta comunque in capo alle famiglie: il ruolo delle famiglie è fondamentale nell’educazione dei figli e nessuna sentenza può sminuire tale ruolo né cancellarlo. Le famiglie hanno il diritto, per legge, di scegliere il percorso formativo più adatto ai propri figli.
Nella scuola e nell’educazione avviene qualcosa di molto più profondo e fondamentale che non soltanto l’apprendimento di alcuni rudimenti e comportamenti. In essa il bambino mette in rapporto la sua più profonda intimità con la verità e, facendo così, si mette alla ricerca dell’assoluto perché niente di relativo potrà soddisfarlo. Questo rapporto dell’educazione con l’assoluto necessita una sorveglianza e custodia da parte dei genitori, che sono gli unici a possedere le chiavi dell’intimità dei propri figli non in assoluto ma secondo il progetto di Dio su di loro.
Al contrario il tipo di educazione proposto dalla nostra società è assolutamente deprecabile: non so se sia mai esistita una società che intenzionalmente abbia cresciuto i propri bambini nell’ignoranza della metafisica, del fatto che esista qualcosa oltre la materia. L’unico imperativo che la nostra società impone ai bambini è: divertiti, riempi la tua vita di piaceri di ogni tipo, dimentica le responsabilità, il sacrificio, le conseguenze del tuo godimento perpetuo. Questo è il risultato di genitori che vivono senza una profondità metafisica.
I genitori cristiani hanno una sapienza del cuore rispetto alla vita dei loro figli che deriva loro dall’averli concepiti nella luce di Dio. Ma c’è anche una sapienza naturale che conferisce ai genitori questa capacità, anche se senza la fede rischia di non essere sufficientemente sostenuta nella vita concreta.
Alla luce di ciò sopra detto la responsabilità dei genitori nell’educazione dei figli coincide in fondo con la responsabilità della Chiesa. In virtù del primato dei Genitori sullo Stato, la Chiesa non si limita a rivendicare un elemento di diritto naturale, ma vi aggiunge anche un elemento religioso: i figli sono di Dio e i genitori sono suoi vicari che li educano nel progetto di Dio.
Per mezzo della centralità della famiglia, la Chiesa rimette Dio al centro dell’educazione. Lo Stato non può sostituirsi alla famiglia nei compiti che le sono propri per natura e per disegno divino, anzi deve sostenerla nel perseguirli.
La prima via d’uscita dal sistema pervasivo che ci attanaglia è l’educazione. Valori e comportamenti oggi vengono largamente imposti. Nella scuola statale i nostri figli devono condividere i principi repubblicani, anche quando vanno contro la legge naturale dove il buon cittadino prevale sempre sull’uomo buono. Ci sono narrazioni di regime che riguardano tutti gli obiettivi dell’agenda 2030: l’ambiente, la procreazione, la salute, l’identità maschile femminile, la storia…
Non è più possibile ignorare “l’emergenza educativa”, ormai esplosa.
Chi si pone seriamente questo problema sono perlopiù genitori e insegnanti cattolici nella scuola di Stato, sono genitori e insegnanti cattolici nelle scuole paritarie cattoliche, sono genitori e insegnanti che stanno dando vita a scuole parentali e ad esperienze di homeschooling. I primi si sentono abbandonati e fanno un enorme fatica ad andare avanti in un contesto sistematicamente ostile e che percorre altre strade. I secondi resistono, ma si rendono conto che la scuola cattolica paritaria deve pagare un certo “obolo“ al sistema imperante.
I terzi sono più motivati e scaltri, sono più alternativi al sistema rappresentando una chance positiva che va incoraggiata.
I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali intendono valorizzare una visione del mondo, visto come germe di una società cristiana, che non si riduce solamente e semplicemente ad un fenomeno esclusivamente educativo.
Abbiamo già accennato nel precedente articolo che la scuola “Di Stato“ in Italia fu un’invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella Repubblica. In mani DC fino al 68, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse “riforme“ che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l’est dopo la riunificazione: è irreparabile, meglio rifare di sana pianta.
È molto semplice poter aprire una scuola parentale in cui più famiglie si mettono d’accordo per creare un ambiente educativo e di apprendimento comunitario per i loro figli. Le “regole“ per la scuola parentale o familiare valgono comunque anche per chi intende fare vero e proprio homeschooling.
Che cos’è una scuola parentale? Chi può aprirla? Elemento indispensabile è l’esistenza di una comunità educante all’educazione e all’istruzione dei figli.
I genitori si accordano tra loro, fissano gli obiettivi educativi prioritari, le finalità, gli strumenti e le metodologie da utilizzare.
Gli ingredienti sono pochi e molto semplici: è sufficiente che ci siano alcuni bambini e un insegnante, che può essere anche un genitore, aiutato dalle diverse professionalità degli altri genitori. […]
È necessaria una forma associativa?
Quando due o più persone si mettono insieme per uno scopo e per svolgere un’attività, di solito si organizzano in una qualche forma associativa sia essa una associazione riconosciuta, con personalità giuridica, oppure non riconosciuta, senza personalità giuridica. È importante scegliere la forma più idonea allo scopo, all’organizzazione e al servizio che si intende erogare e che tuteli maggiormente i soggetti coinvolti.[…]
Nello specifico, in Umbria (Terni) abbiamo optato per la forma associativa riconosciuta: TRILLY APS (associazione promozione sociale) che gestisce la scuola.
La comunicazione che i genitori intendono provvedere direttamente all’istruzione dei loro figli […] oppure appoggiandosi ad un’associazione (di cui sopra), deve avvenire entro la data di chiusura delle iscrizioni. Questo termine è specificato ogni anno da un apposita circolare del MIUR sulle iscrizioni per l’anno scolastico successivo; generalmente va consegnata dai primi di gennaio fino alla fine di gennaio/primi giorni di febbraio.
Può essere consegnata anche nei mesi successivi o in corso dell’anno scolastico, ma l’alunno alla chiusura delle iscrizioni, se non è già stata depositata la comunicazione di istruzione parentale, deve essere iscritto alla scuola statale o paritaria. Per tutti i genitori che non avessero avuto modo di iscriverli entro questi termini possono comunque regolarizzare l’iscrizione prima dell’inizio dell’anno scolastico: perfezionando l’iscrizione. Non vi preoccupate pertanto se qualcuno di voi nel dubbio su come procedere nel percorso formativo sia in difetto riguardo ai tempi: c’è sempre la possibilità di regolarizzare.
Detto ciò, la comunicazione deve essere firmata da entrambi i genitori che devono dichiarare di avere i mezzi tecnici, economici e culturali per istruire personalmente i propri figli. Per quanto riguarda, invece, l’iscrizione alla scuola parentale, ogni associazione di genitori decide liberamente come regolare l’accesso e le forme di iscrizione.
L’esame annuale è obbligatorio dal 2008 e può essere sostenuto presso una scuola statale o paritaria del territorio. Solitamente viene sostenuto dagli alunni al termine delle lezioni presso la scuola scelta dei genitori e che ha accolto la domanda d’esame. Tale domanda deve essere consegnata entro il 30 aprile per gli esami di idoneità, mentre per l’esame di licenza, dello scorso anno scolastico, bisogna presentarla almeno entro la fine di marzo per poter sostenere le prove INVALSI.
In cosa consiste l’esame?
Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola primaria:
Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola secondaria di primo grado:
L’esame di licenza ( classe terza) ha le stesse prove, per numero e tipologia, della scuola statale. Dall’anno scolastico 2018-2019 gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale devono sostenere, entro la metà-fine di aprile, anche le prove INVALSI (Italiano, matematica e inglese) presso la scuola in cui sosterranno l’esame di licenza.
Alla consegna della domanda di esame devono essere solitamente allegati i programmi svolti in tutte le discipline, sulle quali i figli saranno esaminati […] I programmi possono essere presentati elencando soltanto i contenuti svolti, oppure completandoli con competenze e abilità che l’apprendimento ha sviluppato e potenziato.
Restituzione della documentazione per il controllo dell’assolvimento dell’obbligo scolastico
La scuola statale o paritaria presso cui si svolgono gli esami, rilascia l’attestato di idoneità[…] L’attestato di idoneità o di promozione dell’esame di licenza deve essere consegnato alla scuola di competenza per certificare l’avvenuto superamento dell’anno scolastico in corso[…]
Gli insegnanti e gli educatori possono essere gli stessi genitori o professionisti ai quali genitori chiedono di intervenire su specifici progetti o discipline. Insegnare con passione e professionalità non riguarda tanto o soltanto questione di titoli, ma molto più importante è la capacità comunicativa, empatica e didattica degli “insegnanti”.
È necessario che i professionisti che vengono coinvolti condividano e abbraccino in pieno il progetto educativo e didattico che ha messo in moto i genitori a fare questa scelta. Quando i genitori scelgono di delegare l’istruzione familiare a terzi non può venir meno il coinvolgimento personale affettivo, di tempo e di professionalità nel seguire i figli, nell’intervenire nelle questioni e nelle attività scolastiche, così come nei laboratori e nelle uscite.
I bambini stanno a guardare ciò a cui i genitori danno importanza, ciò a cui i genitori dedicano tempo ed energie; se i genitori sono coinvolti nella loro avventura educativa e scolastica, per loro questa diventa importante e appassionante.
Come sostenere le spese? L’istruzione parentale o familiare non riceve alcun contributo dallo Stato o dalle regioni: è tutto a carico dei genitori.
Se un gruppo di genitori si organizza in una qualche forma associativa per sostenere l’istruzione parentale dei propri figli, sarà l’associazione stessa a stabilire quali spese si devono sostenere: affitto dei locali, assicurazione, retribuzione degli insegnanti o dei professionisti, arredi, e di conseguenza a fissare un contributo che le famiglie devono versare per sostenere le spese. Le modalità di versamento e di partecipazione alle spese saranno decise anche in base alla tipologia di associazione scelta e a norma di legge.
Aprire e sostenere una scuola parentale è facile o difficile?
Educare è sempre difficile perché è l’incontro di più libertà, la difficoltà maggiore, la si incontra, laddove non si ha in mente un’idea di uomo (antropologia) verso cui educare e da cui far discendere una pedagogia e una didattica, coerenti con l’idea di uomo che si desidera formare, “ far uscire”.
Oggi educare è ancora più difficile di un tempo perché molto spesso non c’è una comunità di riferimento, una comunità fatta di famiglie che condividono un’antropologia, una pedagogia e una didattica, che condividano le fatiche e le gioie, i successi e i problemi, che sia un luogo di confronto e di sostegno, un luogo di conforto e di esempio. È molto difficile, da soli, adempiere a questo compito, che mai come oggi, è così urgente.
Nella nostra scuola parentale i bambini, ogni mattina, imparano tante cose: si sentono amati come in famiglia
Guardo il calendario e scopro che sono già passati due anni da quando è iniziata l’educazione di alleanza parentale TRILLY .
L’associazione TRILLY Aps, preso atto dello stato comatoso in cui versa la scuola italiana nell’ora presente, ha deciso di aderire al progetto “alleanza parentale“.
Non intende arrendersi di fronte a questo sistema educativo che ha venduto gli studenti/bambini/ adolescenti ad un pensiero unico totalitario. La nostra forza è: resistere, combattere con coraggio i diktat della pedagogia di tendenza, che vogliono divellere le radici culturali, storiche speculative che affondano in questa terra umbra, di Terni, fertile, geniale e santa.
L’Umbria è l’ombelico di Italia, anche dal punto di vista genetico: il DNA dei suoi abitanti, antichi e moderni, conserva infatti le tracce delle principali migrazioni che hanno segnato la storia della penisola negli ultimi 8000 anni. Da uno studio è emerso infatti che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dall’area mediterranea.
La più evidente è quella lasciata da un misterioso popolo giunto dal centro Europa circa 5000 anni fa e oggi ancora “vivo“ nella parte orientale della regione.
Lo dimostra uno studio pubblicato su Scientific reports dalle università di Perugia, Pavia e Firenze.
“Grazie all’archeogenetica, una nuova disciplina che associa dati genetici e studi storici e preistorici-ha detto la professoressa Hovirag Lancioni, del dipartimento di chimica, biologia e biotecnologie, Università degli studi di Perugia-i ricercatori hanno ricostruito la storia genetica degli umbri mettendo a confronto il DNA di 545 volontari umbri con quello estratto da 19 reperti ossei umani rinvenuti nella necropoli pre-romana di Plestia, Colfiorito, risalenti tra il IX secolo e III secolo a.C.. dai risultati emerso che gli umbri hanno origini distinte da quelle di altri antichi popoli dell’Italia centrale come gli etruschi: sarebbero legate a un’ondata migratoria arrivata dall’Europa centro-orientale 5000 anni fa, a cui poi si sarebbero sovrapposte altre migrazioni dell’area mediterranea. Situata nel cuore dell’Italia, l’Umbria ha rappresentato fin dalla preistoria un punto nodale della comunicazione tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico”.
Un angolo tutto speciale viene dato, nella nostra scuola, all’incontro delle tradizioni e usanze pagane di questa terra con il cristianesimo, e come questo incontro abbia trasformato e mutato al meglio la nostra terra e i suoi abitanti.
L’uomo educato in una scuola così concepita sarà un uomo forte, consapevole delle sue radici, con una sua identità, perché custode della memoria storica. Nello specifico, la scuola parentale TRILLY ubicata nella terra umbra di Terni intende abbeverarsi alla fonte di una tradizione plurisecolare raccontata da antichi storici e cronisti: storia di un popolo, ivi vissuto, dal temperamento sanguigno, vocato alla guerra.
Sicuramente, tutta la tradizione bellica, la produzione metallurgica che ha caratterizzato la città di Terni in tempi recenti ne dà la conferma: la famosa fabbrica d’armi di Terni sorge su un antico sepolcreto di matrice umbra (celtica), del clan dei narcisi, il cui lascito più importante riguarda perlopiù armi, lance, spade, una stele in pietra con scolpita una processione di soldati con lance e scudi. Il coraggio e l’animo ardito,se mitigati sono necessari per perseguire il bene comune. Gli umbri di Terni sono i figli sopravvissuti delle piogge del diluvio universale, i fratelli maggiori dei popoli celtici d’Europa, i migliori mercenari d’Italia (soldati e capitani di ventura) nel Rinascimento. Popolo famoso nella storia d’Italia, non per l’arte, non per la filosofia, non per il commercio, ma per i soldati e i santi: ebbene noi ne siamo gli eredi. Partiamo da qui, da una terra mistica dal cuore di tenebra.
I longobardi che scesero in Italia nella celtica Umbria si vedevano minacciati dal cristianesimo presente in questa terra. C’era stata una bolla papale di Gregorio Magno nel 601, dove si ordinava di erigere chiese cristiane sopra i vecchi santuari e templi pagani. Il paganesimo, che ormai, dopo millenni di culti e riti consacrati alle antiche divinità si sentiva minacciato dal cristianesimo. La salda fede pagana doveva distruggere i monasteri cristiani. Liutprando, re dei Longobardi, e Papa Zaccaria, s’incontrarono a Terni nel 742, qui la storia dell’umanità cambiò radicalmente: il primo incontro fu in territorio cristiano nella chiesa di San Valentino, il giorno seguente si incontrarono all’interno delle mura della città di Terni, saldamente pagana, presso il tempio del sole e futura chiesa di San Salvatore. (Chiesa dove i bambini della nostra scuola sono stati protagonisti di un bellissimo evento natalizio, una rappresentazione dal vivo della nascita Di Gesù Salvatore).
Liutprando donò sei città usurpate alla grande Roma a Papa Zaccaria; la storia narra che il re longobardo fu colpito dalla deliziosa cena che Papa Zaccaria offrì con tanta generosità, cosicché, il re Liutprando decise di donare le città.
L’intento di Liutprando era quello di conquistare e riunire il territorio italico sotto il paganesimo mentre il risultato fu la penetrazione nei territori del credo cristiano.
Anche Dante dedicò quasi due interi canti dell’inferno nella Divina Commedia alla nostra città e a quello che rappresentò nel XIV secolo ma soprattutto a quello che rappresentò per quasi 1500 anni: Virgilio nell’Eneide ad esempio immaginò che le anime dei morti, dalla distesa di tombe oggi conosciute come necropoli di Pentima, risalissero l’Acheronte, detto Naarh cioè Nera (fiume che attraversa la città di Terni) “fino al regno dell’ Oltretomba. Oltre un millennio dopo Dante ispirandosi proprio a Virgilio descrisse il regno dell’oltretomba nell’eretica città di Dite cioè Terni.
Una terra, che testimonia la lunga lotta tra paganesimo e cristianesimo; un tortuoso percorso di evangelizzazione in una terra dove le tradizioni di genti semplici, come pastori e contadini, erano saldamente legate ad antichi riti di origine agricola, ai cicli di vita, di morte e di rinascita della terra
Indagini di biologia molecolare mostrano come nel DNA degli umbri meridionali (Terni e provincia) sia presente con un’altissima frequenza un frammento nucleotidico non presente negli altri abitanti del centro Italia che caratterizza un preciso gruppo etnico conosciuto come askenaziti, un tempo minoranza etnica.
La mitologia biblica narra che il re Giano, figlio di Used e nipote di Noè fu il primo abitatore del suolo italico dopo le grandi piogge. Proveniente dal monte Ararat, in Armenia, regnò per 115 anni sul suolo italico ed insieme ai suoi figli si auto determinarono Umbri, cioè “gli scampati al diluvio“.
Gomero Gallo, Fratello di Giano il primo re umbro, ebbe tre figli: menzionati in genesi 10, vale a dire Aškenaz, Rifat e Togarma. I discendenti di askenaziti, figlio di re Gomero, fu identificato con il popolo degli askenaziti cioè lo stesso gruppo etnico rinvenuto nel DNA degli umbri del sud.
Rifat è invece l’antenato più antico dei popoli celtici in particolare di quello degli irlandesi, fratelli degli askenaziti. L’indagine genetica intercetta e trova riscontro anche nella mitologia biblica e in quella storica.
Nell’Italia ai tempi di Augusto la VI Regio è denominata Umbria et ager Gallicus e Interamna (Terni città più importante della VI Regio), Fedeli alleati dei romani, richiesti come soldati scelti e, secondo la tradizione, vero e proprio nerbo di molte legioni romane.
Tale digressione è stata fatta semplicemente per sottolineare l’importanza che la memoria delle proprie origini ci dà un’identità ben precisa e ci introduce in una missione mistica che ciascuno di noi deve scoprire. Nessuna mente onesta può negare la forza trasformante del cristianesimo nel divenire di questa terra ombrosa. Ogni volta che la vita cristiana si è diffusa nella società in modo autentico e libero ha sempre lasciato una traccia di umanità nuova nel mondo. Un mondo nuovo, che nasceva e prendeva forma, pian piano, dentro un mondo vecchio in disfacimento.
Non ci vuole molto a capire che disprezzare la propria identità ci fa perdere ogni rispetto per il proprio passato e per la custodia della propria tradizione culturale. Si arriva così a perdere l’anima di un’intera civiltà, una civiltà che ha incontrato il cristianesimo e che ha una missione da portare a compimento: ricucire riannodare rigenerare. Il filo che useremo sarà il cielo, cioè l’ambito cristiano dove la terra di Terni è stata fecondata dal sangue dei martiri come San Valentino, San Procolo, Sant’ Anastasio, per citare soltanto tre vescovi, martirizzati perché cristiani, diventati protettori della città fino al 1600.
Sarà con questo filo che ci proponiamo di ricucire l’uomo ternano valoroso e combattivo e pagano che incontra e si annoda al coraggio cristiano e si rigenera come uomo forte fermo e costante nella ricerca del bene. Questo è il motivo di mettere il progetto alleanza parentale sotto la protezione di San Tommaso d’Aquino per il quale il dono della fortezza è la grazia di restare nella ricerca della santità e del cielo.
Mai come oggi i nostri figli hanno bisogno della virtù morale della fortezza che annulla le vicessitudini della vita ne annienta gli sforzi del maligno e ci permette di rimanere fedeli a Dio. “Perciò mi compiaccio delle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, e allora che sono forte” (due Corinzi 12,10).
Progetto educativo : IO CRESCO nasce a Terni . “ Io Cresco “ con San Tommaso d’Aquino alla ricerca della verità che è il fine ultimo dell’educazione. Imparare la verità sul mondo e sulla nostra natura ci può condurre a colui che è la verità stessa, Gesù Cristo.
“Ogni verità da chiunque sia detta viene dallo spirito Santo“ – San Tommaso d’Aquino
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Cronaca di una catastrofe educativa annunciata di prof. ssa Paola Persichetti Le nuove tendenze dell’educazione hanno l’intenzione di alterare i canoni del diritto naturale. Siamo di fronte ad una vera e propria metamorfosi della scuola che ha subito una forte accelerazione in questi […]
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Cronaca di una catastrofe educativa annunciata
di prof. ssa Paola Persichetti
Le nuove tendenze dell’educazione hanno l’intenzione di alterare i canoni del diritto naturale. Siamo di fronte ad una vera e propria metamorfosi della scuola che ha subito una forte accelerazione in questi ultimi anni.
I libri di testo sono sempre più vuoti di parole e sempre più pieni di immagini. Le parole sono ridotte a slogan, un vero impoverimento e immiserimento dei contenuti a favore di una pseudo educazione, che viene elargita a mezzo di pacchetti ad alto tasso ideologico, svuotando, così, la scuola, del suo contenuto di sapere e rimpinzandola di idee, confezionate altrove e imposte ai ragazzi.
La scuola non fornisce più la cassetta degli attrezzi cognitivi e concettuali per comprendere le cose: tutto viene dato già confezionato e omologato. Questo risponde ad un paradigma di matrice totalitaria. Non si insegna più a pensare. Anche le proteste dei giovani studenti vengono organizzate dal sistema, attraverso un canovaccio di protesta che i giovani adottano acriticamente.
Una trasgressione preconfezionata dal sistema e organizzata dalle istituzioni che la facilitano. Cosicché i giovani possano provare l’ebrezza della trasgressione : convinti di trasgredire, si adeguano e aderiscono ai suggerimenti del sistema senza accorgersene. I giovani di oggi si sono conformati al pensiero dominante, globalista: non devono più sforzarsi di pensare perché qualcun altro lo fa al loro posto (è meno faticoso). Ma tutto questo non deve sorprenderci, era già tutto previsto e programmato da coloro che hanno un’agenda da seguire.
La scuola moderna è il risultato di una rivoluzione orchestrata tra il 1905 e il 1930 dove il sistema educativo è stato ideato per essere esattamente come quello prussiano di 100 anni prima. Lo Stato moderno e contemporaneo deforma i legittimi compiti educativi della comunità politica, accentrando in sé il compito educativo ed esautorandosi alla chiesa.
Lo statalismo educativo è profondamente sbagliato sia dal punto di vista di chi deve educare sia per quanto riguarda cosa educare. Lo Stato con una visione assoluta di sé finisce per imporre i propri contenuti educativi, plasmando le anime di alunni e studenti secondo i propri principi: è un sistema diseducativo, ideologico ed ateo.
All’ideologia diseducativa statalista si aggiunge oggi l’ideologia diseducativa globalista con le sue sfumature arcobaleno per un’invasiva e impositiva visione gender.
Qual è lo scopo della scuola pubblica?
Dobbiamo prendere atto che il nostro sistema educativo non è stato ideato per sviluppare le potenzialità di ogni individuo, e se per questo non è neppure il frutto della conoscenza scientifica su come i bambini apprendono.
Il sistema scolastico che oggi conosciamo è stato deliberatamente progettato, con il preciso intento di indottrinare i bambini e educarli all’obbedienza. Conoscere la storia e la nascita di questo sistema educativo è importante per capire come siamo arrivati ad oggi ed anche per decidere dove vogliamo andare, soprattutto in relazione al futuro che vogliamo creare per i nostri figli.
Genesi della scuola statale o modello prussiano
La scuola a cui siamo abituati noi, la scuola di Stato, obbligatoria e gratuita, nasce in Prussia, prima per opera di Federico II, sovrano militarista, e poi il modello viene in qualche modo proporzionato dopo le sconfitte che subisce la Prussia contro Napoleone. L’idea era proprio quella di forgiare fin da bambini una nazione di soldati, con una obbedienza cieca al sovrano, dunque all’autorità di turno, secondo le convenienze del momento. Il modello prussiano è stato esportato prima in USA e nell’Inghilterra, poi arrivato anche in Italia, con l’unità.
La Prussia perde contro Napoleone
Nel 1806 il regno di Prussia aveva perso la battaglia di Jena contro le truppe di Napoleone. Lo Stato militare, la cui economia era fondamentalmente basata sulla guerra, si trovava in una situazione di grave crisi. Secondo Fichte, la battaglia era stata persa a causa di coloro che avevano disobbedito ai comandi dei superiori ed era tempo di cambiare le cose per ripristinare l’orgoglio tedesco e l’amore per la patria.
La volontà diventa un problema
Lo scopo di questo sistema educativo sarebbe stato quello di modellare i tedeschi, sottomettendo i giovani alla volontà della nazione. La scuola doveva essere uno strumento della politica, così come esercito, polizia, erario. Era necessario essere radicali: distruggere la volontà personale nei bambini, in modo tale che da adulti non avrebbero più potuto scegliere in modo diverso da quello a loro imposto dalle autorità. Dividere i bambini per classi, materie, voti, classifiche, continue verifiche, test e altri subdoli mezzi fu una strategia. Dividendoli da piccoli, sarebbe stato improbabile che si riunissero poi in un pericoloso insieme da adulti. Ma qual era lo scopo? Semplice, ottenere una massa ignorante dove le persone sono divise e non possono organizzarsi tra loro (l’unione fa la forza).
Modello educativo Prussiano
Questo modello ha avuto un impatto duraturo sul sistema educativo tedesco e ha influenzato anche altri paesi nel loro sviluppo di istituzioni scolastiche moderne.
La scuola moderna nasce per ideologizzare: ha scalzato via l’idea di scuola intesa come opera di carità, tipica dei secoli in cui il cristianesimo ha potuto maggiormente plasmare la società. Esemplificazione di ciò è il libro cuore, quella era una scuola assolutamente ideologica, massonica, anticlericale, dove non c’era libertà.
Il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1886, rappresenta uno dei principali esempi dell’influenza del modello prussiano di scuola sull’istruzione italiana. Il romanzo descrive la vita quotidiana di una classe scolastica italiana e riflette i valori educativi e morali promossi dal sistema scolastico prussiano.
“Cuore” ha avuto un’enorme influenza sull’istruzione italiana dell’epoca. Va notato che il modello prussiano ha incontrato molte critiche per la sua eccessiva rigidità e per la sua enfasi sull’obbedienza e sulla conformità, aspetti che vengono discussi anche nel romanzo.
Una scuola così concepita si presta a dare spazio all’indottrinamento da parte di chi detiene il potere ed oggi lo vediamo perseguito quando la scuola è posseduta dal demone dell’innovazione, dalla teoria del gender e dall’agenda 2030. O, se preferite è malata cronica di riformite: ogni ministro ha partorito la propria riforma innovatrice, portando acqua allo stesso mulino indipendentemente dalla bandiera politica. Basti qui citare a campione: l’autonomia scolastica del 1997, che ha aperto gli istituti al territorio e li ha incoraggiati ad avventurarsi in ogni sorta di sperimentazione, così tra l’altro generando un surreale clima di competizione; la “buona scuola“ del 2015 (buona per autocertificazione), che ha fatto delle innovazioni didattiche una sorta di obbligo e un titolo per accedere alla premialità, qualunque fosse il loro risultato; la legge 92 del 2019, entrata in vigore con l’anno scolastico 2020- 2021, che ha introdotto (fin dall’asilo!) la “nuova“ educazione civica, materia pigliatutto che sfrutta l’etichetta dal suono familiare e rassicurante per avocare a sé un compito inedito: quello di filtrare ogni altra materia attraverso una lente unica e totalizzante (giusto per non dire totalitaria), col fine dichiarato di forgiare il “cittadino globale digitale“.
Questa riforma, di fatto, è servita ad inondare la scuola di contenuti ad alto tasso ideologico, di cui il piatto forte è l’agenda 2030: una sorta di libro sacro, contenitore di tutti i dogmi che, nell’ora presente, è obbligatorio professare ad ogni età, dalla culla alla tomba. Viene insomma consegnato un pacchetto preconfezionato di idee pre- pensate, invece della cassetta degli attrezzi per formarsi un pensiero. Anche l’attuale governo che si era presentato all’elettorato come difensore della famiglia si sta dando molto da fare per annientarne le prerogative, soprattutto in ambito educativo.
Come abbiamo visto, sotto l’etichetta di “educazione alle relazioni“ le scuole di ogni ordine grado sono state inondate di corsi volti a imporre modelli di comportamento e imperativi morali, calpestando in un solo colpo sia la libertà educativa della famiglia sia la libertà di pensiero del singolo individuo in via di formazione. Tutto questo si persegue penalizzando l’insegnamento delle materie fondamentali, per cui la prima domanda che sorge spontanea è se avanzerà qualche ora per l’italiano e la matematica, la storia e la filosofia: in una scuola dove si fa tutto fuorché scuola fa eccezione soltanto la didattica disciplinare. Come se tutto questo non fosse sufficiente, ora assistiamo alla stretta finale sul cosiddetto “orientamento”.
Il 26 febbraio 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato, in seno a un nuovo “decreto legge PNRR”, alcune misure proposte dal ministro dell’istruzione e del merito, tra le quali spicca quella relativa al “sistema di orientamento”, con cui “si valorizza il consiglio di orientamento, rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della scuola secondaria di primo grado, demandando a un decreto del ministro l’adozione di un modello unico nazionale di consiglio di orientamento, da integrare nell’E-Portfolio”. La forma dell’enunciato è molto ambigua e poco trasparente ma si può meglio comprendere facendoci supportare dal programma contenuto nei quaderni della associazione TreeLLLe (Life Long Learning) e in particolare nel quaderno numero 15 del 2019 intitolato “ Il coraggio di ripensare la scuola”, nel cui frontespizio,tra gli “ eminent advisor”, figura anche l’attuale ministro Valditara.
Associazione TreeLLLe
La TreeLLLe- si legge nella presentazione-è un “think tank che… si pone come ponte per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, distacco che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento del nostro sistema educativo perché c’è bisogno di una scuola diversa per fronteggiare le sfide del XXI secolo. Ed il tempo stringe“.
I diktat della fondazione sulla buona scuola di Stato
L’associazione TreeLLLe è un’associazione patrocinata da Confindustria. Inizio subito dal nome, da quelle tre elle che vengono richiamate: si tratta delle iniziali di un termine in uso nei vocabolari dell’istruzione anglosassone da una quindicina di anni: Life Long Learning che vuol dire Apprendimento per tutta la vita, come del resto è esplicitato nel nome dell’associazione. La TreeLLLe fu presentata a Roma nell’autunno del 2001 come sede altamente qualificata e un dialogo che possa migliorare la qualità dell’educazione fuori dalle competizioni e tensioni politiche. A tal fine i fondatori, Umberto Agnelli, Attilio Oliva, Fedele Confalonieri, Giancarlo Lombardi, Luigi Marinotti e Pietro Marzotto, esibivano un ventaglio di nomi di grande prestigio (ai quali successivamente se ne sono aggiunti altri).
A parte qualche strano imprevisto personaggio, il grosso è formato da imprenditori d’assalto che hanno compreso quale grosso affare è l’educazione. TreeLLLe pubblica periodicamente dei quaderni che raccolgono le elaborazioni e gli studi di vari esperti. È interessante osservare che da questi quaderni prendono materiale I diversi governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese, siano essi di destra o di sinistra, non è rilevante. Guardando indietro, le riforme che hanno investito la scuola, da un ventennio a questa parte, sono state tutte preconfezionate da TreeLLLe.
Questi eminenti studiosi stanno in fondo modificando la scuola lavorando di ingegno ed inventando soluzioni. Purtroppo costoro copiano senza vergogna da elaborazioni prima statunitensi e poi dell’UE attraverso l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Ed in particolare l’OCSE (che, tra l’altro, ha come finalità il favorire l’espansione del commercio mondiale su base multilaterale e non discriminatoria e far adottare ai paesi membri codici per la liberalizzazione dei flussi di capitali e di servizi) , è il motore delle riforme della scuola. L’ OCSE, non a caso, ha visto il presidente di TreeLLLe, OLIVA (ex presidente di Confindustria), come autorevole rappresentante. È una sorta di partita di giro diretta da questo ente che detta materialmente le sue norme ai paesi membri.
TreeLLLe affiancata e gestita dalla fondazione Rocca per pilotare la scuola
Questa associazione di banchieri, industriali, che detta le regole del gioco al Ministero dell’Istruzione, è affiancata e gestita da un’altra che si chiama Fondazione Rocca. Questa fondazione fa capo a Gianfelice Rocca, uomo più ricco del Paese, l’autentico re dell’acciaio italiano, per sua stessa ammissione membro del Bilderberg dal 2013, della Trilateral, dell’Aspen.
La Buona Scuola fa il possibile per accontentarli. E a loro non basta! Denunciando lo spread culturale tra Germania e Italia (Educare alla cittadinanza, 2015), nella suddetta Memoria chiedono che il potere del Preside non conosca limiti (tanto, dicono, basta controllarlo con una minacciosa valutazione del suo operato ogni tre anni); si raccomandano che egli non venga lasciato solo dal MIUR di fronte alle pressioni dei sindacati; esigono un potenziamento dell’INValSI; ingiungono al governo di non cedere alle prevedibili proteste dei docenti: “il Disegno di Legge poteva essere migliore, ma è già buono. A condizione che le molte pressioni che già si annunciano non lo svuotino ulteriormente e lo trasformino nell’ennesima occasione mancata per il rinnovamento della scuola”, dichiarano con la fermezza di un Giudice.
Davvero non ci interessa che la scuola statale finisca in mano a gente che amministra giganteschi imperi finanziari? Non ci preoccupano gli interessi economici che, nel nostro Paese, sempre più peseranno sulle scelte educative e didattiche degli insegnanti dei nostri figli?
Veramente non ci curiamo del fatto che non si potrà tornare indietro da una Scuola sponsorizzata dalla Coop, da una formazione scolastica predisposta da Confindustria o da Barilla, da una libertà di insegnamento azzerata dalle pressioni di Finsider, di Allianz?
L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economici) prende le mosse da una tavola rotonda svoltasi negli USA (Philadelphia) nel 1966 e, nello stesso anno, elabora un documento, Adult Learning and technology in Oecd Countries, che è alla base di TreeLLLe .
In esso si spiegava che “L’apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti ma deve essere assicurato da prestatori di servizi educativi (…). La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione“ e, mediante TV ed Internet, si possono produrre programmi da una parte e proporli in tutto il mondo (educazione a distanza o e-Learning). Erano argomenti già sostenuti con forza dall’ERT, L’European round table of industrialist, una sorta di Confindustria europea. Tutte le proposte dell’ERT venivano riprese ed elaborate dai libri bianchi della UE (1995, e 1996 Cresson), dalla commissione Delors dell’UNESCO del 1996 ed al memorandum della UE del 30-10 del 2000.
In pratica si stabiliscono tre tipi di apprendimento finalizzato: quello formale scolastico ordinario, quello non formale che si acquisisce nel lavoro e nelle attività politiche e sindacali, quello informale che si acquisisce non rendendosene conto. E, poiché l’apprendimento formale costa troppo alla società, occorre organizzare opportunamente quello informale. Ma dove si può educare informalmente? Lo dice la stessa UE: “ Per avvicinare l’offerta di formazione a livello locale bisognerà anche riorganizzare e ridistribuire le risorse esistenti al fine di creare dei centri appropriati di acquisizione delle conoscenze nei luoghi della vita quotidiana in cui si riuniscono i cittadini, non solo gli istituti scolastici, ma anche i centri municipali, i centri commerciali, le biblioteche, i musei, i luoghi di culto, i parchi e le piazze pubbliche, le Stazioni ferroviarie e autostradali, i centri medici e i luoghi di svago, le mense dei luoghi di lavoro“.
Dietro questo escamotage risiedono le tre elle della Life Long Learning e quindi dell’associazione TreeLLLe. E di questo si era accorto Oliva che disquisiva già sull’espresso nel 2000: “ Occorre un dibattito parlamentare che dica cosa vogliamo dalla scuola. Ragazzi semplicemente istruiti? O uno che è in grado di saper lavorare con gli altri, capaci di imparare per tutta la vita, competenti? Non c’è un orientamento chiaro“.
È chiaro che ad Oliva non interessano i cittadini ma preferisce persone addestrate al lavoro ed al consumo. Tanto è così che è uno dei suggeritori dell’infame slogan utilizzato dall’ex Ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini sui costi: “È vero invece che abbiamo una delle scuole più costose: spendiamo per ogni studente della fascia dell’obbligo il 20% in più della media europea“. Siamo di fronte a un progetto che persegue solo lauti guadagni da spremere dalla scuola e che spinge per l’educazione neoliberista alla competizione, si deve sentire finalmente il soffio della competizione, tra gli istituti e anche tra i diversi sistemi scolastici. Questo davvero non serve per formare i cittadini.
Il ruolo dei Think Tank
Lo strumento utilizzato dal neoliberismo è il nuovo apparato ideologico dei Think tank, che ha lo scopo di “Approvvigionare, nutrire, fornire tesi e argomentazioni agli apparati ideologici sia tradizionali (Scuole), sia moderni (Mas media e social network)” per sostenere la guerriglia ideologica della rivoluzione dei ricchi, influenzare e tele -guidare le scelte del potere politico.
Non si vuole più uno studio approfondito e critico ma solo l’impadronirsi di alcune tecniche molto meno dispendiose per la società.
In questa logica è importante rendere l’insegnante una persona dipendente sempre più dal suo diretto dirigente e quindi, anche lei, sempre più ubbidiente. I presidi e i direttori didattici divennero dirigenti senza colpo ferire, niente esami con promozione generalizzata.
Torniamo all’ultimo decreto legge del 24 febbraio 2024 (evidentemente, si tratta, di caso straordinario di necessità ed urgenza) che delinea i contorni della nuova misura sull’orientamento. Per comprenderli al meglio facciamo riferimento al quaderno della TreeLLLe che, da pagina 94, tratta del tema sotto il titolo “elementi per un curricolo ordinamentale orientato al successo formativo: la proposta di TreeLLLe. Tale proposta prevede: l’ingresso a scuola precoce (ad almeno tre anni) è obbligatorio, “per ridurre il condizionamento sociale, familiare e ambientale“; l’obbligatorietà del tempo lungo, “per massimizzare l’influenza della formazione scolastica e ridurre al minimo il condizionamento sociale, familiare e ambientale”; “accompagnare la crescita emotiva e intellettuale della persona; prevede anche l’orientamento agli studi secondari superiori come scelta della scuola, condotta sulla scorta degli spunti raccolti “dai formatori per diagnosticare le inclinazioni naturali dei singoli“.
Sul punto la TreeLLLe prescrive che l’ultimo anno di scuola media debba riservare spazi e attenzione significativi all’orientamento, con il concorso anche di specialisti esterni (tipo consulenti del lavoro) e stabilisce che “una volta messa a punto,[ l’indicazione] deve risultare vincolante, o almeno difficilmente superabile da un impuntatura del singolo“.
Ma non è finita. La TreeLLLe prevede anche che in una fase transitoria, per rendere più digeribile la novità, si può pensare ad una istanza di appello di secondo livello, davanti a cui le famiglie potrebbero portare eventuali motivi di opposizione alla scelta indicata dalla scuola. Rappresentanti delle scuole e delle famiglie dovranno operare nelle sedi di appello, non dovranno essere presenti i diretti interessati.
La TreeLLLe ci spiega il senso del programma: “il senso di questa proposta è chiaro, ancorché forse dirompente per le nostre abitudini. Una scelta fatta da persone competenti e non influenzate da fattori emotivi individuali ha maggiori probabilità di riuscire corretta. E , d’altra parte, non ha senso dedicare il tempo, risorse e attenzione a studiare le inclinazioni e le potenzialità del ragazzo per poi permettergli di farsi del male da solo, per una malintesa forma di rispetto della sua libertà, che somiglia a una abdicazione alla responsabilità educativa. La libertà è il punto di approdo di un processo formativo, non è il suo presupposto a prescindere”.
Tale misura adottata su iniziativa del ministro Valditara va letta in un orizzonte dove la famiglia deve essere desovranizzata e dove la libertà individuale deve essere compressa. Anche in questo caso ci si avvale di una figura tecnica-specializzata “L’ORIENTATORE” (il patentino da orientatore si ottiene dopo aver frequentato un corso online di 20 ore sulla piattaforma Indire); e di strumenti algoritmici (E-Portfolio) in grado di immortalare la schedatura dello studente nelle banche dati.
La vita dei nostri figli in balia di una commissione di sconosciuti
Non sarà più la famiglia a decidere le sorti della vita futura di un ragazzino di 13 anni, ma una commissione di sconosciuti, il raccordo con docenti orientatori e tutor la cui funzione specifica -acquisita in poche ore di formazione sommaria- consiste nell’assicurare il funzionamento della cinghia di trasmissione attraverso cui sono introdotte progressivamente nella fisiologia della scuola logiche riduttive, paternalistiche e occupazionali del tutto estranee a quelle che dovrebbero sovraintendere alla scelta dell’indirizzo di studio. È sconcertante e gravissimo che non si tenga minimamente conto che è la famiglia a conoscere meglio i veri cambiamenti fisiologici che avvengono in quella fascia di età, così come dei processi di sviluppo e maturazione della personalità individuale.
Fa rabbrividire la confusione di idee che affligge gli esperti molto ben espressa nel seguente passaggio del citato quaderno (pagina 98): “ L’età che comincia intorno ai 14 anni è quella in cui l’individuo si riconosce come tale e costruisce, per tentativi ed errori, la propria fisionomia intellettuale. Proporre una formula indifferenziata, o poco differenziata, non lo aiuta in questo processo. È molto più utile metterlo di fronte a scelte nette, in cui possa riconoscersi o possa scartare. Dopodiché, i percorsi devono essere realmente alternativi fra loro, per dare spazio alle inclinazioni personali”.
Osservazioni sconnesse e contraddittorie che tentano di giustificare l’ingerenza nelle scelte individuali e familiari ribaltando ogni considerazione di buon senso.
Controllare l’istruzione degli individui per creare un nuovo ordine.
L’idea di base è molto semplice da comprendere: sottomettere gli altri al proprio potere-volere, per impedire alle nuove generazioni di rappresentare un pericolo per lo Stato scuola. Il fine dell’istruzione scolastica diventa dunque quello di educare i bambini all’obbedienza e castrarli della capacità di pensiero critico e indipendente, in modo tale che siano facili da manipolare e diventino adulti subordinati all’autorità.
Così facendo gli individui vengono trasformati in risorse umane pronte per essere impiegate dal business. Lo abbiamo visto soprattutto in questi ultimi tre anni dove ogni rapporto sociale è diventato un rapporto di potere, e abbiamo avuto a che fare con delle riforme atte a ristrutturare le capacità intellettive usando: operazioni psicologiche, di propaganda e strategia del terrore.
L’immaginazione delle persone, intesa come qualità innata, va indebolita nell’essere umano. Gli individui dotati di immaginazione sono ingestibili e non prevedibili nella loro natura. Per questo l’immaginazione va annientata, i bambini sono educati a non essere creativi: non dei creatori-produttori, ma semplicemente consumatori annoiati e stressati. Sono risorse umane illimitate, docili e facilmente manipolabili. Gli individui non devono trasformarsi in filosofi, autori, editori, poeti o uomini di lettere o scienza.
E neppure in grandi artisti, pittori, musicisti, avvocati, dottori, predicatori, politici, uomini di Stato. In buona sostanza no ai giovani dotati e talentuosi che sviluppano e realizzano il loro potenziale, ma spazio solo ai giovani obbedienti. Viene così negata ogni precisa vocazione nell’essere umano che deve essere plasmato imponendo su di lui l’idea della subordinazione.
I tentacoli di un governo invisibile hanno avvolto la scuola, proprio come una piovra fa con la sua preda.
Per rendere tutto meno indigesto e più accettabile, si travolge la scuola con una montagna di soldi. I super finanziamenti del PNRR, sono soldi, tanti soldi, che l’Unione Europea saccheggia dalle tasche dei contribuenti italiani e restituisce sottoforma di elargizione ordinando ai saccheggiati come spenderli, fino all’ultimo centesimo.
Il ciarpame tecnologico che ha inondato la scuola e che a breve sarà obsoleto ma farà in tempo a stravolgere i luoghi, i ruoli, la didattica, i cervelli.
Anche in questo caso, l’emergenza pandemica con la chiusura delle scuole ha giustificato la scelta di ricorrere alla DAD. Lo schema è quello di sempre: sei tu dirigente, sei tu insegnante, a prestare il tuo “consenso informato“ alle misure distruttive che l’autorità predica per il bene tuo e della struttura che amministri o nella quale lavori.
È l’innovazione la molla infallibile della ossessione riformista che, abbattendosi sul nostro sistema di istruzione ormai da qualche decennio, lo ha trascinato in coma profondo. La parola d’ordine “innovare“, a prescindere da qualsiasi giudizio di merito preventivo, prevale con il presupposto che la marcia verso il progresso sia da ritenersi a priori non solo inarrestabile, ma migliorativa per definizione .
Non importa se abbiamo studenti devastati da schermi e mezzi digitali: dipendenza, ansia e depressione spesso derivano da un uso eccessivo del tablet e dello smartphone. I dispositivi digitali in classe ostacolano l’attenzione, diminuiscono il gusto per la lettura e la comprensione del testo scritto.
Secondo uno studio del 2021 che è una comparazione tra la lettura sui libri stampati e la lettura in formato digitale (May Irene Furenes, Natalia Kurcirkova e Adriana G. Bus Università della Norvegia e della Gran Bretagna) si dimostra scientificamente la superiorità cognitiva della lettura di libri, o testi stampati, rispetto alla lettura di testi digitali. Insomma, studi ed esperienza pratica alla mano, sia nel mondo della scuola sia della ricerca, sta emergendo in maniera sempre più evidente, che le moderne tecnologie, per quanto accattivanti possano essere, non potranno mai sostituire i tradizionali metodi di apprendimento, in particolare la carta stampata e che anzi, il loro uso va decisamente limitato nella scuola, come nella vita.
Media e social educano alla “diseducazione”
Media e social educano sì, ma nel senso che diseducano: non esiste un serial televisivo che non contempli l’omosessualità e che non presenti le famiglie divise o allargate come cose normali. Per rendere possibili i propri obiettivi, il sistema di oggi deforma sistematicamente l’educazione sull’ambiente, sulla procreazione, sulla religione, sulla salute, sull’identità maschile femminile, sui fatti, raccontati secondo le narrazioni di regime, sulla storia…
Una considerazione a margine, ma tutt’altro che irrilevante: le riforme perlopiù parlano inglese. Sono zeppe di formulette tratte dalla pedagogia anglosassone (infatti si ispirano a modelli pedagogici già sperimentati oltre oceano, e già lì rivelatisi fallimentari: un bizzarro paradosso), impastate insieme a uno pseudo italiano di rara bruttezza, fatto di stilemi stereotipati, tanto orecchiabili quanto vacui; ma di una vacuità non innocua, tossica.
Attenzione: già questo rilievo meramente linguistico la dice lunga sul degrado culturale, e prima ancora estetico, che ha investito la scuola. La scuola batte una lingua propria, esoterica, talmente penetrata ovunque, a partire dai suoi vivai accademici, da far entrare in risonanza tutti i suoi abitatori, che lo hanno adottato come idioma comune. È un lessico fabbricato in laboratorio, che ha contribuito pesantemente a far diventare la scuola altro da sé, snaturando il senso stesso dell’insegnare e dell’imparare. La moda di ricorrere all’uso di una lingua “Barbara” non è casuale ma funzionale al sistema dominante.
Non ci vuole molto a capire come questo fenomeno di fascinazione collettiva per la lingua aliena contribuisca esponenzialmente all’erosione della nostra, ricca come poche di storia e di bellezza espressiva, già depauperata nel lessico e in tutti i suoi aspetti storici e letterari dall’alluvione digitale. Non ci vuole molto nemmeno a capire come, alla fine, il disprezzo per la propria lingua implica il disprezzo per la propria identità e come, solo una volta perduto ogni rispetto per il proprio passato e per la custodia della propria tradizione culturale, allora perda ogni significato anche il dominio della propria lingua, che è ciò che racchiude dentro di sé l’anima di una intera civiltà.
Una civiltà, infatti, vive dentro la sua lingua. In fondo, nell’imposizione dall’alto di uno strumento espressivo che non si padroneggia e nella accettazione dal basso di questa imposizione naturale, si esprime l’essenza che siamo stati colonizzati. Queste debolezze strutturali diffuse, palesi e ingravescenti, ostacolano la produzione orale e scritta, e li condannano spesso alla scena muta o alla pagina bianca. Con tutta la frustrazione che vi deriva.
Dante è concesso ancora di insegnarlo in italiano, almeno per il momento; il resto, se sei uno bravo bravo lo spieghi in English, sennò in globish, sennò a gesti. Gli scolari di ultima generazione saranno felici di barrire, al riparo di ogni fatica, inconsapevoli di quale ricchezza sia stata loro sottratta assieme alla capacità di modulare la propria lingua, di esprimere compiutamente il proprio sentire e pensare, di capire ciò che dicono e scrivono gli altri, di avvertire i suoni e la musicalità delle parole, di scoprire in ogni parola uno scrigno di senso e di saperci mettere mano. La scuola pubblica si è intestata ufficialmente il compito di assicurare l’ignoranza di massa.
Si può dire che della scuola resti solo l’insegna sulla facciata, e a questo punto tanto varrebbe cambiarla. In ogni caso, l’esito di tante innovazioni non è molto lusinghiero: a suon di riforme, scuola e università si sono ridotte ad un ammasso di macerie. Gli scolari sono sempre più ignoranti, anche se sono inconsapevoli di esserlo perché decorati con diplomi appariscenti da esibire in società. Capita che arrivino alle medie, spesso anche alle superiori, che non sanno tenere la penna in mano, non sanno scrivere in corsivo; hanno difficoltà a scrivere appunti, anche sotto dettatura; non sono in grado di tenere in ordine un quaderno, tantomeno di organizzare un diario; non afferrano periodi complessi; non riescono a mantenere l’attenzione e la concentrazione se non per un tempo molto breve.
Lo stato “di emergenza”ha sortito un effetto catapulta
Senza lo stato di emergenza non sarebbe stato possibile raggiungere traguardi inaspettati in un tempo così breve. La normativa emergenziale che si è abbattuta sulla scuola nel biennio pandemico ha sortito un effetto catapulta: ha consentito di raggiungere, in tempi compressi e in un’unica soluzione, gli obbiettivi preconfezionati dal sistema (mi riferisco in primis alla digitalizzazione selvaggia, ma non solo) e ha fatto da detonatore a problemi risalenti e in buona parte già cronicizzati.
A partire dal gennaio del 2020 quando venne dichiarata dall’OMS una presunta pandemia da agenti virali trasmissibili siamo stati testimoni del successo di questo metodo educativo che era riuscito a cambiare il modo di pensare, i feelings, le azioni degli studenti, condizionando psicologicamente e manipolando le opinioni e le abitudini delle persone che erano ormai incapaci di esercitare un proprio pensiero critico. Questa è stata la prova del nove.
Per rendere più forte e blindato il sistema educativo e di controllo, il sistema ci ha proposto anche la figura dello psicologo di Stato (ogni individuo a seguito del periodo Pandemico, che mostri sintomi di disagio, può usufruire gratuitamente del supporto di una figura specialistica come lo psicologo, per 10 sedute terapiche). La moderna psicologia che professa che i bambini sono come delle lavagne vuote e possono essere svuotati, denaturati, ricostruiti in modo più accomodante, individua nell’educazione il processo di esporre gli allievi a esperienze significative in modo da garantire le reazioni desiderate. I nostri figli sono pronti ad essere condizionati per un nuovo ordine sociale.
Viviamo in un tempo dove le persone sono dunque considerate come delle macchine, degli automi senz’anima che possono essere programmati attraverso la scuola obbligatoria. È bene rendersene conto al più presto di queste nuove tecniche che sono state implementate con il fine di gestire la popolazione e controllare in modo sistematico e deliberato le persone in virtù di scopi predeterminati.
Il tempo stringe: si salvi chi può da questa scuola
Oggi è ancora comune pensare che senza la scuola pubblica una persona non sia in grado di imparare nulla e che non impari a leggere e scrivere; ma la realtà è un’altra ed è che i bambini nelle scuole pubbliche sono a rischio. Sono a rischio a livello accademico a causa di programmi basati sulle metodologie Skinneriane che hanno creato una varietà di problemi dell’apprendimento e condotto alla sindrome da deficit dell’attenzione e alla somministrazione di potenti droghe (come il Ritalin) a milioni di bambini. Sono a rischio a causa del continuo assalto dei gruppi LGBT alle scuole, sebbene ancora relativamente esiguo, cresce il numero di istituti che attivano la “carriera alias“ per coloro che non si identificano con il proprio sesso biologico e chiedono di essere chiamati con un nome diverso (si tratta di un abuso giuridico, contrario al bene della persona e alla missione della scuola).
L’articolo 30 della costituzione sancisce il diritto dei genitori di istruire i propri figli in autonomia.
In Italia sono state mappate 234 scuole alternative: montessoriani, steineriane, parentali e libertarie. Tutte ispirate a linee guida scientifiche diverse accomunate però -per riassumere- da un insegnamento non convenzionale, più creativo, esperienziale che sia più rispettoso dei differenti tempi di apprendimento. Secondo gli ultimi dati ministeriali acquisiti dall’Adnkronos, In Italia sono triplicati gli Homeschooler, passando da un totale di 5126 registrati per l’anno accademico 2018-2019 a ben 15.361 nel 2020-2021. E, anche se per il 2022-2023 mancano ancora dati ufficiali, gli addetti ai lavori parlano di un fenomeno in crescita, in Italia come all’estero. È stata la crisi pandemica con le disposizioni anti covid-19 sui bambini che frequentavano la scuola a farci capire quale sia l’idea che il governo ha dei bambini; e anche di noi adulti. Se non lo abbiamo capito ora non lo capiremo mai più.
Non si può più negare il disastro del modello educativo proposto dallo Stato moderno e contemporaneo che deforma i legittimi compiti educativi Imponendo un sistema diseducativo statalistico e globalista.
Non possiamo però tacere sul fatto che non tutte le scuole alternative sono “buone scuole”. Ne parleremo più avanti.
Di contro, il cristianesimo ha saputo valorizzare nei secoli una cultura ed un’educazione per il bene dell’uomo, anche mutando il meglio del mondo greco-romano, come ad esempio le famose arti liberali.
Nel mondo greco-romano, le arti liberali comprendevano un insieme di discipline considerate essenziali per l’istruzione di un uomo libero (da qui il termine “liberalis”, che significa “degno di un uomo libero”).
Queste discipline non solo erano considerate importanti per l’acquisizione di conoscenze pratiche e teoriche, ma anche per la formazione del carattere e per la partecipazione attiva nella vita civica e politica della società greco-romana.
Questo sistema educativo, basato sulle arti liberali del mondo antico, venne adattato e integrato con la teologia cristiana e altri insegnamenti religiosi.
Le arti liberali sono una grande introduzione alla realtà che la chiesa ha fatto propria e che fa parte di quella che possiamo chiamare civiltà occidentale, civiltà europea, secondo un’idea sana di Europa.
Non esiste “SCUOLA” senza “MAESTRO”
Il ruolo del maestro è stato costantemente al centro dell’attenzione, pochè tale ruolo si situa al cuore dell’attività indirizzata alla trasmissione dei valori che esaltano la dignità dell’uomo. Lo avevano già chiaro gli antichi, ma fu il cristianesimo a plasmare la figura del testimone che insegna attraverso l’esempio di una vita virtuosa. Non basta istruire bisogna educare. Gli uomini sono “animali mimetici“, si comportano e si adeguano per mimesi.
Pertanto il nodo cruciale di ogni discorso educativo risiede non tanto nella ripetizione di formule concetti, quanto piuttosto nella capacità di testimoniare una verità e di suscitare, mediante questa testimonianza, un’autentica volontà di cambiamento e di conversione da parte degli ascoltatori. Il vero maestro vive e insegna la piena armonia di pensiero, parola e azione; l’assenso razionale è necessario, ma non basta. L’azione educativa del cristiano è un atto d’amore, che mette in gioco la vita stessa dell’educatore e dell’educando attraverso il meccanismo dell’emulazione. Gli educatori cristiani mirano a una formazione integrale dell’uomo, secondo una concezione che, escludendo qualsiasi riduzionismo, guarda le diverse componenti della persona umana, prima fra tutte quella spirituale e quella etica.
Non tutti i maestri sono buoni. Un cattivo maestro è Maria Montessori che nega il principio di autorità.
Pur essendo nata e cresciuta in una famiglia di credenti-i genitori erano cattolici liberali vicino agli ideali risorgimentali -il rapporto con il cristianesimo fu in realtà occasionale e superficiale. Ella mai approfondì l’esperienza cristiana nella sua vita vissuta, pertanto la sua visione del mondo fu condiziona da altri riferimenti ideologici e culturali, come il positivismo e la teosofia. Il Dio presente nella sua dimensione spirituale nulla ha a che vedere con il Dio incarnato in Gesù Cristo evidente nella Chiesa: riconosceva solo l’importanza della dimensione spirituale nel processo di crescita dei più piccoli, ma per lei la divinità aveva caratteristiche cosmiche, pagane.
Maria Montessori subì l’influsso delle tesi moderniste allora in voga. Mostrò fin da subito e in maniera aperta la sua avversione all’idea di peccato originale. La nozione di peccato originale era a suo avviso incompatibile con la purezza che vivevano i bambini. Non solo ma non accettava che nel percorso educativo di un fanciullo esistesse una qualche autorità, che premia e punisce, identificandola a torto come espressione del potere di turno: dei genitori, dei docenti, dello Stato.
Il bambino va invece accompagnato, con l’ausilio di strumenti didattici da lei stessa inventati, a scoprire in se stesso le qualità e le risorse che possiede, per farle emergere. Non ci devono essere maestri di vita da seguire, niente contenuti di valore con cui confrontarsi: l’insegnante deve rimanere semplicemente un mezzo, uno strumento nel cammino alla scoperta di sé.
Il grande assente: la ricerca di un senso
In questo processo educativo manca completamente la ricerca di un senso, di un significato da dare alle cose; l’educazione non è più un incontro ma soltanto un meccanismo da applicare a ciascun allievo. Il metodo Montessori abolisce completamente una comunità educante (famiglie e istituzioni) ponendo l’accento su un individuo potenziato simile a un prodotto da laboratorio. Tale modello educativo si pone agli antipodi del capolavoro educativo di Don Giovanni Bosco che poggiava su un sistema preventivo che aveva le fondamenta nella ragione, nella religione e nella amorevolezza. Tale modello genera buoni cittadini, creature di Dio e non individui privi di radici.
Lo stesso Mussolini intravide la potenzialità di indottrinare le masse attraverso il metodo montessoriano perpetrando una propaganda del regime fascista a tal punto che la Montessori fu costretta a lasciare l’Italia, dove tornò solo nel dopo- guerra.
Le sue intuizioni, la sua idea di scuola, di educazione, di formazione, di società sono state profetiche in maniera negativa precorrendo e favorendo la situazione desolante cui oggi assistiamo dove si è perso completamente il rispetto della persona umana e della sua libertà di scelta. La sua stessa attenzione all’ambiente è stata oggi trasformata in un integralismo ambientalista martellante; sosteneva l’educazione alla pace, il cui risultato è un astratto pacifismo; Il suo auspicio era di abolire tutti i confini per educare alla mondialità, ma oggi siamo ridotti a subire un globalismo totalitario che soffoca ogni identità.
Maestra del sospetto che ha vanificato la struttura naturale della convivenza umana, a partire dalla figura e dal ruolo della donna. Non è un caso che i sostenitori del divorzio e dell’aborto volontario, trovano nella Montessori un punto di riferimento: sosteneva da protofemminista la più totale libertà di scelta e di autodeterminazione, fuori da ogni schema precostituito e da ogni pregiudizio.
Oggi i movimenti LGBT, che combattono contro le cosiddette discriminazioni di genere ne fanno il proprio idolo.
Perché? Perché il metodo Montessori non prevede percorsi differenziati maschio-femmina. Tutti gli ausili didattici debbono essere neutri (no bambole o soldatini); non devono esserci in aula o nell’abbigliamento degli scolari colori che distinguono (il rosa e l’azzurro); non deve esserci competitività perché rischia di far prevalere il maschio sulla femmina, nessun peso a voti e giudizi; tutti devono imparare ad esempio i lavori domestici perché non bisogna favorire la nascita di comportamenti differenziati a seconda del sesso.
L’ombra più oscura nasconde il fatto che la Montessori si era iscritta alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky che odiava il cristianesimo.
Coloro che hanno a cuore la formazione e l’educazione dei bambini, l’iscrizione della Montessori alla società teosofica della medium russa Elena Blavatsky non dovrebbe far dormire sonni tranquilli.
La figura di madame Blavatsky, fondatrice della società teosofica, è la figura più importante dell’occultismo moderno precursore del movimento new age e di un’ideologia esoterica anticristiana. Elaborò una propria interpretazione esoterica della Bibbia, basandosi su presunte espirazione interiori.
Antirazionalista e anticristiana strinse legami con la massoneria e nel 1884 fondò la rivista anglofona “LUCIFER”. Morì nel maggio del 1891, sola nella sua residenza di Londra, alcolizzata e abbandonata dalla maggior parte dei suoi adepti.
Il pensiero steineriano è molto pericoloso: la cosiddetta medicina Antroposofica è stata fondata da Rudolf Steiner e dalla dottoressa olandese Ita Wegman.
Il libro di RUDOLF STEINER dal titolo ” Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica secondo le conoscenze della scienza spirituale” pone le basi della medicina antroposofica. Il pensiero antroposofico entra anche nella sfera pedagogica con le scuole Waldorf, presenti anche in Italia, e nella sfera agricola con la biodinamica, nella sfera finanziaria con la Tryö DOS bank e nella sfera religiosa con la Comunità dei cristiani, che in realtà di cristiano ha ben poco.
Perché il pensiero steineriano è pericoloso?
STEINER è un esponente autorevole della società teosofica, nel 1906 fondò a Berlino un capitolo ed un gran consiglio del Rito riunificato di Memphis-Misraïm, inaugurando così la propria militanza massonica. La sua loggia venne denominata “Mystica Aeterna”, divenne gran maestro deputato, inaugurò altre logge in Germania, finché non decise di staccarsi dalla propria obbedienza e di fondare qualcosa di nuovo, la “ massoneria esoterica”.
La sua attività si pose spesso strutturalmente in contrasto con la chiesa cattolica. Accusò i concili di Nicea e di Costantinopoli di essere responsabili della decadenza spirituale dell’Occidente per aver rifiutato la reincarnazione e la tripartizione soma-psiche-nous. Lucifero e Arimane sono figure, definite spirituali e necessarie nel piano cosmico, in letteratura antroposofica.
Una visione pedagogica devastante
Il pensiero di STEINER influenza anche la sua visione pedagogica: le forze anemico-spirituali alla base della pedagogia. In buona sostanza, anche se non realizzato, l’antroposofia costituisce il tentativo di Satana-Simon mago di creare un mondo esoterico in ogni sua attività, in particolare cominciando dai piccoli attraverso la pedagogia Antroposofica, e poi occupare il campo della medicina, dell’agricoltura, della danza, della pittura, dell’architettura soprattutto rimodellando la visione di Satana e sdoganando la sua tentazione nel giardino dell’eden nel suo“Sarete come Dio“.
La situazione attuale in ambito educativo e scolastico, abbiamo visto, è farcita da una sorta di funzionalismo interessato soltanto alle prestazioni e ai risultati economico-produttivi degli studenti e dell’insegnamento; è spesso concepito come una mera trasmissione di tecniche. La scuola dovrebbe essere il luogo della trasmissione alle nuove generazioni di un patrimonio di conoscenze sedimentate, stratificate, consolidate; il docente è colui che, possedendo quelle conoscenze, guida gli alunni affinché ne prendano possesso e sviluppino le conseguenti abilità disciplinari.
Ecco allora che la scuola cattolica, che attinge alla sorgente dell’antropologia cristiana e dei valori portanti del Vangelo, può dare un contributo originale e significativo ai ragazzi e ai giovani, alle famiglie e all’intera società. I cristiani sono per un’immagine di persona desiderosa di relazioni, aperta al trascendente e profondamente contrassegnata dalla libertà nella quale si rispecchia l’impronta del suo creatore. Per questo essi operano per una formazione integrale della persona, animati dall’intima consapevolezza che in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita.
L’originalità di una scuola cattolica partecipa dunque della Novità Cristiana, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso ad essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità.
Resistere, combattere per una scuola parentale, unica speranza.
Resistere, combattere per una scuola parentale rappresenta la principale e forse unica speranza che abbiamo oggi davanti all’omologazione dei cervelli e dei cuori dei nostri figli e nipoti. Non dobbiamo attendere l’intelligenza artificiale e, già oggi i cervelli e i cuori vengono plagiati sistematicamente. I genitori, gli insegnanti, le scuole cattoliche, soprattutto parentali, vogliono riconsegnare alla chiesa e alla religione cattolica il primato educativo nella pubblica piazza, anche se la chiesa ufficiale di oggi respinge l’offerta. Senza un universo del sapere i nostri figli saranno sperduti e soli e questo noi non lo dobbiamo permettere.
È vero, ci vuole coraggio per educare. La vigliaccheria è contagiosa, lo verifichiamo mille volte al giorno, ma lo è anche il coraggio. Senza il coraggio, nulla di grande ha mai visto il giorno: forse per questo incombe la notte del mondo di cui parlava Heidegger. Il coraggio, non la paura o la cautela, è la nostra patria. Non necessariamente il coraggio è ribelle, ma sempre è presente nella bisaccia di chi dissente, di chi pronuncia apertamente dei sì e dei no. Esiste un nesso molto stretto tra conoscenza e coraggio: si teme quel che si ignora, si affronta a viso aperto ciò che si esamina attentamente; l’atto coraggioso è il frutto di un’accurata riflessione fondata sulle proprie esperienze e conoscenze. Ne ricaviamo che il coraggio è una virtù che guarda sempre al futuro: non basta il coraggio all’inizio dell’azione coraggiosa ma bisogna perseverare nel tempo, restare fedeli all’azione. Il coraggio è coraggio autentico solo se prudente e giusto. Il coraggio non è quindi l’assenza di paura (incoscienza), ma la capacità di saper accoglierla e di continuare lo stesso.
Se la paura ci rende schiavi, il coraggio può renderci liberi.
In sostanza la scuola cattolica ha l’esclusiva di un compito specifico e indispensabile: trasmettere la conoscenza, (con particolare riguardo alle conoscenze durevoli, che hanno resistito alla prova del tempo), di iniziare i giovani al sapere teoretico, che vuol dire afferrare le cause, elevarsi alle leggi, agli universali, che sono strumenti di comprensione della realtà. E lo deve fare ripartendo dal linguaggio e dalla scrittura, ineludibili chiavi di accesso all’imponente deposito di scienza, arte, letteratura, che-attenzione!-non va ascritto alla categoria del passato sic et simpliciter, ma a quella del durevole, dell’eterno. Vale a dire, dell’irrinunciabile.
Ecco allora venir meno il presupposto di un altro luogo comune, quello per il quale la scuola deve stare al passo della società, per inseguir nei cambiamenti e rappresentarne in qualche modo lo specchio. Non è così. La scuola dovrebbe essere messa al riparo dai venti delle mode, stare un passo indietro rispetto alla vita, per offrire agli scolari gli strumenti cognitivi e concettuali – una cassetta di attrezzi universali, al riparo dal contingente, dall’effimero, dal transiente – che consentono l’esercizio del senso critico.
Proprio il senso critico infatti – che rappresenta il traguardo di un ideale percorso di istruzione – non nasce dal nulla ma implica il possesso dell’informazione e, a seguire, una sua progressiva elaborazione. In conclusione, solo se la scuola tornerà a adempiere il suo compito fondamentale allora si potrà sperare di restituire piano piano ai più giovani, insieme alla cognizione della realtà e insieme al senso delle dimensioni che servono a prenderne le misure-vale a dire l’altezza, la profondità, la distanza-anche una solidità interiore andata quasi completamente distrutta. Tanto è già andato distrutto.
Ma i pezzi del mosaico, grazie a Dio, non sono andati perduti. Bisogna, con cura e pazienza, selezionarli e rimetterli insieme. Ma dobbiamo muoverci presto, finché esistono ancora le condizioni per farlo. Certamente ciò non è possibile nella scuola pubblica di oggi, ma soltanto in una vera scuola cattolica. Va riproposto ai giovani questo mosaico che abbaglia per la sua bellezza senza tempo perché, a questa bellezza e alle sue leggi, ciascuno di loro possa attingere.
Possa farne tesoro e possa coltivarne il gusto. E da lì, sopra le spalle di una sapienza antica perenne e rivelata , possa guardare oltre, verso cose più alte.
A questo serve la scuola ed ecco perché l’associazione ”TRILLY la gente come noi”, che combatte con “coraggio” i diktat delle élite globaliste, contribuisce alla nascita di una scuola parentale ( Alleanza Parentale) aderendo al manifesto dell’Osservatorio cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Previsione di Pandemia Apocalittica: Verità o inganno dell’OMS? di prof. ssa Paola Persichetti presidente dell’Associazione Trilly La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori Il vertice dell’organizzazione mondiale della sanità Oms dà una notizia circa […]
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Previsione di Pandemia Apocalittica: Verità o inganno dell’OMS?
di prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori
Il vertice dell’organizzazione mondiale della sanità Oms dà una notizia circa una ipotetica, prossima pandemia dai caratteri apocalittici. A ciò si aggiunge la nuova campagna mediatica pro vaccini, che sponsorizza quelli attualmente in commercio e quelli che saranno prodotti in futuro.
Si stanno inoltre preparando le task force che dovranno indottrinare in tal senso gli studenti all’interno delle scuole e delle università. Il tutto rientra chiaramente nella manovra volta a far approvare il cosiddetto “Trattato Pandemico”. Molto si è detto e scritto sul trattato pandemico e molto terrorismo mediatico fatto è stato strumentale ad accrescere la paura nei cittadini. Esiste un trattato pandemico? Attualmente non esiste un trattato specifico chiamato trattato pandemico nel contesto internazionale.
L’OMS si appresta a proporre un nuovo “Trattato Pandemico” che aggiungerebbe confusione piuttosto che semplificare e rendere più efficace la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie. I risultati finali saranno presentati e votati alla settantasettesima Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2024.
Il Trattato introdurrebbe ulteriori processi e burocrazia oltre a potenziali disuguaglianze. I Paesi in via di sviluppo non avranno pari accesso ai sistemi diagnostici e ai trattamenti oltre che ai “prodotti connessi alle pandemie” rispetto ad altri Paesi. Ci sono poi divisioni sulla condivisione dei dati poiché le informazioni sui patogeni che causano pandemie possono riguardare la sovranità nazionale e sulle garanzie necessarie per monitorare e regolamentare il ruolo del settore privato.
Fino ad oggi ci sono state diverse proposte ed iniziative per un trattato pandemico internazionale: attenzione parliamo soltanto di proposte. Una delle più note è stata avanzata dal direttore generale dell’organizzazione mondiale della sanità OMS, Tedros Adhanoma Ghebreyesus, nel Marzo 2021.
Tedros ha proposto un trattato pandemico internazionale per rafforzare la cooperazione globale nella preparazione e risposta alle pandemie future.
Nella bozza e nello specifico, nel preambolo, si riconosce che le pandemie rappresentano una minaccia globale per la salute pubblica, la sicurezza e l’economia mondiale; consapevoli della necessità di una risposta globale, coordinata e solidale per prevenire, prepararsi e rispondere efficacemente alle pandemie future; ispirati dai principi di solidarietà, equità e trasparenza nella cooperazione internazionale per affrontare le sfide sanitarie globali. Nella bozza si prevede inoltre che il trattato entra in vigore dopo essere stato ratificato da un numero sufficiente di paesi firmatari. Gli altri paesi possono aderire al trattato in qualsiasi momento successivo alla sua entrata in vigore.
Questa bozza è solo un esempio semplificato e potrebbe richiedere ulteriori discussioni e negoziati per essere adattata alle esigenze e alle priorità dei paesi firmatari.
Mentre l’attenzione internazionale è distratta e concentrata a parlare del trattato pandemico, l’organizzazione mondiale della sanità OMS sta rivedendo le proposte di modifica del regolamento sanitario internazionale che avrebbero dovuto essere presentate alla settantaseiesima riunione dell’oms a maggio 2023.
L’OMS è stata istituita dopo la seconda guerra mondiale come braccio sanitario delle Nazioni unite, per sostenere gli sforzi,per migliorare la salute della popolazione a livello globale, comprendendo il benessere fisico, mentale e sociale. Nel 1946 l’OMS aveva come obiettivi il far raggiungere ai popoli della terra il maggior livello di salute possibile ed evitare abusi e sperimentazioni non etiche sul corpo umano, nel principio che tutte le persone sono uguali e nate con diritti fondamentali inviolabili.
Come ricorda il dottor Bell : “Negli ultimi decenni l’OMS si è evoluta poiché la sua base di supporto dei finanziamenti di base assegnati dai paesi, sulla base del PIL, si è evoluta in un modello in cui la maggior parte dei finanziamenti è diretta ad usi specifici e molti sono forniti da interessi privati e aziendali”.
Le priorità del dell’OMS si sono spostate dall’assistenza incentrata sulla comunità ad un approccio più verticale e gerarchico seguendo gli interessi personali di questi finanziatori.
Secondo il dottor Bell, “questi cambiamenti sono importanti per contestualizzare gli emendamenti proposti al regolamento sanitario internazionale RSI.
Gli emendamenti sono scritti per cambiare radicalmente la struttura di potere tra l’OMS, gli Stati membri e gli individui all’interno degli Stati.
Relativamente al trattato pandemico, poiché si teme di non riuscire a farlo approvare, cerchiamo di capire la strategia che vorrebbe dare nuovi poteri all’OMS.
Per approvare un piano pandemico è necessaria una maggioranza qualificata pari a non meno dei 2/3 dei membri Onu. È una impresa ardua, dove la sottoscrizione del trattato pandemico è praticamente bloccata.
Si starebbe allora preparando un piano alternativo che consisterebbe nello spostare le norme liberticide dal trattato al regolamento interno del OMS. Questo si può infatti modificare a maggioranza: bastano 98 voti.
Non sarebbe la prima volta che una simile manovra ha luogo. È accaduto lo stesso allorquando il progetto della cosiddetta costituzione europea è crollato di fronte all’opposizione popolare.
Nell’occasione, l’élite, ha reagito collocando a livello di trattati internazionali (Soprattutto il trattato di Nizza) le norme tecniche che trasferiscono i poteri determinanti dai singoli stati all’unione europea (si consideri che la costituzione italiana esclude le leggi di ratifica dei trattati internazionali dalla possibilità del referendum abrogativo. Una circostanza che spiega l’apparente debolezza che i nostri governanti mostrano nei rapporti con gli altri Stati).
L’Ue è diventata di fatto una specie di“Quasi stato”, nel quale il potere è concentrato in pochissime mani ed ai parlamentari non viene consentita nemmeno l’iniziativa legislativa. Risultato: Deficit democratico e non eliminabile.
Queste caratteristiche istituzionali sono infatti finalizzate per consentire che l’embrione di Stato europeo si sciolga nel prossimo futuro in un’accozzaglia dalla quale dovrà scaturire il futuro governo mondiale.
In occasione dell’entrata in vigore del regolamento sanitario internazionale 2005- che, per inciso, è quello ancora vigente ad oggi, venne pubblicata una comunicazione ( NON direttiva, NON regolamento) della Commissione a Parlamento e Consiglio UE. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52006DC0552
Qui troviamo la LEGGE con cui Il regolamento fu approvato e adottato in Italia: https://www.salute.gov.it/resources/static/uffici/Legge9_febbraio_1982n106.pdf
E questo perché il nostro ordinamento non consente l’entrata in vigore automatica dei protocolli OMS, che devono forzatamente essere recepiti con atto interno.
Ora analizziamo il testo del regolamento sanitario modificato in maniera approfondita nel 2005. Recita all’articolo 2.1.: “ […] Strumento giuridico internazionale, il RSI è giuridicamente vincolante per tutti gli Stati parti. Questi ultimi non sono tenuti a ratificarlo individualmente; inoltre, ogni Stato può rifiutarlo ovvero formulare riserve su aspetti particolari. Dell’OMS fanno parte 192 Stati membri, fra cui i 25 dell’Ue, nonché la Bulgaria e la Romania“.
L’UE non fa parte del RSI, ma quest’ultimo riconosce il ruolo svolto dalle “organizzazioni di integrazione economica regionale”, come l’Ue..[…]
Per quanto precede, ad esempio, se l’OMS dovesse raccomandare agli Stati di rifiutare l’entrata o l’uscita di alcune merci, ai sensi dell’articolo 18, paragrafo 2, del regolamento, l’UE dovrebbe agire collettivamente, su iniziativa della Commissione.. Infatti, la legislazione relativa al mercato unico vieta agli Stati membri di adottare provvedimenti in maniera unilaterale.
Il RSI costituisce uno strumento internazionale che si applica a questioni che rientrano nella competenza concorrente dei governi nazionali e della comunità europea. Numerosi articoli del RSI riguardano questioni regolate dal diritto comunitario. Secondo il diritto applicabile, tali questioni rientrano o nella competenza esclusiva della comunità, ovvero nella competenza concorrente dei governi nazionali e della comunità.”
Gli Stati PARTI ( Parti dell’accordo, ovviamente!) hanno adottato, e quindi il regolamento è vincolante (ovvio visto che gli Stati lo hanno recepito!), MA si può ugualmente fare obiezioni e rifiutarlo in qualunque momento.
L’UE non fa parte del RSI e i vincoli degli Stati MEMBRI prevalgono sui consigli dell’OMS: NON è uno Stato,tantomeno Stato “ parte della OMS! In compenso, un regolamento UE, contrariamente ai protocolli OMS è legge.
Ultima nota: la UE è vincolata ai trattati internazionali (tipo CEDU, per intenderci) e NON può legiferare contro i diritti umani. Difficile quindi ipotizzare che obblighi gli Stati membri a limitare le libertà inviolabili. Come dimostrazione basta la famosa lettera EMA: “ Noi non abbiamo mai detto che prevenissero l’infezione, NON siamo responsabili delle scelte interne dei singoli governi”. Queste osservazioni non vengono mai fatte nè dette dai media. È preferibile avere un popolo spaventato poiché sarà più facilmente governabile. Un popolo spaventato spesso è un popolo ignorante che accetterà la limitazione della libertà imposta dai governi in nome di un desiderio di sicurezza che è stato indotto dagli stessi governi che ora intervengono per soddisfarlo.
Dobbiamo concentrarci sulle modifiche del regolamento sanitario internazionale che servono per cambiare radicalmente la struttura dell’OMS.
Il RSI prevede l’obbligo per gli Stati membri dell’OMS di informare su “tutti gli eventi che possono costituire un’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale (PHEIC) nel proprio territorio”.
La portata dell’autorità concessa all’OMS dal RSI è abbastanza ampia da consentirle di contattare entità subnazionali, determinare e dichiarare, senza il consenso degli Stati, una Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC) , formulare raccomandazioni temporane o permanenti, rivedere le misure sanitarie aggiuntive adottate unilateralmente dagli Stati e anche risolvere eventuali controversie attraverso un processo di risoluzione delle controversie in più fasi.
Il RSI, soprattutto, dà mandato al direttore generale dell’OMS di effettuare una valutazione dell’evento segnalato e di prendere una decisione in merito alla sua dichiarazione come PHIEC. Il termine utilizzato nei RSI è PHEIC e non pandemia.
Piuttosto che regolamenti basati sul pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone (Ossia coerenti con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo- DUDU), questo è costituito da principi di equità, inclusività e coerenza, non ulteriormente definiti, che dipendono dal contesto sociale ed economico, cioè i diritti sono ineguali e determinati da altri.
I regolamenti sanitari internazionali originali furono adottati nel 1951 sotto la Costituzione dell’OMS. Vennero rivisti tre volte: nel 1969 (quando divennero Regolamenti sanitari internazionali), nel 1981 e nel 2005.
Il regolamento sanitario internazionale è un accordo internazionale vincolante per i 196 Stati parti, compresi i 194 Stati membri dell’OMS. L’IHR ( International Health Regulations) nella versione adottata nel 2005, è stato modificato due volte: nel 2014 e nel 2022 ( le modifiche più recenti entreranno in vigore nel maggio del 2024). Il gruppo di lavoro sugli emendamenti è il WGIHR (comprende i 196 stati parti dell’ RSI, l’Unione europea e la delegazione di osservatori della Palestina).
Obbiettivo principale dell’RSI è quello di prevenire, proteggere, rispondere e collaborare per il controllo delle malattie che costituiscono una minaccia grave per la salute pubblica a livello internazionale.
Scopo: Il regolamento sanitario internazionale mira a garantire la massima sicurezza sanitaria possibile a livello internazionale. Definisce le responsabilità degli Stati membri, dell’organizzazione mondiale della sanità e di altre organizzazioni internazionali per la gestione delle emergenze sanitarie.
Obblighi degli Stati membri: Gli Stati membri sono tenuti a sviluppare, mantenere e rafforzare le loro capacità di rilevamento, valutazione, notifica e risposta rapida alle emergenze sanitarie. Devono anche collaborare con l’OMS e gli altri Stati membri per prevenire la diffusione internazionale di malattie.
Notifica delle emergenze: Gli Stati membri sono tenuti a notificare tempestivamente all’OMS eventuali eventi che possono costituire un’emergenza sanitaria di portata internazionale (PHEIC, Public Health Emergency of International concern).
Collaborazione internazionale: Il regolamento sanitario internazionale promuove la collaborazione tra gli Stati membri e l’OMS per il monitoraggio, la valutazione e la gestione delle emergenze sanitarie internazionali. Questa collaborazione include lo scambio di informazioni, l’assistenza tecnica e la coordinazione delle risposte.
Revisione periodica: Il regolamento sanitario internazionale viene periodicamente riesaminato e aggiornato per riflettere le nuove sfide e le migliori pratiche nel campo della salute pubblica globale.
Qui di seguito troviamo la programmazione del WGIHR. Ultimo incontro risale al 5-9 febbraio 2024.
Il gruppo di lavoro che negozia le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale (WGIHR – Working Group on Amendments to the International Health Regulations) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha esteso la sua settima riunione, che avrebbe dovuto concludersi venerdì scorso, per includere una sessione speciale sull’equità.
La ripresa del WGIHR 7 si terrà entro le prime due settimane di Marzo, accogliendo finalmente le richieste degli Stati membri- tra cui l’Africa Group e la grande alleanza di paesi nota come Equity Group- di prestare adeguata attenzione all’equità.
Il 23 Febbraio sara il termine ultimo per gli Stati membri di fornire commenti scritti sul nuovo testo fornito dall’ufficio di Presidenza durante la riunione. Verranno definiti i prossimi 10 anni di sorveglianza globale e di sicurezza collettiva quando si tratterà di emergenze sanitarie e di epidemie ad impatto particolarmente elevato. Il direttore generale dell’OMS ha esortato a portare a termine tutto entro maggio.
Non è prevista alcuna giurisdizione legale per sanzionare l’OMS per abuso di potere
Saranno le modifiche al regolamento sanitario internazionale a stabilire che l’OMS sia l’autorità prevalente nella gestione delle emergenze sanitarie e pubbliche. I poteri assegnati all’OMS includerebbero il confinamento, la medicalizzazione forzata delle persone, i diritti di condividere la proprietà intellettuale, il Know-how di produzione, il poter chiedere agli Stati di contribuire con risorse, compresa la produzione dei medicinali. Un sistema di sorveglianza, supervisionato dall’OMS, assicurerà che le potenziali minacce siano prontamente identificate.
L’OMS potrebbe richiedere regolari rapporti dettagliati, inviare valutatori e imporre modifiche. Ciò solleva interrogativi sia sulla sovranità in materia di salute sia sull’uso razionale e appropriato delle risorse: Non è prevista alcuna giurisdizione legale per sanzionare l’OMS per abuso di potere, qualora se ne evidenziassero gli estremi.
Ecco a che cosa servono le modifiche, a far sì che l’OMS possa stabilire la sua autorità sugli individui e sui governi nazionali nel processo decisionale relativo alla salute.
Vediamo insieme quali sono i punti o meglio gli articoli critici del regolamento sanitario internazionale:
L’articolo 2: dove il concetto di salute pubblica diventa una terminologia estremamente ampia e, i potenziali rischi possono essere qualsiasi virus, tossina, cambiamento del comportamento umano, articolo o altra fonte di informazioni che potrebbe influenzare qualsiasi cosa in questo vasto campo. Se fosse accettata la modifica dell’articolo 2, ciò fornirebbe all’OMS una giurisdizione su qualsiasi cosa potenzialmente pertinente a qualche cambiamento nella salute o nel benessere, come percepito dal direttore generale o dal personale delegato. In un dipartimento governativo tali ampi diritti di interferire e assumere il controllo non sarebbero normalmente concessi. In questo caso, non vi è alcuna supervisione diretta da parte di un Parlamento che rappresenta il popolo e nessuna giurisdizione legale specifica da rispettare. Il direttore generale dell’OMS si potrebbe inserire e dare raccomandazioni non più non vincolanti su quasi tutto ciò che riguarda la vita sociale (La salute, nella definizione dell’OMS, e il benessere fisico, mentale e sociale).
Articolo 3: Si descrivono i presupposti su come si deve applicare il regolamento sanitario e internazionale. Il concetto di diritti ampi e fondamentali, uguali per tutti, viene rimosso ed è sostituito con una vacua formulazione di equità, inclusività, coerenza. Concetti non correttamente definiti e quindi interpretabili vagamente in base ai significati che si danno. In Italia, per esempio, con la sentenza numero 7045/ 2021, il Consiglio di Stato ha legittimato l’obbligo vaccinale anti Covid ai sanitari, giustificandolo secondo l’articolo 2 della Costituzione.
Così facendo si è inclusa la vaccinazione come un dovere inderogabile di solidarietà, categoria in cui fino ad ora erano inclusi la difesa della patria, il pagamento delle tasse e il mantenimento dei figli. Mai nessuno si era spinto a considerare la vaccinazione come un dovere inderogabile di solidarietà, una solidarietà obbligatoria, strumentalizzando il concetto di solidarietà fondato sull’equilibrio tra sfera individuale e sfera collettiva. Nel nuovo ordine mondiale, i diritti umani dell’individuo sono visti come basati sullo sviluppo economico e sociale.
Ciò segnala un cambiamento fondamentale nell’approccio ai diritti umani delle Nazioni unite, inclusa la dichiarazione universale dei diritti umani di cui tutti i paesi delle Nazioni unite sono firmatari. Lo spostamento dei diritti umani che dipendono dallo sviluppo economico e sociale implica che i ricchi e i poveri hanno diritti diversi e che esiste una gerarchia di sviluppo che definisce i propri diritti. Si tratta di un ritorno a una visione feudale o colonialista dei diritti umani da cui l’OMS e l’UDHR del dopoguerra avevano cercato di allontanarsi.
Articolo 4: Ogni paese sarebbe tenuto a nominare un’autorità nazionale competente con cui l’OMS possa collaborare. Così facendo l’OMS diventerebbe un organismo che richiederebbe conformità senza più fornire pareri non vincolanti
Articolo 10: L’OMS, se lo stato parte non accetta l’offerta di collaborazione entro 48 ore, potrebbe acquisire il potere di condividere informazioni da uno stato o appartenenti a uno stato con altri Stati, senza chiedere il consenso.
Articolo 11: Con le modifiche all’articolo 11 si potrebbe consentire all’OMS di condividere le informazioni ottenute sia con le Nazioni Unite sia con organizzazioni internazionali e regionali pertinenti, vale a dire che includono organizzazioni non legate ai governi nazionali. Ciò potrebbe permettere di condividere informazioni più facilmente con CEPI, GAVI, e UNITAID, ovvero organizzazioni fondate da Bill Gates con rappresentanti privati e aziendali nei consigli di amministrazione con conflitti di interessi finanziari diretti.
Articolo 12: Si amplierebbe la definizione di emergenza sanitaria pubblica per includere qualsiasi evento sanitario o correlato ad agenti patogeni a discrezione del direttore generale e richiedere la conformità degli Stati. Si afferma che “ se il direttore generale ritiene, sulla base di una valutazione ai sensi del presente regolamento, che si stia verificando un’emergenza di sanità pubblica potenziale o effettiva di interesse internazionale… determina che l’evento costituisce un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale“. Ciò elimina l’obbligo per gli Stati d accettare il rilascio di informazioni relative a quello Stato.
Il direttore generale può dichiarare una Public Health Emergency of International Concern (PHEIC) contro i desideri e le istruzioni degli Stati. L’OMS non è più concepito come il servitore dello Stato sovrano, ma bensì come autorità sovranazionale. L’OMS deve seguire le disposizioni del Framework for Engagement of Non-State Actors, adottato dall’organizzazione mondiale della sanità nel 2016. Esso stabilisce le disposizioni per l’interazione dell’OMS con attori non statali, come organizzazioni non governative, settore privato, fondazioni, media e altri, al fine di promuovere la collaborazione efficace nel settore sanitario.
Il quadro del OMS consentirebbe al direttore generale di “esercitare flessibilità nell’applicazione delle procedure del FENSA” in caso di emergenza sanitaria indipendentemente dall’accordo dello Stato.“ Gli Stati parti sviluppati e l’OMS offriranno assistenza agli Stati parti in via di sviluppo a seconda della disponibilità di finanziamenti, tecnologia e know -how”, una linea volta verso il passato per l’uso di termini colonialisti come “sviluppato” e “in via di sviluppo”, in contesto come quello che un tempo era egualitario.
Articolo 13: L’OMS ha guidato la risposta internazionale alla salute pubblica. Questo articolo nuovo espone esplicitamente il nuovo ordine internazionale di sanità pubblica, con l’OMS al centro, piuttosto che la sovranità nazionale come preminente. “ Gli Stati Parte adottano misure per garantire che le attività degli attori non statali, in particolare i fabbricanti e coloro che rivendicano diritti di proprietà intellettuale associati, non siano in conflitto con il diritto al più alto standard di salute possibile e con il presente regolamento sanitario internazionale e siano conformi alle misure adottate dall’OMS e dagli Stati parte ai sensi di questa disposizione, che comprende“.
L’OMS può richiedere a qualsiasi stato di rilasciare quasi tutti i prodotti riservati e la proprietà intellettuale su qualsiasi prodotto correlato al settore sanitario. Secondo i propri criteri, l’OMS può dichiarare un evento, richiedere ad uno Stato di contribuire con risorse e rinunciare ai diritti esclusivi sulla proprietà intellettuale dei suoi cittadini e condividere informazioni per consentire ad altri – le case farmaceutiche- di fabbricare i propri prodotti in concorrenza diretta. L’OMS richiede inoltre agli Stati di donare prodotti su richiesta della dirigenza generale.
Articolo 18: Raccomandazioni relative a persone, bagagli, merci, container, mezzi di trasporto, merci e pacchi postali. Questo articolo esisteva già ma con il nuovo articolo 13A si richiede agli Stati di ”Impegnarsi a seguire le raccomandazioni dell’OMS nella loro risposta internazionale in materia di salute pubblica”. L’OMS potrà quindi ora, sulla base della sola determinazione di un individuo, il direttore generale, sotto l’influenza di Stati non democratici ed entità private, richiedere agli Stati di incarcerare i propri cittadini, iniettare loro, richiedere l’identificazione dello stato di salute, esaminare medicalmente, isolare e limitare i viaggi. Questa è un’agenda globalista che va oltre i tuoi peggiori incubi.
Articolo 23: Prevede misure sanitarie all’arrivo e alla partenza prodotte preferibilmente in formato digitale, con opzione residuale in formato cartaceo.
Articolo 35: I documenti sanitari digitali devono incorporare mezzi per verificarne l’autenticità tramite il recupero da un sito web ufficiale, come un codice QR.
Articolo 36: Si parla di certificati di vaccinazione e restrizioni in tal senso.
Articolo 43: Si prevede che l’OMS possa ordinare modifiche all’interno degli Stati, comprese le restrizioni alla libertà di parola e potrebbe richiedere la rimozione dei regolamenti sanitari. L’OMS assume la sovranità su quelle che prima erano questioni statali.
Questi presupposti potrebbero inaugurare un’ulteriore più ampia deriva autoritaria, già vista con la gestione pandemica della COVID-19, nelle democrazie liberali occidentali, l’erosione dei diritti civili e la vanificazione delle libertà costituzionali a scapito del diritto della libertà di cura e di scelta terapeutica, di autodeterminazione sul corpo e la salute, e dello squilibrio tra ciò che è individuale e ciò che è collettivo. Vi è il serio rischio che sull’altare del conflitto di interesse tra istituzioni e industria farmaceutica venga sacrificato il diritto alla salute.
A livello globale, l’OMS deve… contrastare la cattiva informazione e la disinformazione, assumendo il ruolo di polizia / contrasto alla libertà di parola e allo scambio di informazioni.
Si può già vedere nel Regno Unito: L’organizzazione Big Brother Watch discute questioni legate alla sorveglianza o alla libertà d’espressione, facendo riferimento al concetto di “Ministry of Truth” come metafora per il controllo dell’informazione da parte del governo.
Le politiche sanitarie sono solo il pretesto per assumere il controllo di ogni settore della società: economia, scienza, cultura, politica. Questa è una strategia che è andata a sviluppandosi nell’arco di decenni, attraverso il progressivo ampliamento dell’area di competenza della medicina maturato in seno all’OMS. Se ogni aspetto della vita umana confluisce all’interno della salute, appare logico che il governo della stessa finisca col travalicare ogni limite, occupando tutti gli spazi dell’azione politica, nessuno escluso.
Ne abbiamo avuto un’ampia dimostrazione durante la dittatura sanitaria introdotta a livello globale ma in concreto implementata soltanto nell’occidente, oltre che in Cina. Poteri così illimitati riuscirebbero ad indirizzare la spesa degli Stati verso specifici settori, impedendo ai governi di effettuare investimenti nei settori che essi considerino strategici per i loro interessi.
Il danno non sarebbe limitato soltanto al campo dell’economia ma investirebbe anche altri fronti come la libertà di stampa, la libertà di circolazione (di beni e di persone), la libertà di istruzione ed anche la libertà di ricerca scientifica. La popolazione subirebbe un indottrinamento rafforzato dalla censura.
Non a caso, l’ordine di scuderia è parlare del “Trattato “e non del “regolamento sanitario”. Siamo di fronte ad una serie di matrioske che compongono la struttura occulta del potere, che si cela dietro una pluralità di controfigure, secondo la logica del Deep State. Ci sono alcuni paesi che si sono già mobilitati dimostrando scetticismo e votando in massa contro l’evidente tentativo di bruciare i tempi dell’approvazione: ad esempio i paesi africani; la Slovacchia; l’Ungheria; il parlamento USA, non del tutto asservito ai poteri occulti. È ormai sotto gli occhi di tutti che l’elitè al potere sta cercando, a livello istituzionale, di monopolizzare le ricchezze ed i poteri, sottraendoli ovunque egli Stati, attraverso organizzazioni private che vengono spacciate per pubbliche-l’OMS, come l’ONU di cui è emanazione, non sono enti pubblici, soggetti al controllo degli elettori- e la stessa cosa vale per le ONG, la cui operatività viene, non a caso, ufficializzata dalle Nazioni Unite.
In un mondo dove Dio è stato cacciato l’uomo è rimasto in balia della paura della morte e della malattia, paura usata dai potenti per spingere a comportamenti irrazionali e autolesionistici.
Un risultato agghiacciante è stato raggiunto: la nascita di un governo mondiale delle banche il quale è praticamente in guerra con la Federazione russa. Ma questo non è più in grado di far funzionare un mondo che sta sull’orlo del tracollo perché depredato.
A quando la prossima crisi di Wall Street? Forse è ipotizzabile all’indomani delle elezioni presidenziali americane, 2025?
Ecco allora che ha un senso il tempismo del trattato, che mira a dare al nuovo presidente i poteri per salvare l’America a spese del mondo intero. Non dimentichiamo che gli USA sono il grande malato dell’economia mondiale ed il maggior contribuente dell’OMS, più ancora della Cina. E Come tali, sono in grado di condizionarne le decisioni.
Rinchiudere il mondo in una rete dalla quale coloro che rimarranno fuori siederanno nella stanza dei bottoni da dove amministreranno il resto del pianeta.
Per la riuscita di questo colpo grosso è necessario avere un trattato pandemico approvato a maggioranza almeno di 2/3 dei membri Onu e temendo di non riuscirvi si stanno organizzando per spostare le norme liberticide dal trattato al regolamento interno all’OMS.
Per il TRATTATO PANDEMICO il golpe è calendarizzato per maggio, all’indomani dell’elezione europee. A quel tempo il nostro continente sarà ancora rappresentato dai vecchi leader; la nuova maggioranza non avrà avuto il tempo di organizzarsi e prendere in mano le redini del potere. Certe coincidenze non sono mai casuali.
I singoli stati, ad oggi, ancora conservano (non si sa fino a quando) l’autorità di aderire o meno alla trappola.
I cattolici devono riprendere in mano la preghiera. La preghiera ha confortato gli uomini nelle ore più buie, li ha spinti ad agire e ha indicato loro la strada attraverso sfide apparentemente insormontabili.
Maggio è il mese caro alla Madonna, non dobbiamo avere dubbi sul nostro compito: pregare il Rosario insieme.
La preghiera fa della storia il tempo di Dio, lo spazio in cui l’infinito incontra il limite, l’amore che guarisce le ferite: la preghiera cambia il mondo. La preghiera insistente, perseverante è come un grido dell’anima che penetra nel cuore di Dio. La preghiera diviene così la più grande forza di trasformazione del mondo.
prof. ssa Paola Persichetti
presidente dell’Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni
Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
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di prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere presidente dell’Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
N.B. Inchiesta esclusiva ed esaustiva sulle origini delle devianze religiose, esoteriche, psicosociali e sessuali prodotte dalla psicanalisi inventata dal massone sionista e anti-cristiano Sigmund Freud. Da leggere integralmente. Essendo un’analisi complessa e lunga meglio leggerla per capitoli se si ha poco tempo.
Aveva 42 anni, Papa Francesco, quando andò in analisi con una psicoterapeuta donna ed ebrea. “Una persona buona“ raccontò il pontefice nel 2017, una signora che “per sei mesi mi ha aiutato molto“. La Commissione Episcopale per il Clero suggerisce che nella formazione dei futuri sacerdoti sia previsto un confronto con uno psicologo – meglio se di sesso femminile – per trattare materie come affetto e sessualità.
La Conferenza Episcopale Italiana guidata dal cardinale Matteo Zuppi già dall’ottobre del 2022 decise la stesura di una nuova “ratio nazionalis“ per la formazione nei seminari d’ Italia, dei futuri presbiteri. L’introduzione di questa figura nel mondo ecclesiastico viene sdoganata dallo stesso Papa Francesco già a partire dal 2017 consolidando una modalità di verifica vocazionale già praticata in maniera ufficiosa.
Mai un vescovo di Roma aveva dichiarato di aver fatto ricorso alla scienza e alla competenza di una discepola di Sigmund Freud.
Giovanni XXIII, il Papa buono, con la psicanalisi è stato tutt’altro che tenero al punto che nel 1961, attraverso il Santo Uffizio, vietò al clero di praticare l’analisi e ai seminaristi di sottoporvisi.
Qualche tempo prima del suo monito, negli anni 50, in centro America, vi era stato un esperimento nel seminario di Cuernavaca, dove il priore benedettino, Don Grégoire Lemercier, aveva introdotto la psicanalisi nel percorso di discernimento e formazione dei seminaristi. Il risultato fu che la maggior parte di questi giovani, proprio alla luce delle sedute di analisi, abbandonò il seminario.
Papa Francesco avrebbe potuto evitare una confidenza così intima oppure la sua dichiarazione voleva riconoscere un debito nei confronti della psicanalisi? Voleva forse abbattere la contrapposizione fra la religione e la psicanalisi? Cerchiamo di comprendere il vero ruolo che ha avuto la psicanalisi , è che ha ancora , nel processo di smantellamento ,di sovvertimento e smantellamento della teologia Cattolica.
Comprendere il nostro tempo è possibile anzi doveroso tenendo in debito conto qual è l’egemonia culturale che ha saputo conquistare la psicanalisi. Voglio raccontare una storia segreta, poco nota, una spiegazione del codice profondo che opera in questa disciplina” La psicanalisi”.
Il vertice del pensiero occidentale, il punto di massimo sviluppo e di massima profondità e chiarezza è la figura di San Tommaso d’Aquino. La modernità è segnata da una crisi di questo edificio straordinario , crisi che parte già dall’umanesimo e dal Rinascimento avendo come punto di partenza il gran ducato di Toscana (nel periodo dei Medici, argomento che abbiamo già affrontato in un articolo precedente) e poi da lì continuare il suo percorso in tutta Europa. Il filo conduttore, molte volte, anzi per la maggior parte delle volte, ben celato è la cabala ebraica.
Per proseguire nella nostra analisi è necessario chiarire che cosa intendiamo quando parliamo di mondo ebraico. Non intendiamo alludere ad una stirpe o razza, o appartenenza ad una etnia ma ciò che intendiamo riferirci ad una religion .
Ebreo o mondo ebraico allude a chi anche dopo la venuta di Cristo Continua a negare la dignità di nostro signore Gesù Cristo e ama sentirsi o pensarsi come legato all’antica alleanza Considerata ancora in vigore.
La teologia tradizionale ha sempre insegnato che il popolo ebraico era sì, il popolo eletto, ma eletto ad accogliere il Messia, il Salvatore. La maggioranza del popolo ebraico rifiuta e non riconosce in Gesù Cristo il Messia; solo un piccolo resto lo riconosce. Questo piccolo resto è la Chiesa, il nuovo Israele (nome derivante dal patriarca Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo), il popolo della nuova ed eterna alleanza di cui la vecchia alleanza era solo figura e preparazione.
Pertanto quando parliamo di mondo ebraico ci riferiamo all’ebraismo postbiblico, talmudico che elabora un messianesimo carnale, temporale, militante, guerriero che vuole instaurare il suo regno con scettro di ferro unificando e schiacciando la gente sotto il suo potere. A questa tematica vorrò dedicare il mio prossimo articolo,per ora è sufficiente questo chiarimento per proseguire nella comprensione.
Molti assunti e metodi della psicanalisi sono profondamente connessi alla cabala ebraica e a metodi di approccio alla realtà tipici dell’ebraismo talmudico. Freud è figlio di un pensiero positivista per il quale il sentimento religioso è una realtà estranea se non illusoria. Non ci stupisce pensare che Freud sia legato a questa mentalità, a questo mondo che fra poco chiariremo partendo da due frasi di Freud.
Nel 1938 al momento di imbarcarsi sulla costa francese per poi sbarcare a Londra dopo l’abuso dell’Austria da parte della Germania nazista Freud lascia questa dichiarazione, una frase riportata dai biografi: I nazisti non li temo il vero nemico è la religione, la chiesa cattolica“. È l’ultima frase che pronuncia sul suolo europeo.
La seconda frase fu pronunciata da Freud pochi anni prima nel 1909 in vista del molo di New York: sta per sbarcare ed intorno a lui ci sono un gruppo di persone che lo attendono , sanno che arriva Freud insieme ad altri psicanalisti per fare un tour di lancio negli Stati Uniti ( la patria di elezione della psicanalisi ancora oggi ) e Freud constatando il clima di festa per il suo arrivo, pronuncia questa frase: “loro non sanno che gli porto la peste“.
Abbiamo acceso due fari su ciò che andremo a cercare di analizzare:
La psicanalisi oggi è sostanzialmente finita ed ampiamente screditata sia in campo psicoterapeutico sia sul piano culturale. Ma il ruolo storico che ha svolto è fondamentale nel provocare ,produrre in larga misura la radicale sovversione anticristiana che ha segnato in particolare tutto il novecento . Il tempo presente è ancora ferito dagli effetti di questa rivoluzione, sovversione antropologica radicale, un vero e proprio rovesciamento della visione cristiana dell’uomo, un uomo che ha una natura, un’essenza e questa essenza è la ragione.
Questa concezione antropologica vede l’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, soggetto spirituale ,ovvero, libero e autocosciente e l’anima, in quanto spirituale, è immortale. Si pensi allo straordinario capitolo della “summa contra gentiles” di San Tommaso d’Aquino, dedicato a dimostrare l’immortalità dell’anima.
È il passo più complesso dell’intera storia della filosofia: l’uomo è un soggetto spirituale, la ragione è la sua natura, la sua essenza. L’uomo è destinato ad una vita eterna: già la semplice ragione naturale rettamente intesa riconosce che l’anima è immortale essendo spirituale non ha parti, non avendo parti non può corrompersi ed è destinata alla vita eterna.
Le passioni sono radicate nella triplice concupiscenza ,effetto del peccato originale, che permane ad agonem anche nel battezzato e che spinge a desiderare i beni creati in modo disordinato violando la legge naturale. La legge morale è innata nell’uomo, nella ragione dell’uomo ma l’uomo è nella visione cristiana oggetto di pulsioni non di istinti. Le pulsioni inclinano senza necessitare e quindi vi è un inno che solo la chiesa cattolica ha saputo edificare, nè poteva essere altrimenti: questo inno è un inno all’uomo come soggetto libero, quindi necessariamente spirituale ,proprio ciò che la modernità ,in particolare ,proprio Freud andrà a negare.
La psicanalisi invece è un rovesciamento del cristianesimo, lo stesso Freud, secondo la definizione di Paul Richter filosofo francese del 900 , è uno dei tre maestri del sospetto insieme a Marx (massone pagato dalle logge britanniche per scrivere Il Capitale quale fondamento del Socialismo degenerato nel Comunismo) e a Nietzsche. Questa felice e famosa espressione di Richter sta ad indicare che egli ci ha educato a sospettare di ogni gerarchia assiologica, di ogni gerarchia di valori, di ogni subordinazione di ciò che non è spirituale alla sfera spirituale.
Ci ha abituato a dubitare e a sospettare, dice Richter, di tutto ciò che è appunto superiore, spirituale più elevato e a pensarlo o a ridurlo all’effetto di una sublimazione di discariche pulsionali. Ciò che è superiore va ridotto ricondotto, schiacciato su ciò che è inferiore, è una sorta di conseguenza indiretta. Nella psicanalisi vi è una radicale negazione della libertà, è una forma di determinismo assoluto; l’uomo non è libero ,l’uomo è una cosa umana come diceva Spinoza (altro pensatore al quale sono legate comprovate influenze cabaliste ).In Freud vi sono dei presupposti positivistici.
Egli opera nella seconda metà dell’ottocento e poi nella prima parte del 900 dove c’è una sorta di inno scientista alla scienza quindi una distorsione dell’idea di scienza stessa. Egli è un materialista radicale ma è anche un riduzionista radicale: del resto il materialismo è tendenzialmente sempre ed anche riduzionista.
È ovvio il suo riduzionismo però è assoluto nel senso che ci sono passi dei suoi scritti in cui praticamente afferma che è certo che verrà il giorno in cui lo psicologico sarà ridotto al biologico, al neurofisiologico, ai chimismi cerebrali. Ecco non sarà più nemmeno psicologico, sarà decodificato in termini puramente biologicistici. Questa profezia in un certo senso si sta avverando perché le neuroscienze, la teoria dei neuroni a specchio e tutta l’attuale enorme enfasi sulle neuroscienze, mira proprio ,anzi già stabilisce questo: che di fatto non c’è la libertà dell’uomo , egli è solo riducibile ad una dimensione biologica.
La libido e la sfera dell’inconscio (non la ragione) sono il fondamento del nostro esistere. Ma la libido, L’essere, il mondo pulsionale sono impersonali non sono per nulla capaci di fondare l’individualità irripetibile della persona. Sappiamo che invece la persona, il personalismo rettamente inteso come concetto è il più grande effetto portato sul piano concreto e storico del cristianesimo.
L’uomo è persona ed in quanto persona è irriducibilmente una singolarità che non può essere cancellata da nulla, lo sarà per tutta l’eternità, sarà una persona anche nella contemplazione della visione beatifica di Dio.
La psicanalisi invece degrada l’umano, distrugge la persona, il personalismo cristiano e l’uomo non è come dice Freud: “L’io non è padrone in casa propria “è una famosissima frase di Freud che è l’atto di nichilismo più profondo che l’intera cultura occidentale abbia mai sviluppato.
L’io non è padrone in casa propria, l’io è solo in un punto di equilibrio di bilanciamento fra istanze morali date dal super io, indotte socialmente, in qualche modo artificiali . È l’essere, la sfera pulsionale che anonima e senza volto, sorda, opaca, cieca, un mero pulsare di discariche libidiche che mirano a manifestarsi il più pienamente possibile.
Il complesso edipico è il cuore del pensiero freudiano, sappiamo che nella sua visione queste scariche libidiche, libidico pulsionali devono essere soddisfatte: se ci sono ostacoli particolari che impediscono lo sfogo di queste cariche pulsionali si hanno i sintomi nevrotici.
Il sintomo nevrotico non è altro che il destino di una carica pulsionale che non si è potuta dispiegare in modo naturale e il complesso edipico è il cuore del freudismo. Concretamente e culturalmente parlando il cuore del freudismo è la distruzione di ogni innocenza, di ogni fiducia nell’uomo, di ogni idea di civiltà; non solo della civiltà cristiana, perché ogni civiltà si fonda sulla pietas e la pietas è quell’insieme di sentimenti di devozione, di amore, di rispetto di senso di gratitudine profonda e originaria verso i propri genitori, verso il padre assumendo il padre come figura della genitorialità in senso lato ,verso chi mi ha dato la vita.
Il complesso edipico è la cosa più volgarizzata e generalmente nota che è entrata nel linguaggio comune anche dei cristiani, a volte senza cattiveria. È di fatto la negazione dell’idea di civiltà perché confonde i linguaggi ed introduce il linguaggio del desiderio a leggere e ad interpretare come suo fondamento la prima infanzia.
Canetti, uno scrittore ebreo asburgico ,diceva con sicurezza che un giorno la psicanalisi sarebbe stata screditata, ma non avrebbe avuto importanza perché l’uomo avrebbe già perduto per sempre l’innocenza: dopo Freud, anche se Freud verrà screditato e passerà di moda, l’innocenza sarà, comunque, stata perduta.
L’uomo viene dunque pensato come una cosa umana o meglio come una macchina pulsionale, come un automa desiderante, una sorta di contenitore vuoto senza essenza, senza una natura entro cui fluiscono cariche libidiche impersonali di carattere biologico. Questo specie di automa è mosso senza saperlo dal desiderio. In nessun modo l’uomo di Freud può evadere dal regno opaco e opprimente di una immanenza assoluta.
Freud odia profondamente l’idea stessa di religione ridotta ad una sorta di nevrosi di massa che colpisce una collettività. Questa forma di nevrosi va superata perché il progresso, la civiltà e la storia lo esigono.
Va comunque ricordato che esistono filosofi cattolici, psicologi cattolici che hanno sviluppato visioni dell’uomo psicologiche e psicoterapie completamente diverse da quella psicanalisi di Freud ,anzi l’hanno confutata e hanno proposto esattamente una psicoterapia fondata su una visione cristiana dell’uomo.
La psicanalisi ha dominato il 900 e ha colpito ben oltre i confini di chi si occupa di psicanalisi oppure frequenta gli psicanalisti: è diventata una visione comune dell’uomo direi universale che ha un momento apicale di manifestazione sociale storica nel 68.
Nel 68 si ha l’idea che la liberazione sessuale liberi l’uomo facendolo passare ad una vita autentica e autenticamente umana.
Non arriva per caso il 68 arriva sulla scia di Reich della scuola di Francoforte di una lunga sintesi fra marxismo e psicoanalisi che nel 68 trova il suo momento apicale di manifestazione. Nasce un universo sociale sessocentrico, libertino che consuma dall’interno ogni visione della vita autenticamente cristiana instaurando una nuova religione secolare.
Il 68 non è solo un momento sociologico ma è l’istaurarsi di una religione secolare, di una religione che promette nel tempo ,qui ,adesso il raggiungimento di una compiuta felicità che vuole come via d’accesso quello di liberare la sessualità dai vincoli della tradizione dissociando amore e matrimonio, sessualità e amore, sessualità e fecondità e identità sessuata differenziata in maschile e femminile.
Liquidità che si impone negli ultimi trent’anni con l’ideologia gender e l’ideologia dell’omosessualismo. Dopo il 68’ la castità diventa vizio non è più virtù la verginità, non è più un bene da custodire gelosamente ma una colpa della quale liberarsi il più presto possibile. Diventa in un certo senso sia culturalmente, storicamente e socialmente impossibile o molto faticosa e difficile perché la carne comanda lo spirito, il basso comanda sull’alto, il cielo si oscura e Dio viene cancellato dai cuori o reso impossibile di abitare nei cuori dei popoli un tempo cristiani.
L’umanità intera sprofonda in un abisso sempre più profondo di iniquità e la psicanalisi ha concorso potentemente a creare questa nuova visione perché di fatto è una religione con una sua dogmatica, con i suoi sacerdoti , con i suoi riti e un suo oscuro sapere che adesso cercheremo di evocare per accedere al tema del rapporto fra tradizione cabalista e psicanalisi.
Per farlo dobbiamo prima capire una cosa molto bene: quasi tutti o comunque chi si occupa di cultura ovviamente sa che Freud era ebreo. Il 95% delle persone che sanno questo, pensano che il dato rimane un dato meramente biografico, esteriore sociologico ,che non ha nulla a che fare con la psicanalisi e questo è il problema ed è ciò che dovremmo riuscire a superare come problema. Comprendere la sua ebraicità, il suo appartenere al popolo ebreo è tutt’altro che esteriore, è qualcosa di molto profondo che adesso descriverò e che incide pesantemente sul suo pensiero. Dobbiamo capire molto bene sul piano biografico la radicalità del suo sentirsi ebreo aderendo pienamente ai costumi ebraici e soprattutto capire a quali particolari correnti dell’ebraismo europeo si integra.
Vorrei porre in evidenza due aspetti:
Terapeuta ebreo (gli psicanalisti sono ebrei non solo in Austria ma anche in Italia, Francia, Stati Uniti, Argentina) e le pazienti decisive, perché sono quelle su cui Freud fonda la psicanalisi, sono tutte giovani donne ebree.
Questo aspetto lo riprenderemo più avanti perché è un elemento che illuminerà la nostra scena. Anna Freud nel 1971 a Gerusalemme dirà con orgoglio che la psicanalisi è una scienza ebraica.
Freud da bambino ha ricevuto un’educazione ebraica completa:
Il cuore della cabala è l’unione mistica fra il fedele e Dio ed è simboleggiata dall’atto coniugale. Il matrimonio stesso è visto come un riflesso terreno della unione mistica con Dio. Il Dio della cabala è un Dio sessuato, androgino bisessuale che vive il dramma della separazione della parte femminile che è la Shekhinah. L’eros nella cabala è visto come una sorta di processo di divinizzazione del soggetto stesso: la cabala è magia sessuale e sappiamo che nelle tradizioni esoteriche, ermetiche, magiche la sessualità, la magia sessuale è una magia mirata a una sorta di cambiamento di stato ontologico di divinizzazione del soggetto.
Berke Joseph nel libro “ The Hidden Freud” uscito nel 2015 sottolinea la presenza delle posizioni cabaliste sulla nascita della psicanalisi. Nella metodologia terapeutica ritroviamo tecniche diagnostiche, usi e pratiche proprie della cabala antica. Freud conosceva perfettamente gli antichi metodi cabalistici per andare oltre la superficie del pensiero logico discorsivo ed arrivare al nucleo della realtà o del testo sacro, perché il problema era commentare la Torah e leggere i testi sacri.
Era però necessario andare oltre al segno e al suo significato logico razionale e attingere ad una sfera informe dove a dominare fosse il simbolo. Questo è interessante perché il simbolo è centrale nella cabala, ma è centrale anche in tutto l’ermetismo, l’esoterismo occidentale. Il simbolo è centrale anche nel pensiero massonico dove primeggia un pensiero non logico, non fondato sul principio di non contraddizione ma fondato sulla contraddittorietà del simbolico; quindi la contraddizione diventa la legge rovesciata del pensiero magico cabalista.
Soffermiamoci su uno scritto dal titolo “Freud e la tradizione mistica ebraica“ di David Bakan che oltre alla descrizione di una generica presenza di elementi cabalistici come quelli che ho appena citato vi è anche la presenza di elementi sabbatici.
Sabbatai Zevi era stato nel 600 un falso Messia che poi conclude la sua fase messianica con un atto di apostasia e la conversione all’Islam, ma Sabbatai Zevi aveva lasciato profondissime influenze nell’aree galiziane proprio l’area dove attecchisce poi il pensiero chassidico. Quindi da Sabbatai Zevi si passa agli chassidim e le famiglie da parte di padre e di madre di Freud crescono in questo clima culturale che appunto ha un legame con il Sabbatianesimo.
Jacob Frank ed il Frankismo.
È importante capire questo perché oltre e dopo l’esperienza di Sabbatai Zevi, In queste stesse regioni si avrà una seconda grande eresia giudaica che è il frankismo con Jacob Frank che è un altro falso Messia: siamo nel 700 , un secolo dopo. Jacob Frank si converte di colpo al cattolicesimo con tutti i suoi seguaci, Augusto III di Polonia è il suo padrino di battesimo . Il frankismo , in virtù del battesimo, penetra fra l’Elite polacca e si celebrano matrimoni con nobili polacchi ,giudaizzando lentamente e segretamente questo paese che ha avuto fortissime influenze, fino al 900 incluso ,da parte della tradizione frankista.
Questa è una cosa molto importante su cui insisto particolarmente perché è in quella regione, prima con Sabbatai Zevi poi con Jacob Frank in cui si snoda la storia della famiglia di Freud.
Freud dopo aver passato la prima infanzia in Moravia giunge a Vienna con la famiglia, aveva sette anni. Qui fa i suoi studi, diventa medico ,si laurea in medicina trovandosi in una città dominata totalmente dalla minoranza ebraica.
Gli ebrei sono pochi percentualmente ma sono il 50% degli avvocati, dei medici, dei giornalisti ed anche dei magistrati. Se si riceveva il battesimo, gli avvocati , poi, potevano diventare magistrati quindi i giudici viennesi erano sostanzialmente in grande parte ebraici.
Per opporsi alla presenza di questa Elite ebraica dominante nasce a Vienna un movimento di resistenza ed è in questo clima che Freud entra nella massoneria ebraica e vi entra praticamente a ridosso della nascita della psicanalisi.
Siamo nel 1897 e Freud ha 40 anni , il 23 settembre entra, cooptato da un altro massone, nella loggia del B’nai B’rith di Vienna, i figli del patto ,i figli dell’alleanza. Una massoneria particolare che si era sviluppata in tutto il mondo soprattutto negli Stati Uniti contava allora circa 500.000 membri e qualcosa come 1700 logge diffuse in tutto il mondo.
Questa massoneria è la più grande associazione massonica di mutua assistenza del mondo ebraico, vi si può accedere solo se si è ebrei e di fatto ha avuto una forte influenza anche sulla chiesa: sono decine gli innumerevoli incontri che Papa Giovanni Paolo II e la delegazione del B’nai B’rith hanno avuto , ma anche Papa Benedetto XVI ha incontrato ripetutamente questa realtà. Sarà interessante capire nel prossimo articolo ( che seguirà questo) il motivo per cui una loggia massonica abbia avuto rapporti veramente profondi e così frequenti con la chiesa cattolica nel periodo post bellico.
Freud viene iniziato a 41 anni e per tutta la vita, per quarant’anni, rimarrà legato alla loggia massonica in cui è entrato; egli stesso afferma vi è entrato per orgoglio ebraico e per lottare contro l’antisemitismo.
Ormai settantenne dirà che di fatto pur agnostico e cresciuto senza fede, si sentiva profondamente attratto da questa associazione con altri ebrei che erano stati il suo primo uditorio. La cosa curiosa è che Freud ateo e agnostico entra in massoneria dove in teoria, per entrare è necessario essere ebrei credenti: per lui questo non fu così .Fu proprio lì che iniziò a presentare le sue scoperte psicanalitiche, presentò lì la psicanalisi.
Ci sono studiosi che hanno dimostrato come il successo repentino e mondiale della psicanalisi è il larga misura anche dovuto al fatto che il B’nai B’rith ha favorito ovunque la diffusione della psicanalisi e la sua enorme influenza in tutti i campi: pensiamo al cinema con Hitchcock o a Fellini in Italia che sono autori profondamente legati alla psicanalisi, ma sono innumerevoli gli scrittori, gli artisti, poeti e musicisti,uno stuolo sconfinato di persone che sono legate alla psicanalisi. Questo è molto significativo a dimostrazione del fatto che B’nai B’rith intuisce che la psicanalisi può essere usata per giudaizzare i gentili. Se il mondo cristiano è così ingenuo da accettare la psicanalisi dietro il paludamento di una scienza e se lo accetta ecco che il mondo cristiano viene profondamente giudeizzato.
La chiesa tentò di resistere, ci sono papi come Papa Pio XII, che posero degli argini molto forti all’utilizzo della psicanalisi, soprattutto da parte dei sacerdoti..
Per esempio era vietato frequentare psicologhe donne (il sacerdote non poteva frequentare psicologi di sesso femminile e ci voleva l’autorizzazione dell’ordinario per accedere a terapie di tipo psicanalitico).
Non dimentichiamo ciò che abbiamo già ricordato che il Papa attualmente regnante è stato in cura da una psicanalista ebrea; questo se vogliamo è un particolare piccolo ma non così piccolo in prospettiva di quello che dovremmo capire. L’appartenenza alla massoneria di Freud non sarà esteriore, superficiale ma fu veramente molto profonda; egli era molto zelante non perdeva una riunione e teneva regolari conferenze ai suoi fratelli di loggia.
A questo punto introduciamo un elemento diverso, Freud conosce Harz Teodor il fondatore del sionismo. È sionista convinto come i figli e di fatto un attivo sostenitore di diverse confraternite ebraiche tanto che alcuni suoi biografi hanno detto che è vissuto per tutta la vita in un ghetto ebraico, non ha mai avuto amici che non fossero ebrei e di fatto manifestò sempre un interesse fortissimo per la magia e per il mondo dell’occulto.
Freud si sente profondamente attratto da questa sfera: sono molte le testimonianze di questa attrazione nel suo epistolario dove dice di trascorrere straordinarie orge di tarocchi nella loggia. Tutti i sabati andava a giocare a tarocchi: i tarocchi sono carte da gioco ,in realtà carte divinatorie di origine cabalista, di fatto la simbologia è tratta dalla cabala e Freud parla di queste orge di tarocchi a cui non può rinunciare , è un fedele ed assiduo praticante di questo gioco particolare.
A questo punto entriamo nel pieno della parte conclusiva.
Abbiamo capito che il suo ebraismo non è un dato così meramente anagrafico al quale lui era indifferente ma era un ebraismo organicamente radicato nella sua persona, era il fondamento di ogni sua azione . Sappiamo anche che c’è un disegno di lungo periodo ,direi da sempre, portato avanti dalle prime sette eretiche della gnosi Antica ,di giudeizzazione del mondo Cristiano ,della chiesa : la giudeizzazzione è un rischio costante e in un certo senso il grande comun denominatore di tutte le eresie e le derive gnostiche che il cristianesimo ha conosciuto.
Leggiamo un interessante articolo su Shalom che descrive gli orientamenti ideologici del famoso psicanalista intorno ai quarant’anni nel pieno della sua maturità intellettiva (note e citazione virgolettata aggiunte dal direttore di Gospa News – ndr).
«Due uomini di fama mondiale: Theodor Herzl e Sigmund Freud. Due ebrei che hanno cambiato il mondo con le loro idee, vissuti entrambi nella fastosa Vienna del Novecento; eppure, i due uomini non ebbero mai modo di incontrarsi. Sembra però che quel già influente psicologo ebreo seguisse davvero da vicino il leader sionista, definendolo più volte “un poeta e un combattente per i diritti umani del nostro popolo”. 120 anni dopo dalla sua stesura, in Israele riaffiora una lettera scritta da Sigmund Freud a Theodor (Binyamin Ze’ev) Herzl, fondatore dell’Organizzazione Sionista. La lettera, datata 28 settembre 1902, è stata trovata all’interno del Central Zionist Archives di Gerusalemme».
«Herzl e Freud vissero per molti anni nella stessa strada a Vienna, ma non si incontrarono mai di persona. Tuttavia, si dice che Freud fosse un avido lettore dei pezzi di Herzl pubblicati sulla “Neue Freie Presse”, il giornale in cui quest’ultimo lavorava. Freud espresse più volte interesse per il Congresso Sionista Mondiale, istituito nel 1897 come organo supremo dell’Organizzazione Sionista».
Bakan è uno studioso ebreo di origine galiziana che ci conferma che la psicanalisi ha origine cabaliste . Egli asserisce che siccome la psicanalisi è una cosa bella e buona e ha come origine la cabala e lui ce lo dimostra nel testo, la cabala , quindi l’ebraismo profondo e segreto è vero. Scrive il suo testo nel 1958, Psicologo, docente universitario che scrive “Freud e la tradizione mistica ebraica“. Attenzione mistico è il termine che usano elegantemente gli ebrei per indicare la cabala.
La cabala è una prassi di carattere magico, di carattere esoterico ed è il fondamento di tutto l’occultismo quattrocentesco ,cinquecentesco e successivo. La cabala è il fondamento dell’esoterismo, è il fondamento del pensiero massonico, è il fondamento di tutto quello che è arrivato in Occidente come cultura occultista dal 400 in poi ,ma gli ebrei la chiamano la mistica ebraica.(c’è un problema linguistico)
Bakan è finanziato dal B’nai B’rith americano nella sua ricerca quindi la massoneria ebraica appoggia la sua ricerca confermando che il suo scritto è una difesa dell’ebraismo mostrando tutti gli elementi che ci devono obbligare a riconoscere il fondamento cabalista del pensiero psicanalitico.
Gli elementi sono così sintetizzabili: la psicanalisi sorge all’improvviso già compiuta perfetta non solo come psicologia ma come teoria della civiltà, dell’arte, della religione. Una sorta di antropologia filosofica, addirittura una metafisica in un certo senso usando il termine in modo improprio è una spiegazione completa di tutto, del sogno, delle nevrosi, della malattia, della normalità, dell’infanzia di qualunque cosa. Spiega l’arte, spiega le produzioni superiori dell’uomo,ma questo terribile apparire di una disciplina che spiega in pratica tutto non ha nessun elemento riconoscibile in tutta l’esperienza precedente di Freud.
Precedentemente Freud aveva lavorato in campo dermatologico, oftalmico, aveva studiato la cocaina, aveva selezionato 400 anguille a Trieste per trovare un nervo particolare dell’anguilla,aveva lavorato molti anni in laboratorio, era un fisiologo, uno studioso di laboratorio, usava il microscopio, studiava il sistema nervoso delle rane e delle anguille, aveva lavorato anche qualche mese in qualche clinica psichiatrica ma non c’era assolutamente un solo elemento che potesse aver implicato una graduale costruzione di un edificio così immenso. La psicanalisi sorge di colpo e Bakan ce lo spiega così: Freud ha tradotto in linguaggio secolare Para-scientifico un sapere occulto che possedeva da molti anni perché nella sua biografia non troviamo nulla che permetta di spiegare questa improvvisa esplosione di una dottrina che è onniesplicativa .
Un secondo elemento a dimostrazione del legame della psicanalisi con il pensiero cabalista è che in nessuna tradizione culturale occidentale precedente erano presenti i fondamenti del pensiero psicanalitico se non nel pensiero occultista.
Freud ha tradotto in un nuovo linguaggio quello della scienza positivista del tardo ottocento categorie che gli arrivano dalla cabala che è essenzialmente una forma di gnosi e come sappiamo in tutte le gnosi antiche, anche le gnosi cristiane (a parte che tutte le gnosi hanno o quasi tutte hanno di fatto ebrei come loro fondatori, ricordiamocelo sono per lo più ebrei ad ispirare i grandi gnostici dei primi secoli) e quelle ebraiche asseriscono che la salvezza si raggiunge solo attraverso la conoscenza : la salvezza senza le opere . In questo senso diremo che Lutero è gnostico, Calvino è il gnostico, il modernismo è gnostico (dove ti salvi praticamente senza opere, Il modernismo è l’ultima forma di gnosi).
La cabala in questo senso è la gnosi ebraica è una rivelazione una dottrina che propone agli iniziati di accedere ad una conoscenza profonda di sé, conoscenza che implica un sapere magico è una magia di tipo sessuale attinta la quale tu sei salvo . Attenzione non sei salvo oltre il tempo storico nel regno dei cieli dopo il giudizio universale, no sei salvo adesso, sei salvo nella storia, nella tua vita di adesso, ti divinizzi adesso e abbracci adesso la salvezza . Questa è la grande eresia che ha colpito anche il cristianesimo del voler adesso immanentizzare l’eskaton Cristiano, renderlo attuale adesso ,che il regno si possa dire che è giunto. Sia il sabbatianesimo sia il frankismo erano vie che predicavano la salvezza attraverso il peccato, predicavano la santità del peccato perché annunciando la venuta del Messia ( sabbatà è il messia , Jacob Frank è il messia) allora è giunto il regno e la legge viene sospesa e il peccato non ha più nome di peccato, soprattutto la sessualità in Frank e Sabbatai.
In Sabbatai la sessualità è profondamente perversa sconvolgeva le persone che non capivano la sua logica erano atti essenzialmente contro natura. Ma perché l’adulterio, la fornicazione erano considerati legittimi ? Perché il regno era giunto e la prova che il regno è giunto è che io , che sono il Messia , compio questi atti. La salvezza passa attraverso il peccato lo sprofondarsi nel male , anzi, diventa via di liberazione.
Quante analogie troviamo con la sensibilità che hanno anche alti vertici della chiesa cattolica verso certe periferie arcobaleno certi abbracci così calorosi con i gay, lgbt, le benedizioni gay, i matrimoni omosessuali che bussano pesantemente alla porta del sinodo sulla sinodalità.
Ma perché? Perché se il regno è giunto, la legge è sospesa. È un indietrista, un orrendo fariseo chi custodisce la legge e chi ancora non ha capito che il regno dei cieli è giunto e che si oppone alla nuova età messianica ecclesiale che il sinodo sta instaurando.
Il bene e il male solo la stessa cosa, si confondono ed anzi occorre entrare e scardinare i qelipot, i nodi che imprigionano il fluire dell’energia divina. Sembra il sintomo nevrotico da sciogliere con l’analisi ,sciogliere i qelipot i gusci, in ebraico cabalista, quello che era un divieto supremo osare guardare dentro questi gusci di male, sprofondare nel male, voler conoscere il male che invece diventa il messaggio segreto redentivo della cabala, della gnosi cabalistica, della gnosi psicanalitica. Sprofondare nel male e li sprofondando in questo male tornare a liberare l’energia lipidica che si era imprigionata dentro i legami del super io, ovvero in ultima istanza della tradizione morale cristiana.
Lo stesso Freud dice che immagina un mondo in cui si debelli la religione come Dio, l’idea stessa di Dio come super io collettivo che impedisce in ultima istanza la felicità e Freud parla ante litteram di educazione sessuale perché solo una sessualità liberata darà all’uomo una vera felicità. E questo non è già il 68? Non sono i tempi nostri? Non è la febbre che percuote ogni cuore e incendia anche le menti più equilibrate ?non è questo il male del nostro tempo?
Dio stesso è maschio o femmina nella tradizione franchista Sabbatiana, cabalista. Ciò porta a pensare alle pratiche sessuali come atti religiosi perché ciò che l’uomo fa sul piano sessuale contribuisce a riunificare Dio stesso quel Dio ferito dalla gnosi cabalista che carico di sofferenza e di male deve tornare ad unirsi con la Shekhinah con la partefemminile . Il cabalista attraverso la sua sessualità contribuisce a questa riarmonizzazione cosmica, metafisica aiutando Dio stesso a tornare alla sua pace: perché in Dio c’è il male.
Il Dio della gnosi è sempre un Dio in qualche modo ferito, sofferente, infinitamente lontano al tempo stesso dissipato in mille schegge; in questo mondo il pleroma divino si è dissipato negli individui e bisogna che gli individui si riuniscano fra di loro orgiasticamente onde riportare l’unità del Pleroma . Il giogo della legge vale solo per un mondo non ancora redento, si può fare il male perché il male c’è anche in Dio (la grande eresia gnostica).
Il male c’è anche in Dio e quindi non è più male. Frank disse di essere venuto a liberare Il mondo da tutte le leggi e da tutti gli statuti esistiti finora, è la stessa cosa che dice Freud in un passo “io sono il diavolo non lo sapete che io sono il diavolo?” Si pensa come una sorta di nuovo Mosé laico e secolare che libera il mondo da Dio, dalla religione, dalla morale dai complessi, dalla nevrosi perché libera da Dio e dalla religione. Un uomo senza morale e senza Dio è l’unico uomo che concepisce come autentico e libero .
Vorrei sottolineare un particolare interessante, quando Frank fu attaccato dal rabbinato perché vi ricordo che c’è anche un conflitto all’inizio fra il rabbinato e le eresie sabbatiane o franchiste. Quando il rabbinato attaccò il franchismo, Frank apostatò e si convertì al cattolicesimo (non fu una vera conversione) andando ad infettare Tutte le Elite clericali e nobiliari polacche per i secoli avvenire. Dopo la conversione denunciano il rabbinato e denunciano il Talmud come falso; denunciano pubblicamente anche il sacrificio rituale umano di bambini cristiani durante le Pasque ebraiche. Lo stesso Frank quando si converte al cattolicesimo lo denuncia perché lo conosceva molto bene in quanto appartenendo a quel mondo.
In Bakan la psicanalisi diventa l’incontro con un super io buono e moderato; lo psicanalista spiega al paziente che la punizione che lui teme e il senso di colpa che lui ha sono infondati. Non deve più avere nessun senso di colpa perché nessuna punizione seguirà la sua caduta . L’essenza della psicanalisi è abituare il paziente lentamente a capire che i suoi complessi derivano dalla convinzione che gli atti sessuali ,che lui pensa di aver compiuto ,non sono una colpa. Quando la persona si convince di questo perde Dio e la convinzione che esiste una legge naturale . Solo allora la persona potrà dirsi guarita . Ovviamente molto semplificato ma necessario per far capire lo sguardo di Freud. L’uomo va liberato da Dio, va liberato da Cristo, va liberato dalla legge morale. Questo uomo senza essenza, senza natura, questo uomo si riduce ad una cosa umana.
A questo punto vorrei proporre al lettore un grandissimo pensatore Jeffrey Moussaieff Masson, psicanalista ebreo americano,docente universitario di lingua iraniana,il quale diventa Direttore degli archivi di Freud a Londra . Conosce Anna Freud che muore nel 1982, e studiando gli archivi scopre delle lettere mai viste prima da nessuno, lettere censurate da Anna Freud che le ha tolte dall’ epistolario di Freud ufficiale e si accorge che in tutte queste lettere emerge un altro Freud. Il Freud di prima del l’interpretazione dei sogni, testo che pubblica nel 1900.
In questo testo, studiando l’epistolario di Freud, si accorge che Anna, la figlia, ha tolto tutte le lettere in cui Freud mostra le prove che le isteriche che sta curando (che sono tutte giovani donne ebree) testimoniano durante la terapia di essere state gravemente abusate dai genitori o da figure parentali. Il sintomo nevrotico Freud lo lega a questi abusi reali; nel 1897 scrive addirittura una lunga relazione alla società di psichiatria viennese in cui dimostra che quello che sta emergendo non sono fantasie, non sono cose inventate ma la pura realtà.
Questa relazione di Freud viene accolta con una freddezza spaventosa, praticamente viene bandito dalla comunità scientifica che è composta in larghissima misura da ebrei perché metà dei docenti universitari e dei medici sono ebrei e Freud si accorge che è completamente respinto è visto come un pazzo . Di conseguenza, misteriosamente,di colpo ,abbandona questa dottrina e poco dopo esplode la psicanalisi, passa una visione completamente diversa : non sono veri abusi, sono fantasie isteriche ,di ragazze isteriche.
Queste ragazze essendo isteriche , sono loro che hanno desiderato i genitori e il desiderio viene mascherato da abuso subito.
Subito nasce l’edipo, l’Edipo nasce così nel momento in cui viene detto a Freud che se avesse perseguito questa via sarebbe stato un uomo finito. Rovescia ,così , specularmente quanto ha scoperto : cioè gli abusi sono fantasia isterica ,manifestano i desideri che il bambino, nei primissimi anni di vita, avrebbe verso il genitore del sesso opposto. Nasce la psicanalisi che è fondata sul complesso edipico.
Ma Moussaieff con il suo scritto, (che è un giallo filosofico storico straordinario di un’intelligenza incredibile in cui dimostra perfettamente come stavano le cose e perché Freud cambia completamente prospettiva ) come nasce l’Edipo. ( Non è un caso che Il testo venne praticamente bandito e ridotto ai minimi termini, reso completamente estraneo al dibattito sulla psicanalisi).
Lui dimostra perfettamente come sono andate le cose e perché Freud cambiò completamente prospettiva .
Nell’opera “ il giudeo, giudaismo e giudaizzazione del mondo Cristiano ” testo di fine 800 francese ( la Francia era specialista nello studio della giudeizzazione del mondo Cristiano) c’è un capitolo straordinario sulla donna nell’ebraismo talmudico, su come la donna era vista.
Siamo alla fine dell’ottocento ed ancora non era nata la psicanalisi, ma questo grande studioso cattolico dice in sostanza, quasi piangendo, che sono deplorevoli le condizioni delle bambine ebree che crescono in famiglie dove i ragazzi e gli adulti uomini vengono educati.
L’insegnamento cabalista, la centralità di una certa sessualità della tradizione chassidica, frankista e sabbatiana dove, in sostanza, la perversione è pensata come via di santità: la santità attraverso il peccato.
Il grande studioso conclude dicendo che sono deplorevoli le condizioni in cui vivono le bambine ebree perché appunto crescevano in un contesto culturale profondamente disturbato ,per non parlare di passi del Talmud in cui si afferma che in sostanza sotto una certa età non sono nemmeno da pensare come vere violenze quelle compiute su una bambina.
Nel Talmud c’è un profondissimo disprezzo per la donna in generale, anche per la donna ebrea. Non parliamo poi del disprezzo per la donna non ebrea o cristiana che è chiamata con termine ebraico anche oggi dal significato di prostituta. L’appellativo di prostituta rimane anche se la donna cristiana si converte all’ebraismo, deve continuare ad essere chiamata prostituta.
Quindi Masson confuta il complesso edipico, spiega la storia segreta e spiega perché Freud ha dovuto rovesciare completamente tutti i suoi studi altrimenti sarebbe stato un uomo finito, sarebbe stata per lui la fine.
E questo castello costruito sul rovesciamento dei fatti si chiama psicanalisi.
La psicanalisi è l’annuncio di un trionfo più ampio, il trionfo dello psicologiconon nel senso diciamo tomista o aristotelico : trionfo dello psicologico e della psicologia.
Trionfo generale che oggi dilaga ovunque: nella scuola, nei seminari, dove ormai si parla di fare psicanalisi prima di entrare in seminario per verificare la vocazione andando dallo psicanalista, preferibilmente donna ed ebrea (Papa Francesco).
La crescente invasività della psicologia o dello psicologico sono il segno di una volontà di rinchiudere l’uomo nell’immanenza più assoluta in un universo dal quale non si può più evadere. Tutto è ridotto a psicologia ormai, anche a Loreto i confessionali sono diventati degli sportelli di ascolto psicologico. La chiesa dell’ascolto, il sinodo e la sinodalità.
È sufficiente avere una piccola laurea in psicologia per esercitare la professione di psicologo che in molti casi viene anche esercitata online, la stessa sta invadendo la chiesa disfacendo i sacramenti. Ne consegue che questo psicologismo ,dove tutto è psicologico, lo spirituale non trova più posto e non c’è nessuna vita eterna ad attenderci.
Una grande battaglia ci attende, una battaglia immensa, enorme che esige senz’altro uno studio che si impegni a capire bene le cose. Ma non si uscirà da questo esilio terribile, in cui ci hanno rinchiuso, solo con la cultura, con lo studio, con la falsa scienza deificata (come in questi ultimi tre anni) ma se ne uscirà con il fervore, con un fervore sincero che ci viene donato dall’alto se noi ricorrendo a Maria Santissima lo chiediamo.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, […]
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Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.
Vangelo di San Matteo Evangelista ed Apostolo (Mt. 2, 1-6)
Nell’immagine di copertina l’Adorazione dei Magi (o Pala Strozzi): un dipinto a tempera su tavola realizzato nel 1423 da Gentile da Fabriano (Fabriano, 1370 circa – Roma 1427), che lo eseguì per il ricco banchiere fiorentino Palla Strozzi. Capolavoro del gotico internazionale, che è oggi conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
di prof. ssa Paola Persichetti
Abbiamo visto spuntare la sua stella
L’Epifania è il giorno in cui siamo chiamati a contemplare la realtà stupefacente di un Dio che -invece di restare rinchiuso nella sua lontana e inaccessibile infinità- decide di venire fino a noi, di rivelarsi ai nostri occhi, di donarsi alla nostra comprensione e alla nostra contemplazione. E dunque il lieto annuncio che le molte oscurità di questi tempi che hanno intristito la nostra esistenza e sporcato di sangue la terra, sono dissipate da una luce che viene dall’alto. Questa è la bella notizia dell’Epifania: la grande festa della manifestazione di Dio.
La festa dell’Epifania vuole preservare il popolo da alcuni malintesi e fuorvianti interpretazioni i disegni di Dio, soprattutto quando le ideologie dominanti influenzano la lettura della storia sacra. Anche il Natale è la manifestazione -l’epifania autentica e sostanziale- di un Dio che, per farsi conoscere ed amare, addirittura si fa uomo diventando un nostro fratello. Ciò che è avvenuto nella notte di Betlemme, non ha avuto però risonanza nella società.
Uno potrebbe dedurre che la salvezza di Dio deve sempre restare nascosta, avvolta nell’oscurità e nel nascondimento; e quindi – si può arrivare a pensare – che anche l’azione della chiesa (che tale salvezza custodisce ed annuncia) deve essere il più possibile sotterranea: non deve cioè farsi sentire troppo all’esterno, non deve disturbare gli altri, deve umilmente mimetizzarsi entro la scena mondana.
L’Epifania ci dice il contrario: nell’episodio dei Magi, il re, le autorità, l’intera Gerusalemme, i responsabili della cultura, vengono tutti raggiunti e messi in inquietudine dal messaggio che viene dal cielo. Certamente, Dio ha iniziato e si è rivelato all’inizio ai più semplici e più umili: è questo il significato del Natale.
Ma il fine della sua redenzione è che non resti nascosta e quasi clandestina: questo è il significato dell’Epifania che oggi la chiesa dovrebbe gridare fuori dal politicamente corretto. Il Vangelo di Matteo ci esorta a dire nella luce quello che ci viene detto nelle tenebre e a predicare sui tetti quello che viene ascoltato all’orecchio. Sono le stesse parole di Gesù che ci prospettano il programma epifanico, che è vincolante nell’azione pastorale della chiesa, e l’impegno Epifanico di ogni battezzato.
La vera missione evocazione di ogni battezzato è quella di diventare un forte e chiaro annunciatore di Cristo e del suo regno.
Saremo in errore, considerare che ciò che è avvenuto a Betlemme (dove gli angeli hanno parlato soltanto ai pastori, poveri e analfabeti) potrebbe indurre qualcuno a ritenere che i ricchi-ricchi non solo di censo, ma anche di cultura, di informazione, di potere, di fama-non siano tra i destinatari della missione del figlio di Dio . È vero che essi non sono tra i più favoriti e i più facilitati a capire il Vangelo, lo stesso Gesù nel Vangelo di Matteo benedice il padre perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli.
Ma la vicenda dei Magi – che arrivano ad adorare il Messia, pur essendo così benestanti da poter portare oro in regalo e così istruiti da sapere scrutare e interpretare il corso degli astri- ci dice che nessuno è escluso irrimediabilmente dalla misericordia di quel Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”(1Tm 2,4).
Lo stesso Gesù nel Vangelo di Luca ci dice che tutto è possibile a Dio (capitolo 19); e così ha dato speranza persino ai potenti orgogliosi, ai danarosi sazi e insaziabili, agli intellettuali pieni di sé, al patto che si mettano alla sequela dei Magi e, abbandonata la loro opulenta desolazione, si pongano seriamente in cammino verso Betlemme.
L’insegnamento dell’Epifania non è soltanto una provvidenziale luce sul Natale ma è un suo organico e necessario completamento.
L’arrivo dei Magi a Betlemme è un fatto realmente accaduto e allo stesso tempo pieno di simboli. In questo episodio avviene l’incontro tra la fede e la ragione, l’unità tra l’intelligenza umana e la grazia divina, il rovesciamento delle gerarchie del mondo.
A Natale il verbo eterno che nasce come uomo a Betlemme, si manifesta innanzitutto al popolo di Israele, conformemente al progetto di Dio che chiama alla salvezza per primi i discendenti di Abramo, a cui il salvatore era stato promesso; in secondo luogo si manifesta anche ai popoli pagani, anche a loro e li chiama a riconoscere, raccogliere e adorare l’unico salvatore del mondo. In quella carovana di uomini illustri venuti dall’oriente e guidati dalla stella siamo rappresentati tutti noi, discendenti di un mondo escluso dall’antica alleanza e, in loro, chiamato a quella nuova. L’Epifania è la nostra festa, cerchiamo dunque di capirne qualcosa di più.
La venuta dei Magi e la Natività vengono associate e collocate in un breve arco di tempo che non è quello storico. Dobbiamo porre tra i due episodi un anno e mezzo o due anni di distanza.
Matteo infatti ci dice che i Magi trovarono il bambino e sua madre in una casa: evidentemente avevano lasciato la grotta della Natività e, non potendosi rimettere in viaggio con un neonato, si erano stabiliti in un’abitazione di Betlemme, dove probabilmente avevano ancora dei parenti; più chiaramente ci dice che il re Erode, dopo essersi informato circa il tempo del loro viaggio, dopo la partenza dei Magi fa uccidere i bambini di Betlemme dai due anni in giù (Matteo 2,16): questa dunque doveva essere all’incirca l’età di Gesù al momento della visita dei Magi.
Magi è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, passato al greco màgos. Si tratta di un titolo riferito specificatamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’impero persiano. In Erodoto la parola magoi era associata a personaggi dell’aristocrazia della Media ed, in particolare, ai sacerdoti astronomi della religione zoroastriana, che erano anche ritenuti capaci di uccidere i demoni e ridurli in schiavitù.
Sappiamo anzitutto che vengono da oriente , determinazione piuttosto vaga, che indica semplicemente l’essere stranieri: infatti poiché ad Occidente Israele ha soltanto il mare, chiunque arrivi da fuori, viene da oriente. Quindi più che un’indicazione geografica si tratta di una chiara collocazione etnica e religiosa: I Magi sono non ebrei, quindi sono stranieri quanto all’etnia e pagani quanto alla religione.
Il vocabolo “Magi” ha origine persiana, legato molto probabilmente alla dottrina del madzdeismo, si identifica con una classe di studiosi, di sapienti, e secondo le abitudini dell’epoca, oggetto di studio sono la religione, la filosofia, l’astronomia, e ogni genere di sapienza. È possibile ritenere che fossero, se non proprio dei sovrani, dei personaggi altolocati, dato che solo i ricchi e potenti potevano permettersi di dedicarsi a tempo pieno agli studi così da essere definiti Magi , e poter finanziare un’impresa così dispendiosa come il lungo viaggio di una carovana di uomini, bestiame e vettovaglie.
Fin dai primi secoli del cristianesimo ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre: addirittura si riteneva che con la loro opera avessero contribuito a cacciare i demoni verso gli inferi. E, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella e raggiungendo il neonato il Re di Israele, lo avrebbero anche riconosciuto come Dio, anzi, come l’unico Dio venerato anche dalla rivelazione zoroastriana.
Quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo. Nel Vangelo di Matteo, i Magi sarebbero state le prime autorità religiose ad adorare il Cristo.
Gran parte degli esegeti contemporanei, Influenzati dai criteri interpretativi della scuola critica di origine illuminista e protestante, vedono l’episodio dell’adorazione dei Magi come un racconto simbolico, inventato a bella posta per illustrare la chiamata dei pagani alla fede in Gesù alla pari con gli ebrei.
La parola Magi è una carta di identità ben conosciuta nell’antichità. Quasi 500 anni prima che l’apostolo Matteo scrivesse il suo Vangelo, ne parla anche lo storico greco Erodoto, che li descrive come una delle sei tribù dei medi, un antico popolo Iraniano stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale a sud del Mar Caspio. Essi precisamente costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione Mazdea (Credevano nel Dio unico Ahura Mazda), Il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra . Coltivavano anche l’astronomia ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.
La credibilità storica dell’episodio trova il suo punto di forza proprio nel fatto di comparire nel Vangelo di Matteo. Come noto, il testo di San Matteo è rivolto direttamente agli ebrei, per convincerli che Gesù è il Messia promesso ad Israele, e più degli altri vuole mostrare la continuità tra antico e il nuovo testamento: sarebbe pertanto inconcepibile che proprio Matteo mette in bella vista che Gesù è il salvatore anche dei pagani.
In quanto astronomi è dunque plausibile che si siano messi in viaggio seguendo una stella. Tra l’altro, nel loro credo si parla di un messia o soccorritore, nato da una vergine e annunziato da una stella, destinato a salvare il mondo. A tal proposito lo storico Franco Cardini scrive: “Matteo, povero pubblicano, dei Magi Mazdei non doveva sapere un bel niente o quasi: com’è che con tanta sostanziale esattezza ha mostrato reminiscenze che noi conosciamo soltanto dall’Avesta, giuntoci peraltro attraverso redazioni tardive e non anteriori comunque al III secolo d.C.?“.
L’Avesta è, potremmo dire, la Bibbia, ossia il testo della rivelazione, di quella religione.
La maggior parte delle nostre conoscenze tradizionali sui Magi deriva da due fonti: la traslazione delle loro supposte reliquie da Milano a Colonia , voluta da Federico Barbarossa nel 1164, e il testo del domenicano Giacomo da Varazze, vescovo di Genova alla fine del 200 e autore della Legenda Aurea, testo composto tra il 1260 e il 1298 anno della morte dell’autore.
C’è un altro elemento su cui è importante soffermarsi che è l’astro che guida i Magi.
Che cos’è era dunque la stella dei Magi? Gli studi più recenti attestati anche da Benedetto XVI nel suo libro sull’infanzia di Gesù, portano a ritenere che si sia trattato di fenomeni celesti realmente avvenuti tra il 7 e il 4 a.C. (che sarebbe poi l’epoca dell’effettiva nascita di Gesù), come l’allineamento di alcuni pianeti ( Giove e Saturno, soprattutto) nella costellazione dei pesci, con un conseguente effetto ottico di straordinaria brillantezza.
Nel milione di Marco Polo, vero e proprio capolavoro enciclopedico che offre una conoscenza etnografica, geografica e botanica dell’Asia medievale agli europei contemporanei e futuri, troviamo preziose informazioni relative al percorso dei Magi. Quando Marco Polo passa per la città di Saba, l’attuale Saveh, a sud ovest di Teheran, racconta stupefatto di aver visitato, condotto dalla popolazione locale, la tomba dei Magi i cui corpi apparivano incorrotti.
Avvertiti in sogno tornarono ai loro paesi per un’altra strada: abituati ad interpretare i segni del cielo astronomico e aperti a quelli del trascendente, pieni della loro sapienza umana e della grazia del Dio fattosi uomo finalmente incontrato, affronteranno un viaggio di ritorno diverso e più lungo. Una volta conosciuto il vero re non possono più assecondare le malvagie intenzioni del piccolo sovrano mediorientale, Erode, e decidono di tornare alle loro terre senza passare più dai dintorni di Gerico. L’incontro con il salvatore cambia definitivamente i loro cuori, niente è più come prima, neanche la strada del ritorno.
Il destino errante dei Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro paese-“per un’altra strada“, come scrive Matteo. Sarebbe proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove dopo la risurrezione di Gesù essi sarebbero tornati per testimoniare la fede.
È necessario imparare dai Magi a viaggiare per vie impervie, difficili ma scelte con intelligenza e senso pratico: I Magi scelsero questo tragitto piuttosto lungo anche per il fatto che garantiva sufficienti punti di rifornimento, siti commerciali e un margine di rischio più ridotto.
Il significato di questa festa, evento storico realmente accaduto, è avvalorato anche da numerosi elementi simbolici che ci aprono al vero significato di questa festa.
A differenza dei sacerdoti e degli scribi che dovrebbero essere i garanti e i testimoni accreditati della nascita del Messia, che rimangono chiusi nel palazzo di Erode a fare congetture per togliere di mezzo il bambino, i Magi (sapienti) venuti dall’oriente accorrono a Betlemme.
Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro patria per un’altra strada. Scoperto l’inganno Erode si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni dando luogo alla strage degli innocenti, ma Giuseppe avvertito anticipatamente in un sogno, fuggì in Egitto con la famiglia.
Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la cappella dei Magi, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra vuoto, risalente al tardo impero romano: la tomba dei Magi. Secondo le tradizioni milanesi, la basilica sarebbe stata fatta costruita dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di esservi sepolto, dopo la sua morte, vicino ai corpi dei Magi stessi. Per questo motivo, avrebbe fatto giungere i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (dove erano stati portati alcuni decenni prima da Santa Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terrasanta).
Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio e si impossessò delle reliquie. I corpi vennero sottratti dall’arcivescovo di colonia, Rainaldo di Dassel, in Germania, che li trasferì attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, fino al duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservati in un prezioso reliquiario, un’arca d’argento dorato, Cattedrale gotica di Colonia.
Non è superfluo notare , infine, che negli anni 80 del secolo scorso le reliquie di Colonia sono state sottoposte ad esami scientifici. Ne è risultato che i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo.
È necessario passare dall’adorazione di un Dio che è venuto ad incontrarci prendendo una carne, alla consapevolezza che noi uomini dobbiamo incamminarci alla ricerca di colui che per primo ci ha cercati. L’umanità, che in questo tempo ha anestetizzato l’anelito verso Dio, deve risvegliarsi dando spazio a quella nostra indole, impressa nel nostro DNA, indagatrice delle cause ultime che esce dalla mortificazione e dal soffocamento perpretato dalla molteplicità e dalla prepotenza delle attrattive e delle preoccupazioni mondane.
È dall’esempio e dall’incitamento che ci viene dai Magi, come dai Magi ci viene la fiducia che possiamo anche noi conseguire il traguardo della nostra ricerca e trovare Dio.
Tutti coloro che, come i Magi, sanno guardare non solo in terra ma anche in cielo, che hanno il coraggio di lasciare le abitudini di comodità, di vita mediocre, di incoerenza morale, che non temono di sfidare la mentalità di questo mondo e non si lasciano intimidire dalle ironie di chi vive ricurvo sulla terra troveranno Dio.
Come non pensare, in una tale situazione, al compito di un vescovo nel nostro tempo? Egli si troverà sempre in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che è apparentemente sicuro: coloro che vivono e annunciano la fede della chiesa non sono e non possono essere conformi alle opinioni dominanti proprie del nostro tempo. L’agnosticismo oggi è largamente imperante con i suoi dogmi ed è terribilmente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri.
Perciò, oggi è particolarmente pressante per un vescovo avere il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti. Egli deve essere valoroso saldo nella fortezza per lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermi nella verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come Agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende uomini liberi.
In questo tempo di tenebre e di confusione anche all’interno della chiesa, proprio in questo contesto mi viene in mente un episodio degli inizi del cristianesimo che San Luca narra negli atti degli apostoli. Dopo il discorso di Gamaliele , che sconsigliava la violenza verso la comunità nascente dei credenti in Gesù, il sinedrio chiamò gli apostoli e li fece flagellare. San Luca continua: “ Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno… Non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo“ (Atti capitolo 5,40) .
I successori degli apostoli devono sperare di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se non cessano di annunciare in modo udibile comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo.
Subire gli oltraggi per lui sarà la conferma che sono stati giudicati degni di partecipare alla passione di Cristo.
I Magi hanno seguito la stella, e così sono giunti fino a Gesù, alla grande luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. I Magi Sono diventati essi stessi stelle che brillano nel cielo della storia e ci indicano la strada. I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano.
L’invito che faccio a me stessa e a tutti gli uomini di buona volontà è quello di vivere con Cristo per diventare sapienti. Solo allora diventeremo astri che precedono gli uomini e indicano loro la via giusta della vita. Prego affinché l’inquietudine di Dio per l’uomo ci tocchi in questo giorno di festa, perché possiamo tutti sperimentare la sua vicinanza e ricevere il dono della sua gioia.
In questa epifania del 2024 diventa imperativo per noi cristiani chiedere il coraggio e l’umiltà della fede pregando la nostra Madre celeste, la Vergine Maria che mostri Gesù Cristo anche a noi, come lo ha mostrato ai Magi, come re del mondo e ci aiuti ad essere indicatori della strada che porta a lui. Non c’è altra via per vivere in pace e nella verità in questo mondo prossimo al baratro dell’inferno.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Nell’immagine di copertina una foto del 19 settembre 2011 con Henry Kissinger e Bill Gates, il suo erede quale leader del Nuovo Ordine Mondiale di prof. ssa Paola Persichetti Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella […]
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Nell’immagine di copertina una foto del 19 settembre 2011 con Henry Kissinger e Bill Gates, il suo erede quale leader del Nuovo Ordine Mondiale
di prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Il mainstream celebrerà l’ebreo askenazita, punta di diamante del sionismo radicale, come un grande statista, quando invece è stato uno dei più grandi criminali dell’ultimo secolo.
Il realista Kissinger ha fatto un secolo di storia e lascia dopo 100 anni, questa terra, di cui oltre la metà ai vertici della politica americana e occidentale. Anni di golpe, interventi militari e di invasioni, anni di Bidelberg, anni di morti su morti causati dall’imperialismo di cui il grande statista sionista Kissinger sarà sempre simbolo ed esempio per tutte le Élite. Esecutore politico senza pietà.
Astuto manipolatore e influente fino agli ultimi giorni, l’ebreo in fuga dall’Europa 15 anni, alla vigilia della seconda guerra mondiale, vedeva il mondo come un puzzle gigantesco, in cui ogni pezzo giocava un ruolo importante distinto verso un unico fine: gli USA come superpotenza internazionale, anche a prezzo di interventi Realpolitik sullo scacchiere mondiale giudicati da molti brutali ed illegittimi. Il Washington Post ricorda che i suoi critici lo definivano “ Amorale e senza principi”.
Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato che riteneva importante: fu presidente ombra, anche se la casa bianca era una meta a lui proibita, perché non era nato cittadino statunitense. Uscì dall’amministrazione con la sconfitta di Ford e l’ elezione del democratico Jimmy Carter, ma adesso era impegnato e attento della politica estera, in gruppi come la trilaterale; e fondò il suo celebre studio di consulenza Kissinger Associates, i cui clienti erano governi di tutto il mondo e da cui sono passati futuri ministri e sottosegretari. Un lascito di influenza che gli sopravviverà.
Per esercitare il suo controllo si avvalse anche del mondo dello sport. Non è una storia molto conosciuta dai più, ma raccontarla ci aiuta a cogliere la particolare e meticolosa attenzione ad ogni realtà ed opportunità che gli permettesse di raggiungere i suoi scopi.
“Soltanto lo sbarco in diretta di un’astronave extra terrestre carica di omini verdi potrebbe convincere tanta gente a raccogliersi contemporaneamente davanti a un televisore per due ore”, diceva sempre Kissinger che in Diego Armando Maradona trovò prima l’opportunità di colonizzare quello sport, poi un nemico da eliminare in ogni modo. Il fatto è incentrato in particolare sugli anni che vanno dal 1995 al 2015. Sono gli anni degli incontri-scontri tra Henry Kissinger e il campione, a partire dal mondiale argentino del 1978 fino a USA 1994.
Due uomini, Henry e Diego, si sono incrociati sin troppe volte. Entrambi sembravano vivere nel mondo della Marvel universe, ma il mondo reale è un luogo meno eroico e decisamente più squallido in cui però, le ossessioni private diventano pubbliche e il personale, politico. Vale per Diego, che dalla propria biografia ha attinto la forza, il desiderio, il sogno di cambiare il mondo, vale per il tenace e cinico Kissinger che dalla propria ha attinto una sete di potere che ha rovesciato, ricambiato, sul suo mecenate per cui ha fatto instancabile attività di Lobbying (Rockfeller) e per il paese che l’ha adottato consegnandolo alla stanza dei bottoni, trasformando la già feroce dottrina Monroe in un sistematico e selvaggio sistema di affermazione del neoliberismo del dopo guerra.
Per chi non lo sapesse James Monroe esplicitò la vera essenza, ma sarebbe più giusto dire assenza del sogno americano il 2 dicembre del 1823. Lo fece, il quinto presidente degli USA, in un discorso sullo stato dell’unione. Apparentemente era un’affermazione di sovranità degli USA che rifiutavano qualsiasi ingerenza esterna: peccato che la estendessero all’America latina e ai processi di indipendenza coevi, allora con l’intenzione di respingere l’influenza dell’Europa e in particolare dei coloni spagnoli.
Fu la prima affermazione dell’imperialismo statunitense come lo conosciamo ora-e non a caso divenne l’asse su cui costruire una Santa alleanza con l’impero britannico-e travestito da isolazionismo virtuoso Monroe prima, con gretta arroganza, e Jefferson poi, in maniera più raffinata, intesserono rapporti privilegiati con le maggiori potenze del centro e sud America, fingendo di volerle proteggere ma, in realtà iniziando a depredarle, controllarle, manipolarle in un processo inquietamente simile a quello che pochi decenni dopo si affermò in Italia tra il Nord e il Sud.
Kissinger prese questo caposaldo dell’identità della superpotenza a stelle strisce e lo fece diventare un interventismo attivo in tutti i processi-democratici, economici, sociali-dell’America latina, facendo sì che i suoi interessi con multinazionali e potenze economiche divenissero strumento e fine di una strategia Imperialista che considerava il sud America “il cortile di casa“. E si sa, se sei un nord americano, nel tuo cortile puoi fare tutto: sparare a chi vi entra, abbattere tutti gli alberi se la cosa ti aggrada, metterci dentro chi (e cosa) vuoi, sotterrare nel giardino spazzatura e rifiuti tossici, difenderlo ad ogni costo.
Il buon Henry dall’alto del Gotha politico ed economico e, anche sportivo, ha proseguito la sua strategia , forte di una totale amoralità, dove ogni alleato era buono per mantenere il dominio nord americano su un cortile peraltro pieno di risorse umane naturali. Qualsiasi ostacolo alla sua visione, che dagli anni 70 in poi aveva attecchito soprattutto nel Nord America più repubblicano andava rimosso, non importa con quali armi. Da segretario di Stato ha messo a ferro e fuoco un sud America lacerato da tensioni interne ed esterne, appoggiando, quando non condizionando direttamente, dittature e affidi che hanno cancellato le generazioni migliori di quel continente.
Diego Armando Maradona ha imposto a Kissinger umiliazioni non da poco. Kissinger è stato, più di ogni altro, l’arci-nemico di Maradona e a chi sorride per il fatto che si metta il miglior giocatore della storia del calcio sullo stesso piano di un Nobel per la pace e tra i politici e consiglieri più influenti del dopo guerra in almeno tre continenti, ricordiamo che il rapporto di Kissinger con il calcio è decennale: lo stesso venne insignito della più alta onorificenza calcistica con L’ordine Al Merito. Kissinger e il calcio, quindi possiamo definirli organici l’uno all’altro.
Perché diventa l’Arci nemico di Diego Armando Maradona?
Per tre ottimi motivi, che lo porteranno, letteralmente a cercare prima di sedurlo e poi di eliminarlo. Non fisicamente, ma umanamente e professionalmente. Lo insegna la mafia: se non puoi comandarli e comprarli, screditali, rovinali, devastali.
I tre ottimi motivi sono il grande voltafaccia personale politico del 1987: rifiuta, Diego, di diventare testimonial a stelle e strisce, perché “io rimarrò sempre e solo argentino, nessuno può comprarsi la mia identità, neanche con un passaporto così ben pagato“ e va a Cuba a prendere un premio per conoscere Fidel Castro.
Il secondo è che, Diego, sostiene il nemico pubblico numero uno di Kissinger, quel rivoluzionario con la barba che a 50 km da casa dimostrava a tutti che si poteva combattere una superpotenza, e che si poteva farlo senza se e senza ma. Sostiene, tra le altre, anche quel Nicaragua che con la rivoluzione sandinista è stata l’unica altra esperienza continentale, sempre a due passi dei propri confini, in cui gli USA sono stati sconfitti dai ribelli.
Non fu una simpatia o un capriccio ma un vero e proprio sodalizio politico. Tanto che Maradona dirà, nel 1994, che se avesse vinto il suo secondo mondiale, non avrebbe stretto la mano degli alti papaveri della FIFA e ai politici nordamericani, ma avrebbe dedicato la coppa a Fidel Castro.
Kissinger capì immediatamente la centralità dell’icona e del politico Maradona, la capì prima di tutti. Così dal 1987 le provò tutte senza tuttavia riuscire nel suo intento, Diego non si fece corrompere.
Per Kissinger Maradona era un nemico pericoloso, strutturato, con una potenza mediatica e una capacità di unione di diversi mondi su un’unica piattaforma di rara forza. Uno da attenzionare a tutti livelli, persino quello dei servizi segreti. Se si cerca la parola Maradona nei File WikiLeaks: comparirà sei volte. Nessun altro sportivo ha lo stesso trattamento.
Seduzione, mediazione-sempre oliate da opportunità economiche-, contrapposizione violenta, attacco alla reputazione personale professionale, strumentalizzazioni e induzione di crisi attraverso alleati potenti, terra bruciata, esilio. Esilio che equivale alla morte, rammentandoci un pezzo dell’operazione Condor ma anche il modus operandi della criminalità organizzata. Sarà una similitudine dura, ma basta chiedere a qualsiasi esperto del ramo. Non a caso Maradona rivolge ai suoi nemici l’accusa di mafia: aveva intuito il metodo.
KISSINGER ebreo askenazita diviene l’ Anima nera del nuovo ordine mondiale, che sta andando in pezzi solo adesso per diventare, probabilmente, qualcosa di ancora più spaventoso. La parte più importante della carriera di Kissinger inizia alla fine della seconda guerra mondiale quando, agente dei servizi segreti militari in Germania, arruolò molti gerarchi nazisti (ed aiutò altri a scomparire) nelle fila delle aziende, dei laboratori scientifici, nell’esercito e nello spionaggio americano.
Il neo fascismo, il neonazismo europeo, la massoneria, il Vaticano e persino la mafia furono i suoi interlocutori, le sue amicizie, le sue alleanze, le sue decisioni e i suoi intrighi. E lui, sempre lui, a coordinare gli sforzi di oltre mezzo secolo del sanguinario imperialismo americano. Più di 1500 scienziati e tecnici nazisti con le loro famiglie vengono trasferiti segretamente negli USA, sotto la guida dell’avvocato della famiglia Rockfeller, Allen Welsh Dulles, che al contempo assolda Reinhard Gehlen, ex spia al servizio del Fuhrer, per arruolare i veterani delle S.S. e della Gestapo in una nuova agenzia segreta, l’organizzazione Ghelen finanziata dagli USA, che agisce di concerto con la neonata CIA.
Tra i collaboratori di Gehlen spicca il nome di Youssef Nada, che molti anni dopo, con la sua Bank Al- Taqua, verrà coinvolto nelle inchieste sul finanziamento dell’attacco dell’11 settembre alle torri gemelle di New York.
Gli ebrei askenaziti sono i discendenti delle comunità ebraiche di lingua e cultura yiddish stanziatesi nel medioevo nella valle del Reno. In ebraico medievale Aškenatz era il nome della regione franco-teutonica del Reno e ashkenazita significa germanico. Dal III secolo d.C. gli askenazi dell’Ucraina e Crimea si convertirono al giudaismo e a partire dal IX secolo furono considerati askenazi i popoli di religione giudaica che parlavano Yiddish, vivevano nell’Europa orientale e che si erano uniti agli ebrei della diaspora. Ashkenazita è pertanto sinonimo di ebreo orientale, del Nord est Europa e nei due secoli XVIII secolo e XIX secolo ha dato vita a un forte flusso migratorio ashkenazita verso gli USA.
Con loro emigrò anche il pensiero gnostico. La gnosi nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni Caldee,Egiziane e Babilonesi incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Fu proprio la gnosi che fornì al popolo ebreo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza, la fine della religione ebraica. Un Dio malvagio, un demiurgo platonico aveva ingannato gli ebrei che si erano fermati ad interpretare la Bibbia in senso letterale. Doveva pertanto esserci un linguaggio nascosto che solo pochi potevano conoscere attraverso una scienza esoterica, la gnosi appunto.
Gli illuminati potevano, quindi, infrangere le leggi imposte dal demiurgo senza peccare, anzi: essi dovevano infrangerle per spezzare l’inganno ed essere liberi.
Quando l’ebreo migrante incontra negli USA la dottrina ufficiale del regno britannico che è il rifiuto del logos e delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si afferma la legge del più forte. La ragione incapace di cogliere le verità metafisiche corrisponde, negli Stati Uniti, all’ideologia liberal.
Henry Kissinger, ebreo ashkenazita, è l’uomo che incarna tutto ciò, una sintesi perfetta dell’uomo che vuole piegare la realtà al suo volere, vuole piegare Dio. Non ha mai nascosto di considerarsi un accademico “prestato“ alla politica. Pupillo di Nelson Rockfeller, ha sempre sottolineato che l’attività di insegnamento e di ricerca svolta alla Harvard university per decenni era il lavoro che amava di più, anche perché gli fornì le basi per impostare la sua condotta negli anni che lo videro protagonista sulla scena mondiale.
Il concetto di “ordine mondiale” è al centro degli interessi Kissingeriani sin dagli albori della sua carriera accademica, quando si laureò a Harvard (Università Liberal) con una tesi di dottorato su Metternich e il congresso di Vienna. Fu ad Harvard che incontrò il futuro direttore di circo globalista Klaus Schwab. Ma prima che Kissinger trasformasse Schwab nell’uomo di Davos che è oggi, Kissinger divenne un agente della dinastia Rockefeller. Dal 1954 al 1958, Kissinger fu direttore degli studi speciali del Fondo Rockefeller Brothers.
Kissinger affermava che “l’indispensabile ordine mondiale… è fondamentale per il consenso americano” e che le Nazioni Unite “sono la prova della nostra convinzione che i problemi che hanno un impatto mondiale debbano essere affrontati attraverso istituzioni globali nella loro portata”.
Kissinger era convinto che a un nuovo ordine mondiale si doveva arrivare o per convinzione o per costrizione, l’unica alternativa sarebbe stato il caos.
Il nuovo ordine mondiale è l’estensione post illuminista-tecnocratica-positivista del sogno di uniformizzare il mondo intero: tutti fratelli, tutti uguali, tutti liberi, tutti felici, ricchi belli e sani. Solo, un po’ meno di numero……. Alla fine degli anni 60 negli USA Henry Kissinger and friends devono impedire la crescita demografica negli altri paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero.
così avremo chiara la preoccupazione dei firmatari del documento a cui ci si riferisce.
Il rapporto di Henry Kissinger del 1974, rimasto per molto tempo secretato, spiegava che per mantenere la loro potenza nel mondo gli Stati Uniti dovevano impedire la crescita demografica negli altri Paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero. E questo è quello che è accaduto. . Il documento inteso come The Kissinger Report si chiama per l’esattezza NSSM 200, cioè «National Security Study Memorandum 200 Implications of Worldwide Population Growth for U.S. Security and Oversea».
Per chi non conosce l’inglese: «Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti (e i loro interessi) oltremare». Tutto cominciò quando imperversava quello che l’economista e demografo Colin Clark chiamò in un suo famoso libro (edito da Ares) «il mito dell’esplosione demografica», la cui «bomba» era stata lanciata in quel torno di tempo dal ben più famoso Club di Roma.
Nell’agosto del 1974 si tenne a Bucarest un vertice mondiale sulla popolazione organizzato dall’Onu. Qui la delegazione statunitense venne praticamente sconfitta quando molti Paesi meno sviluppati si resero conto che la “crescita demografica” da “ridurre” era la loro. In soldoni, troppi poveri nel mondo, proletari nel senso pieno e non solo marxistico del termine, cioè abbondanti solo di prole. Che, nelle teorie (meglio: congetture) malthusiane e neomalthusiane sono esseri umani provvisti solo di bocca da sfamare. Ma le teste d’uovo di Washington non demorsero. Presidente era Nixon e segretario di Stato Kissinger.
Il Consiglio di Sicurezza Usa, che da Kissinger dipendeva, si mise al lavoro in sordina e nel dicembre dello stesso anno produsse l’NSSM 200, documento segreto che si desecretò automaticamente nel 1989. Nixon era, come tutti a quel tempo, seriamente preoccupato per la “bomba demografica” e già nel 1972 aveva istituito una commissione di studio affidandola a John Rockefeller. Ma quando sul suo tavolo si vide arrivare i “suggerimenti” per ovviare al problema, da buon repubblicano buttò tutto nel cestino.
Nixon, com’è noto, dovette di lì a poco dare le dimissioni in seguito allo scandalo Watergate e il 16 ottobre 1975 il Rapporto Kissinger finì sul tavolo di Gerald Ford. Un passaggio del Rapporto recita: «I Paesi che lavorano per colpire i livelli di fertilità dovrebbero avere la priorità nei programmi di sviluppo e nelle strategie sulla salute e l’educazione che hanno un effetto decisivo sulla fertilità. La cooperazione internazionale dovrebbe dare la priorità all’assistenza di questo genere di sforzi nazionali». Il resto è storia, una storia che tutti conoscono.
Se gli Usa abbiano effettivamente seguito il Piano stilato nel 1974 non si sa. Però è un fatto che il neomalthusianesimo non ha mai più smesso di procedere con una potenza di mezzi mai vista. Che poi abbia convinto i popoli sviluppati e molto meno gli altri fa parte della sterminata collezione di boomerang che gli apprendisti stregoni hanno nella loro panoplia. L’ingegneria sociale apre sempre vasi di pandora e crea guai molto più estesi di quelli che voleva evitare.
Seguono:
I risultati generati, più evidenti, furono: il crollo delle nascite, ma solo nel mondo occidentale. Il conseguente inizio del crollo della crescita del Pil, subito compensato dal lavoro e crescita del consumismo individuale, delocalizzazione produttiva in paesi a basso costo di produzione. Invecchiamento della popolazione e conseguente crescita dei costi fissi legati all’invecchiamento (pensioni e sanità) assorbita da una forte crescita delle tasse.
La separazione del mondo in due aree: Occidente consumatore e non più produttore, oriente produttore. Crisi economico finanziaria globale che ha generato debito insostenibile, squilibri geopolitici, economici (petrolio), caos,etc. E persino ha provocato il famoso peggioramento climatico ambientale grazie a iper consumismo in Occidente e iper produzione (a basso costo, perciò senza attenzione all’inquinamento) in Asia e Pseudo pandemia COVID generata in Cina.
Da non trascurare il problema sanitario e i suoi costi cresciuti troppo a causa dell’invecchiamento della popolazione.. tutto questo disordine nasce dalle iniziative del NOM, In specifico quella relativa al controllo delle nascite e dunque il crollo della natalità in Occidente. La lezione avrebbe dovuto essere quella che non si possono negare le leggi naturali della creazione, invece la reazione è stata, purtroppo anche da parte della chiesa, molto complicata e disorientante,………… si arrivò persino ad una disobbedienza pubblica di una parte consistente dell’episcopato nord europeo.
La stessa chiesa con LAUDATO SÌ ha tutelato l’ambiente e il clima in maniera esagerata e fuorviante.
Invece di un nuovo ordine si è creato un nuovo disordine mondiale e soprattutto morale. Stavolta drammatico e globale. Con qualche sospetto in più sulla condivisione dell’autorità morale che scrive Laudato sì con noti malthusian- ambientalisti Americani e qualche teologo disoccupato.
Papa Benedetto XVI, nella sua ultima intervista concessa a Peter Seewald, parla apertamente di dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche e di forza spirituale dell’anticristo operante nella società moderna: “La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale.“
Le ideologie apparentemente umanistiche ci presentano un nuovo umanesimo che abbiamo visto evocare da molti-(anche dall’ex premier Conte), ma abbiamo visto che nella maggioranza dei casi non sanno ciò di cui stanno parlando. Si doveva celebrare un nuovo umanesimo anche ad Assisi nel marzo del 2020 ( Economy of Francesco). Ma si può pensare di umanizzare ciò che prima non è evangelizzato? O si sta pensando ad un umanesimo pagano (amazzonico)?
Ci può essere un umanesimo senza Dio cioè senza il creatore di ciò che è “umano“? L’umanesimo cristiano si fondava sulla conoscenza della natura umana (fatta di anima, corpo, intelletto), sul dogma del peccato originale, sulla necessità della redenzione, dei sacramenti e della grazia.
La crisi della cristianità, facendo eclissare la verità del peccato originale e della redenzione, anzitutto dis- umanizzato. Il vecchio umanesimo cristiano permettendo che fosse corrotto dal luteranesimo (il quale nel momento in cui giustifica il peccato dichiara corrotta la natura umana e rifiuta la ragione), dal giansenismo (che nega il libero arbitrio), dal cartesianesimo (che nega leggi naturali ed autorità), dal Rousseaunismo (Che impone il mito del buon selvaggio). Pertanto è ormai evidente che quando oggi parliamo di nuovo umanesimo lo si fa non riconoscendo la creazione, il peccato originale e la redenzione.
Questo è il cuore dal quale sgorga ogni altra corruzione morale, soprattutto il convincimento che è la miseria materiale a creare la miseria morale. Così l’umanesimo diventa un trucco per giustificare il materialismo dell’uomo moderno e le sue debolezze morali, separando corpo ed intelletto e ignorando l’anima, separando fede dalle opere, negando le virtù e i meriti. Con uno sguardo che non vuole essere apocalittico, non si intravede all’orizzonte, nessuna forza realmente consistente, in grado di contrastare le dittature evocate da Papa Benedetto XVI.
Soprattutto, in questi tempi ultimi, non si vede la reazione delle autorità morali. Non sono ancora chiare le forze reali degli attori in gioco. L’elemento che è probabilmente nuovo, e inatteso, è il ruolo della “nuova filantropia“ che sta emergendo prepotentemente, cioè “la carità senza la verità“ che sembra cercare di soddisfare l’essere umano nel suo bisogno di aiuto provvidenziale con la provvidenza privata che sostituisce quella religiosa.
La filantropia si inserisce tutta d’un tratto nel sistema che stiamo osservando e stiamo vivendo, dimostrando che la “carità“ laica è più efficiente di quella religiosa (anzi è per colpa di quella religiosa, che spreca, dissipa, persino a volte corrompe, eccetera). La filantropia è uno strumento ancora poco comprensibile, e immagine per fare il business, gode di esenzioni fiscali elevate (credito d’imposta fino al 50%), in soldoni vale una cifra elevatissima (300 Mid$). Ma si direbbe anche essa orientata al controllo delle nascite e all’immancabile tutela dell’ambiente.
È in mano a TYCOON GNOSTICI, come il sedicente cattolico Bill Gates che, in aperto contrasto coi più autentici valori cristiani, è sponsor delle Lobby LGBT, della cultura abortista e transgender, dell’ecologismo asfissiante, dell’immunizzazione globale scientista e dell’intelligenza artificiale in campo militare
Ecco proprio questo meriterebbe tutta la nostra attenzione. È su questo che si gioca il nostro futuro di sopravvivenza. Questo nuovo umanesimo ha un particolare profumo di eresia e di utopia, di ingegneria sociale sposata con la filantropia restitututiva. Siamo solo agli inizi, ma le piattaforme, l’intelligenza artificiale, eccetera presuppongono un potere spaventoso.
Persino lo stesso Kissinger negli ultimi tempi era spaventato dall’intelligenza artificiale.
Una società veramente buona per l’uomo deve avere delle condizioni naturali e delle verità morali come la natura eterosessuale, monogamica e indissolubile del Matrimonio, la sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale e l’immoralità della contraccezione .
Tutto quello che è innaturale, che nega leggi naturali evidenti che rappresentano la sintesi della genesi (Dio creò l’uomo e la donna, andate e moltiplicatevi, asservite la terra e ogni essere vivente) oggi è pensiero dominante. La famiglia è stata ed è osteggiata perché compete con lo Stato il quale non vuole che la famiglia impartisca ai suoi membri una educazione individuale, soggettiva, troppo pericolosa nel globale che deve avere culture uniformi In tal senso la famiglia è considerata sovranista, egoista……. Va distrutta. Se ignoro le leggi naturali della genesi divina, rompo l’equilibrio producendo caos ignorando e contraddicendo l’ordine.
I tycoon gnostici lavorano febbrilmente Per un governo mondiale e filantropico con la volontà di rimodellare l’umanità. Siamo ormai di fronte ad un’Europa a guida protestante e laica, non più cattolica, non si intravedono cattolici che producano idee e proposte per i nostri tempi. Lo scenario auspicato dal mondo gnostico è un mondo ambientalista e meticciato.
Aldilà delle definizioni populistiche (quello che salverà il futuro dei nostri figli…) O opportunistiche (il business nella green economy), l’ambientalismo deve essere la religione universale che sincretizza tutte le altre nella “religione della terra“ e su quella fa convergere la fede. Ma questo implica che si imponga un governo globale totalitario onnipotente che legifera e controlla tutto, incluso ciò che è etico e non. Il principio base dell’ambientalismo è considerare l’uomo come “cancro della terra“, che la sfrutta avidamente e irresponsabilmente. Ma non è proprio così; l’uomo ha sempre perfezionato, nei suoi limiti, il creato, a trasformato il deserto in Oasi e la giungla e giardini.
Lo scopo dell’uomo non era saccheggiare distruttivamente la terra ma lavorarla e farla produrre per provvedere ai suoi bisogni. Certo l’uomo, nella modernità, grazie al prevalere dell’eresia e alla esaltazione della sua capacità tecnica, si è corrotto e spesso ne ha abusato, ma invece di colpire l’abuso si è cambiata la legge. L’ambientalismo di oggi nasce grazie a l’iper-consumismo in Occidente e iperproduzionismo in oriente. Per crescere i consumi e dare l’illusione di ricchezza si doveva crescere il potere di acquisto in Occidente abbassando i prezzi, questo per compensare il crollo delle nascite.
La sintesi potrebbe essere che la soluzione ambientalista, malthusiana, gnostica e pagana auspicata da certi ambienti internazionali , porterà ad un governo mondiale. Per realizzare questo progetto è indispensabile avere in qualche modo l’appoggio della chiesa. Kissinger, quando era segretario di Stato, si recò da Paolo VI il 7 luglio 1974 e più tardi si incontrò anche con Giovanni Paolo II il 20 ottobre del 1979.
Ma è solo Papa Francesco con Laudato Sì (Capitoli 164 e 165) che si arriva ad auspicare un governo mondiale, una autorità politica mondiale, per risanare l’economia, regolare i flussi migratori e per l’ambiente.
L’unica soluzione è ritornare a Dio per ritornare all’ordine. Restaurare la civiltà cristiana sul fondamento della verità perenne e immutabile che è Cristo. Oggi sembra un progetto irrealizzabile, eppure è l’unico veramente alternativo a quello anticristico della dittatura mondiale.
ADDIO KISSINGER: MA COSA CI HAI LASCIATO?
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
Indice dei contenuti Nell’immagine di copertina Francesco Hayez – particolare della Distruzione del Tempio – Galleria dell’Accademia di Venezia di prof. ssa Paola Persichetti Tempio di Gerusalemme, cuore dell’ebraismo, violentemente e misteriosamente ridotto in cenere dai romani, contro la loro stessa volontà, nell’estate dell’anno 70. Da […]
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Nell’immagine di copertina Francesco Hayez – particolare della Distruzione del Tempio – Galleria dell’Accademia di Venezia
di prof. ssa Paola Persichetti
Tempio di Gerusalemme, cuore dell’ebraismo, violentemente e misteriosamente ridotto in cenere dai romani, contro la loro stessa volontà, nell’estate dell’anno 70. Da allora, e pianto tre volte al giorno dal pio ebreo con la straziante preghiera “possa essere la tua volontà che il tempio sia presto ricostruito nei nostri giorni!“ ogni anno-preceduto da 10 giorni di astensione dal vino, dalle carni, dal rifiuto di tagliarsi barba e capelli-ecco il rigoroso digiuno del 9 di Av ( 10 Agosto), con i neri addobbi sull’armadietto che custodisce i rotoli del pentateuco.
È il giorno in cui si commemora la rovina totale, quando il sacrificio a Dio del mattino e della sera, con l’Olocausto delle vittime sull’altare, terminò per sempre. È chiaro che nessun lettore si chiederà perché abbiamo intenzione di dedicare tanta attenzione al tempio di Gerusalemme in questo periodo di guerra tra Israele e Palestina.
Il tempio di Gerusalemme non era solo il monumento principale, il tempio era Gerusalemme stessa, anzi era Israele tutta intera e la sua rovina significò la rovina della nazione, Il passaggio dall’ebraismo ad una nuova fase, detta del “giudaismo”, che dura tuttora (malgrado il ritorno, ma “senza Messia“, in Palestina; e malgrado certi progetti attuali di ricostruzione di cui parleremo).
Quella distruzione significò la scomparsa fisica, o almeno, la perdita di significato dell’intera classe sacerdotale, con i sadducei che soprattutto la componevano, e il passaggio all’economia della sinagoga; la quale è un surrogato di necessità, dove a Dio si offrono le parole della preghiera ma non più le vittime sacrificali e dove si è fatto presto quasi assoluto il dominio dei farisei.
Su quell’alta acropoli a est di Gerusalemme – quel monte Moria sul quale fu traslato il nome di Sion per indicare la città, anzi la nazione intera-non ci si limitava a invocare l’eterno, ha immolare a lui cataste di animali.
Li – nella vuota, inaccessibile stanza del Sancta Sanctorum, dove solo il sommo sacerdote poteva penetrare una volta l’anno – lì era allo sgabello di Jahvé, il trono dove abitava la Shekinah, la sua presenza gloriosa. Per Israele, il tempio era tutto: non soltanto sul piano religioso, ma anche su quello sociale, economico. Basti ricordare che, quando fu terminato, nel 64 d.C., sei anni prima della distruzione, 18.000 lavoratori restarono disoccupati.
La legge prescriveva di venirvi in pellegrinaggio tre volte l’anno, a Pasqua, a Pentecoste, per la festa delle Capanne. Anche gli ebrei dispersi nel mondo rispettavano il precetto, spesso aldilà della misura minima obbligatoria per essi di almeno una volta nella vita. Così, sulla grande spianata esterna, aperta a tutti, nella successione dei cortili riservati agli ebrei, era tutta la nazione che si incontrava, si scambiavano notizie,si discuteva sulla scrittura, si confermava nella solidarietà e nella fede. Per gli abitanti di Gerusalemme, poi, quel luogo assolveva le funzioni quotidiane svolte dall’agorà nelle città greche, dal foro in quelle romane, da quella che sarà la piazza nei comuni del medioevo cristiano. Dobbiamo aggiungere, però, agli usi legittimi di luogo di incontro, anche quell’aspetto sfacciatamente commerciale che susciterà la ben nota ira e la conseguente reazione violenta di Gesù.
Il pianto di Gesù sulla città santa è, in realtà un pianto sul tempio, dal quale Dio si allontanerà lasciando deserta la sua “casa“ che era stata anche la casa di tutti gli israeliti. “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta!“ (Matteo 23,37-38).
Procediamo oltre: verso il mistero. Sarà interessante interrogarsi sul significato che l’immane edificio ebbe non solo per l’ebraismo a esso contemporaneo, non solo per Gesù, non solo per i tempi della primitiva comunità cristiana di origine ebraica; ma sul significato enigmatico che dopo la sua distruzione radicale, nel 70 assunse sia per il giudaismo superstite che per il cristianesimo. Forse il tempio continua ad assolvere la sua funzione sacra di testimonianza a Dio anche da quando è ridotto al ricordo.
Come ha scritto Guido Cavalleri, un biblista ormai scomparso e che alla competenza scientifica affiancava quella consapevolezza religiosa indispensabile per il credente che legge la scrittura: “sulla spianata di Gerusalemme, nei resti di quello che fu il santuario della città santa, la fede scorge l’adempimento di profezie che ne fanno un segno visibile finché i tempi dei pagani non siano compiuti“.
La citazione che Cavalleri dà alle parole scritte in neretto è del testo di Luca, il quale, unico tra gli evangelisti, nel discorso escatologico attribuisce al Cristo una predizione: “Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti” (21,24).
I “tempi dei pagani“ sono questi nostri, è tutta la storia della morte e resurrezione del Cristo sino al suo ritorno quando, tra i segni che l’annunceranno-assicura Paolo-vi sarà l’ingresso nella chiesa dell’intero popolo ebraico:“ Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’ostinazione di una parte di Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato… (Romani 11,25-26).
Per tornare alla profezia di Gesù secondo Luca, calpestare Gerusalemme è sinonimo di calpestare il suolo del tempio, visto che la città era santa proprio perché ospitava quel luogo santo per eccellenza, il trono dove abitava lo spirito di Dio. Ed è davvero singolare che, sino a ora-dunque, per più di 2000 anni-la profezia appaia esattamente adempiuta. E, prima, adempiuta malgrado gli ebrei; in seguito per loro volontà stessa. Vediamo.
Sul muro dove terminava il grande cortile dei gentili, aperto a tutti, stavano vistose lapidi in ebraico, greco e latino: le stesse lingue cioè del cartello che Pilato fece appendere sopra la croce del Nazareno. Quelle lapidi avvertivano solennemente che chi, non ebreo, avesse varcato quel limite, sarebbe stato messo a morte. Con la caduta di Gerusalemme, la situazione inopinatamente si rovescia: l’imperatore Adriano, al termine della seconda rivolta giudaica, cambia addirittura il nome della città latinizzandolo in a Aelia Capitolina; e sulla spianata del Tempio – raso al suolo mezzo secolo prima da Tito- fa innalzare statue degli dei pagani.
Dove era stata la porta sud, quella verso Betlemme fa piazzare una testa di porco: era all’insegna della 10ª legione Fretensis, che presidiava le rovine della città; ma era anche un insulto feroce a un popolo per il quale il maiale era l’animale impuro per eccellenza, un simbolo del diavolo stesso.
Già dal 70, il tributo che gli ebrei, anche nella diaspora, dovevano versare per il tempio continuava a essere riscosso, ma per andare a favore non più della casa di di Jahvè, ma di quel tempio a Giove sul Campidoglio di Roma dove Tito aveva concluso il suo trionfo deponendo, davanti all’altare di Zeus, le spoglie che nel santuario di Gerusalemme era riuscito a salvare: il grande candelabro d’oro a sette braccia, la tavola, in oro massiccio, per i panni della preposizione, un esemplare della Torah, la legge ebraica.
Soprattutto, Adriano espelle dalla sua Aelia Capitolina e dai dintorni, per un largo giro intorno, tutti gli ebrei; non potranno riavvicinarsi alle mura né tantomeno varcarle se non vorranno essere uccisi sul posto. Dove solo i circoncisi potevano entrare, ora possono entrare tutti, tranne i circoncisi.
Con Costantino, anche sulla spianata che fu del tempio, come in tutta Gerusalemme, i cristiani elevano le loro chiese (e fallirà, il tentativo di riedificarvi il santuario ebraico durante l’effimera restaurazione degli antichi culti sotto Giuliano l’Apostata).
Ma ecco, nell’VIII secolo, l’invasione degli arabi che, della spianata fanno luogo fra i più sacri dell’islamismo. Cioè, “il nobile recinto sacro“. In effetti, i musulmani affermano che anche Maometto volle riconoscere la santità di Gerusalemme e, in particolare, del luogo dove sorgeva il tempio al Dio unico.
Dunque, avvicinandosi la morte, il profeta sarebbe volato sin quì-dove l’attendevano Abramo, Mosé e Gesù – sulla sua giumenta alata, Burak, e da qui sarebbe asceso al cielo; qui, dunque, in quello stesso VIII secolo, attorno alla roccia che era stata altare per i sacrifici ebraici, i musulmani costruirono la moschea detta di Omar e, pochi decenni dopo, la moschea “la remota“, in quanto era allora la più lontana dalla Mecca.
Ma il 15 luglio del 1099 (e per 88 anni, sino al 1187) ecco irrompere qui l’esercito dei crociati che trasformarono la moschea di Omar in chiesa e la moschea “La remota“ prima in palazzo per Baldovino, il re latino di Gerusalemme, e poi in “gran capitaneria“ per i cavalieri dell’ordine detto “del tempio“ proprio per il luogo dove era ubicata la loro casa madre. Ritiratisi cristiani, le costruzioni tornarono al culto musulmano, al quale ancora adesso appartengono.
Quando, nel 1967, gli ebrei ritornarono, con le armi, in possesso anche di questa parte di città, dopo quasi 2000 anni da che non avevano più avuto il controllo di Gerusalemme, il generale Moshé Dayan – a nome del governo di Israele -rassicurò gli arabi islamici sul libero, anzi esclusivo, godimento della spianata. E non solo per ragioni politiche, per evitare cioè l’ulteriore esasperazione dei vinti che qui hanno il loro luogo più sacro dopo la Mecca; ma soprattutto per ragioni religiose, tutte ebraiche. In effetti, da quando il tempio fu distrutto, gli ebrei si sono sempre vietati di accedere al luogo dove sorgeva, perché affermano di non essere più in grado di stabilire dove fosse ubicata la sala vuota del Sancta Sanctorum.
Non entrano nella spianata, dunque, perché temono di calpestare un luogo che nessun piede umano può più toccare da quando, con la fine dei sacrifici e del sacerdozio che vi era dentro, non c’è più un sommo sacerdote che, unico, poteva lasciare lì le sue orme.
È davvero sorprendente: tutto ciò sembra confermare la profezia che Luca attribuisce a Gesù e secondo la quale, sino alla fine dei tempi, solo i“Pagani“ (cioè, unicamente i non ebrei) “calpesteranno Gerusalemme“: calpesteranno quel luogo, che tutta la riassume, che è la spianata del Tempio. Gli ebrei, anche di oggi, che pure qui hanno di nuovo la loro capitale, si limitano a radunarsi nella sinagoga all’aperto ricavata davanti al muro che – significativamente-si chiama “del pianto“. Dove davvero si piange, e con alti lamenti, sulla giornata in cui i romani distrussero quella casa di Dio.
“ Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: “non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta “. (Matteo 24,1-2).
“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccogli i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa e lasciate a voi deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte: benedetto colui che viene nel nome del signore!“(Matteo 23,37-39).
Ecco dunque il cuore del mistero-davvero inquietante-nel quale vogliamo inoltrarci: è un fatto che oggi, al posto del grande santuario, non vediamo che è una spianata sulla quale sorgono le moschee di una fede sorella e al contempo antagonista come la mussulmana; ebbene, quel fatto corrisponde a una profezia di Gesù . Quelle rovine potrebbero essere davvero un segno, muto e al contempo eloquentissimo (“se questi taceranno, grideranno le pietre“ Luca 19,40), della verità messianica del Galileo. Non si dimentichi che il tempio distrutto nel 70 d.C. era il terzo costruito su quella stessa spianata dagli israeliti: era logico supporre che la loro fede indomita e che gli sforzi di tutto quanto il popolo non avrebbero esitato a ricostruir un quarto.
E, infatti, pare che si tentasse di farlo nel 132 d.C., al tempo della seconda rivolta, ma ne mancò il tempo per la controffensiva romana, ancora una volta vittoriosa e devastatrice. Si cominciò ancora una volta a riedificarlo nell’anno 362 con l’aiuto, questa volta, dall’imperatore stesso, Giuliano detto L’ Apostata, che sembra fosse spinto proprio dal desiderio di aiutare gli ebrei a smentire quelle profezie del Vangelo di cui dicevamo. Ma quella ricostruzione dovete essere subito interrotta per una sorta di misteriosa opposizione divina: è una storia affascinante (e forse troppo trascurata) sulla quale dovremmo tornare.
E sarebbe interessante parlare anche del riemergere di progetti di riedificazione proprio nell’Israele di questi anni: ma, per non anticipare diremo solo che alle molte altre difficoltà (frapposte, tra l’altro, dagli ebrei ortodossi) si aggiunge quella terribile che toccare quel luogo ormai sacro all’Islam, demolendo tra l’altro (ne’ si potrebbe fare altrimenti) due delle moschee più venerate, scatenerebbe una “guerra santa“ rispetto alla quale l’opposizione musulmana vista sinora non sarebbe che un pallido anticipo.
Comunque sia, a rendere inquietante e dal suono misterioso la profezia di Gesù sulla rovina imminente e definitiva del tempio concorrono anche le circostanze in cui quella rovina avvenne, circostanze che ci sono narrate da un testimone insospettabile come Giuseppe Flavio, il capo ebreo passato ai romani e divenuto storico della loro vittoriosa campagna, ma senza rinnegare la fede dei padri. Anzi, restandone infaticabile convinto apologeta sino alla fine.
Giuseppe Flavio discendeva da una famiglia illustre e aveva 29 anni quando scoppiò la prima rivolta contro Roma. Diresse la difesa della Galilea e, dopo il disastro delle sue truppe, fu tra i pochissimi superstiti cui fosse risparmiata la vita. Condotto prigioniero davanti al comandante in capo, Vespasiano, gli profetizzò che sarebbe divenuto imperatore. Quando questo avvenne davvero, due anni dopo, gli fu ridata la libertà e come interprete ed esperto di cose ebraiche, visse a fianco del nuovo responsabile delle operazioni dell’esercito romano, Tito, il figlio di Vespasiano.
Dopo la distruzione di Gerusalemme e la rovina definitiva di Israele, si stabilì a Roma dove, con La guerra giudaica, descrisse l’immane tragedia di cui era stato prima protagonista e poi testimone tra il 66 e il 70.
Si avverte subito qualcosa di enigmatico, di misteriosamente provvidenziale nel fatto che non solo sia stata scritta, ma ci sia stata conservata una simile testimonianza di uno, che certamente cristiano non era, su ciò che Gesù ha detto e profetizzato. A rendere ancora più strano il caso c’è il fatto che la maggior parte della storiografia antica è andata perduta, non è riuscita giungere sino a noi nello sfacelo dell’antichità e nell’incendio, nella dispersione di biblioteche e archivi. Una sorte che avrebbe potuto seguire anche “la guerra giudaica“ visto che l’edizione originale, in aramaico, ottenne una diffusione limitatissima, anzi fu intercettata e distrutta quando era possibile dalle superstiti comunità ebraiche sparse nella diaspora che non perdonavano a quel “traditore“ di essersi “venduto“ ai romani.
Il caso di Giuseppe Flavio ci pone di fronte ad un vero reportage giornalistico dove il giornalista, per giunta, non è un anonimo, ma è uno dei figli più illustri della casta sacerdotale e nobiliare e ebraica. Giuseppe era nato a Gerusalemme stessa: il padre era membro della prima delle 24 famiglie sacerdotali, la madre veniva dalla stirpe reale degli Asmonei. È particolarmente significativo il passaggio di un simile ebreo a fianco dei romani. Certamente non fu una diserzione per aver salva la vita: egli aveva resistito ben 47 giorni, con un vigore un ardimento che stupirono lo stesso Vespasiano e che furono tra i motivi per cui venne risparmiato. Inoltre quel suo esporsi a fianco dei romani costava la prigionia a tutti i suoi familiari, restati intrappolati dentro Gerusalemme.
Ciò che spinse Giuseppe nel campo nemico, non significò l’abbandono di una fede alla quale rimase sempre fedele, ma fu piuttosto la persuasione che era necessario fare un atto di sottomissione nei confronti degli assedianti: “Io credo che Dio abbia ormai abbandonato questo luogo sacro e sia passato dalla parte dei romani che voi ora combattete“ fu il suo grido. Di lui possiamo dire che era “un vero israelita“ fedele alla legge, ma che mostra di aver compreso che si è di fronte ad un senso di rovina e di distruzione finale che è quello dei Vangeli stessi.
Tutto il racconto della guerra giudaica dato da Giuseppe Flavio si svolge sullo sfondo inquietante delle profezie che incombono su Israele ed in particolare su Gerusalemme; e, in modo particolare ancora, su quel tempio che Tito, a ogni costo, cercherà invece di salvare. I romani si adoperarono per preservare il tempio per una sorta di sgomento davanti a quel Dio misterioso e a quella immane costruzione in suo onore, dove persino i tetti erano tutti rivestiti in lamina d’oro e che non aveva pari in tutto il mondo conosciuto.
Lo stesso Tito, pacioso discendente di contadini del reatino e terrorizzato davanti al misterioso Dio di questi orientali, ad un certo punto per risparmiare un tempio straniero stava causando una strage tra i suoi uomini. Infatti-dopo che con sforzi e perdite immani i legionari erano giunti a ridosso dell’edificio, avendo occupato e diroccato la fortezza Antonia-il comandante si ostinava non solo a non dare l’ordine di incendiare il santuario, ma faceva lavorare le macchine d’assedio su elementi secondari della struttura, per causare all’edificio sacro il danno minore possibile. Finalmente, Tito si decise a dare ordine di incendiare le porte esterne dei cortili, rivestite di argento; i giudei si sentirono senza più forza nel coraggio e non riuscirono a muovere un dito per porre riparo e per spegnere l’incendio, restando impietriti a guardare.
Siamo giunti al giorno fatale, quello che per tutti i secoli sarà il lutto per l’ebreo che lo rievocherà quotidianamente tre volte e la cui ricorrenza annuale sarà preceduta da una decade di lutto e digiuno, velando di nero i rotoli della legge.
Quel 10 di Loos, quel 6 Agosto dell’anno 70 d.C. era lo stesso giorno in cui una volta il tempio era stato già incendiato da parte del re dei babilonesi. Una coincidenza cronologica in cui ancora una volta Giuseppe Flavio scorge il dito di un Dio che fa impazzire coloro che vuol perdere:
“Le fiamme ebbero inizio e furono causate dai giudei. Infatti, ritiratosi Tito, i ribelli dopo un breve riposo, si scagliarono di nuovo contro i romani e infuriò uno scontro fra i difensori del santuario e i soldati intenti a spegnere il fuoco nel piazzale interno. Costoro (i legionari romani), volti in fuga i giudei, l’inseguirono fino al tempio e fu allora che un soldato, senza aspettare l’ordine e senza provare alcun timore nel compiere un atto così terribile, spinto da una forza soprannaturale, afferrò un tizzone ardente e, fattosi sollevare da un commilitone, lo scagliò dentro attraverso una finestra dorata che dava sulle stanze adiacenti al santuario sul lato settentrionale“ (storia giudaica)
Un cristiano non può leggere una simile espressione in un autore non cristiano e non provare emozione: la distruzione del tempio simbolo dell’antica alleanza, superata ormai da una nuova.
Ma anche la reazione dei superstiti di Gerusalemme dove Gesù era stato mandato a morte e sulla quale aveva pianto fu una reazione terribile: “a levarsi delle fiamme, i giudei proruppero in un grido terrificante contro quel tragico momento e, incuranti della vita e senza risparmio di forze, si precipitarono al soccorso, perché stava per andare distrutto quello che fino ad allora avevano cercato di salvare.“
Ma-Giuseppe lo sottolinea con dolore e insieme con rassegnazione-nulla si poteva fare contro il volere divino che sovrasta gli uomini e sembra usarli come strumenti inconsci della sua volontà. “Contro il volere di Cesare, il tempio fu distrutto dalle fiamme” è ancora il giudeo che parla.
Vicino alla discesa del monte degli ulivi, cioè nel luogo dal quale più imponente appariva l’enorme costruzione del tempio, con i suoi basamenti che, partendo dalla valle del Cedron, si innalzavano sino a 80 m, Gesù pronuncia: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre“ (Luca 19,40).
Alla sommità, a rendere ancora più grandiosa la visione, correva lunghissimo, con le sue colonne, il portico di Salomone. E dunque, le pietre che avrebbero gridato sono, incontestabilmente, quelle del tempio che, ancora intatto, sorgeva davanti a Gesù.
Subito dopo Gesù, nello stesso Vangelo, piange sulla sorte terribile che sovrasta Gerusalemme: “Distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata“ (Luca 19,44). Queste pietre sono circondate dall’enigma di profezie e di avvenimenti storici umanamente inspiegabili.
Molti oracoli stavano nelle scritture ebraiche e nelle tradizioni antiche: “la guerra dei giudei contro i romani fu la più grande non soltanto dei nostri tempi, ma forse di tutte quelle fra città e nazioni di cui ci sia giunta notizia“ ci fa riflettere sempre Giuseppe Flavio. Se qualcuno vedesse qui qualche esagerazione, dovrà però ammettere che di certo fu la più feroce, la più sanguinosa, per la fanatica determinazione dei ribelli e la conseguente reazione implacabile dei romani.
Per capire la portata di ciò detto non dobbiamo dimenticare che in tutta la guerra i prigionieri dei romani furono 97.000 (se si considera anche che spesso i superstiti si suicidavano in massa piuttosto che arrendersi). Se 97.000 è il numero dei prigionieri dell’intera campagna, durata anni, solo per l’assedio di Gerusalemme, lo storico da l’impressionante cifra di 1.100.000 morti. E poiché è consapevole che un simile numero può suscitare incredulità, riporta calcoli precisi, fatti dai sacerdoti, per accertare quante persone ci fossero in città ogni anno al momento delle feste pasquali. Dunque l’intera nazione era stata come chiusa in prigione dal destino.
Oggi nel mezzo di una guerra tra Israele e la Palestina dovremmo tutti riprendere e rileggere le pagine de “La guerra giudaica“.
Fuori dalle mura e dal vallo di circonvallazione eretto dagli assedianti viene a mancare la legna per un raggio vastissimo, a causa della costruzione di croci, dove chi tenta di fuggire viene appeso in vari modi e forme, secondo il capriccio crudele dei soldati. Chi cerca di scappare finisce in questo modo, anche i disertori che si arrendono sperando di salvarsi fanno in realtà una fine orribile, sventrati per cercare nelle viscere monete preziose che avessero inghiottite. Dentro le mura, non la concordia nella sventura, ma l’odio che contrappone i gruppi di difensori; la pestilenza; soprattutto, la terribile penuria di viveri che porterà la maggioranza della popolazione a morire di fame, magari dopo aver pagato una fortuna un pezzo di cuoio di calzari da masticare o un pugno di fieno marcito.
Fino all’episodio spaventoso, a quel profumo di arrosto da una casa, con il conseguente accorrere degli zeloti per scoprirvi una donna di nome Maria di Elenazar, che aveva ucciso con le proprie mani il figlio lattante per mangiarselo. Quasi una esemplificazione tragica del lamento di Gesù: “guai alle madri che allatteranno in quel giorno“. Gli assediati, udito questo, “non vedevano l’ora di morire, stimando fortunato chi se ne era andato prima di vedere simili atrocità“. E quando la notizia del cannibalismo raggiunge gli accampamenti degli assedianti, “i più furono presi da un odio ancora più grande per i giudei“ e Tito “si protestò innocente di questa infamia davanti a Dio“, dandone la colpa ai soli giudei. Tutto attorno alla città molitura a fare da cornice al dramma, uno spaventoso pantano costituito dai cadaveri in decomposizione: da una torre sola gettarono 120.000 morti. E alla luce di questo quadro, che assume la sua verità di profezia, purtroppo realizzata, il pianto del Cristo su Gerusalemme. Gerusalemme ha avuto il peggior destino mai riservato ad una città; ma-ciò che più-a quel destino non poteva comunque sottrarsi.
Sembra che una mano misteriosa abbia deciso di far perire l’antico Israele e iniziare, con i superstiti, una nuova fase dell’ebraismo, ridotto a testimonianza dolente.
I sacerdoti sopravvissuti, arresisi, supplicarono tutti assieme il vincitore di risparmiare loro la vita. Ma, proprio in questo caso, quel Tito che si era mostrato clemente, nei confronti della distruzione del tempio, è ora inflessibile dando ordine di metterli tutti a morte.
È, dunque, la fine, anche fisica, del vecchio Israele il quale, infatti, da allora non avrà più né tempio né sacerdozio. Anzi, neppure avrà più uomini di stirpe regale perché, come ci insegna Eusebio di Cesarea, dopo la caduta di Gerusalemme l’imperatore Vespasiano ordinò di ricercare e uccidere tutti i discendenti della tribù di David, perché tra i giudei non rimanesse più nessuno di stirpe regale.
Alla luce di tutto ciò e di fronte al genocidio che sta avvenendo ora in Palestina può un cristiano non meditare su ciò che sembra confermare, con tale radicale tragicità, quanto la sua fede crede?
Molti storici romani, ed è davvero singolare, ci informano dell’aspettazione che percorreva l’impero, dell’attenzione inspiegabile di tutti su quella piccola, disprezzata, remota provincia. Tacito: “Più grande, si diceva, sarebbe diventata la potenza dell’oriente e uomini usciti di Giudea avrebbero conquistato il mondo“.
Svetonio: “era annunciato come destino che, in quel tempo uomini usciti di Giudea avrebbero conquistato il mondo“. Entrambi scrivono tra la fine del primo e l’inizio del II secolo, quando i primi cristiani non erano che una setta trascurabile e semi sconosciuta che seguivano un uomo “venuto dalla Giudea“ e che avrebbe finito davvero per conquistare Roma e, con essa, tutto il mondo antico.
Resta il fatto che, nella profezia, credettero incrollabilmente quei milioni di ebrei che proprio fidando nell’arrivo in quel tempo del Messia, come essi lo intendevano (“Il dominatore del mondo ”), osarono affrontare la più grande potenza militare conosciuta e preferirono la morte più atroce alla resa.
Così, la terribile guerra è davvero una testimonianza resa involontariamente alla fede di coloro che in Gesù il Nazareno vedevano il Messia giunto, seppure in modo sommesso, a compiere l’attesa e proprio nel momento annunciato dai profeti ebraici e presagito persino dagli ignari pagani.
Il Messia venne ma non fu riconosciuto dagli ebrei; una sorta, dunque, di accecamento. Il biblista Guido Cavalleri, che già abbiamo citato, sottolinea come il popolo d’Israele non guardò né prestò fede ai segni manifesti che preannunciavano l’imminente rovina. Quasi fossero stati frastornati dal tuono e accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti di Dio.
Sempre Giuseppe Flavio dopo averci descritto il tempio in fiamme, ci fa un elenco impressionante di quei segni manifesti; elenco che, quale che sia il giudizio, accresce e completa l’atmosfera arcana, la sensazione di forza del destino che sembra presiedere a quella grande tribolazione.
Erano passati 2177 anni, stando ai calcoli di Giuseppe, dalla fondazione di Gerusalemme alla sua distruzione nell’estate del 70. Distruzione tale “che nessuno, vedendo quel luogo, avrebbe potuto pensare che lì, sino a poco prima, sorgesse una grande città“
Siamo nel 2023, e il monte del tempio è rimasto ancora fonte di grandi tensioni geopolitiche e religiose.
Gli ebrei abbracciano la gnosi che fornisce a questo popolo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e di conseguenza la fine della religione ebraica e l’inizio del giudaismo.
Il nemico numero uno della chiesa cristiana cattolica è proprio la gnosi ma di questo ne parleremo prossimamente.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere Associazione Trilly APS La Gente come Noi Terni e già leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.
11 Novembre 2023 Indice dei contenuti di prof. ssa Paola Persichetti Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori Hanno perseverato fino alla morte. Alla morte di una bambina innocente di 8 mesi . Ieri, in Appello, è stato respinto […]
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di prof. ssa Paola Persichetti
Tutti i link ai precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori
Hanno perseverato fino alla morte. Alla morte di una bambina innocente di 8 mesi . Ieri, in Appello, è stato respinto il ricorso della famiglia di Indi Gregory, la piccola anglo-italiana affetta da una rara patologia mitocondriale e fino ad oggi in cura al Queen’s Medical Centre di Nottingham.
I giudici Peter Jackson, Eleanor King e Andrew Moylan, seguendo la linea di quanto deciso in primo grado dal collega Robert Peel, hanno infatti ordinato l’estubazione di Indi, che è prevista per oggi, sabato 11 novembre – come informa Christian Concern, l’associazione che sta assistendo legalmente i Gregory – in un hospice sul cui nome vige un obbligo di riservatezza.
Le parole dette al termine dell’udienza, con una formula dubitativa, dalla giudice King, facevano intendere come termine ultimo per l’estubazione quello del prossimo lunedì.
Ma appunto questa ambiguità è stata nel frattempo risolta, nell’accelerare i tempi per il distacco dei supporti vitali, evento che potrebbe avvenire da un momento all’altro.
L’estubazione non dovrebbe comunque significare la morte immediata di Indi, come già chiarito nella sentenza di Peel in data 8 novembre 2023: «Il Trust cercherà di stabilizzarla dopo l’estubazione e valuterà il passo successivo, un processo che secondo loro potrebbe richiedere circa una settimana . Fin da quando, ieri pomeriggio, si è conclusa l’udienza, i legali della famiglia sono al lavoro per studiare un nuovo possibile ricorso. Intanto, nel tentativo di custodire la vita di Indi, continua il pressing del governo italiano su quello britannico.
Le richieste fatte in questa settimana dall’esecutivo del nostro Paese per cercare di salvare Indi sono andate di traverso ai giudici britannici che hanno valutato il caso. Secondo Jackson, King e Moylan, la richiesta italiana basata sulla Convenzione dell’Aja, richiesta su cui comunque non si è entrati nel merito durante l’udienza, è «totalmente mal concepita» e «non nello spirito della Convenzione».
Anche riguardo al luogo dell’estubazione, la prima delle tre questioni affrontate nell’udienza di ieri, i giudici hanno respinto la richiesta dei genitori, Claire e Dean Gregory, che, pur rimanendo contrari all’idea di togliere il supporto vitale a Indi, chiedevano quantomeno di poterla estubare a casa, anziché nell’hospice, come infine è stato stabilito.
I giudici hanno concluso che non si debba concedere altro tempo, perché farla vivere ancora è contrario al suo «miglior interesse».
Durante l’udienza è emersa in modo evidente l’irritazione per il ricorso, con Jackson, su tutti, che ha mostrato non il suo fastidio per l’intervento dell’Italia e per i tentativi, da parte dei Gregory, di neutralizzare le decisioni prese nelle corti del Regno Unito. Lo stesso giudice ha letto il giudizio finale con toni glaciali, lamentando i continui «ritardi» nell’estubazione che starebbero causando «angoscia» a Indi; e si è scagliato duramente contro l’approccio usato dai Gregory e dai loro legali durante il contenzioso, tacciandoli di «tattiche manipolatorie». Alla fine della lettura del giudizio, sia la giudice King che Moylan hanno dato il loro assenso al collega con un esplicito: «I agree» (Sono d’accordo).
Il padre di Indi ha quindi da un lato elogiato l’aiuto offerto dal governo italiano e dall’altro lamentato il comportamento disumano e crudele delle autorità del Regno Unito, che impediscono il trasferimento della bambina nel nostro Paese. « Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine». Due semplici genitori, consapevoli che la vita umana è un dono da custodire, che lottano contro un sistema che va svelando sempre più i suoi tratti luciferini.
Una vicenda che riporta alla mente altri due tragici episodi, che hanno riguardato due bambini inglesi nati con una malattia simile a quella di Indi: quello di Charlie Gard nel 2017 e quello di Alfie Evans nel 2018. In entrambi i casi l’Ospedale Bambin Gesù si offrì di accogliere i bambini (come per Indi), ma dopo un’intensa battaglia legale e mediatica, i giudici britannici decisero di impedire il loro trasferimento e di interrompere il supporto vitale. Charlie morì poco prima di compiere un anno, e Alfie a pochi giorni dal suo secondo compleanno.
In Inghilterra si decide di sopprimere vite perché ritenute non degne di essere vissute mentre in Italia si è pronti a ricevere Indi al Bambin Gesù per curarla donando la dignità di vivere che merita ogni essere umano. La cura è prendersi carico di un essere umano non solo con terapie mediche ma anche con attenzioni umane, idratazione, alimentazione, premure, interessi, farmaci in grado di mantenere in vita con dignità.
La cura è ciò che interessa di un uomo. Non è un caso che il principio che sta dietro alla decisione dei giudici inglesi di sopprimere Indi ci sia il concetto del miglior interesse stabilito a priori. La morte diventa così “l’unica cura possibile dentro il concetto del “migliore interesse“. Non ha senso curare quando il migliore interesse è quello di morire.
Perché questa istanza cinica e spietata dei medici inglesi che dovrebbero avere in cura la piccola?
Perché per lei non ci deve essere cura? Indi è il prodotto di una mentalità eutanasica, è un processo di cancellazione del malato che abbiamo visto anche durante la pandemia. Per il COVID non c’era una cura, quindi si doveva restare a casa con Tachipirina e vigile attesa. Ma la cura, quella vera, era il principio per il quale, in assenza di una specifica terapia, si poteva e si doveva intervenire con quelle cure mediche che avrebbero consentito all’organismo di combattere e sconfiggere il virus con successo. Molti medici hanno curato i pazienti malati di COVID usando l’arte medica e salvando così molte vite.
Ma oggi la scienza medica, diversa dall’arte medica, deve essere performante ed efficiente. Se non garantisce questi standard, allora è la scienza stessa che si incarica di condannare a morte un essere umano. A nulla è valso il tentativo dell’Italia che ha cercato la strada giuridica per strapparla alle fauci dell’aguzzino.
La risposta la troviamo nel discorso di Ratisbona fatto da Papa Benedetto XVI Il 12 settembre del 2006 “ L’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di San Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell’Asia e che, in sogno, vide un macedone e sentire la sua supplica: “passa in macedonia e aiutaci!“ (Atti 16,6-10) questa visione può essere interpretata come una condensazione della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l’interrogarsi greco .
Non è un caso che i medici facciano un giuramento chiamato “ giuramento di Ippocrate“. Ippocrate era un medico greco .
Ippocrate viene considerato il Padre della Medicina: con il suo famoso giuramento fu il primo a regolamentare la professione medica
È molto importante ricordare gli ammonimenti del Papa Giovanni Paolo II che invitava tutti i medici ad essere fedeli al giuramento di Ippocrate esortando al servizio consapevole del proprio dovere per gli uomini. Il 26 novembre 1994 menzionava nuovamente Ippocrate indicando il codice Vaticano in cui il giuramento di Ippocrate fu scritto in forma di croce, un simbolo di concezione cristiana della natura umana, della santità ed anche del mistero di vita umana.
Nel profondo, vi si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico Illuminismo e religione. Considerato questo incontro, non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell’oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva a Roma. Qui, nella cultura e civiltà del Mediterraneo nasce una costruzione antropologica ampia e complessa che si afferma per oltre un millennio, contribuendo alla nascita di una civiltà che ha fatto grande l’Occidente.
Tutto questo subirà una brusca interruzione nel 1517 quando un monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546), teologo tedesco, affigge le sue 95 tesi sul portone della chiesa del castello di Wittenberg.
Era nata la modernità e con essa la fine della metafisica e l’inizio del materialismo. Con l’introduzione della fisica, cioè lo studio della materia e delle leggi che la regolano. Da lì nacque l’ideologia britannica chiamata “empirismo, con la sua incapacità di cogliere la realtà metafisica; o liberalismo se si vuole evidenziare l’emancipazione dell’uomo dalle leggi morali e religiose.
Ovviamente, l’eliminazione delle leggi morali religiose comporta l’abbandono dei deboli all’arbitrio dei forti; e la Royal Society riuscì a giustificare anche questo. Thomas Hobbes, segretario di Bacone, affermò “che lo stato di natura“ dell’uomo è “Bellum omnium contra omnes “, La guerra di tutto contro tutti. Dunque esistono persone che rifiutano il logos (per i cristiani il logos è Cristo); hanno addirittura creato una filosofia per dare ragione di questo rifiuto. Questa filosofia prende il nome di Sovversione o rivoluzione .
La sovversione è nata col peccato di Adamo, ma, è a partire dalla cristianità, che essa ha conosciuto varie tappe come l’Umanesimo e il Rinascimento (1400-1500) che hanno cercato di rimpiazzare il Vangelo con la cabala o l’esoterismo ebraico a livello dell’Elite intellettuali o accademie culturali; poi è venuto il protestantesimo che ha immesso il soggettivismo e il relativismo nella religione rendendola una pura esperienza soggettiva e sentimentale, essenzialmente anzi gerarchica e sovvertitrice dell’ordine voluto da Gesù quando ha fondato la sua chiesa sul primato di Pietro.
La prima forma di pensiero rivoluzionario è la gnosi.
La gnosi nacque in ambienti ebraici mediante la confluenza tra la filosofia platonica e tradizioni caldee, egiziane e babilonesi incontrate dagli ebrei durante i loro storici esili. Secondo l’accademico Robert Grant, la gnosi fornì a quel popolo una spiegazione e una nuova speranza dopo la distruzione del tempio e, di conseguenza la fine della religione ebraica: “I servizi del tempio erano finiti; che dovevano fare i sacerdoti e leviti? Col tempio distrutto, come potevano i farisei continuare ad ubbidire alla legge di Mosé? Con il fallimento della visione apocalittica, come poteva questa essere conservata dagli esseni o dagli zeloti? La legge e i profeti rimanevano, ma come potevano ormai essere interpretati?
Ecco la soluzione: gli ebrei erano stati ingannati da un Dio malvagio, un demiurgo platonico. La Bibbia celava un linguaggio nascosto che solo pochi “illuminati“ potevano conoscere attraverso una scienza esoterica (la gnosi appunto). La Bibbia non doveva quindi essere considerata in senso letterale. La cabala o scienza numerologica poteva ad esempio, svelare il significato segreto dei numeri scritti nella Bibbia. Gli illuminati dovevano infrangere le leggi imposte dal cattivo demiurgo e non peccavano anzi diventavano liberi trasformando in male ciò che è bene; e in bene ciò che è male.
Nel XVI secolo il rifiuto del logos divenne la dottrina ufficiale del regno Britannico. Per giustificare il rifiuto del logos e delle sue conseguenze (le leggi morali e religiose) si affermò che la ragione era incapace di cogliere le verità metafisiche e veniva limitata al dato sensibile.
L’ideologia britannica ebbe pesantissime influenze sulla psicologia e portò allo sviluppo della psicometria. La psicologia è ridotta così allo studio della percezione e dei meccanismi biologici come i riflessi: tutto accade punto e basta. Si entra in un universo impregnato della psicologia degli inferi. Il mondo tedesco-anglosassone ed il mondo ebraico si incontrano all’inferno: entrambe rifiutano il Logos..
Sigmund Freud (ebreo) nel 1887 aveva iniziato una relazione (probabilmente dai tratti omosessuali) con il medico tedesco di origine ebraica Fliess. Costui aveva cominciato a utilizzare la numerologia cabalistica per interpretare i disturbi somatici dei suoi pazienti e ne aveva messo al corrente Freud. L’austriaco, probabilmente temendo per la sua carriera, aveva abbandonato l’ebraismo cambiando persino il proprio nome: a 22 anni aveva abbandonato l’ebraico Sigismund per il tedesco Sigmund.
Tuttavia l’entusiasmo di Fliess per la sapienza esoterica ebraica e il suo utilizzo a fini clinici colpì favorevolmente Freud. I sogni e la loro interpretazione sono uno dei cardini dell’esoterismo ebraico. Il primo trattato del Talmud babilonese, chiamato Berakhòt (Benedizioni), riguarda proprio l’interpretazione dei sogni. Il 23 settembre del 1897 Freud entrò nella massoneria ebraica proprio presso la loggia di Vienna dove espose, per la prima volta, i contenuti dell’interpretazione dei sogni che furono accolti con una ovazione.
L’ambizione, l’incesto e il pensiero di Nietzsche sono i tre pilastri su cui Freud propone e basa un‘antropologia opposta rispetto a quella classica e perfettamente confacente al pensiero rivoluzionario. L’uomo freudiano non è guidato dalla ragione; piuttosto dalle passioni, che ne costituiscono il nucleo originario e autentico. È in sostanza il prototipo dell’uomo moderno, dell’uomo del XXI secolo. La psicologia dell’uomo moderno è la psicologia degli inferi che lo vuole in balia delle passioni “ come una canna sbattuta dal vento”. Sappiamo anche quali sono le passioni che guidano l’uomo. Per Nietzsche l’uomo pre-greco, pre-cristiano, è “la splendida bestia bionda che si aggira avida di preda e di vittoria“, cioè stupro e omicidio.
Se non posso muovere le potenze del cielo solleverò quelle dell’inferno (Eneide capitolo 7 versetto 312)
Per la chiesa anglicana la decisione “letale del medico“ deve essere frutto di manifesta riluttanza, ma non si sottrae all’argomento dei costi economici: “il principio di giustizia implica che il costo delle cure e i costi di lungo termine per la sanità e la pubblica istruzione debbono essere valutati in termini di opportunità per il servizio sanitario di usare le risorse per salvare altre vite“,
A dirlo È un Vescovo Tom Buckler che a Londra, nel 2006, reggeva l’importante cattedrale di Southwark.
Nel Regno Unito ci sono precise linee-guida per i medici che devono interfacciarsi con casi di bambini con gravi handicap. Dobbiamo, noi cristiani cattolici, gridare contro il rischio di trasformare la natura fondamentale della professione medica in una forma di ingegneria sociale il cui scopo è di massimizzare i benefici per la società e decidere quali vite hanno valore e quali no. Ma in un mondo dove le persone hanno rifiutato il logos, cioè Cristo, i forti potranno decidere il destino dei deboli finendo per rendere gli esseri umani strumenti nelle Mani di altri esseri umani. Il diritto di morire cede inevitabilmente il passo al dovere di morire.
I medici e i giudici Inglesi non potendo muovere le potenze del cielo hanno sollevato quelle dell’inferno.
prof. ssa Paola Persichetti
Paola Persichetti, oltre ad essere leader del comitato spontaneo La Gente come Noi nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori, è Laureata in Lingue e Letterature Straniere, inglese, francese, lingua e Cultura ebraica, all’Università di Perugia con 110/110, bacio accademico e menzione d’onore. Corso di storia e del Cristianesimo antico, università Perugia. Master universitario in fonti, storia, istituzioni e norme del Cristianesimo ed Ebraismo.